Troppo affidamento alla scienza? Ecco i limiti del naturalismo filosofico

Scientismo«Io sono una persona di scienza e prove. La verità può essere determinata solo empiricamente, e la scienza è l’unico modo per conoscere veramente la verità». Questa è una tipica affermazione di che intende “far la gara” tra le varie forme di pensiero, specialmente per denigrare la conoscenza della realtà tramite il metodo della fede. C’è infatti una differenza tra metodo scientifico (un processo razionale basato su test ed esperimenti) e scientismo (un impegno irrazionale di naturalismo filosofico). I naturalisti filosofici si rifiutano di prendere in considerazione come spiegazione per gli eventi che osservano qualsiasi cosa al di fuori del mondo naturale e usano i metodi della scienza applicandoli a qualunque aspetto della realtà umana.

Come ha spiegato Papa Francesco, «lo scientismo e il positivismo si rifiutano di ammettere come valide forme di conoscenza diverse da quelle proprie delle scienze positive», in questi casi «non è la ragione ciò che si propone, ma una determinata ideologia, che chiude la strada ad un dialogo autentico, pacifico e fruttuoso».

1) L’apologeta americano J. Warner Wallace ha recentemente osservato che chi divinizza la scienza per screditare le altre forme di pensiero si sta anche contraddicendo: «Quando le persone dicono che “la scienza è l’unico modo per conoscere davvero la verità” bisognerebbe semplicemente chiedere loro se “sanno” che questa affermazione è vera. Se la risposta è affermativa, si dovrebbe chiedere loro come la scienza li ha aiutati ad arrivare a questa conclusione. Si scoprirà che l’affermazione “la scienza è l’unico modo (o il modo migliore) per conoscere la verità” non può essere verificata dalla scienza! Questa affermazione è una proclamazione filosofica che sfida la stessa affermazione». La contraddizione vale per tutti i tentativi di citare la scienza a proprio supporto per delegittimare la fede o le credenze degli altri.

2) Ma ci sono altri “guai” per gli scientisti: un eccessivo affidamento alla scienza è anche fortemente limitante, ci sono infatti tantissime verità su cui la scienza non può intervenire per dimostrarle come vere o come false, oltre alle verità metafisiche. Ci sono le verità logico-matematiche, ad esempio, che devono essere accettate come presupposti fondamentali prima di impegnarsi in qualsiasi studio scientifico, precedono la stessa scienza. Ci sono le verità morali ed etiche: la scienza non può dirci ciò che è moralmente virtuoso, non potrà dire nulla sull’autenticità dell’onestà, dell’amore, dell’amicizia, tanto meno potrà dimostrarne l’esistenza. Eppure per noi sono cose vere e verificate, più vere che nemmeno l’eliocentrismo o la forza di gravità. Esistono anche le verità estetiche, la scienza non potrà aiutarci a determinare o giudicare ciò che è bello e ciò che è brutto, nemmeno potrà spiegare perché ci piace o non ci piace qualcosa esteticamente. Infine ci sono anche le verità storiche che non sono soggette alla ripetibilità, principio fondante del metodo galileiano.

Se vogliamo davvero respingere tutte le categorie di verità che non possono essere determinate o verificate scientificamente, allora dovremmo respingere anche le verità relative alla logica, alla matematica, alla morale, all’etica, all’estetica, alla storia e alla metafisica. Praticamente tutte le affermazioni più importanti su cui basiamo le nostre vite dovrebbero essere ignorate e definite come inaffidabili.

3) Infine, un eccessivo affidamento alla scienza è anche pregiudizialmente di parte. Lo si capisce bene se facciamo l’esempio dei miracoli: se le leggi e processi naturali possono spiegare il fenomeno, non c’è nessun problema da parte dei cristiani e dei credenti in generale, nessun miracolo è necessario alla fede e ben vengano le spiegazioni che dimostrano un falso prodigio. Se invece le leggi e i processi naturali non riescono a fornire una spiegazione adeguata ad un fenomeno e le prove indicano l’esistenza di qualcosa di soprannaturale, gli scientisti e i naturalisti sono costretti a censurare ed escludere l’intera categoria di spiegazione soprannaturale, prima ancora di determinare con certezza l’esistenza di qualcosa di soprannaturale.

Come ha concluso Warner Wallace, «si scopre così che il mondo cristiano ha la capacità di abbracciare le spiegazioni naturali senza rifiutare quelle soprannaturali, e viceversa. Un eccessivo affidamento alla scienza (descritto come “scientismo” o “naturalismo”) fa invece respingere pregiudizialmente qualcosa di soprannaturale prima ancora di cominciare a studiare una spiegazione. Quale di questi due approcci è più pregiudizievole? Quale è almeno tollerante della varietà di spiegazioni che sono a nostra disposizione? Un eccessivo affidamento sulla scienza ha purtroppo accecato la nostra cultura sulla ricchezza delle possibilità esplicative. Non c’è da meravigliarsi che molti post-illuministi abbiano tanta difficoltà a trovare quello che cercano veramente».

La redazione

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30 commenti a Troppo affidamento alla scienza? Ecco i limiti del naturalismo filosofico

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  1. La scienza è una cosa meravigliosa e indispensabile (infatti è uno dei linguaggi del Creatore) ma non potrà mai da sola dire se una qualcosa è bella, brutta, giusta o sbagliata.

    “le domande più importanti che le persone devono affrontare nella loro vita
    non sono suscettibili di soluzione con il metodo scientifico.”
    William T. Newsome – Neurobiologo

    “Chi crede ai miracoli lo fa perché ha delle prove a loro favore. Chi li nega è perché ha una teoria contraria ad essi.”
    Gilbert Keith Chesterton

  2. mario ha detto

    e aggiungerei un altro limite al pensiero qui descritto.
    chi lo pensa dovrebbe essere costretto a pensare che la libertà non esiste. quindi dovrebbe a rigore essere un “fan” dell’ inamovibilità del destino. infatti, sempre a rigore, nel concetto di libertà non “appare” mai in senso fenomenologico ( e quindi scientifico in quanto fenomeno constatabile e ripetibile) l’ evento che l’ atto di libertà ha escluso. esempio: se prendo una penna, e questo “indubitabilmente” avviene ( non questiono anche se potrei), non appare il “non prendere la penna”. quindi la mia libertà di prendere la penna era “monca”, unilaterale. scientificamente il “riprodurla” in senso opposto ( rimetto la penna li e non la riprendo più!) non risolve a-posteriori quel momento precedente in cui presi la penna ma potevo non prenderla.
    insomma chi, a rigore, valuta i fatti, deve necessariamente constatare che , rimanendo nell’ orizzonte dei fatti, non è MAI visibile l’ alternativa a come quei fatti si sono sviluppati. in sintesi, chi vede solo i fatti non può che credere ad un unico destino. della penna, come dell’ umanità.
    saluti

  3. Umberto P. ha detto

    Da agnostico non scientista condivido sicuramente con voi le riflessioni sulla limitatezza della scienza. Non sono uno di quelli che “la scienza risponde a tutto”. Sui 3 punti riportati, siamo di nuovo ad una fase di stallo: si può sempre affermare che un qualcosa è forse falso (“la scienza è l’unico modo di conoscere oggettivamente la realtà”), ma mai che qualcos’altro è sicuramente vero, cioè che Dio è necessario.
    Io non mi sognerei mai di dire che il metodo scientifico è l’unico modo di conoscere oggettivamente la realtà, perchè non posso dimostrarlo (ed il paradosso è valido), ma questo non toglie che tutti gli altri metodi appaiano soggettivi e non universalmente condivisibili. In poche parole, cosa ho risolto dicendo ciò? Mi rendo conto che magari il discorso è più indirizzato a quegli atei con fede incrollabile nella scienza. Sarebbe interessante sentire le loro obiezioni.
    E’ emblematico l’esempio dei miracoli: è vero che non bisogna escludere nessuna causa possibile in un evento inspiegabile, ma è anche vero che prima di fare una qualche affermazione che pretende di essere vera (“E’ un miracolo”) bisogna giustificarla senza incorrere in fallacie di tutti i tipi, cosa che avverrebbe sempre in circostanze in cui non possiamo dare una dimostrazione esatta.
    Sempre da agnostico, non posso accettare il discorso delle verità etiche ed estetiche, (non esiste il bello oggettivo, non esiste il giusto oggettivo), così come non posso accettare il paragone con la matematica, ed il motivo è chiarissimo: matematica (o geometria) e filosofia sono materie astratte. La matematica è uguale per tutti, la filosofia no. Svogliatezza dei filosofi?

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Umberto P.

      Credo che prima di tutto bisognerebbe tornare alla solita questione, ovvero come tu possa parlare di vero e di falso negando contemporaneamente una verità oggettiva, cioè che prescinde l’uomo. Dunque non solo per te, come scrivi, il bello e il giusto non esistono oggettivamente, ma nemmeno il vero. Per cui non potrai mai conoscere la realtà per quello che è, così come non puoi affermare la verità che la matematica è una materia astratta. Il vero è soggettivo, non oggettivo almeno per un agnostico.

      Un’altra cosa che noto è che tu un po’ snobbi i “metodi soggettivi”, come dire che la convinzione che tua moglie ti ami non sia poi così ragionevole.

      • Umberto P. ha detto in risposta a Paolo Viti

        Io credo che la verità esista, ma non sia conoscibile da noi poveri umani. Non ne abbiamo gli strumenti, possiamo dire “mi appare ragionevolmente vero”, ma diamo sempre per scontata la bontà dei nostri sensi. Non so se è agnostico o no, ma io penso così.
        Non snobbo i metodi soggettivi, li snobbo solo come strumento di conoscenza della realtà. Nella vita l’amore vuol dire tanto, e al tempo stesso è proprio la fase dell’innamoramento quella in cui sei meno lucido, meno capace di giudicare freddamente la tua relazione.

        • Paolo Viti ha detto in risposta a Umberto P.

          Se sei convinto che la verità esista non riesco a capire come poi tu ti possa definire agnostico rispetto all’esistenza della Verità.

          La fede è un metodo di conoscenza soggettivo eppure tu affermi che non è uno strumento per conoscere la realtà. Se ci fai caso è l’unico metodo che utilizzi per affrontare la realtà ogni mattina, quando mangi a colazione ti fidi del fatto che non ci sia del veleno all’interno e non fai certo un esame scientifico per assicurartene. Prendi la macchina e ti fidi che il meccanico l’abbia aggiustata bene, ti fidi degli altri automobilisti che sappiano guidare, ti fidi dell’ascensore che ti porta al tuo ufficio, ti fidi di chi ha costruito la sedia su cui sei seduto, ti fidi che tua moglie ti voglia bene davvero e non stia fingendo e così via. Il tuo unico metodo di conoscenza della realtà è quello della fede non quello della scienza, trovo abbastanza singolare che tu contemporaneamente lo stia snobbando come strumento di conoscenza.

          • Umberto P. ha detto in risposta a Paolo Viti

            Credevo fosse chiaro: non affermo che non esista la verità, affermo che non sia possibile conoscerla con certezza con i nostri mezzi limitati. L’obiezione che mi fai l’ho sentita tante volte di persona: certo che mi fido che non c’è veleno nel caffè. Come facciamo tutti, per ogni cosa che valuto, affibbio arbitrariamente un livello di possibilità che avvenga: “Il caffè è avvelenato” neanche ci penso, “se salgo sulla scala potrei cadere, quindi devo stare più attento”. Secondo questo principio, agli avvenimenti incredibili e non verificabili raccontati dalle religioni, che criterio di probabilità dovrei assegnare? Non è che se non ho la sicurezza che la mia fidanzata non mi faccia le corna, allora devo poter credere a tutto, compresi fantasmi, alieni, gnomi e qualsiasi cosa non sia dimostrabile

            • andrea g ha detto in risposta a Umberto P.

              Hai provato ad approfondire il messaggio del Cristo?
              Tra l’altro, Egli dice:
              “Chi rimane nelle mie Parole conoscerà la Verità, e
              questa Conoscenza lo renderà libero”.

          • Giustiniano ha detto in risposta a Paolo Viti

            Se sei convinto che la verità esista non riesco a capire come poi tu ti possa definire agnostico rispetto all’esistenza della Verità.

            Potresti spiegare il significato di questa frase? Perchè anch’io, dal mio agnosticismo, presuppongo come Umberto che esistanto verità e che comunque siano limitate alla nostra conoscenza, ma questo non implica il riconoscere che esista la Verità (con maiuscola), che come tutti sappiamo è uno dei nomi per definire il Dio cristiano. Io credo che tu confonda volutamente il concetto di verità con quello di Verità, cioè con il nome proprio di una divinità.

  4. Giustiniano ha detto

    Non mi convince molto il ragionamento di Wallace, vediamo il perchè:

    1) “divinizzare” la scienza è un’espressione poco felice, perchè starebbe a significare l’attribuzione alla scienza di proprietà trascendentali, la qual cosa verrebbe a creare un autentico ossimoro. Si potrà quindi notare in alcuni scienzati eccessiva fiducia nei propri metodi ma difficilmente potranno “divinizzare” le proprie pratiche, a meno che vogliano convertirsi in autentici stregoni e non credo che nessuno sia spinto a tanto.

    2) non ho sentito nessuno scienziato serio affermare che la filosofia, la morale, l’etica o l’estetica siano appannaggio della scienza. Ci sono semmai scienziati che hanno fatto giustamente notare, come fece Hawking a suo tempo, che in un momento di crisi della filosofia le domande vengono prevalntemente poste agli scienziati e quindi questi si trovano in un certo qual modo a supplire i filosofi. Il problema quindi non è dell’eccesso di scientismo ma piuttosto della carenza di filosofia.
    Altra questione non comprensibile in questo punto è quello sulle verità storiche, che ovviamente non sono assimilabili al metodo galileano ma sono comunque da considerarsi scientifiche, in storia infatti vige la regola della documentazione e della verifica delle fonti, metodo altrettanto affidabile della ripetibilità in laboratorio a cui ricorre abitualmente un chimico o un genetista.

    3) il discorso di Wallace sembra saltare un passo fondamentale: non è che se la scienza non sa spiegare un determinato fenomeno questo possa essere considerato di origine soprannaturale, anzi, l’esperienza verrebbe a dimostrare il contraio perchè nell’antichità si consideravano fenomeno soprannaturale una scarica elettrica, un terremoto, l’apparizione di un bolide in cielo e tanti altri eventi di cui non si conosceva l’origine. A contraddire la visione di Wallace sarebbe anche il fatto che più la scienza è avanzata e meno miracoli sono successi, oggi infatti i miracoli religiosi sono limitati a qualche guarigione spontanea. La scienza quindi, nel suo momento di massimo apogeo, non assiste a nessuna sospensione di alcuna legge fisica che la induca a pensare che vi siano miracoli, ma solo appunto guarigioni fuori dalla normale diagnostica, che però avvengono in egual misura in contesti religiosi diversi ed anche in contesti non religiosi, il miracolo rimane quindi oggi per la scienza prodotto dell’immaginario collettivo, fino a prova contraria ovviamente.

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Giustiniano

      Rispondo ai tuoi punti perché li trovo a loro volta poco convincenti:

      1) Divinizzare la scienza non significa attribuirle un potere trascendentale, ma aspettarsi da essa la verità che solitamente ci si aspetta da Dio. Forse si comprende di più se parliamo di idolatrare la scienza. Chiarito questo il primo punto rimane valido.

      2) Mi sembra che l’articolo spieghi un’altra cosa, ovvero che esistono verità al di fuori del campo scientifico e non sono meno verità di quelle che si testano in laboratorio. Non si parla di Hawking o di filosofia…per quanto riguarda le scienze storiche, il metodo galileiano prevede obbligatoriamente la ripetibilità del fenomeno. Le fonti non ripetono il fenomeno ma provano con un certo grado di probabilità un evento, ma non è un test galileianamente scientifico ma semmai probabilistico.

      3) Forse hai qualche comprensibile lacuna sui miracoli, infatti tutti quelli che sono stati considerati tali anche nei secoli passati sono stati confermati miracoli anche con l’approccio scientifico attuale. Dunque non ci sono “meno” miracoli oggi, ma quelli riconosciuti sono tutti stati confermati in quanto tali. Inoltre mi sembra che in questo caso tu stia appunto idolatrando la scienza facendola inoltrare nel campo metafisico: ci sono decine di eventi miracolosi che non trovano spiegazione scientifica ma anche se avvenisse tale spiegazione sarebbero comunque miracoli. Un esempio: se una persona passa centomila volte sotto ad un albero di mele e per centomila volte gli cade una mela in testa, la scienza spiega benissimo come questo accade ma quello rimane un “miracolo”. Ad esempio le guarigioni istantanee che sono avvenute a Lourdes dopo anni di malattia potranno anche essere in futuro spiegate dalla scienza, ma rimane il fatto che c’è stata la guarigione appena usciti dalla vasca di Lourdes. Il premio Nobel Alexis Carrel si convertì per questo. Comunque il terzo punto non parla di miracoli, ma del fatto che chi idolatra la scienza è una persona chiusa e di parte la quale giudica la realtà soltanto a partire dal suo schema, senza una ragione aperta.

      • Giustiniano ha detto in risposta a Paolo Viti

        1) sbagli, divinizzare significa attribuire qualità divine. Sappiamo poi che quanto abbordato dalla religione (etica, morale, ecc.) è perfettamente abbordabile anche dalla filosofia, quindi in questi casi la scienza non vorrebbe sostituirsi a Dio ma semmai alla filosofia. Nessuna divinizzazione quindi.

        2) non scopriamo l’acqua calda, se alcune vengono chiamate “scienze esatte” c’è un perchè…

        3) sui miracoli ti sfido a trovare negli ultimi dieci o venti anni un caso in cui la scienza ha certificato che in un determinato momento una legge naturale ha smesso di essere tale (ad esempio dell’acqua che risale un pendio, un arto che riscresce sotto gli occhi dei medici, un corpo celeste che interrompe il proprio moto…) Riguardo invece le guarigioni ti ho spiegato che avvengono in tutte le religioni ed anche al di fuori delle religioni, quello che quindi per te è un miracolo religioso per la scienza è una “remissione spontanea” e così viene riportata nei testi di medicina (mi sembra di ricordare un caso su 30.000 tumori diagnosticati, ma molti di più su quelli non diagnosticati. Questo ovviamente a tutte le latitudini e longitudini ed in tutte le culture).

        • Paolo Viti ha detto in risposta a Giustiniano

          Guarda credo che per il punto 1) possiamo semplicemente usare il buon senso, divinizzare è usato come sinonimo di idolatrare. Se hai voglia di confrontarti faccio appello al tuo buon senso. Chiarito questo il primo punto rimane valido.

          2) Credo che richiamare il termine ottocentesco di “scienze esatte”, coniato da Auguste Comte, sia un po’ fuori luogo. Dopo Popper è dura parlare di “scienze esatte”, sopratutto fa parte della retorica dello scientismo che vuole far prevalere la scienza alle altre forme di sapere. In questo caso sei caduto sul punto uno: le scienze esatte sono tali perché raggiungono la verità? Questa è un’affermazione filosofica, non scientifica.

          3) Apprezzo le tue spiegazioni ma non le ritengo convincenti, la scienza non può certificare un miracolo perché non è nel suo campo di applicazione. La scienza più volte ha dovuto definire un evento non scientificamente spiegabile che è il suo massimo punto di arrivo, spostare l’attenzione sui miracoli significa però uscire dal tema. La remissione spontanea ha dei limiti ben precisi (come è stato spiegato: https://www.uccronline.it/2014/03/10/una-scienziata-atea-certifica-un-miracolo/) ed è abbastanza curioso che una malattia scompaia improvvisamente guarda caso appena usciti dalle piscine di Lourdes dopo anni di degenza. Anche se fosse remissione spontanea rimane comunque un miracolo e non si potrebbe dimostrare che questa remissione non è indotta da una sovrannaturalità.

          • Licurgo ha detto in risposta a Paolo Viti

            Oggi si preferisce infatti parlare di ‘scienze dure’ e ‘scienze molli’.
            Il concetto di ‘esatto’ non appartiene più al lessico concettuale della scienza odierna.

            • Paolo Viti ha detto in risposta a Licurgo

              Effettivamente non lo sentivo dire da decenni, mi sono informato sulle enciclopedie e fanno riferimento a “scienza esatta” come un anacronistico termine del positivismo ottocentesco.

          • Alèudin - preghierecorte ha detto in risposta a Paolo Viti

            @giustiniano

            se vuoi un miracolo “spettacolare” informati sul Miracolo del sole di Fatima, avvenuto davanti a decine di migliaia di persone credenti, atei, agnostici e pure da gente a km di distanza che non ne sapeva nulla, tra l’altro tale miracolo era anche stato annunciato prima, pure la stampa atea anticlericale ha dovuto prenderne atto.

            Ricordiamo comunque che il miracolo più grande è la conversione.

          • Giustiniano ha detto in risposta a Paolo Viti

            1) concordo, “idolatrare” sarebbe un po’ più consono che “divinizzare”, in ogni caso l’eccesso di fiducia che alcuni scienziati (quali poi?) riporrebbero nella scienza sarebbe al limite una forma di materialismo ortodosso, difficile quindi vedervi paragoni con qualsiavoglia forma trascendentale, per questo ho detto che mi sembrava un’espressione poco felice.

            2) anche il parlare di positivismo in questa maniera riporta a visioni ottocentesche, infatti tale corrente va collocata nella propria epoca, quando la disciplina metafisica era considerata verità quasi fattuale, quindi è comprensibile che ciò che si contrapponeva a questa assumesse gli stessi toni contundenti, era lo spirito dell’epoca. Oggi le cose sono ovviamente cambiate e Wallace non sembra però tenerne in conto.

            3) l’esempio che hai portato è quello di una remissione spontanea, fenomeno che ho descritto nei commenti precedenti. Nessun’acqua che risale un pendio quindi, nessun arto che riscresce sotto gli occhi dei medici e nessun corpo celeste che interrompe il proprio moto: questo genere di avvenimenti sarebbero esempi dove la scienza potrebbe veramente certificare la sospensione di una legge fisica, ma negli ultimi anni non si è neanche vista l’ombra di qualcosa di simile.

            • Paolo Viti ha detto in risposta a Giustiniano

              1) Effettivamente sono d’accordo con te, sarebbe meglio utilizzare idolatrare perché divinizzare può essere frainteso. Lo scientismo è portato avanti proprio da quel numero di scienziati che fanno completo affidamento alla scienza per qualunque cosa, i new atheist sono l’esempio classico: Dawkins, Dennet, Odifreddi, Harris, Atkins ecc.

              2) Siamo andati un po’ fuori tema: nel punto due però Wallace non parla di positivismo, ma spiega che la realtà è fatta di tante altre verità su cui la scienza non ha nulla da dire. Se ho capito bene su questo non hai nulla da obiettare…

              3) E’ vero che nessun prodigio di questo tipo si è verificato ma spero che non si verifichi mai, altrimenti tanto vale che Dio si riveli completamente e non attraverso gli esempi che elenchi tu. Invece ogni miracolo lascia sempre una parte di buio per chi non vuole credere e una di luce per chi vuole credere, non si può affrontare la questione dei mriacoli senza tenere in conto l’estremo rispetto di Dio per la libertà dell’uomo: la sua dimostrazione palese violerebbe la libertà umana e obbligherebbe l’uomo a credergli. Per fortuna non si è mai vista l’ombra di miracoli del genere e nemmeno è nelle intenzioni di Dio! In ogni caso il punto 3) parla di altro, ovvero che chi non crede ai miracoli in nome della scienza è pregiudizievole invece chi vi crede è libero pensatore perché non serve alcun miracolo per credere mentre basta crederne ad uno per smettere di essere atei.

              • Giustiniano ha detto in risposta a Paolo Viti

                Wallace commette l’errore di tanti teisti perchè parla di metafisica quando dovrebbe citare la filosofia in generale, infatti etica e la morale sono perfettamente abbordabili anche al di fuori del campo metafisico. Ribadisco poi quanto detto all’inizio, non conosco esempi di scienziati (neanche Dawkins, che in realtà è un divulgatore) che affermino che oggi solo la scienza si può occupare degli argomenti trattati dalla filosofia. Aggiungo però un’ultima cosa: non vedo male che lo scienziato tragga e faccia pubbliche le proprie conclusioni filosofiche dalle scoperte scientifiche a cui va incontro, anzi, lo scienziato-filosofo è un modello che ha funzionato bene fino al tardo seicento e poi c’è stata una separazione dei ruoli per la crescente specializzazione richiesta da discipline sempre più complesse. Un ritorno all’indietro dalla iper-specializzazione che invece viviamo oggi la vedo invece di buon occhio, perchè restituirebbe all’uomo di scienza, ma anche a quello di cultura, una dimensione più umana e una visone più globale, e quindi completa, della realtà.

                Sui miracoli bisognerebbe fare una parentesi a parte, però vale quanto detto prima: la scienza non ha mai osservato la sospensione di alcuna legge naturale e quindi per la scienza i miracoli non esistono. Se lo scienza un giorno svelerà i meccanismi perchè avvengono le remissioni spontanee, alla religione non rimarranno più miracoli da sbandierare. Questo lo stato di fatto delle cose attualmente.

                • Paolo Viti ha detto in risposta a Giustiniano

                  Ho riletto l’articolo di Wallace ma lui non parla affatto di metafisica, parla invece di filosofia soltanto per quanto riguarda il primo punto in cui dice che l’affermazione “la scienza è l’unico modo di raggiungere la verità” è un’affermazione filosofica, dunque autoconfutante. Perciò non capisco sinceramente la tua obiezione.

                  Concordo invece sul divincolarci dall’eccessiva iperspecializzazione attuale, confermo infatti che i primi scienziati moderni (quasi tutti cristiani) si definivano filosofi, credo che per fare buona scienza bisognerebbe sempre avere una base filosofica. Purtroppo ho letto tante dichiarazioni dei new atheist contro la filosofia, Odifreddi lo ripete in continuazione nei suoi libri (giusto per citare un caso italiano).

                  Affermare che per la scienza i miracoli non esistono è un’ovvietà, la scienza è uno strumento usato dall’uomo con un campo di applicazione ben limitato. Il miracolo è meta-fisico dunque è oltre le possibilità della scienza. E per essere miracolo non c’è nemmeno bisogno di sospendere le leggi naturali, la guarigione che ha convertito Alexis Carrel non ha sospeso alcuna legge naturale. Infine, come già spiegato, la religione cattolica può benissimo fare a meno dei miracoli e “sbandierarli” non è proprio il suo mestiere. Per quanto riguarda la remissione spontanea è un fenomeno ben presente all’equipe scientifiche che studiano i miracoli (credenti e non), tuttavia ha dei limiti ben precisi di verificabilità e non è certo la scienza che potrà chiarire se la remissione della malattia è stata spontanea oppure indotta da un miracolo. Insomma lascerei perdere questo argomento e punterei su altro per cercare di giustificare la pregiudizievole chiusura alla realtà, al contrario della sbandieratà libertà di pensiero.

                  A conclusione del nostro confronto rilevo che i tre argomenti di Wallace rimangono validi e le tue obiezioni, come avevo intuito, non hanno avuto la forza di negarli o confutarli.

                  • Giustiniano ha detto in risposta a Paolo Viti

                    Come no… parla di “verità metafisiche che non possono essere determinate attraverso l’uso della scienza”.

                    Riguardo ai miracoli invece non si può cambiare definizione ad ogni giro di boa perchè se leggo “…e le prove indicano l’esistenza di qualcosa di soprannaturale” ma poi sappiamo che le remissioni spontanee delle malattie non sono “prova” che sia avvenuto qualcosa di soprannaturale, significa che c’è qualcosa che non torna nel ragionamento fatto.

                    • Paolo Viti ha detto in risposta a Giustiniano

                      Si ma cita la metafisica in un passaggio, come hai letto parla delle verità non scientifiche in generale.

                      I miracoli non sono soltanto guarigioni, sono manifestazioni di ogni tipo sulle quali la scienza ha affermato di non avere una spiegazione. Come ha spiegato questa scienziata atea, le remissioni spontanee sono considerate nello studio delle guarigioni e tuttavia si certifica che si è in presenza di un miracolo: https://www.uccronline.it/2014/03/10/una-scienziata-atea-certifica-un-miracolo/

                    • Giustiniano ha detto in risposta a Giustiniano

                      Wallace parla di metafisica ed anche il post lo fa e sappiamo bene che è argomento ricorrente quando si tratta del problema dello scientismo o del rapporto tra scienza e fede, non capisco perchè vuoi negarlo.

                      La parola “miracolo” non appare in nessun libro di medicina, mentre la questione delle remissioni spontanee è abbordata in moltissimi testi. Poi un medico può riferirsi alla parola “miracolo” come un successo molto strano e allo stato di fatto non spiegabile, esattamente come se un giorno ti dimenticassi il portafoglio a casa e ti ritrovassi con una banconota da 100 euro per strada, lo chiameresti sicuramente “miracolo”, ma tu sai bene che il miracolo religioso è completamente un’altra cosa. Nel testo si parla comunque di “prove” di eventi soprannaturali e queste prove nessuno oggi è riuscito ad apportarle, questa è la verità.
                      Altro errore che fai è affermare che i miracoli “sono manifestazioni di ogni tipo sulle quali la scienza ha affermato di non avere una spiegazione”, perchè allora torniamo al punto iniziale cioè che allora l’uomo dell’antichità attuava razionalmente quando definiva “miracolo” un fulmine, un terremoto o l’apparizione di un bolide in cielo.

                    • Paolo Viti ha detto in risposta a Giustiniano

                      Mi sembra ti averti suggerito che Wallace cita si la metafisica, ma nel punto da te contestato parla anche delle verità etiche, storiche ed estetiche. Non sono io che voglio negare che parli di metafisica (e perché mai?) ma mi sembra che sia tu che non riesci ad avanzare obiezioni valide alla tesi di Wallace.

                      Sarebbe strano se il miracolo apparisse in un libro di medicina, come già spiegato la scienza ha un campo di applicazione limitato e i miracoli sono fuori dalla sua portata, così come le verità etiche ed estetiche. Una guarigione spontanea potrebbe essere un’incredibile guarigione da una malattia durata anni subito dopo il viaggio a Lourdes nel quale si è appunto chiesta la guarigione, tuttavia questo rimarrebbe un miracolo. Mi sembra una forma di riduzionismo ridurre i miracoli alle guarigioni fisiche e, sopratutto, liquidare il tutto con le guarigioni spontanee…è un altro esempio di come lo scientista sia razionalmente chiuso e pregiudizievole perché può solo negare a prescindere i miracoli, al contrario dell’apertura mentale del cristiano che può anche far a meno dei miracoli.

                      Rispetto al mio presunto errore: ribadisco che tutti i miracoli riconosciuti tali dalla Chiesa cattolica sono stati ristudiati tramite le attuali conoscenze medico-scientifiche e sono stati confermati come inspiegabili scientificamente e teologicamente riproposti come miracoli.

                    • Giustiniano ha detto in risposta a Giustiniano

                      Mah… veramente non ti capisco, prima dici che l’autore non voleva scrivere “divinizzare” ma “idolatrare”, la qual cosa oltretutto non sposta di molto il concetto, perchè indica comunque presupporre proprietà trascendentali alla scienza.
                      Poi dici che non si è parlato di metafisica quando chiunque può leggere nel post di una serie di branche “….oltre alle verità metafisiche”, che alcuni scienziati non meglio precisati vorrebbero come branche della scienza stessa.
                      Sui miracoli ancora non si è capito quali siano queste “prove”, in quanto non sei riuscito a fare un solo esempio di sospensione di leggi naturali e quando abbiamo già riconosciuto che la remissione spontanea di una malattia avviene secondo una casistica omogenea in tutte le religioni e anche fuori dai contesti religiosi e quindi non è possibile ricondurla alla volontà espressa di una divinità in particolare. Fai intendere infatti che la scienza non può indagare i miracoli però al contempo può dichiararli tali in quanto questioni non risolte dalla scienza stessa. Poi ovviamente non sai rispondere al fatto se allora dobbiamo ritenere razionale il comprtamento dell’uomo dell’antichità quando definiva “miracolo” un fulmine, un terremoto o l’apparizione di un bolide in cielo.
                      L’unica cosa certa è che hai cercato di controbattere per partito preso, però senza controbattere un bel niente, anzi, mettendo ancor più in risalto la mancanza di coerenza di un certo ragionamento. Sicuro che metterai la tua ennesima e vana replica, io non proseguirò oltre perchè chiunque può notare che dopo svariati commenti non hai contestato in nessun modo neanche una delle questioni che ho posto all’inizio.

            • Alèudin - preghierecorte ha detto in risposta a Giustiniano

              @Giustiniano

              sai se un non vuole, non vuole, cade a fagiuolo la lettura di ieri:

              “… neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi.”

              Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,19-31.

              • Giustiniano ha detto in risposta a Alèudin - preghierecorte

                Negli ultimi anni non si è presentato niente di simile agli esempi che ho proposto. Avvenisse qualcosa del genere ti assicuro chi chiunque verrebbe persuaso, fino a quel giorno però, ai miracoli crederà solo chi avrà voglia di crederci.

  5. cicapiamo? ha detto

    E allora perché titoli come questo: «Lo psichiatra P.R. McHugh «Cambiare sesso? Per la scienza è un disturbo»?
    Perché quando serve anche il naturalismo è scienza?

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