Il criminale Che Guevara: il santino laico che sopravvive

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Cosa ha fatto Ernesto Che Guevara? Gli è stata dedicata una statua a Carrara, ignorando la spietata brutalità e criminalità. Tra campi di concentramento, esecuzioni sommarie e discorsi d’odio ecco il vero Che Guevara.


 

La sindaca di Carrara, Serena Arrighi, ha inaugurato la prima statua in Italia dedicata a Che Guevara.

Il motivo? Sarebbe stato un icona di libertà, morto per la libertà dei popoli oppressi. Ma sanno cosa ha fatto davvero Ernesto Che Guevara?

Trascorrono gli anni ma rimane il mito meglio riuscito della propaganda comunista, creato dagli stessi che chiusero gli occhi di fronte ai crimini di Stalin e parlarono di Cuba come il paradiso terrestre.

Ma se perfino Stalin ha anche fatto qualcosa di politicamente positivo nella sua vita (vinse contro la Germania nazista), di Fidel Castro e, soprattutto, di Che Guevara resta solo quella che lo storico Sergio Romano ha chiamato l’inutile crudeltà.

 

Cosa ha fatto Che Guevara?

Che Guevara fu infatti responsabile di crimini gravissimi durante e dopo la rivoluzione cubana, come comandante della prigione della Cabaña (1959) supervisionò personalmente esecuzioni sommarie di centinaia oppositori del regime castrista, senza alcun processo equo.

Le vittime non erano solo ex membri del governo di Batista, ma anche dissidenti politici, giornalisti e chiunque fosse sospettato di non allinearsi alla rivoluzione. In particolare nei campi correzionali di Che Guevara finirono attori, ballerini e artisti omosessuali.

Com’è stato scritto in una documentata ricostruzione storica dell’America latina1L. Narloch e D. Texeira, “Guia politicamente incorreto da América Latina”, Leya 2011, prima della rivoluzione Cuba contava 1.700 scuole private e 22mila pubbliche, che le garantivano il più alto indice di scolarità del Sudamerica.

Erano presenti stazioni radiofoniche, case discografiche, cinema e jukebox.

Tutto finì nel 1959 quando fu proibito tutto ciò che era “imperialista” (musiche e mode americane), la maggior parte degli artisti cubani fu costretta all’esilio e fu impedito l’ingresso agli artisti stranieri. Se ascoltavi il rock ‘n roll, indossavi jeans o utilizzavi vocaboli anglosassoni finivi nei campi di concentramento.

Che Guevara fu il principale istigatore della repressione: «Ho giurato davanti al ritratto del vecchio compagno Stalin di non mollare fino a quando non avrò annientato questi polipi capitalisti»2citato in P. Corzo, “Cuba: Perfiles del Poder”, Ediciones Memoria 2007, p. 31.

 

Che Guevara e i campi di concentramento

Mentre il Che viene celebrato come santino laico della libertà, si ignora che i primi campi di concentramento del Novecento apparvero proprio su sua direttiva. Quello di Guanahacabibes fu istituito su suo ordine per “rieducare” gli oppositori della rivoluzione e chi si macchiava di violare la «morale rivoluzionaria».

Nelle Unidades Militares de Ayuda a la Producción (UMAPs) furono internati oltre 30.000 prigionieri, spesso senza processo, per fornire manodopera gratuita allo Stato e punire coloro che rifiutavano di aderire alle organizzazioni comuniste.

Ma Che Guevara non si limitò a reprimere i dissidenti: fu anche colui che dirottò definitivamente la rivoluzione cubana verso il comunismo sovietico.

Il conduttore di La7, Diego Bianchi, si presenta in televisione come le magliette di Che Guevara. Mentre fa satira sui busti di Mussolini, casa sua è tappezzata di bandiere del Che. Ignora profondamente che fu tutt’altro che un pacifista.

 

I discorsi d’odio di Che Guevara

Nei suoi scritti politici, Guevara esalta l’odio e la violenza come strumenti rivoluzionari: «L’odio come fattore di lotta. L’odio intransigente contro il nemico, che permette all’uomo di superare i suoi limiti naturali e lo trasforma in una efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere»3E. Guevara, Scritti politici e privati di Che Guevara, Editori Riuniti 1988.

E ancora: «La via pacifica è da scordare e la violenza è inevitabile. Per la realizzazione di regimi socialisti dovranno scorrere fiumi di sangue nel segno della liberazione, anche a costo di vittime atomiche»4E. Guevara, Scritti politici e privati di Che Guevara, Editori Riuniti 1988.

Non stupisce quest’ultima frase, Ernesto Guevara auspicava apertamente un conflitto nucleare contro gli Stati Uniti e la popolazione cubana era per lui un prezzo accettabile per il trionfo della rivoluzione: «Cuba è l’esempio tremendo di un popolo disposto all’auto-sacrificio nucleare, perché le sue ceneri possano servire da fondamento per una nuova società»5citato in J. Castañeda, “Che Guevara, a Vida em Vermelho”, Companhia do Bolso 2009, p. 305.

Abbiamo già accennato alla crudeltà di Che Guevara, autore materiale di centinaia di esecuzioni sommarie tra il 1957 e il 1959. In quest’ultimo anno ordinò personalmente la fucilazione di oltre 100 oppositori politici.

Da ministro dell’Industria fallì miseramente, portando al tracollo la produzione agricola e industriale di Cuba. La sua ossessione per il controllo statale e l’odio verso il libero mercato lasciarono il paese in miseria.

 

Dedicare una statua o una singola maglietta a questo spietato criminale è pura ignoranza, superficialità, o peggio ancora, cieca adesione a una propaganda che speravamo fosse ormai terminata.

Autore

La Redazione

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