Corte Suprema, i giudici sapranno resistere ai radicali pro-aborto?

E’ uscita in anteprima la bozza della decisione dei giudici della Corte Suprema USA contro “Roe v Wade”, la sentenza che legalizza l’aborto dal 1973. Qual è lo scopo della soffiata? Cosa si aspetta da questo la lobby pro-choice?

 
 
 

Perché è stata fatta uscire in anteprima la bozza della decisione della Corte Suprema USA sull’aborto?

Innanzitutto capiamo cosa sta succedendo.

Dal 1973 la sentenza Roe v. Wade obbliga gli stati americani a legalizzare l’interruzione di gravidanza anche quando il feto potrebbe vivere autonomamente fuori dall’utero materno (anche fino al momento della nascita).

Alla base dell’aborto legale, quindi, non c’è alcuna legge o alcun referendum popolare.

Una nota di curiosità: la donna che ha dato il nome alla storica sentenza del 1973, Jane Roe, nel frattempo si è convertita al cattolicesimo ed è oggi un’attivista pro-life.

 

La Corte Suprema chiamata a decidere sul caso Dobbs.

Nel dicembre 2021, tuttavia, il Mississippi ha contestato direttamente la legge ritenendola incostituzionale (non esiste un diritto all’aborto), antidemocratica (non decisa dai cittadini attraverso i rappresentanti politici) e obsoleta rispetto alle moderne evidenze scientifiche.

Il Mississippi ha così approvato il divieto di aborto dopo la 15° settimana di gravidanza innescando la causa Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, finita inevitabilmente davanti alla Corte Suprema.

Nel febbraio scorso un primo voto informale dei giudici ha dato ragione al Mississippi e nel prossimo giugno avverrà il voto ufficiale che, secondo molti, annullerà Roe v. Wade e consentirà autonomia legislativa ai singoli stati.

 

La soffiata per creare pressione e ricatto morale ai giudici.

Stamattina il sito web Politico ha pubblicato in anteprima una bozza che conferma il voto di febbraio, manifestando l’orientamento contrario alla legge pro-aborto.

Il testo è stato presumibilmente scritto dal giudice Samuel Alito, il quale parla di un «ripudio totale e incrollabile della decisione del 1973 che garantiva la protezione costituzionale federale del diritto all’aborto [sic]».

Ma la legge, prosegue l’eminente giurista «ha sbagliato clamorosamente fin dall’inizio e riteniamo che debba essere annullata. E’ tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti del popolo».

La fuga di una bozza di parere non ha precedenti nella storia della Corte Suprema.

L’obbiettivo è chiaramente quello di scatenare la bagarre mediatica come ultimo, violento e disperato tentativo di mantenere viva una legge antidemocratica che ha interrotto la vita di circa 60 milioni di bambini nell’utero materno.

C’è già notizia delle prime manifestazioni nei pressi della Corte Suprema, anche se si stanno radunando anche centinaia di attivisti pro-life (si scorgono anche sigle di femministe e atei pro-life).

I radicali pro-aborto contano sul supporto della pressione di giornali e televisioni tramite i soliti servizi a senso unico ed interviste quotidiane a vip, show girl e sportivi pro-aborto usati come grimaldello sociale.

Ci aspettiamo inoltre una feroce campagna di ricatto morale verso i giudici dell’alta corte, tramite insulti, denigrazioni a livello personale e la prevedibile gogna social. I progressisti, si sa ormai, si comportano così.

Nella nostra piccolissima realtà italiana è accaduto qualcosa di simile dopo la sentenza contro i referendum su eutanasia e cannabis quando il giudice Giuliano Amato è stato preso di mira per settimane, scavando nel suo passato e nella sua vita privata.

 

Già 29 gli Stati pronti a difendere la vita.

In uno studio del dicembre 2020 il Guttmacher Institute, il braccio statistico di Planned Parenthood, la più grande catena di cliniche abortiste degli Stati Uniti, ha rivelato che 29 stati americani sarebbero “ostili” ad una legge di interruzione di gravidanza e favorevoli ad una legislazione a favore della vita.

Al contrario, soltanto 16 stati mostrano supporto all’attuale legislazione americana.

Un motivo in più per comprendere la volontà dei giudici della Corte Suprema di rimandare la decisione ai singoli stati e quindi agli stessi cittadini.

 

Il card. Dolan: «Equilibrio tra salute donna e diritto vita».

In una recente intervista apparsa su Vatican News, il card. Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ha dichiarato di aspettare la decisione sul caso Dobbs e sulla costituzionalità della legge sull’aborto.

Dolan si augura che «sia temperato, se non eliminato. Non c’è stato nessuno Stato che abbia limitato totalmente il diritto all’aborto, ma sarebbe gradita una legislazione che difenda la vita del bambino nel grembo materno dopo un certo numero di mesi di gravidanza».

Tuttavia, ha saggiamente aggiunto, la Chiesa auspica un equilibrio tra la salute della donna ed i diritti alla vita nascente:

«Dobbiamo sempre guardare ai bisogni di salute della donna e dobbiamo assicurarci che una donna, in particolare una madre incinta, abbia l’assistenza sanitaria e il supporto di cui ha bisogno, anche dopo la nascita del bambino. A volte l’enfasi sull’assistenza sanitaria delle donne ha visto la complicazione mortale per l’altra parte, ovvero del bambino nel grembo materno. Per noi contano “entrambi”. Amiamo la mamma ed amiamo il bambino. I pro-aborto invece parlando di un “o” – “o”. Per loro, c’è solo la mamma e dimenticano il bambino. Auspico nuove leggi che tutelano i diritti civili del nascituro, è una questione di diritti umani».

 

Manterremo attivo l’aggiornamento sugli sviluppi più interessanti.

La redazione

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