Libero arbitrio, un materialista si schiera a favore

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Dopo aver analizzato i due libri più recenti e autorevoli sul libero arbitro, quello di Robert Sapolsky e Kevin Mitchell, lo psichiatra materialista Ralph Lewis si schiera (parzialmente) a favore.


 

Sì o no al libero arbitrio? A che punto sono arrivate le neuroscienze?

Un dibattito affascinante e decennale, inizialmente dominato da riduzionisti e materialisti.

Ultimamente, però, le cose stanno cambiando, come dimostriamo con questo articolo.

 

Libero arbitrio, il confronto tra Sapolsky e Mitchell

Due attuali protagonisti del confronto sul libero arbitrio sono schierati su posizioni opposte.

Ci riferiamo al biologo Robert Sapolsky (Stanford University) e al neurogenetista Kevin Mitchell (Trinity College Dublin).

Il primo, Sapolsky, autore di Determined: A Science of Life without Free Will (Penguin Press 2023) è un duro determinista rappresentante della “vecchia guardia” ed è (ancora) convinto che le predisposizioni genetiche e psicosociali che ci plasmano determinino completamente il nostro comportamento e le nostre decisioni, negando radicalmente l’idea di una libera scelta.

Il secondo, Mitchell, autore di Innate: How the Wiring of Our Brains Shapes Who We Are (Princeton University Press 2018) è un indeterminista e ritiene che gli argomenti scientifici contemporanei screditino il determinismo e si pongano a favore del libero arbitrio. Saremmo soltanto influenzati ma non determinati dai nostri antecedenti genetici.

I due hanno partecipato ad un interessante confronto pubblico nel 2023.

 

Il materialista Lewis si convince sul libero arbitrio

Non siamo gli unici che hanno confrontato le tesi di Sapolsky e Mitchell, lo ha fatto all’inizio del 2024 anche Ralph Lewis, psichiatra dell’Università di Toronto.

Su Psychology Today, dopo aver descritto la posizione di entrambi sul libero arbitro, ha voluto anche prendere una decisione tra chi lo ha convinto di più tra i due.

Lewis è un fisicalista darwinista (e ateo, autore di Finding Purpose in a Godless World: Why We Care Even If the Universe Doesn’t, Prometheus 2018), ovvero un materialista che sostiene che tutto ciò che esiste, inclusa la mente e le esperienze soggettive, può essere spiegato interamente in termini di processi fisici.

Basterebbe questo per presupporre la sua adesione completa alle tesi di Robert Sapolsky, quindi contro al libero arbitrio.

E invece no, dopo aver soppesato dettagliatamente gli argomenti di Kevin Mitchell, Ralph Lewis ha concluso (parzialmente) a favore del libero arbitrio (e quindi contro al fisicalismo!):

«Dato il nostro attuale livello di comprensione incompleta delle complessità dei processi decisionali del cervello e la nostra incapacità di prevedere i comportamenti umani nella maggior parte delle situazioni, potremmo anche considerarci dotati di libero arbitrio, o meglio, di gradi di libertà. Tuttavia, faremmo bene a essere pienamente consapevoli che qualsiasi grado di libertà potremmo avere è molto più limitato di quanto pensiamo».

Una concessione (pur a denti stretti) sorprendente da parte di Lewis che, al di là dello schierarsi in una posizione intermedia (un libero arbitro limitato), tradisce il fatto che effettivamente le prove scientifiche attuali non stanno confermando il fisicalismo.

 

Perché il libero arbitro non può essere smentito

In questa diatriba affascinante e complessa tra deterministi compatibilisti, deterministi incompatibilisti, indeterministi compatibilisti e indeterministi incompatibilisti, la verità è che l’idea della libera scelta non c’entra nulla con le decisioni istantanee come quelle oggetto degli studi scientifici di Libet (smentiti, tra l’altro), come il sollevare un dito.

Il vero tema del libero arbitro si gioca piuttosto sulle decisioni complesse, quelle che determinano la nostra vita e il nostro destino. Come il decidere chi sposare, se avere o meno figli, se fidarci o meno di un amico, se credere o meno in Dio, se iscriverci all’università o iniziare subito a lavorare, se fare quel viaggio importante e pianificarlo con mesi d’anticipo.

In tutte queste grandi, complesse ed importanti decisioni -come anche lo stesso neurogenetista Kevin Mitchell ricorda- non c’è “un momento” in cui si decide, ma l’azione è preceduta da un lungo e stratificato processo di ponderazione della scelta. Formato da convincimenti e ripensamenti.

Questo tipo di fenomeno decisionale non potrà mai essere oggetto di studio in laboratorio e su di esso non funzionano le obiezioni della casualità degli eventi (indeterminismo incompatibilista) o della prevedibilità della scelta dovuta agli antecedenti (determinismo incompatibilista).

Riteniamo questa la posizione più ragionevole, non a caso sul nostro canale YouTube abbiamo dato più volte spazio ad Alfred Mele, docente di Filosofia alla Florida State University, che abbraccia proprio questa visione estraniandosi dal dibattito tra deterministi e indeterministi.


Nel video qui sotto l’intervento di Alfred Mele sul libero arbitrio
(pubblicato sul nostro canale YouTube)


Autore

La Redazione

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