Il digiuno serve per la pace? Tre risposte, anche per chi non crede

Il digiuno per la pace proposto dal Papa in concomitanza del Mercoledì delle Ceneri è rivolto anche a chi non crede. Se i cristiani ne conoscono il significato, il senso del digiuno può essere compreso anche da chi la fede non ce l’ha, considerando anche motivazioni laiche.




Oggi è il cosiddetto Mercoledì delle Ceneri, l’inizio della Quaresima per i cristiani.

Le ceneri indicano simbolicamente un atto di penitenza ed un richiamano alla caducità della vita terrena, nonché la necessità di una costante conversione del cuore. In questa giornata la Chiesa propone al suo popolo un piccolo sacrificio dal cibo.

In concomitanza con la guerra in corso in Ucraina, Papa Francesco nell’ultima Udienza Generale ha voluto estendere la stessa proposta a tutto il mondo, dedicandola alla pace.

Ma che c’entra il digiuno con la guerra? Astenersi dal cibo ferma le bombe russe? Ovviamente no.

Tanti blog e siti di informazione stanno spiegando il senso del digiuno con ragioni accettabili prettamente in un ambito di fede. Se però la proposta è rivolta a tutti abbiamo ritenuto utile indicare qualche motivazione accettabili (o, per lo meno, comprensibili) anche per chi la fede non ce l’ha.

Ecco 3 motivi per comprendere la proposta del Papa del digiuno in favore della pace.


Il digiuno serve alla pace nel mondo: 3 ragioni.

1) Il digiuno ci apre agli altri.
La pace nel mondo inizia da me, da quel che mi sta intorno. Questo significa innanzitutto rappacificarci in famiglia, nel vicinato, con un amico, con un fratello, con una persona che ci ha fatto del male. Se questo perdono via via si dilata, arriva a coinvolgere tutto il mondo.

Il digiuno favorisce proprio staccarsi da sé stessi, dal proprio bisogno materiale, farci percepire fisicamente la sofferenza di chi è costretto a digiunare tutto l’anno per la povertà, ci rende sensibili alla vita degli altri e ci mette in azione in tal senso. In senso cristiano si dice che converte i cuori.

Come ha spiegato padre Angelo Bellon, «il digiuno viene fatto per aiutarci a distaccarci da noi stessi e per vivere facendo di noi stessi un dono continuo. Si comprende subito allora che il digiuno cristiano è permeato di gioia perché, pur essendo in se stesso una privazione, è un atto di amore, un dono. Ora c’è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20,35)».


2) Il digiuno reprime l’odio.
Nella Somma teologica Tommaso d’Aquino sostiene che il sacrificio ci indebolisce e smorza l’orgoglio, le concupiscenze e le passioni disordinate.

Ancora una volta, quindi, l’effetto è quella della conversione interiore, un piccolo shock psicofisico che ci aiuta a sperimentare un modo diverso del vivere, meno bramoso di possedere e soddisfare il proprio io. Questa forma di umiltà ha l’effetto di renderci inclini al possesso ed alla lussuria. Dominando le nostre passioni cessiamo di essere schiavi degli istinti, compreso l’odio.

Scrive S. Agostino: «Il digiuno purifica l’anima, eleva la mente, sottomette la carne allo spirito, rende il cuore contrito e umiliato, dissipa le nebbie della concupiscenza; smorza gli ardori della libidine e accende la luce della castità» (De orat. et jeiun., serm. 73). Per castità si intende anche la bramosia di possesso (e la guerra è, ultimamente, un impossessarsi di ciò che è di un altro).


3) Il digiuno alimenta/ravviva la fede.

Questo è il senso del digiuno più frequentemente citato dai vangeli, in quanto nel sacrificio e nell’umiltà si dispone l’animo umano ad aprirsi alle verità ultime e comprendere che le necessità materiali possono essere messe talvolta in secondo piano (un piccolo inizio per tanti scettici che vorrebbero cambiare). Per questo la Chiesa ricorda che il digiuno “eleva lo spirito”.

Inoltre, il digiuno rinforza la preghiera e secondo la Liturgia, purifica interiormente, coopera all’espiazione dei peccati propri e del mondo, portandoci alla conversione del cuore. Anche un laico comprende che questo può favorire un’ottica di pace verso l’umanità.


I motivi per cui i cristiani digiunano sono molteplici (tra cui la preparazione morale alla Pasqua), ovviamente, e la maggior parte sono ben indicati nelle vite dei Santi.


In cosa consiste il digiuno?

La Chiesa propone a tutti i maggiorenni fino al 60esimo anno d’età una moderazione del cibo il mercoledì delle Ceneri ed il venerdì santo, evitando così di mangiare più di quanto se ne abbia realmente bisogno (comprese bevande).

Non è un digiuno di 24 ore, bensì un solo pasto al giorno (oltre ad una colazione leggera) e che sia senza carne. Alla sera viene suggerito un piccolo spuntino, un quarto di un pasto normale.

Sempre padre Angelo Bellon, indica che «mangiare solo pane e acqua non è mai precettato dalla Chiesa. Per alcuni può essere eccessivo e contro ogni forma di buon senso e di prudenza. Lo lascia alla discrezione dei singoli, ma raccomandando di farsi illuminare e guidare dalle indicazioni del confessore o della propria guida spirituale».

Se per “digiuno” si intende una privazione esclusivamente alimentare, la Chiesa la propone solo il mercoledì delle ceneri (oggi) ed il venerdì santo.

Tuttavia, nel resto dei giorni è richiesta una forma di vita umile, in generale, con l’obbiettivo che possa essere seguita tutto l’anno. Ovvero, distaccandoci dagli idoli superflui che ognuno si crea e nei quali si accorge di aver riposto speranza (tra cui il cibo, per molti) ed aprendoci, invece, alla carità (che consiste nell’amare Dio e il prossimo con il cuore stesso di Dio) e alla donazione ai poveri.


Cosa c’entra chi non crede?

Nella sua richiesta al mondo, Papa Francesco ha invitato tutti a questa forma di digiuno in nome della pace. «In modo speciale i credenti», ma anche i non credenti.

Poco importa degli sghignazzi sui social per essersi permesso così tanto, il laicissimo editorialista di Repubblica, Francesco Merlo, ha mostrato di aver compreso in qualche modo «il valore del digiuno cattolico», rivendicandone però un’utilità anche per i non credenti.

«C’è un valore civile, una strategia non violenta, un rischio radicale che il mondo laico rivendica e pratica» nel digiuno, scrive Merlo. «Io muoio di inedia e la responsabilità è tua: ti metto in mano la miccia di una bomba che io ho acceso e che solo tu puoi spegnere. E’ la civiltà non violenta che tende i limiti, mette in gioco il corpo dei suoi militanti, la loro stessa vita. E però mai un digiuno, espiativo e purificatorio, come quello del Papa».

Merlo, tuttavia, conclude che tutto questo è valoroso ma non servirebbe per la pace. Probabilmente non comprende almeno i primi due punti che abbiamo indicato, i quali, al contrario, possono realmente giovare alla pace internazionale se seguiti da tutti (non a caso hanno aderito numerose istituzioni laiche, come ad esempio l’Unicef).

La redazione

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2 commenti a Il digiuno serve per la pace? Tre risposte, anche per chi non crede

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  1. Perdinando ha detto

    Tutte le vostre motivazioni sono solamente una scusa, infatti certe buone intenzioni vengono relegate a ben… UN GIORNO all’anno!

    Per il resto vita umile, come fanno papi e cardinali, tra vigneti, tenute, palazzi e.. un brodin!

    • Jack ha detto in risposta a Perdinando

      Non è proprio così, queste “buone intenzioni” vengono solo intensificate durante un periodo all’anno sperando che poi diventino un’abitudine durante il resto della vita.

      Certamente certi cardinali hanno vissuto erroneamente nel lusso, fortunatamente la Chiesa corregge i suoi uomini e Papa Francesco ha interrotto queste deviazioni.

      La tua vita invece come va? Troppo facile spiare quella degli altri, no?

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