Il Miur ora contrasta il gender a scuola: consenso informato e diritto all’astensione

 
 
di Filippo Savarese*
*Direttore delle Campagne della Fondazione CitizenGO

 

La battaglia delle famiglie per la libertà educativa e contro la “colonizzazione del Gender” nelle scuole segna un punto fondamentale e per certi versi storico.

Lo scorso 21 novembre il Miur ha infatti emanato una Circolare per tutti gli istituti scolastici su alcune questioni fondamentali inerenti il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (Ptof), ovvero il documento in cui tutte le scuole mettono nero su bianco come intendono concretamente istruire gli alunni e studenti iscritti, comprese le attività e le iniziative ulteriori rispetto al cosiddetto curricolo nazionale obbligatorio (in altre parole la grande varietà di iniziative proposte dalle scuole che esulano dalle ‘classiche’ materie: italiano, matematica, storia, etc).

Prima di esaminare i contenuti della Circolare, è bene ricordare che il Ptof è di gran lunga il più importante documento sull’identità, per così dire, di una scuola. È quello che i genitori firmano all’atto di iscrizione del figlio. Firmandolo, in poche parole dichiarano: “Sì, scuola, voglio che tu istruisca mio figlio sulla base di quello che c’è scritto qui”. Ecco perché è fondamentale (benché spesso possa essere anche molto noioso) leggere e conoscere il Ptof nel dettaglio. L’idea che la scuola insegni solo a contare, scrivere, datare esattamente la battaglia di Waterloo e risolvere equazioni di primo, secondo o terzo grado è un’idea gravemente in ritardo rispetto alla realtà dei fatti.

Oggi le scuole integrano il classico “pacchetto base” con una enorme quantità di contenuti che non riguardano minimamente le materie tradizionali, e che vorrebbero trasmettere ai ragazzi una serie di “competenze” sociali, relazionali, culturali e – per quel che più ci interessa in questa sede – sessuali, affettive e sentimentali.

Queste attività e questi contenuti vengono spesso inseriti nel Ptof in modo generico e vago, e con l’esposizione dei soli princìpi generali che si intendono perseguire (Es: ‘contrasto a ogni forma di discriminazione e violenza’; ‘decostruzione degli stereotipi di genere’; ‘educazione alla parità di genere’; etc). Di conseguenza, quando i genitori iscrivono i loro figli a scuola spesso non sanno, e non possono sapere, che cosa concretamente si farà in classe per realizzare questi scopi. Non sanno chi entrerà a far cosa, con quali materiali cartacei o video, per affermare cosa e promuovere quale visione dell’uomo e della società. Lacune gravissime che violano il diritto Costituzionale dei genitori di supervisionare sempre l’educazione dei loro figli, e di farlo in via prioritaria rispetto a qualsiasi altra realtà, scuola compresa, come sancito anche dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Per risolvere questo problema, la Circolare del MIUR fissa finalmente con chiarezza 5 principi fondamentali:
1) “Il Ptof deve, necessariamente, essere predisposto antecedentemente alle iscrizioni, per consentire alle famiglie di conoscere l’offerta formativa delle scuole così da assumere scelte consapevoli in merito all’iscrizione dei figli”;
2) “Tutte le attività didattiche inserite nel Ptof, anche ove aggiunte in corso d’anno, devono essere portate tempestivamente a conoscenza delle famiglie (…) in particolare, per quelle che prevedano l’acquisizione di obiettivi di apprendimento ulteriori rispetto a quelli di cui alle indicazioni nazionali di riferimento”;
3) “La partecipazione a tutte le attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio, ivi inclusi gli ampliamenti dell’offerta formativa di cui all’art. 9 del D.P.R. n.275/1999, è, per sua natura, facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni, o degli stessi se maggiorenni”;
4) “In caso di non accettazione, gli studenti possono astenersi dalla frequenza”;
5) “Al fine del consenso, è necessario che l’informazione alle famiglie sia esaustiva e tempestiva”.

Oltre a ribadire l’importanza di comunicare alle famiglie il contenuto delle integrazioni al Ptof in modo esaustivo e tempestivo, si afferma nettamente che queste stesse attività integrative – ivi comprese quelle su temi sessuali o affettivi – sono per loro natura facoltative e pertanto necessitano di consenso informato, mancando il quale scatta il diritto di astenersi dalla partecipazione.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione, frutto diretto del lavoro iniziato ormai 3 anni fa dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli (CDNF) promotore dei Family Day del 20 giugno 2015 a San Giovanni e del 30 gennaio 2016 al Circo Massimo. Fu proprio il Comitato presieduto da Massimo Gandolfini a ingaggiare la battaglia per il consenso informato preventivo e per il diritto di astensione col Ministero dell’Istruzione dopo l’approvazione della Riforma della cosiddetta “Buona Scuola”, che col comma 16 del suo unico articolo obbliga tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado a inserire nei propri Piani Triennali dell’Offera Formativa attività sull’educazione di genere, aprendo un’autostrada legale alla “colonizzazione del Gender” nelle scuole italiane.

 

Che cosa c’entra l’emergenza Gender col Ptof? Moltissimo. Elementi di ideologia Gender, più o meno espliciti, possono entrare nelle scuole in diversi modi. Il più diretto e lampante è sempre stato, per ovvie ragioni, il variegato ambito della cosiddetta ‘educazione sessuale’. Quale occasione migliore per parlare di identità e fluidità di genere se non proprio nell’ora di educazione sessuale? Tanto più dato il fatto che se una volta il tema era trattato negli istituti dalle Asl in chiave per così dire ‘tecnica’ (comunque spesso gravemente superficiale), negli ultimi anni il monopolio è passato alle associazioni di natura culturale e certamente anche politica come quelle del movimento LGBT (Lesbiche-Gay-Bisessuali-Transessuali) evidentemente interessate a cambiare i connotati del tradizionale discorso sulla sessualità maschile e/o femminile, in particolare attaccando e sovvertendo quello che chiamano con disprezzo il “paradigma eterosessista”.

Dall’anno scorso tutte le scuole di ogni ordine e grado devono inserire nel Ptof attività di “prevenzione della violenza di genere”. È sbagliato? Siamo forse per la violenza di genere? Assolutamente no: purché sia chiarissimo che cosa si intende per violenza di genere. A tal fine, però, dovrebbe anche essere chiaro che cosa si intende per genere. E il problema è proprio che sul concetto di ‘genere’ oggi il caos ideologico è pressoché totale. Com’è noto, infatti, le associazioni LGBT che entrano, numerosissime, nelle scuole a parlare di sessualità e affettività considerano l’identità di genere di una persona una sorta di lavagna bianca su cui ognuno può scrivere quello che preferisce, cancellando poi quanto scritto e riscrivendolo infinite volte senza limiti oggettivi.

D’altro canto, è proprio ciò che avviene nella nota rappresentazione teatrale Fa’afafine, messa in scena in decine di teatri alla presenza di centinaia di alunni di scuole medie e liceali in questi anni. Alex, un bambino, non sa se vuole essere maschio o femmina. Così si sveglia ogni mattina e si sente ora l’uno ora l’altro. Il suo obiettivo dichiarato, però, è non essere né l’uno né l’altro, ma un terzo sesso/genere indefinito. Alex viene definito dalla trama ufficiale dello spettacolo un “Gender-creative child”, ovvero un “bambino che crea da sé la propria identità di genere”. Domanda: ritenere il messaggio di questo tipo di spettacoli ideologico e dannoso per la sana maturazione psicofisica e anche affettiva dei minori, rientra o no nella violenza di genere citata dalla Buona Scuola? Il movimento LGBT dice di sì: dire che tutti i bambini sono maschi e tutte le bambine sono femmine, e che non esistono bambini-femmine e bambine-maschi, è violenza di genere.

È per questo che il Comitato Difendiamo i Nostri Figli ha lottato in questi anni per il consenso informato preventivo dei genitori e per il diritto di non far partecipare i propri figli alle attività svolte in particolare in attuazione del comma 16 della Buona Scuola. La Circolare dei giorni scorsi corona tre anni di incontri al MIUR coi Ministri Giannini e Fedeli e di sensibilizzazione dei Dirigenti Ministeriali e degli Uffici Scolastici Regionali, nonché ovviamente delle Dirigenze Scolastiche locali nei Comuni italiani. Tre anni difficilissimi, segnati anche da due manifestazioni di genitori davanti al Ministero, che finora avevano portato a due documenti emanati dai precedenti Ministri sicuramente propensi a venire incontro alle istanze delle famiglie ma che mancavano sempre di chiarire in modo netto la necessità del consenso informato preventivo e del diritto di astensione in caso di mancato consenso.

E ora? La Circolare e i suoi contenuti resteranno lettera morta se i genitori non torneranno protagonisti nelle scuole dei loro figli. Corsi malsani e attività ideologiche nelle scuole continueranno ad entrare, e benché la scuola sia ora più che mai istituzionalmente obbligata a tenere i genitori sempre informati, saranno sempre loro a dover prendere l’iniziativa per non farsi passare sotto il naso contenuti lesivi della sana maturazione dei loro figli. La prassi migliore consolidata in questi anni è prendere appuntamento col Dirigente scolastico insieme a qualche altro genitore e, portando con sé anche l’ultima Circolare del MIUR, far sapere alla scuola che ci sono genitori che su certe tematiche non intendono delegare la scuola e non intendono transigere in alcun modo sul loro diritto di priorità educativa.

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54 commenti a Il Miur ora contrasta il gender a scuola: consenso informato e diritto all’astensione

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  1. Francesco ha detto

    Caro Filippo, pienamente d’accordo e felice per questa notizia odierna.
    Un appunto, perché non citare Kiko Arguello, Costanza Miriano e altri come promotori dei 2 Family Day?
    Sai bene che è stata la presenza e lo stimolo di Kiko a riempire le piazze!

  2. Gianluca C. ha detto

    ‘Mbè, che c’è di straordinario?
    E’ da sempre che per le materie extracurriculari occorre il consenso dei genitori. La circolare non fa che ribadirlo.
    https://www.orizzontescuola.it/ptof-e-consenso-informato-genitori-non-ce-nessuna-novita-legislativa/

  3. Ariele ha detto

    Sono letteralmente allibita. Spaventata. Come mamma, come psicologa dell’età evolutiva e come donna. Continuate a scotomizzare la realtà, bandendola, evitandola, aggredendola e “promuovendo” il suo opposto: bambini e bambine che davvero sentono il loro sesso non corrispondente a ciò in cui si identificano, esistono. E mettervi in cattedra a cercare di rettificarli come fosse un errore nella matrice di Matrix… É da poveri ignoranti e pericolosi!

    • Gianluca C. ha detto in risposta a Ariele

      Quando vedo certe cose mi viene sempre un brivido lungo la schiena
      http://2.bp.blogspot.com/-nrk9esQ5B7Y/VHsi3I-QCmI/AAAAAAAAAjc/muFVUUMIoYM/s1600/MilanoNogender.jpg

    • Laura ha detto in risposta a Ariele

      Se ci sono bambini e bambine che davvero sentono il loro sesso non corrispondente a ciò in cui si identificano significa che la colpa è dei genitori, che vivono in una tale confusione che ci si augura che sia la scuola a correggere forme di ambiguità sessuale dannose per il bambino stesso.

      • Ariele ha detto in risposta a Laura

        Beata ignoranza

        • David ha detto in risposta a Ariele

          Ignorante è chi non sa dimostrare la naturalità dell’essere maschi-donne e femmine-uomini. E pretende pure di insegnare questa “possibilità” ai bambini, educandoli alla confusione d’identità. Non avete già rovinato abbastanza il mondo?

      • Gianluca C. ha detto in risposta a Laura

        ci si augura che sia la scuola a correggere forme di ambiguità sessuale dannose per il bambino stesso

        Magari con l’olio di ricino

        • David ha detto in risposta a Gianluca C.

          No, semplicemente educando a ciò che dice la Costituzione italiana, cioè che l’unica famiglia naturale è quella tra uomo e donna e che chi nasce maschio è anche uomo, e chi nasce femmina sarà una donna mentre chi “sente” il contrario ha semplicemente bisogno di aiuto non di essere approvato.

          • Gianluca C. ha detto in risposta a David

            chi “sente” il contrario ha semplicemente bisogno di aiuto

            Una bella terapia riparativa, nevvero?

            • Klaud ha detto in risposta a Gianluca C.

              Sì, magari nell’ora di bricolage tenuta dal prof di educazione fisica e dall’esorcista. 😆

              • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Klaud

                Ricordo che molti esorcismi per altro hanno causato danni a persone che necessitavano di una semplice psicoterapia.Ricordo anche che l’omosessualità non è una patologia.

                E sempre un meccanismo di rimozione psicologica,si rimuove per prima l’idea di una patologia,poi la si riammette per prima ,essendo la totalità degli esorcismi di genesi psicopatologica.Ma è proprio il meccanismo di rimozione il punto.Psicologicamente si ha più paura dello psicologo,e dell’idea crossosmatica di avere necessità di aiuto solo psicologico,che di quella di avere un demone.Questo mi permetto di precisarlo perché molti esorcismi sono un danno per i pazienti,aventi una patologia in decorrenza in atto ma non esiziale.

                Semplicemente è più facile rivolgersi a un’esorcista,in condizioni di condizionamento mentale dovuto a certe dottrine che da un bravo psicologo,Piaget docet.

                • Sophie ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                  Prima di andare da un esorcista il paziente si fa tutto il giro degli ospedali.

                  • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Sophie

                    Ci sono casi in cui gli esorcismi sono entrati in conflitto con cure psichiatriche,aggravando le patologie stesse.

                • francesco ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                  cosa c’entra l’omosessualità? si parla chiaramente della disforia di genere, che è un disturbo mentale a detta della APA.

                  • Psicoterapeuta ha detto in risposta a francesco

                    Dubito che lei capisca cosa intendo,ma sembra concepirlo.Per quanto riguarda l’apa le segnalo un articolo ben fatto e facilmente fruibile e non equivocabile:

                    Diciamo subito, senza equivoco alcuno, che tutte le principali organizzazioni di salute mentale sono d’accordo nell’affermare che l’omosessualità non è una malattia, ma una “variante non patologica del comportamento sessuale”. Il primo segnale rivolto alla comunità scientifica per la depatologizzazione dell’omosessualità risale al 1973. In tale anno, l’American Psychiatric Association (APA) rimosse l’omosessualità dalla lista delle patologie mentali incluse nel Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali (DSM). Si trattava di una scelta già presa per la settima ristampa della II edizione del DSM (DSM-II), decisione che fu poi confermata con la terza edizione del 1980 (DSM-III), fino a quella tuttora in vigore del 2015 (DSM-5). All’inizio, nella prima edizione del 1952 (DSM-I), l’omosessualità veniva considerata un disturbo sociopatico della personalità, mentre nella seconda edizione del 1968 era stata identificata come una deviazione sessuale, come ad esempio la pedofilia, la necrofilia e varie altre perversioni sessuali (oggi dette parafilie). Tuttavia, questo primo passo non venne accolto con molto entusiasmo né dai sostenitori della depatologizzazione dell’omosessualità, né da coloro i quali continuavano a ritenerla un disturbo mentale. Questo perché esisteva una distinzione tra omosessualità ego-sintonica ed ego-distonica, sulla base dell’accettazione e la serenità con le quali le persone vivevano la propria omosessualità. Ad essere eliminata dal DSM-III fu soltanto l’omosessualità ego-sintonica, cioè quella che implicava una piena accettazione di sé, mentre l’omosessualità ego-distonica rimase fino ad una edizione revisionata del 1987 (DSM-III-R). Soltanto nel 1990 venne approvata la sua completa eliminazione che entrò in vigore con il DSM-IV nel 1994. Sulla scia di tale decisione, nel 1993 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accettato e condiviso la definizione non patologica dell’omosessualità, depennandola dalla lista delle malattie mentali.

                    https://www.istitutobeck.com/omosessualita#omosessualità1

                    Lei strumentalizza le parole dell’Apa. Ma e cosi, monoclasticamente passivamente senza mai esserlo, nella ego sintonica, quanto per quella si dice che sia una “malattia mentale” non lo è più da un bel pezzo.Anzi l’omosessualità può permettere la piena accettazione del sè cognitivamente parlando,ma questo è altro argomento.L’importante e capirsi,sono sicuro che leggera l’articolo con profitto e con piena onestà intellettuale.

                    • francesco ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      ripeto: cosa c’entra l’omosessualità?

                    • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      L’omosessualità è una disforia di genere in un certo senso non onnicomprensivo,avendo esiti asintomatici ma ha diversità dal Dig ovviamente.Come prendere un cerchio e rispondere nel farlo quadrare.

                      https://www.istitutobeck.com/il-disturbo-d-identita-di-genere-disturbi-sessuali

                      Lei gli articoli nemmeno li legge altrimenti si risponderebbe al quesito,essendo il Dig una certo senso uno scalare,in cui il fenomeno di pene è egosintonico.

                    • francesco ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      Guarda che il link che hai postato contraddice quanto hai detto. Delle due l’una: 1) sei un analfabeta funzionale o 2) sei un troll. In entrambi i casi, hai esaurito in soli due messaggi il serbatoio di supercazzole che concedo ai miei interlocutori nell’arco della loro vita, quindi addio.

                    • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      Meglio tardi che mai!E comunque le ricordo:Beata Ignoranza!Addio!

                    • alessandre pendesini ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      Lei strumentalizza le parole dell’Apa. Ma e cosi, monoclasticamente passivamente senza mai esserlo, nella ego sintonica, quanto per quella si dice che sia una “malattia mentale” non lo è più da un bel pezzo
                      Psicoterapeuta
                      Aggiungerei senza nessuna esitazione, da cio’ che emerge dalle conoscenze sessuologiche aggiornate, che l’homosessualità NON è mai stata una malattia mentale, non rientra nel quadro della parafilia, perversione o libero “vizio” !

                      NB Una delle anomalie più sorprendente del sè : quella del transessuale il cui cervello rifiuta la fisiologia del suo corpo, probabilmente perché delle piccole modifiche delle cellule dei nuclei ipotalamici lo ingannano sul suo sesso. Dal momento che non ha modo di rettificare l’errore, ha un profondo sentimento di trovarsi in un corpo inadeguato…..Ma che la stragrande maggioranza della gente NON puo’ -o vuole- capire !!!

                    • Andrea2 ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      Pensavo che la definizione di “psicoterapeuta” che si trova in Internet fosse una battuta fatta tanto per ridere ma invece ora vedo che dice una grossa verità: “Lo scopo dichiarato dello piscopterapeuta è quello di diffondere il verbo psicoanalitico anche tra le grezze persone normali ma lo scopo profondo, la pulsione primigenia è quella di pavoneggiarsi con una terminologia che nessuno conosce e di riuscire con essa a parlare più a lungo degli altri senza riprendere fiato. Essendo un linguaggio di fantasia, c’è inoltre il vantaggio di non poter essere facilmente contraddetti”.
                      Comunque non tutti gli psicoterapeuti sono atei ed allora pregano così: “Professo una sola psicoanalisi, credo nella guarigione degli psicopatici e aspetto la resurrezione di Freud”.
                      E per finire, visto che immagino tu abbia una profonda conoscenza della letteratura tedesca, ti informo che io la penso come il garzone dell’orefice.

            • David ha detto in risposta a Gianluca C.

              I disturbi d’identità non si curano con le terapie riparative, delle quali non c’è consenso sulla loro efficacia. Semplicemente con uno psichiatra, il cosiddetto “strizzacervelli” che ogni giorno aiutano milioni di persone a stabilizzare la propria identità affettiva. Non sarai mica anche contro la scienza, vero Gianluca?

              • Psicoterapeuta ha detto in risposta a David

                Mi perdoni ma non sono indice di disturbo,sono semplicemente una disforia di genere,se si riferisce all’omosessualità. La disforia di genere non è una patologia,su questo le basta consultare il DSM per verificarne il consenso,non lo è dal 1990.Ci si può domandare perché prima lo fosse e poi dopo no,semplicemente perché c’è stato un progresso della conoscenza della stessa lungo il tempo. D’altronde non abbiamo verità assolute,ma conoscenze della verità in funzione del tempo.E’ abbastanza unanime il consenso che le disforie di genere non siano patologie.

                • Sophie ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                  Se io sono convinta di essere di colore va bene uguale, no?

                  • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Sophie

                    In tal caso, non è un effetto rimozionale ma concomitante reale,come ricordava la collega trattasi di scotomotizzare la realtà: l’analogia tra trans e desiderio di essere di colore,allora,si capisce benissimo che non tiene.Non e necessario in particolare essere omosessuali per deresponsabilizzare la scelta rispetto alle persone di colore,potrebbe essere xenofobia residuale.Come ho già detto trattasi di capire meglio parole e concetti.

                    In particolare non è necessario che sei lei non pensa di essere di colore,allora non ci siano persone che si identificano in altri generi oltre l’humus culturale dominante.Un conto infatti è la percezione di maschio e femmina,un altro conto è la sua sovrastruttura,negli studi di genere tutto ciò è spiegato benissimo.

                • Michele ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                  Guardi che la disforia di genere è un disturbo per il DSM-5…

                  Ogni volta che leggo voi “genderisti” mi viene da pensare perché trovo nelle vostre tesi delle contraddizioni insuperabili.
                  Il vostro punto di partenza è la separazione tra sesso e genere: il primo riguarda la sfera biologica, il secondo quella culturale(“Un conto infatti è la percezione di maschio e femmina,un altro conto è la sua sovrastruttura”, cit.). Se vi fosse (sesso implica genere) si cadrebbe in quello che si chiama stereotipo di genere, per il quale all’uomo (= maschio) spettano dei ruoli, alla donna (= femmina) altri.

                  Le due dimensioni si possono non influenzare a vicenda e non dipendere l’una dall’altra, quindi possono esserci donne maschio e uomini femmina.
                  Di contro, esiste il disturbo chiamato disforia di genere, riscontrabile in coloro che percepiscono il proprio genere in opposizione al sesso in cui sono nati. Sesso e genere, quindi, in qualche modo legati, anzi dipendenti, ché se il primo non fosse in conflitto col secondo non ci sarebbe disturbo.
                  Come punto di partenza abbiamo però detto che sesso e genere sono indipendenti. E qui c’è la prima contraddizione.

                  Ammettiamo allora che la disforia di genere non esista e che sia un residuo di una concezione ormai in via di superamento. In tal caso sesso e genere sono effettivamente indipendenti. Come differenziare allora tra donne e uomini? Su una base puramente culturale, le donne pensano, si comportano, provano emozioni e sentimenti in un certo modo, gli uomini in un altro. Un uomo che volesse essere donna comincerebbe appunto a pensare, comportarsi ecc. con categorie tipicamente femminili (rectius donnesche). Se esistono “nature” differenti dell’uomo e della donna però si ricade in una riproposizione dello stereotipo di genere, che è ciò che si vuole in realtà evitare. E qui sta la seconda contraddizione.

                  • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Michele

                    Lei mi sembra più ragionevole dell’interlocutore qui sopra.

                    Vero è che la disforia di genere è un disturbo per il DSM-5 ma è altresi vero che è stata depennata dall’elenco dei disturbi mentali.Per quanto riguarda la contraddizione le contraddizioni se non erro si hanno solo se parliamo di medesimo attributo nel medesimo tempo e sotto il medesimo riguardo:quindi la separazione fenomenologica tra sesso e genere,è un assunto procrastinabile indirettamente:si possono esserci donne maschio e donne femmina,questo è fattuale.O meglio è fattuale che non ci sia un riconoscimento in età preadolescienziale/adolescienziale del genere che per la maggioranza dei casi è attribuibile al sesso biologico di appartenenza.Ovviamente il genere è influenzato da vari fattori: biologico nel metasfondo e di condizionamento sociale nella sua sovrastruttura,non esiste il disturbo perché,la realtà fenomenologica biologica è diversa dalla realtà fenomenologica psichica.Non sempre i nostri assunti biologici sono immutabili,ma possono essere condizionati dalla società in cui viviamo.Faccio un esempio:lei è un maschio,e seguirà le mode nel vestirsi che non implicano l’uso di una gonna,allora abbiamo per conseguenza:che si può essere maschi e femmina,ma che il maschile e il femminile non coincidono in maniera necessaria con l’essere maschio o l’essere femmina, in relazione anche i luoghi:gli scozzesi per esempio portano il kilt,questo perchè manca il condizionamento mentale secondo cui noi pensiamo gonna=femminilità.Sesso e genere quindi sono slegati per via delle pressioni dell’ambiente esercitate dalla psiche e sulla psiche,che sono innegabili e fattuali.Nessuna contraddizione quindi parliamo semplicemente di realtà fenomenologiche diverse,tra sesso e genere.

                    Vero che le donne pensano provano emozioni in un certo modo,gli uomini in tal altro modo.Ma abbiamo tutti un lato femminile e un lato maschile,ma non si ricade nello stereotipo di genere per le seguenti eminenti ragioni:

                    https://www.francoangeli.it/Recensioni/1240p1p21_R5.pdf

                    Il punto che esistono infatti persone che non si identificano con il genere opposto al sesso.Ma questo sesso è solo un relitto ancestrale antropologico,ovvero noi facciamo di volta in volta,prevalere il lato maschile o quello femminile.La stereo tipizzazione è un sintomatica dell’ego,noi vorremmo che tutti si adeguassero al sesso biologico ma non è cosi,lapalissaliamente esiste chi si identica nel sesso opposto e chi no,perciò non si ricade esattamente nello stereotipo.

                    • Michele ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      Egregio Psicoterapeuta,

                      ammetto di far fatica a seguire il suo modo di ragionare: prima scrive che la separazione tra sesso e genere è un dato fattuale, in un secondo momento che il genere è influenzato dal biologico (quindi dal sesso), poi di nuovo che sesso e genere sono slegati. Ed infine che “esistono infatti persone che non si identificano con il genere opposto al sesso”.
                      Se esiste un genere opposto al sesso, allora esiste anche un genere corrispondente al sesso, per cui sesso e genere non possono dirsi affatto slegati, anzi per procedere concordi occorre che donna=femmina e uomo=maschio. L’opposto è discordia e mancanza di equilibrio psichico o psicofisico.

                      Credo che lei incorra in un errore con l’esempio del kilt. L’indumento in questione è prettamente maschile. Ciò prova semmai il fatto che, pur in culture dove “manca il condizionamento gonna = femminilità”, è presente l’esigenza che tra sesso e genere non vi sia soluzione di continuità. La dimensione fisica sessuata si riverbera su quella dell’abbigliamento (culturale, quindi attinente al genere).

                      Ho letto infine la recensione da lei linkata (tre volte per capirci qualcosa). La frase più rivelativa mi pare la seguente: “Il femminismo degli anni ’90 vede finalmente il superamento della categoria di genere e, di conseguenza, del suo opporsi al sesso in quanto fondamento naturalistico della differenza tra uomo e donna.” E’ proprio così. L’opposizione al sesso come fondamento della differenza tra uomo e donna non può che comportare anche il superamento della categoria di genere. Il genere è limitante (e incasellante) in una prospettiva “liberazionistica”, fondata sull’assoluta autodeterminazione del soggetto che si autolegittima “narrando” se stesso.

                      P.S. Ho il sospetto che lei abbia ben assimilato la lezione dei protagonisti del recentissimo Grievance Studies affair (https://en.wikipedia.org/wiki/Grievance_Studies_affair)…

                    • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      Buongiorno Michele,spezzo la risposta in due.

                      Semplicemente il sesso è il dato fisso e immutabile,il genere è il dato mutabile in divenire è un vulnus stereotipico.Noi abbiamo i seguenti sufissi per renderla più chiaro possibile a sinistra il sesso a destra il genere,o se vuole a sinistra il dato biologico a destra il dato ideale che possono combinarsi nei seguenti modi osservando la realtà:

                      Maschio Maschile
                      Donna Feminile
                      Maschio Maschile e femminile
                      Donna Maschile e femminile
                      Maschio Femminile
                      Donna Maschile

                      Quindi il dato ideale quello meramente psicologico varia,e varia a seconda di due fattori:

                      -Condizionamento Biologico
                      -Condizionamento culturale o sociale

                      Le persone che non si identificano con il genere opposto al sesso sono le prime due,l’importante per che ci si renda conto della differenza che c’è anche nell’usare il termine in referenza al sesso Biologico e quello in referenza all’aggettivo,il sesso può essere immutabile ma la psiche invece no,la stessa psiche ha dei condizionamenti naturali quelli dovuti al sesso biologico,e dei condizionamenti sociali quelli dovute ai più svariati fattori:credenze inerenti al codice etico,credenze determinate dal codice giuridico,credenze generate dal contesto familiare,credenze legate- insomma -più ampiamente al contesto culturale e sociale.

                      Noi identifichiamo per esempio la gonna per condizionamento sociale,la nostra società usa dei parametri per i quali “gonna” viene semplicemente considerato nella categoria femminile,equivocando che ci sia una legge naturale dietro,ma se fosse una legge naturale,si renderebbe conto che ovunque tutti,qualunque popolo la identificherebbero come femminile,gli scozzesi no per cui in realtà la “gonna” può essere sia maschile che femminile.Non esiste esattamente un gene dell’abbigliamento,o meglio in realtà si renderà conto che uno degli errori commesso anche dalla psicologia in passato è il riduzionismo,e cioè pensare che non tanto dietro agli aspetti biologici quanto a quelli psicologici,ci fossero SOLO ed ESCLUSIVAMENTE delle leggi naturali di base,o meglio che dietro i comportamenti ci fosse onomatopeicamente,la riduzione della psiche al gene e che il sistema non potesse subire influenze dall’esterno. Ed per questo che dico che la contraddizione non c’è perché in un sistema duale interconnesso cervello-mente,il soggetto subisce nel suo apprendimento influenze anche dall’esterno,il cervello non è qualcosa di legato alla sola genetica,ma apprende continuamente da fattori esterni,nè apprende anche i condizionamenti sociali,della società in cui vive.

                    • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Psicoterapeuta

                      “Il femminismo degli anni ’90 vede finalmente il superamento della categoria di genere e, di conseguenza, del suo opporsi al sesso in quanto fondamento naturalistico della differenza tra uomo e donna.”

                      La frase vuol dire che c’è un superamento della legge naturale,e va letto in chiave antiriduzionistica,gli scienziati del sito conosceranno infatti il biologismo,il biologismo cos’è?La riduzione sic et simpliciter “dei comportamenti sociali SOLO alla Biologia” ma comportamento è un fenomeno complesso non riducibile alla sola Biologia,per cui se è cosi nemmeno il genere lo è.Quindi il sesso si coosviluppo insieme al condizionamento sociale.Tornando all’esempio degli scozzesi e del kilt,biologicamente sono identici ad altri popoli,cosa cambia allora?Cambia l’interpretazione del genere di un oggetto.

                      Per quanto riguarda il forzare il procedimento peer Review,certamente è un buon modo per scremare le bufale dagli studi di genere,per quanto questo non tolga nulla agli studi di genere,anzi li rinforza,ovviamente gli studi di genere sono relativamente recenti e vanno ottimizzati sotto il profilo della metodologia scientifica.Anche se dopotutto non stiamo parlando di una teoria scientifica,ancora va perfezionata lungo il tempo.

              • alessandro pendesini ha detto in risposta a David

                I disturbi d’identità non si curano con le terapie riparative, delle quali non c’è consenso sulla loro efficacia. Semplicemente con uno psichiatra, il cosiddetto “strizzacervelli” che ogni giorno aiutano milioni di persone a stabilizzare la propria identità affettiva.
                David
                Che io sappia non esiste nessun metodo o terapia che possa convertire un omosessuale, bisessuale o transessuale in eterosessuale ! Solo compromessi che possono diminuire l’ansia, stress, per certi anche vergogna, dovuta più alle esecrabili critiche degli “pretesi eterosessuali” (che NON sempre lo sono!!!) che all’omosessualità stessa…

    • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Ariele

      Ha ragione,infondo penso sia per colpa del fatto che ci sia una proiezione psichica di vecchi residuati antropologici di genesi,e cioè per loro il gender contrasta assunti della dottrina di fondo.Identificano il pene con genere uomo e la vagina con il genere femmina.Non capiscono invece la libertà e l’arbitrarietà della proiezioni psicologiche e di quanto la psiche sia superiore al corpo,specialmente in età adolescenziale,è tutto una genesi costruttiva.

      Lei cosa ne pensa?

      • Sophie ha detto in risposta a Psicoterapeuta

        Sta dicendo che maschio e femmina sono solo dei “concetti antropologici”? Ma sta scherzando? (Sul fatto che lei è psicoterapeuta intendo).

        • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Sophie

          No che la disinfluenza durante la crescita può lasciare spazio all’oltre dicotomico tra maschio e femmina, o donna e uomo.Esistono persone infatti che si riconoscono in un terzo genere,che non è nè quello di uomo nè quello di donna.Come diceva Jhon Money nel 1974 ripreso da Stoller nel 1964.Purtroppo la sessualità viene concettualizzata in maniera fissa e non dinamica,occorre andare oltre a questa dicotomia fallibile e fallace.

          https://www.francoangeli.it/riviste/Scheda_rivista.aspx?IDArticolo=48661

    • Alessandro ha detto in risposta a Ariele

      Scusi Ariele, ma non è spaventata di quanto accade nei paesi dove sembra i bambini vadano a scuola per imparare il gender invece delle materie scolastiche? Crede sia normale bloccare la pubertà agli adolescenti, la rimozione dei seni perfettamente in salute delle ragazze adolescenti, e dare agli adolescenti ormoni del sesso opposto?
      Spero sappia leggere l’inglese, nel qual caso mi piacerebbe sapere cosa pensa di vicende come quella narrata in questo articolo, solo una tra tante:

      https://www.dailymail.co.uk/news/article-6401593/Whistleblower-teacher-makes-shocking-claim-autistic.html

    • alessandro pendesini ha detto in risposta a Ariele

      bambini e bambine che davvero sentono il loro sesso non corrispondente a ciò in cui si identificano, esistono. E mettervi in cattedra a cercare di rettificarli come fosse un errore nella matrice di Matrix… É da poveri ignoranti e pericolosi
      Ariele
      Condivido pienamente cio’ che afferma ! Particolarmente :”è da poveri ignoranti e pericolosi” !
      Questo commento dovrebbe essere scritto su un cartone di 20×10 metri e affisso difronte al VATICANO cosi come in tutti quei paesi RETROGRADI che sostengono che l’omosessualità è un vizio di libera scelta !

      • Alessandro ha detto in risposta a alessandro pendesini

        Non credo ci sia qualcuno che dica che non esistano bambini che non si identificano col proprio sesso, sono gli interventi proposti come affrontare questi temi molto precocemente, dare bloccanti per la pubertà e ormoni sessuali, che lasciano più di una perplessità.
        Una grande percentuale di bambini con disforia di genere risolvono con l’età questo disagio e tra chi inizia ad assumere ormoni e si opera chirurgicamente ce ne sono molti che detransitano. D’altro canto assumere ormoni sessuali a vita porta con sè diverse controindicazioni sulla salute che presumo voi conosciate, dato che secondo voi gli ignoranti e pericolosi non siete voi.

  4. francesco tranquilli ha detto

    Siete nazisti nell’ animo. A scuola i protagonisti DEVONO Essere gli studenti e i prof. Sono i registi. I genitori certamente no. Sennò possono optare per scuola privata o istruzione parentale.

    • David ha detto in risposta a francesco tranquilli

      A parte gli errori grammaticali, indice che tu a scuola ci sei stato poco, è proprio perché i protagonisti sono gli studenti che festeggiamo il diritto all’astensione. Inoltre la scuola stipula con i genitori un patto educativo, rendendo questi ultimi dei co-responsabili dell’educazione. Ma, visto come scrivi, tu di scuola e istruzione sai ben poco. Salutami Hitler!

  5. giorgio baldrati ha detto

    siamo diventati in molti , apprendisti stregoni.
    mi chiedo come abbia potuto il creatore dimenticare nella sua opera di fornire alle sue creature un preciso e sicuro orientamento sessuale . se alcune creature sono in difficoltà con la loro condizione naturale è bene aiutarli a superare tali difficoltà . non è cosa buona invece , provocare o suggerire dei dubbi in chi non ha problemi .. questa è opera del maligno.

    • Ornella ha detto in risposta a giorgio baldrati

      Sei l’ unico ad aver le idee molto chiare. Manipolando ogni cosa stanno distruggendo uomo e natura.
      Poveri bimbi e adolescenti che cercano una guida sicura e invece trovano l’inganno!

  6. lorenzo ha detto

    L’omosessualità può essere, a grandi linee, causata da tre motivi:
    – malattie cromosomiche,
    – problemi psicologici,
    – vizio.

  7. Andrea2 ha detto

    Considerato che nessuno nega agli atei il diritto di non credere in Dio tant’è che possono venire qui a deliziarci con i loro commenti, rivendico il diritto di essere apsicologo e cioè di non credere negli psicologi ed in quello che dicono, tanto più che non forniscono nessuna dimostrazione matematica a sostegno di quanto affermano.
    Sono d’accordo con quanto affermato nel film “Un poliziotto alle elementari” e cioè: “i bambini hanno il pene, le bambine la vagina” cosa che anche i bambini sanno ma alcuni psicologi e psicoterapeuti no e se ne escono a dire di chi abbia questa strana credenza che costoro non capiscono la libertà e l’arbitrarietà della proiezioni psicologiche e di quanto la psiche sia superiore al corpo, specialmente in età adolescenziale.
    Per altro sono molto fortunati che a questa discussione non partecipi Alessandro Pendesini che inorridierebbe leggendo “di quanto la psiche sia superiore al corpo” e li sommergerebbe di citazioni di artcoli e libri di neurofisiologi francesi.
    Infine considerata “la libertà e l’arbitrarietà della proiezioni psicologiche” mi sento libero di affermare che gli psicologi ed i psicoterapeuti che ci hanno spiegato con tanta chiarezza la loro verità hanno surclassato gli atei, che frequentano questo sito, nel dire una quantità straordinaria di [tipici dolci siciliani].

    • lorenzo ha detto in risposta a Andrea2

      Suvvia, non esagerare: qualche psicologo e psichiatra che non ha ancora portato il proprio cervello all’ammasso del politicamente corretto e che definisce ancora malattie psichiche e psicologiche le malattie psichiche e psicologiche esiste ancora.

    • Klaud ha detto in risposta a Andrea2

      *…non credere negli psicologi e in quello che dicono, tanto più che non forniscono nessuna dimostrazione matematica a sostegno di quanto affermano…*

      La psicologia non è una scienza e pertanto non ti darà mai una dimostrazione matematica.
      Sarebbe una cosa assurda, come voler dare una dimostrazione matematica dell’esistenza degli dei!… 😆

      • Mister R. ha detto in risposta a Klaud

        Klaud

        Psicologìa: 1. Scienza che studia la psiche, che analizza i fenomeni e i processi psichici. A seconda dell’impostazione, si distinguono una p. razionale (o filosofica), che ricerca il principio ontologico dell’attività psichica, e una p. scientifica (o sperimentale), che indaga sulle manifestazioni di tale attività, riferita in senso lato a un principio di rappresentazione oggettiva e di comportamenti orientati, operante non solo nell’uomo ma anche negli animali dotati di strutture nervose.

        Fonte: Treccani

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