Scuola paritaria, come rispondere ai rossi statalisti

 
 
di Dario Antiseri*
*ordinario di Metodologia delle scienze sociali presso l’Università Luiss

da Il Giornale, 19/07/16

 

La scuola di Stato è un patrimonio grande e prezioso che va protetto, salvato; solo che quanti difendono il monopolio statale dell’istruzione non aiutano la scuola di Stato a sollevarsi dalle difficoltà in cui versa.

Esistono buone ragioni per affermare che è tramite la competizione tra scuola e scuola che si può sperare di migliorare il nostro sistema formativo: la scuola statale e quella non statale. Il monopolio statale dell’istruzione è negazione di libertà: unicamente l’esistenza della scuola libera garantisce alle famiglie delle reali alternative sia sul piano dell’indirizzo culturale e dei valori che sul piano della qualità e del contenuto dell’insegnamento. Il monopolio statale dell’istruzione viola le più basilari regole della giustizia sociale: le famiglie che iscrivono il proprio figlio alla scuola non statale pagano due volte; la prima volta con le imposte – per un servizio di cui non usufruiscono – e una seconda volta con la retta da corrispondere alla scuola non statale.

Il monopolio statale dell’istruzione devasta l’efficienza della scuola: la mancanza di competizione tra istituzioni scolastiche trasforma queste ultime in nicchie ecologiche protette e comporta di conseguenza, in genere, irresponsabilità, inefficienza e aumento dei costi. La questione è quindi come introdurre linee di competizione nel sistema scolastico, fermo restando che ci sono due vincoli da rispettare: l’obbligatorietà e la gratuità dell’istruzione.

Chi difende la scuola libera non è contrario alla scuola di Stato: è semplicemente contrario al monopolio statale nella gestione della scuola. E questa non è un’idea di bacchettoni cattolici o di biechi e ricchi conservatori di destra. È la giusta terapia per i mali che necessariamente affliggono un sistema formativo intossicato dallo statalismo. Scriveva Gaetano Salvemini sull’Unità del 17 ottobre 1913: “Dalla concorrenza delle scuole private libere, le scuole pubbliche – purché stiano sempre in guardia e siano spinte dalla concorrenza a migliorarsi, e non pretendano neghittosamente eliminare con espedienti legali la concorrenza stessa – hanno tutto da guadagnare e nulla da perdere”. Nell’ambito del sistema formativo strutturato su linee di competizione, la scuola privata – è ancora Salvemini a parlare – “rappresenterà sempre un pungiglione ai fianchi della scuola pubblica. Obbligandola a perfezionarsi senza tregua, se non vuole essere vinta e sopraffatta”. Di conseguenza: “Se nella città, in cui abito, le scuole pubbliche funzionassero male, e vi fossero scuole private che funzionassero meglio, io vorrei essere pienamente libero di mandare i miei figli a studiare dove meglio mi aggrada. Lo Stato ha il dovere di educare bene i miei figli, se io voglio servirmi delle sue scuole. Non ha il diritto di impormi le sue scuole, anche se i miei figli saranno educati male”.

“È tempo di chiudere questo conflitto del Novecento: scuole statali contro private. Non esiste, non è più tra noi, ci ha fatto perdere tempo e risorse”. E ancora: “Basta guardarsi in giro e si scopre che l’insegnamento è pubblico, fortemente pubblico, ma può essere somministrato da scuole pubbliche, private, religiose, aconfessionali in una sana gara a chi insegna meglio”. Questa una coraggiosa e lungimirante dichiarazione fatta tempo addietro da Luigi Berlinguer, al quale è legata la Legge 62/2000, in cui si definisce il passaggio dalla “Scuola di Stato” al “Sistema nazionale di istruzione” costituito dalla “Scuola pubblica statale” e la “Scuola pubblica paritaria”. Solo che dichiarare giuridicamente uguali Scuola statale e Scuola paritaria finanziando solo la prima e lasciando morire di inedia la seconda è un ulteriore inganno perpetrato da una politica cieca e irresponsabile.

Nei Paesi post-comunisti entrati nell’Unione Europea come nel caso di Slovenia, Slovacchia, Repubblica Ceka, Polonia la parità tra scuole statali e scuole non statali è stata introdotta in modo pieno. Ecco, per scuola non statale, la situazione nei Paesi europei: in Belgio gli stipendi di tutto il personale sono a carico dello Stato; in Spagna sono a carico dello Stato tutte le spese; in Portogallo è erogato dallo Stato l’equivalente del costo medio di un alunno di scuola statale; in Lussemburgo sono a carico dello Stato tutte le spese; in Inghilterra nelle maintained schools sono a carico dello Stato tutti gli stipendi e le spese di funzionamento, oltre all’85% delle spese di costruzione; in Irlanda le spese di costruzione degli immobili sono a carico dello Stato, in misura completa per le scuole dell’obbligo e dell’88% per le scuole superiori; in Germania sono a carico dello Stato e delle Regioni (Länder) lo stipendio dei docenti (85%), gli oneri previdenziali (90%), le spese di funzionamento (10%) e la manutenzione degli immobili (100%); in Francia sono possibili quattro alternative: a) integrazione amministrativa, con tutte le spese a carico dello Stato; b) contratto di assunzione, con spese di funzionamento e per i docenti a carico dello Stato, a condizione che i docenti abbiano gli stessi titoli dei colleghi statali; c) contratto semplice, con spese per il solo personale docente a carico dello Stato; d) contratto di massima libertà che non prevede alcun contributo.

Dove il diritto alla parità tra scuola statale e scuola non statale è stato e viene tradito è in Grecia e in Italia. Qualche dato sulla situazione italiana. Nel 2012-13 il totale degli studenti iscritti era di 8.943.701, di cui 7.763.964 iscritti alla scuola statale e 1.036.403 iscritti alla scuola paritaria. Nell’anno 2013-14 gli studenti frequentanti la scuola in Italia ammontavano a 8.882.905, con 7.746.270 iscritti alla Scuola statale e con 993.544 iscritti alla scuola paritaria (di questi iscritti alla scuola paritaria 667.487 sono alunni delle scuole cattoliche). Nei due anni scolastici 2012-13 e 2013-14 la spesa per ogni allievo della scuola statale è stata rispettivamente di 6.411,16 e 6.414,57 euro; mentre il contributo medio dello Stato per ogni alunno della scuola paritaria è stato rispettivamente di 481,47 e di 497,21 euro: una autentica elemosina. E nel frattempo, in questi anni di crisi economica, molte famiglie, non potendo permettersi di pagare la retta, sono state costrette a ritirare il proprio figlio dalla scuola paritaria e iscriverlo alla scuola statale, con la conseguente chiusura di scuole non statali, anche di grande prestigio. Tra il 2012-13 e il 2014-15 si sono perse 349 scuole e 75.146 alunni delle scuole paritarie e 423 scuole e 48.066 alunni delle scuole cattoliche.

In Italia la scuola libera è solo libera di morire. E mentre non ci sono manifestazioni sindacali, occupazioni di scuole o convegni sulla scuola in cui non si lanciano slogan contro la scuola paritaria che succhierebbe risorse a scapito delle scuole statali, non ci si rende conto che le rette pagate dalle famiglie che iscrivono i loro figli alla scuola paritaria fanno risparmiare allo Stato circa sei miliardi di euro ogni anno. E, dunque, è la scuola paritaria a danneggiare la scuola statale, oppure è una politica cieca e irresponsabile di destra e di sinistra intossicata di statalismo – a danneggiare sia la Scuola statale che quella non statale?

Da più parti, e sino al fastidio, si è ripetuto e si ripete che le scuole private e segnatamente quelle cattoliche sarebbero luoghi di indottrinamento, a differenza delle scuole statali viste sempre come centri di costruzione di menti critiche. È chiaro che siamo di fronte a un’accusa generica e genericamente infamante. Insegnanti critici si trovano in scuole statali e in scuole non statali; così come guarnigioni di insegnanti dogmatici si trovano in scuole statali e non statali. Solo che dagli insegnanti dogmatici delle scuole statali, le famiglie, che non hanno la possibilità di mandare i propri figli in altre scuole, non possono facilmente difendersi. E che il dogmatismo abbia costituito una malattia grave di tanti docenti, soprattutto negli anni passati, è testimoniato dall’estesa diffusione di non pochi libri di testo per esempio, di filosofia, di letteratura, di storia non costruite di certo da menti scientifiche, aperte, capaci di dubbi e problematiche, libri di testo che non hanno sicuramente contribuito a formare menti critiche.

Altra obiezione, questa volta da parte di un noto giurista italiano: la Scuola deve rimanere saldamente e totalmente nelle mani dello Stato a motivo del fatto che sarebbe soltanto la scuola pubblica in grado di garantire la formazione del cittadino. Ed ecco la replica di Angelo M. Petroni: «La tesi è semplicemente falsa sul piano descrittivo (qualcuno può pensare che il cittadino inglese formato ad Eton sia peggiore del cittadino italiano formato nel migliore liceo statale italiano?). Ma evidentemente è ancora più inaccettabile sul piano dei valori liberali. Dietro di essa vi è l’eterna idea dello stato etico, di uno Stato che ha il diritto di formare le menti dei propri cittadini/sudditi, sottraendo i giovani alle comunità naturali e volontarie, prime tra le quali quella della famiglia».

Ma a difesa del monopolio statale nella gestione della scuola si trova schierato un battaglione di laici statalisti anticlericali convinti che le scuole a orientamento confessionale costituirebbero un pericolo per la democrazia in quanto centri di formazione di menti acritiche, dogmatiche. Quindi: via le scuole dei preti dal territorio della Repubblica! Aveva ragione Albert Einstein a dire che è più difficile distruggere un pregiudizio che disintegrare l’atomo.

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19 commenti a Scuola paritaria, come rispondere ai rossi statalisti

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  1. lorenzo ha detto

    Il vero grosso problema della scuola statale è che prioritario non è l’insegnamento ma il posto di lavoro.

  2. Pippo ha detto

    pensare che nella laica ed anticlericale Francia gli stipendi degli insegnanti delle scuole private sono pagati dallo Stato dà la misura del livello miserrimo della situazione italiana, dove, e questa è la cosa più grave, una parte del mondo cattolico (e sappiamo bene quale) si è venduta allo statalismo. Se dalla sera alla mattina le scuole cattoliche decidessero di chiudere voglio vedere quel fiorellino della Fedeli, con il diploma della terza media, come risolverebbe il problema.

  3. Gianfranco ha detto

    Lo scoglio invalicabile rimane l’art. 33 della Costituzione, che gli anticlericali brandiscono come una clava citando solo “il senza oneri per lo Stato”. Tralasciando che, sempre per lo stesso articolo, la legge deve assicurare alle scuole private piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
    Una giusta legge dovrebbe consentire ai genitori degli alunni della scuole private di detrarre dalle tasse una parte consistente delle rette. Quale partito politico si impegnerà per questo?

  4. sara ha detto

    Il maestro di una volta era un educatore che svolgeva il suo “mestiere” per missione o vocazione.

    Oggi l’insegnante ha perso molto di cio’ per cui e’ nato. Un insieme di prodotti ben assemblati improntati sull’efficienza piu’ che sull’efficacia e sulla quantita’ piu’ che sulla qualita’.

    Cosicche’ l’alunno diviene raramente il centro dell’interesse e la scuola un modo come un altro di inculcare nozioni secondo pensieri preimpostati.

    • lorenzo ha detto in risposta a sara

      Il maestro di una volta era un educatore…
      Il maestro di oggi, se non si adegua al politicante corretto, deve essere rieducato…

    • Sophie ha detto in risposta a sara

      La dolcezza dei bambini compensa l’affanno che spesso abbiamo noi insegnanti. Sentirti dire che sei bellissima, che sei gentile, ricevere in regalo un disegno con un cuore, avere un bambino in classe che ti corre incontro per abbracciarti o che non smette di darti baci sono soddisfazioni, specialmente in periodi in cui vedi tutto nero. Mi dispiace non essere mamma a volte…

      • lorenzo ha detto in risposta a Sophie

        Spero non ti abbiano non ferito la parole che ho scritto sopra.
        Quando però leggo che “La dolcezza dei bambini compensa l’affanno che spesso abbiamo noi insegnanti”, mi convinco sempre più che, ultimamente, la riforma della scuola è nelle mani di dilettanti che guardano solamente al piccolo tornaconto politico immediato.
        Sperando che qualcuno mi smentisca, credo che l’ultima grande riforma fatta in Italia finalizzata ad una scuola con al centro il futuro degli studenti sia stata la riforma Gentile.

      • sara ha detto in risposta a Sophie

        Sono una Insegnante di scupla materna anche io.

        Ho studiato in un istituto di suore con il vecchio sistema dell’insegnante unico…

        Dove esistevano i dettati, i temi e dove alle superiori esistevano i dibattiti aperti nelle ore di Religione e Filosofia.

        Sinceramente a vedere il sistema attuale mi viene sa piangere.

        Tutto schematizzato e ridotto a quiz.

        Poi ci si lamenta che stiamo sfornando ” asini”.

        • Sophie ha detto in risposta a sara

          Sono pienamente d’accordo. Da quanto sei di ruolo?

          • sara ha detto in risposta a Sophie

            Magari fossi di ruolo!…ho lavorato degli anni per una scuola paritaria, poi coi figli ho fatto la scelta di stare con loro :-).

            • sara ha detto in risposta a sara

              Ps: E nn me ne pento!

              Ma ricordo gli anni di insegnamento come una esperienza bellissima, quante emozioni. Ricordo tutti i bambini che ho seguito. Mi divertivo tantissimo con loro. Adesso il mio ruolo e’ un altro ma il mondo dei bambini resta un fascino per me.
              Ritengo l’insegnamento uno dei lavori piu’ gratificanti che ci siano.

              • Sophie ha detto in risposta a sara

                Dio benedica te e i tuoi figli allora! Se sei felice vuol dire che hai fatto la scelta giusta. In questi tempi così difficili, dove la società tende più a diseducare che a educare bisogna stare parecchio dietro ai bambini. Hai dovuto studiare molta pedagogia pure tu a scuola?! Io sono ancora precaria e faccio supplenze nella scuola dell’infanzia, scuola primaria, su sostegno… purtroppo supplenze di educazione motoria ancora riesco a farle, ma sto facendo dei corsi per aumentare il punteggio in graduatoria.

  5. Michele ha detto

    Discorso vero quello di Antiseri, ma nonostante questo i laicisti preferiranno non vedere e continuare a spendere di più. Questo per dire che va bene l’esperienza di altri paesi, ma non possiamo pensare che lo stato ci darà qualcosa (anche questo in fondo è statalismo). Dobbiamo essere noi in prima persona a farlo, a sostenere le scuole cattoliche, eventualmente tramite associazioni per tale scopo. Probabilmente ce ne sono già, altrimenti è il caso di cominciare seriamente a pensarci.

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