Eutanasia, quello dei “casi limite” è un imbroglio
- Ultimissime
- 22 Gen 2025
Chi apre all’eutanasia per i “casi limite” poi non si ferma più. Lo certifica l’Istituto Cattaneo nei Paesi che hanno liberalizzato la morte assistita da almeno 10 anni.
Qualche anno fa ha scioccato il suicidio delle sorelle Lila Ammouri (54 anni) e Susan Ammouri Frazier (46 anni).
Si sono recate in Svizzera e hanno ottenuto l’accesso al suicidio assistito pur essendo sane sia di corpo che di mente, semplicemente stanche della vita e desiderose di morire insieme.
Dai casi limite all’assenza di regole
In tutti i Paesi in cui è stata legalizzata l’eutanasia sui casi limite si è sempre verificata poi lo stesso graduale ampliamento dei limiti iniziali. Ecco alcuni esempi:
Nel 2019 il 60% degli olandesi ha approvato l’eutanasia anche per le persone “stanche di vivere” e in Belgio, in cui la morte assistita è stata legalizzata nel 2002 solo per alcuni casi estremi si sta oggi discutendo di ampliare l’eutanasia per gli anziani sani che si sentono “un peso” della società.
Nel Vermont (Stati Uniti) la legge sull’eutanasia è stata introdotta nel 2013 e modificata nel 2021 rimuovendo i requisiti della richiesta di persona al medico dei farmaci letali e che questi debba attendere 48 ore prima della prescrizione. Nel 2023 sono stati rimossi anche i requisiti di residenza, quindi il Vermont offre oggi il suicidio a pazienti che vivono in altri stati.
In Canada la legge era originariamente riservata solo ai malati terminali, nel 2021 è stata puntualmente estesa a tutti coloro che soffrono di una condizione grave ma «la cui morte non è ragionevolmente prevedibile».
Attualmente si sta discutendo di estendere ulteriormente la legge anche alle persone con malattie mentali. Una recente indagine dell’Associated Press ha scoperto che un “numero significativo” di coloro che sono stati sottoposti a eutanasia ne ha fatto richiesta perché erano senza casa, disperati o soli dopo la morte di una persona cara.
E’ una costante: laddove l’eutanasia viene legalizzata, si inizia dalla compassione verso casi estremi per poi scivolare su un pendio sempre più inclinato.
Studio italiano: chi apre all’eutanasia non si ferma più
Il cosiddetto slippery slope (o piano inclinato) è stato confermato nel 2022 in maniera oggettiva e metodologicamente inattaccabile dall’Istituto studi e ricerche Carlo Cattaneo presieduto dal sociologo Asher Colombo, ordinario presso l’Università di Bologna.
L’indagine intitolata Suicidio assistito ed eutanasia. Lezioni da nove Paesi e da trent’anni di applicazione ha analizzato la situazione in cui si trovano i Paesi che hanno legalizzato l’eutanasia da almeno 10 anni, ovvero Svizzera, Belgio, Oregon e Olanda.
Il risultato ottenuto è che «in tutti i paesi in cui la morte medicalmente assistita è stata introdotta si è registrata una crescita continua della sua incidenza sul totale dei decessi».
Nata sempre come soluzione a casi limite, l’applicazione dell’eutanasia dopo 10 anni è cresciuta di anno in anno dell’8,4% in Olanda, del 9,6% in Oregon, del 10,7% in Belgio. In Svizzera la crescita media è stata invece del 15,5%.
L’incidenza delle morti assistite aumenta quindi con velocità sempre maggiore una volta che la legge è entrata pienamente in vigore.
Eutanasia per i casi limite, l’imbroglio anche in Italia
«E’ un risultato di cui essere soddisfatti?», si è retoricamente domandata Assuntina Morresi, componente del Comitato Nazionale per la Bioetica e presidente del Comitato per il “No all’omicidio del consenziente”.
Il quadro delineato dall’Istituto Cattaneo, spiega Morresi, «descrive quel che accadrà anche in Italia nei prossimi anni se si sfreneranno le regole sulla morte medicalmente assistita».
Conosciamo bene le rassicurazioni (false) dell’Associazione Luca Coscioni sul fatto che la morte assistita sarebbe solo un “ricorso straordinario” per certe situazioni limite.
Eppure, come ha osservato anche Paolo Cattorini, ordinario di Bioetica clinica presso l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, «c’è il rischio che una legislazione libertaria si estenda a casi sempre più numerosi e sempre meno gravi, legittimando il suicidio come opzione ordinaria per la soluzione dei problemi»1P. Cattorini, Suicidio? Un dibattito teologico, Claudiana 2021, pp. 99, 100.
Studi come quello dell’Istituto Cattaneo sgombrano il campo dai dubbi: il pendio scivoloso non è solo un rischio, è una certezza.
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