La fossa comune nell’orfanotrofio cattolico? Occhio alla bufala…

fake news bufala mediaNon c’è quotidiano online che ancora non ne abbia parlato: vicino ad un ex istituto gestito da suore in Irlanda, la Mother and Baby Homes, è stato trovato un “significativo numero di resti umani”. Le ossa appartengono a circa 800 bambini (796 per la precisione), di età tra le 35 settimane e i tre anni.

Lo si sapeva già nel 2014, oggi semplicemente sono stati effettuati gli scavi ed è stato confermato quanto già venne detto in passato. La Mother and Baby Homes fu una casa di accoglienza per madri non sposate e i loro figli che ha operato tra il 1925 e il 1961 in Tuam, nella contea di Galway in Irlanda. Venne gestito dalle suore francesi Bon Secours sister. 

I media sono incredibilmente interessati alla vicenda, probabilmente perché coinvolge un’istituzione cattolica. Purtroppo la notizia è infarcita da dati falsi e i giornalisti si stanno copiando a vicenda, ognuno aggiungendo macabri particolari inesistenti. Già nel 2014, quando la notizia uscì la prima volta, diversi quotidiani si avventarono sulla vicenda inventando orrori e crimini che sarebbero avvenuti in questi istituti cattolici, salvo poi dover chiedere scusa per le falsità scritte, come fece l’Associated Press. Qui sotto le principali bufale apparse sui media.

 

NON E’ UNA FOSSA COMUNE E I BAMBINI HANNO CERTIFICATO DI MORTE.
Si legge ovunque il termine “fossa comune”, ma le autorità di Dublino non hanno affatto parlato in questi termini. La stessa storica locale che ha portato avanti l’inchiesta, Caterina Corless, è intervenuta sull’Irish times dicendo: «Non ho mai usato la parola “scaricati”, non ho mai detto a nessuno che 800 corpi sono stati gettati in una fossa settica. Non sono le mie parole». La fossa comune è una buca in cui vengono gettati sbrigativamente cadaveri di più persone, senza alcuna segnalazione della loro morte. Nel caso dell’istituto irlandese, invece, per tutti i bambini deceduti è stato compilato un certificato di morte ed è grazie ad esso che Catherine Corless ha potuto segnalare anni fa la presenza di 800 bambini seppelliti. La storica ha spiegato che nei certificati compilati dalle religiose, compaiono i nomi dei bambini, la loro età, il luogo di nascita e le cause di morte. I documenti, inoltre, mostrano che molti bambini dell’orfanotrofio sono stati battezzati. Il numero medio annuale di morti nei 36 anni è stato poco più di 22 all’anno.

Inoltre, occorre ricordare che anche diversi ospedali governativi utilizzavano questo tipo di sepoltura in quel periodo, segnato da una pesantissima carestia e un’altissima incidenza di mortalità infantile. Il prof. Finbar McCormick, docente di Archeologia e Paleontologia presso la Queens University di Belfast ha rimproverato i media per l’utilizzo del termine “fossa comune” per descrivere il tipo di sepoltura: «Si tratta in realtà di un metodo comune di sepoltura utilizzato nel recente passato e utilizzato ancora oggi in molte parti d’Europa. Molti ospedali materni in Irlanda hanno utilizzato questo tipo di sepoltura comune per i bambini nati morti o per coloro che sono morti subito dopo la nascita. Questi venivano sepolti assieme in un cimitero vicino, ma più spesso in una zona speciale all’interno dell’ospedale».

 

NON SONO MORTI PER MALNUTRIZIONE.
Tutti i media inglesi e quelli italiani, a partire da Repubblica, stanno individuando nella malnutrizione la causa della morte dei neonati e dei bambini, incolpando di questo le religiose. In realtà il gruppo interdipartimentale istituito dal governo irlandese per studiare gli eventi (la Mother and baby homes commission of investigation) ha concluso che solo 10 bambini (l’1%) in circa 40 anni sono morti per questo. Gran parte degli 800 bambini sono invece periti per malattie presenti fin dalla nascita, problemi respiratori, tubercolosi, influenza, epilessia e meningite. C’è tuttavia da segnalare che in quello specifico istituto si è riscontrato quasi il doppio del tasso di mortalità rispetto ad altri istituti del Paese. Il tasso di mortalità complessivo del Paese era del 17%.

morti orfanotrofio

Un ex dirigente sanitario irlandese, Jacky Jones, è intervenuta scrivendo: «Perché siamo così scioccati dei 796 neonati e bambini che sono morti nella St Mary’s mother-and-baby home di Tuam? Alti tassi di mortalità infantile erano normali in Irlanda fino al 1970. Questo non era giusto, ma non c’è nulla di oscuro. Le indignazioni implicano che ci fosse qualcosa di sinistro circa le morti dei bambini ma non è di aiuto a nessuno, soprattutto alle donne i cui bambini sono morti in queste istituzioni. I bambini sono morti nella Casa di maternità per le stesse ragioni per cui sono morti nella baraccopoli di Dublino: la povertà e il basso stato di salute. Il tasso di mortalità infantile tra gli orfani è stato di circa cinque volte la media nazionale e i bambini provenienti da famiglie povere avevano quattro volte più probabilità di morire prima del loro primo compleanno. Per questo i tassi di mortalità neonatale e infantile nelle Case materne erano probabilmente circa 10 volte superiori la media nazionale».

 

CONTESTUALIZZARE GLI EVENTI AL PERIODO STORICO.
Il giornalista di Forbes, Eamonn Fingleton, cresciuto in Irlanda, ha spiegato che «per chiunque abbia familiarità con l’Irlanda (sono cresciuto lì negli anni 1950 e 1960), la storia che le suore hanno gettato coscientemente i bambini in una fossa settica non ha mai avuto senso. Un fatto sembra fuori discussione: le condizioni degli orfanotrofi irlandesi fino al 1960 (quando l’istituto al centro dell’attenzione è stato chiuso) sono note. Certamente il tasso di mortalità in molti di essi era incredibilmente alto. Ma chi dovrebbe essere incolpato? Una parte importante del problema sembra essere stata la dilagante povertà dell’epoca perché gli orfanotrofi irlandesi erano così disperatamente sottofinanziati e vergognosamente sovraffollati, il che significava che quando un bambino prendeva un’infezione contagiava tutti. Non ultimo dei pericoli era la tubercolosi, una malattia allora incurabile che si diffuse a macchia d’olio in condizioni di sovraffollamento». Le suore che gestivano la Mother and Baby Homes di Tuam «sono morte da tempo, ma se potessero parlare sicuramente direbbero che stavano facendo del loro meglio in condizioni spaventose. Oggi viviamo un’epoca di disinformazione».

La storica Caterina Corless ha spiegato sull’Irish Time che a volte, durante i 36 anni di attività, l’istituto di Tuam ha ospitato contemporaneamente più di 200 bambini e 100 madri. Ha anche ricordato che i bambini sono stati sepolti in un cimitero non ufficiale sul retro dell’ex istituto e questo piccolo spazio erboso è stato assistito per decenni dalla popolazione locale, che ha piantato fiori e ha costruito una grotta in un angolo (ben visibile in tutte le fotografie).

La Conferenza Episcopale irlandese è intervenuta già nel 2014 a sostegno dell’indagine governativa sui fatti di Tuam, esprimendo dispiacere del fatto che «i residenti di queste case hanno sofferto alti livelli di mortalità e malnutrizione, malattie e povertà». I vescovi irlandesi hanno anche ricordato che «purtroppo in quel tempo le ragazze madri erano spesso giudicate, stigmatizzate e rifiutate dalla società, e lo fece anche la Chiesa». Tuttavia il sociologo Bill Donohue ha pubblicato un lungo resoconto dei fatti, spiegando che le religiose Bon Secours erano «infermiere addestrate venute da Dublino per farsi carico di una casa per poveri, anziani, malati, bambini orfani e donne non sposate. Queste case erano sorte per iniziativa della Irish Poor Laws del 1840, emanata dal governo irlandese, ma dopo il 1921 il sistema venne rivisto, separando gli orfani dalle donne non sposate. E’ importante notare qual era l’alternativa per queste donne e i loro bambini: la strada, per questo ricercavano rifugio nelle istituzioni cattoliche. Questo è raramente riconosciuto. Nel 1961 l’edificio stava cadendo a pezzi e aveva bisogno di essere ristrutturato ma i fondi non erano disponibili, quindi è stato chiuso. Le suore hanno consegnato tutti i documenti alle autorità».

David Quinn dell’Irish Independent è intervenuto a proposito della stigmatizzazione sociale patita dalle ragazze madri, ricordando che non si tratta affatto di un “costume cattolico”, né tanto meno di una caratteristica irlandese. Ha fatto notare infatti che era la norma ovunque, in società cattoliche o non. Nella laica Svezia, ha scritto come esempio, le ragazze madri venivano addirittura sterilizzate, oppure costrette ad abortire. Il sociologo Bill Donohue ha fatto presente che la “stigmatizzazione” è «una dura realtà, ma si tratta di una sanzione sociale impiegata in ogni società conosciuta. Serve come correttivo, come mezzo per scoraggiare comportamenti indesiderati. Al cambiamento della società, l’uso dello stigma può aumentare o diminuire. Oggi c’è uno stigma sociale, ad esempio, verso i fumatori e non più verso i responsabili di figli nati fuori dal matrimonio». Occorre tuttavia accogliere l’indicazione che i vescovi irlandesi hanno rivolto pubblicamente ai cristiani, indicando l’errore nel comportarsi “come il mondo”, poiché «il Vangelo ci chiama a trattare tutti, in particolare i bambini e le persone più vulnerabili, con dignità, amore, compassione e misericordia. Ci scusiamo per la ferita causata dalla Chiesa, come parte di questo sistema».

 

I TRATTAMENTI RICEVUTI DALLE MADRI E DAI BAMBINI DELL’ISTITUTO.
Nel 2012, la responsabile delle ricerche, Caterina Corless, ha raccolto diverse fonti che descrivono la situazione dell’istituto oggi al centro della polemica. Ad esempio il viaggiatore Halliday Sutherland, scrive la Corless, «ha descritto l’istituto come un edificio a due piani su un terreno di proprietà». Sutherland, che visitò la Casa durante il periodo di attività, annota: «L’edificio è ben tenuto, fresco e pulito. La Casa è gestita dalle Suore di Bon Secours di Parigi e la reverenda Madre mi ha mostrato l’interno. Ognuna delle suore è infermiera professionale e ostetrica. Alcune sono anche esperte di infermieristica per bambini. Una ragazza non sposata può venire qui per far nascere il suo bambino. Se lei è d’accordo può rimanere nella casa per un anno, assistendo il suo bambino assieme alle suore, le quali non vengono retribuite per questo. Alla fine dell’anno può andare via, può prendere il suo bambino con lei oppure lasciare il bambino nella Casa, con la speranza che possa essere adottato. Le suore mantengono il bambino fino all’età di sette anni, quando viene inviato ad una scuola industriale» (Sutherland Halliday, Irish Journey, Wyman & Sons Ltd, Fakenham, UK 1956). Si tratta di una testimonianza oculare, una fonte di prima mano.

In articolo dell’ottobre 1953 del quotidiano locale The Tuam Herald, si criticano i metodi di adozione adottati dalle suore, in quanto «non è stato sempre fatto il miglior sforzo per trovare la casa più adatta al bambino e l’assegno dato dai genitori per la crescita non è stato sempre speso per il benessere del bambino». In un altro articolo, risalente al 25/06/1949, si legge di un’ispezione avvenuta nell’istituto condotto da ispettori del consiglio della contea di Galway, riferendo questo: «tutto nella Casa è in buon ordine e gli ispettori si sono congratulati con le sorelle Bon Secour per le ottime condizioni della loro istituzione». Molti collegano questi eventi alle Case Magdalene irlandesi, anch’esse oggetto di fake news anticlericali: per approfondimenti segnaliamo il nostro dossier e l’ottimo articolo di Massimo Micaletti.

 

Dove sono finite dunque le suore violente che gettano nelle fosse comuni i bambini che hanno ucciso tramite malnutrizione e cure inadatte, come stanno raccontando i giornali? Se si ricostruiscono gli eventi, come abbiamo fatto, seppur sommariamente, rimane ben poco della bufala che sta girando sui media. Ovviamente non si vuole sostenere che nell’Irlanda della prima metà del ‘900 tutto era perfetto, tanto meno negare i limiti delle istituzioni cattoliche e/o statali della società irlandese di quel periodo storico. Di certo, ha scritto il sociologo Bill Donohue, «i giornalisti obiettivi ed indipendenti dovrebbero raccontare correttamente i fatti, purtroppo ci sono troppi giornalisti pigri e incompetenti pronti a ingoiare l’ultimo chiaro di luna sulla Chiesa cattolica. Se ci fosse un Pulitzer per le fake news, la concorrenza sarebbe agguerrita».

La redazione

36 commenti a La fossa comune nell’orfanotrofio cattolico? Occhio alla bufala…

  • Germano ha detto:

    Effettivamente la notizia è stata confezionata, così come circola su certi siti, in modo da creare scalpore, scandalo, angoscia. Ero certo che qui avrei trovato dei chiarimenti. Però la Chiesa dovrebbe reagire con decisione, non si può lasciar correre.

  • Vincenzo ha detto:

    Bravi ragazzi.

    Un buon lavoro anche se qualche dato in più si poteva aggiungere.

    Un pezzo ben organizzato e tempestivo

  • Max ha detto:

    Pochi giorni fa si sono tenute le elezioni nell’Irlanda del Nord. Questa notizia e’ arrivata proprio in tempo. Adesso lo Sinn Feinn, il partito con una forte piattaforma LGBT, ha guadagnato vari seggi. Guarda un po’…

    Comunque, qui c’e’ la notizia sul Tuam alla BBC:

    http://www.bbc.com/news/world-europe-39165860

  • Michela ha detto:

    La ringrazio per quanto ha scritto. Leggendo l’articolo approssimativo dei giornali, mi sono subito chiesta quanti bambini fossero passati per quell’istituto, quale fosse il tasso di mortalità generale in quei decenni e quali fossero le risorse finanziare della struttura.
    Sono contenta di avere trovato qui dati utili.

  • francesco ha detto:

    Io personalmente sono stufo di questi attacchi mirati contro la chiesa se si cominciasse a denunciare per diffamazione qualcuno di questi pseudo giornalisti magari ci penserebbero due volte

  • Pio Pierucci ha detto:

    E’ inaudito con quanto impegno e mancanza di scrupolo si voglia colpire la Chiesa Cattolica. La vera minaccia alla nostra Civiltà non risiede nei Mussulmani, nella arrogante fermezza della loro Fede, quanto piuttosto nel nostro ormai irreversibile degrado.

  • Francesco ha detto:

    Grazie per l’approfondimento, 2 le considerazioni che mi vengono spontanee:evidente la tempistica interna alla dinamica politica irlandese (elezioni in corso) ; clamoroso il livello di disinformazione in cui viviamo, un po’ per sparare in prima pagina contro la Chiesa,un po’ per pigrizia intellettuale .

  • Oscar esile ha detto:

    Su Facebook e sui media, è ormai moda attaccare le Religioni come causa di tutti i mali, certamente trascinati anche da scandali che purtroppo si è cercato di nascondere. E ancora oggi le nostre guide non sanno agire nel modo adeguato, mettendo a rischio le Istituzioni Cattoliche. È un problema che comunque dovrebbe essere affrontato in modo diverso, e condannare chi si macchia di tali nefandezze, come la pedofilia, che se per la Legge di Dio meriterebbero il perdono, per la Legge degli uomini meritano la pena di morte.

  • Ivan ha detto:

    Grazie per le vostre precisazioni. Comunque, a parte i giudizi sulla malafede di certi ambienti giornalistici, un’altra considerazione s’impone. E’ mai possibile che in curia, tra le strutture vaticane, (dicasteri, segreterie, congregazioni, pontifici consigli, accademie pontificie, sala stampa, ecc.) nessuno si renda conto del dolore e dello smarrimento che queste campagne di disinformazione causano nelle anime semplici dei fedeli? Sarebbe un servizio alla carità e alla verità rispondere ufficialmente attraverso comunicati nello stile della anti-defamation league.

  • Q.B. ha detto:

    Articolo tempestivo e quanto mai opportuno. Questa é Uccr che riconosco, che difende la fede e smaschera la menzogna.

    Per il reato invece vi prego, lasciate stare le beghe intraecclesiali perché non fa bene a nessuno alimentarle.

    Concentratevi sulla difesa dai nemici esterni che vi é sempre riuscito bene.

    • Q.B. ha detto:

      … per il resto… non per il reato

    • orso56 ha detto:

      Sono molto d’accordo.
      anche perché i nemici interni, se esistono, spesso non è facile individuarli correttamente.

  • little angel ha detto:

    Dicevano così anche del manicomio infantile di aguscello … E le voci alla fine si rivelarono vere … attenzione , non sempre è tutto rosa e fiori come dite qui

    • lorenzo ha detto:

      Parli forse di quell’ex ospedale psichiatrico infantile, oggetto di pellegrinaggio dei cultori di leggende sui fantasmi a causa della presunta presenza delle anime dei bambini che si suppone siano stati torturati dalle suore che avrebbero dovuto prendersi cura di loro?
      Se è quello, potresti per favore citare documenti ufficiali e non le dicerie originate dagli ambienti anticlericali di Ferrara?

  • Paolo ha detto:

    Grazie infinite per la verifica e l’approfondimento.

  • Carmine ha detto:

    è vero, c’erano 800 certificati di morte, ma solo due certificati di sepoltura… tutti gli altri sono stati seppellite in fosse comuni… e questo fatto nessuno può smentirlo…

    • lorenzo ha detto:

      Non “solo due certificati di sepoltura”, bensì “solo due sepolture certificate”: i certificati specificavano cioè se i bimbi erano stati sepolti nella pima o nella seconda “fossa comune”.
      Se però ti fossi preso la briga di consultare i link indicati dell’articolo, avresti appreso che questo tipo di sepoltura a “fossa comune” era allora abbastanza comune, anche in ospedali e simili, dove si verificavano frequenti decessi di bambini in tenerissima età: si scavavano delle fosse che si rivestivano di mattoni e travi di legno ricoprendole poi con una grande lastra ed infine con una lapide ed in essa si dava sepoltura ai piccoli defunti.
      Questo tipo di sepoltura, non molti anni fa, era ancora certamente in uso anche in alcuni paesi del mediterraneo.

  • beppino ha detto:

    Grazie UCCR. Complimenti per la tempestività e la chiarezza.

  • Giampietro ha detto:

    Grazie a UCCR per il servizio che state svolgendo . La disinformazione accompagnata alla diffamazione sta diventando nauseante e ripugnante. In qualsiasi ambito , non si cerca assolutamente di appurare la verità , ma di manipolarla a fini ideologici . Se poi c’è di mezzo la Chiesa l’obiettivo principale è quello di screditarla con l’ingenua speranza di eliminarla . Purtroppo sono gli uomini e le donne che la compongono a insudiciarla con le loro bassezze umane .Vedi carrierismo a discapito dell’annuncio del Vangelo, casi di pedofilia e i vergognosi comportamenti di non collaborazione o meglio di insabbiamento da parte di settori della Curia per arrivare alla verità . È compito di ogni uomo di buona volontà cercare la Verità . In questo ambito colloco l’impegno di UCCR.

  • Marco ha detto:

    Franco Piadena, trovo più vergognoso continuare a credere alle verità dei giornali mainstream senza contestualizzare quello che è stato riportato nell’articolo: interviste, testimonianze e il corretto quadro storico della vicenda. Comunque continui a credere ai giornali, non voglio disturbarla.

  • Fabio ha detto:

    Redazione, siete al corrente del vilipendio che è stato fatto ad una statua di San Giovanni Paolo II, messo in atto da un regista croato durante una rappresentazione teatrale nella città di Varsavia?

    • lorenzo ha detto:

      Questa notizia del 3 marzo 2017 è ancora peggio (faccio copia-incolla):

      Le immagini pubblicate sulla pagina Facebook del circolino gay finanziato con soldi pubblici il Cassero di Bologna per la serata ‘Venerdì credici’ di marzo 2015 non offendono la religione cattolica.
      E’ la conclusione a cui è giunta la Procura che ha chiesto l’archiviazione del fascicolo, a carico di ignoti, aperto a seguito di una denuncia all’epoca presentata da un gruppo di consiglieri comunali.
      Al centro della denuncia lo scatto che ritraeva tre uomini travestiti da Gesù e i due ladroni che mimavano pratiche sessuali. Per il Pm Morena Plazzi “le condotte stigmatizzate non sono rivolte a manifestare spregio e vilipendio del credo cristiano-cattolico, in quanto espressione, in forme certo criticabili per la qualità dei contenuti umoristico-satirici, delle istanze culturali e sociali promosse dall’associazione”.

      • Fabio ha detto:

        Bravo Lorenzo che hai riportato la notizia. L’ho letta anch’io, ieri, sui quotidiani.
        Sembra che l’ultima frontiera dell’umorismo sia quella che non fa più ridere nessuno.

      • Michele ha detto:

        Un po’ come se io mi mettessi a bruciare il Corano e dicessi che non intendevo offendere l’islam. Però è rivelativa l’affermazione del pm: “espressione, (..), delle istanze culturali e sociali promosse dall’associazione”. Quindi abbiamo capito che l’ammucchiata fa parte delle istanze culturali e sociali promosse dal circolo gay. Ennesima dimostrazione di come i circoli lgbt siano locali di bassifondi sessuali.

        • Romeo ha detto:

          Il bello è che me li immagino in Procura quanto si saranno sentiti avanti e moderni… mentre con questa archiviazione hanno sepolto di ridicolo ogni possibilità che l’associazione in questione possa essere ritenuta “culturale”, per quanto si autodefinisca o – peggio ancora – venga definita tale dalla pubblica amministrazione.

  • Romeo ha detto:

    Prima di tutto grazie per il lavoro di raccolta ed analisi delle informazioni. Se avete tempo e modo, a mio modesto parere e per quello che ho capito – ma potrei sbagliarmi – leggendo le fonti giornalistiche qui citate da UCCR ed altre, andrebbero ulteriormente approfondite due questioni. La prima riguarda il fatto che i resti umani trovati di recente non sono ancora stati quantificati. Da una parte abbiamo 796 certificati di morte (quelli esaminati a suo tempo anche dalla Corless) e dall’altra una cosiddetta fossa comune con un numero imprecisato di corpi di bambini di età compresa tra le 35 settimane e i 3 anni. La seconda è più complessa e riguarda il fatto che i bambini abbiamo avuto o non abbiano avuto un funerale ed il fatto che il luogo della loro sepoltura sia stato o non sia stato utilizzato anche per scopi diversi.

  • sergio ha detto:

    Non nascondo che la notizia così come e’ stata confezionata mi abbia turbato…Vi ringrazio per aver riportato il fatto alla sua concretezza che sebbene non lo ripulisca del dolore che suscita per ciò che narra, ciononostante lo sgrava di quell’alone di orrore che,probabilmente e scientemente, qualcuno ha voluto appicicargli.

  • Max ha detto:

    Provate a leggere i commenti dei giornali irlandesi collegati in questo articolo. E’ un purgatorio.

  • Annarosa Berselli ha detto:

    Adessi partiranno fior di accuse contro la Chiesairlandese del tempo, ed i suoi collegi per bastardini, come li chiamavamo a Bologna, dove vivo. Siamo pronti, come cattolici, ad altri film come Magdalene?

  • tonipos ha detto:

    E’ giusto che ci sia anche una difesa, da parte della chiesa, ma la storia è troppo dolorosa e le testimonianze rese troppo vere per spacciarla come bufala…. E non è questione di dibattere sui numeri.

    • lorenzo ha detto:

      Guarda che la bufala non sono i fatti, ma che le suore che gestivano l’istituto siano responsabili di quelle morti: responsabili di quelle morti sono le istituzioni dell’epoca che, dopo aver affidato alle suore (che non costavano nulla perché lavoravano gratis), l’incombenza di accoglienza e prendersi cura delle madri non sposate e dei loro figli, non dava loro i fondi sufficienti per tirare avanti senza dover morire di stenti.

      • Max ha detto:

        Adesso, Lorenzo, ho letto che le affermazioni dei giornalisti dell’articolo di cui sopra sono contestate: e’ vero che i bambini venissero buttati in una “septic tank” (come si dice in Italiano?).

        Bah, che schifo.

        • Max ha detto:

          “sarebbe vero”, non “e vero”, ovviamente.

        • lorenzo ha detto:

          Già il 7 giugno 2014, quando la notizia venne fuori, il “The Irish Times” scriveva:  
          ‘I never used that word ‘dumped’,” Catherine Corless, a local historian in Co Galway, tells The Irish Times. “I never said to anyone that 800 bodies were dumped in a septic tank. That did not come from me at any point. They are not my words.”

          Vedo che ti piace nutrirti di bufale, scadute da anni per giunta… Bah, che schifo!!!