Cilicio e autoflagellazioni? La Chiesa mai li ha richiesti
- Ultimissime
- 11 Dic 2024
La Chiesa cattolica, il cilicio e l’autoflagellazione: si tratta di iniziative rare e individuali di singoli fedeli. Le mortificazioni proposte dalla Chiesa si limitano al digiuno leggero, alla preghiera e alla carità verso i poveri. Lo spiega un prelato dell’Opus Dei.
Flagellazioni, cilicio, sangue e preghiere.
E’ questa l’immagine che molti film trasmettono sulla vita abituale sui membri dell’Opus Dei, di monaci o semplici fedeli della Chiesa cattolica.
Ampia responsabilità l’ha avuta il regista Ron Howard con il suo Il Codice da Vinci, nel quale mostra grottesche scene di mortificazione corporale.
Se è certamente vero che diversi Santi hanno utilizzato il cilicio ed altre forme di mortificazione corporale, così come fanno diversi cristiani ancora oggi, la verità è che la Chiesa cattolica non lo ha mai richiesto, né suggerito.
Pur rispettabili e motivate da alcune ragioni, è giusto precisare che si tratta di iniziative personali di singoli fedeli.
Il cilicio e la Chiesa cattolica
Le penitenze “ufficiali” proposte ai fedeli vengono solitamente indicate nella preghiera, nel digiuno e nell’elemosina (o carità) verso i poveri.
Rispetto al digiuno, la Chiesa oltretutto propone forme «leggere», ricordando sempre che non si debba mai danneggiare la salute o ostacolare il normale svolgimento della vita, e che questo gesto non vada separato dall’esercizio della carità verso il prossimo.
Lo chiese già San Tommaso d’Aquino:
«La retta ragione non ridurrà mai il vitto al punto da compromettere la conservazione della natura» o «da rendere un uomo incapace di compiere le proprie mansioni. Per cui S. Girolamo afferma che “perde la dignità di uomo ragionevole chi preferisce il digiuno alla carità”»1Tommaso d’Aquino, Somma teologica, II-II, 147, 1.
E’ significativo il commento di San Francesco di Sales, uno dei dottori della Chiesa:
«Non ho mai approvato il metodo di coloro che per riformare l’uomo cominciano dall’esterno: dal contegno, dall’abito, dai capelli. Mi sembra che si debba cominciare dal di dentro: convertitevi a me con tutto il cuore, dice Dio. Figlio mio, dammi il tuo cuore; e questo perché è il cuore la sorgente delle azioni, per cui le azioni sono secondo il cuore. È proprio vero perché chi ha Gesù nel cuore lo ha ben presto anche in tutte le azioni esteriori»2S. Francesco di Sales, Filotea, III, 23.
San Francesco di Sales commentò anche l’uso del cilicio e della flagellazione:
«Digiuni lunghi ed esasperati mi indispongono molto, soprattutto se sono effettuati da persone in giovane età. La mancanza di misura nei digiuni, nella flagellazione, nell’uso del cilicio, nelle asprezze rende molte persone incapaci di consacrare gli anni migliori della vita ai servizi della carità; questo avvenne anche a San Bernardo che si pentì in seguito di aver abusato di penitenze troppo dure; chi ha trattato con troppa durezza il proprio corpo all’inizio, finirà con blandirlo alla fine»3S. Francesco di Sales, Filotea, III, 23.
Sono parole di grande saggezza e ragionevolezza, scritte nel XVII secolo e che Francesco di Sales pescò dalla secolare e sapiente tradizione cattolica.
Il domenicano padre Angelo Bellon ha indicato anche che «più efficaci delle mortificazioni corporali sono invece le penitenze spirituali».
Il cilicio e l’Opus Dei, ecco la verità
Solitamente è l’Opus Dei, organizzazione cattolica di origine spagnola, ad essere accostato alle pratiche di mortificazione personale.
I membri sono da sempre vittime della fantasia perversa di molti opinionisti, pensiamo in particolare alle diffamazioni subite dalla ex senatrice e psichiatra Paola Binetti.
Michael Barrett, sacerdote dell’Opus Dei, ha chiarito rispetto al cilicio che «il fastidio causato da questi strumenti è poca cosa: la si può paragonare, per esempio, a quella che provoca il digiuno. Non producono sangue, né ferite, né nulla che rechi danno alla salute personale o risulti traumatico. Se provocassero danno, la Chiesa non li permetterebbe».
Questo ed altri strumenti vengono effettivamente usati da alcuni membri dell’Opus Dei, ma «una volta la settimana, per un minuto o due».
Qual è il senso delle penitenze fisiche?
Ma qual è il senso di queste penitenze nella vita cristiana?
Ne ha parlato ancora una volta il domenicano padre Angelo Bellon, chiarendo quello che la Chiesa intende per “mortificazione del corpo”.
Essa, «è ben lontana da ogni forma di stoicismo, non implica una condanna della carne. Anzi, la mortificazione mira alla “liberazione” dell’uomo, che spesso si trova, a motivo della concupiscenza, quasi incatenato dalla parte sensitiva del proprio essere».
Forse ancora più chiaro è stato lo stesso don Michael Barrett, quando ha spiegato:
«La penitenza e la mortificazione sono una parte piccola ma essenziale della vita cristiana. Cristo ha digiunato per quaranta giorni in preparazione al suo ministero pubblico. La mortificazione ci aiuta a contrastare la nostra tendenza naturale alla comodità personale, che tante volte ci impedisce di rispondere alla chiamata cristiana di amare Dio e di servire il prossimo per amore di Dio. Inoltre, queste molestie volontariamente accettate uniscono il cristiano a Cristo e alle sofferenze che Egli volontariamente accettò per redimerci dal peccato».
1 commenti a Cilicio e autoflagellazioni? La Chiesa mai li ha richiesti
Ma da dove l’avete presa la foto, da un pornosoft fetish bdsm 😀