La verità sui Borgia, al di là della leggenda nera

Cop_LeggendaNeraPapaBorgiaTornano i Borgia in televisione, ma è soltanto la riproposizione della leggenda nera, priva di ogni evidenza storica e degli aspetti decisamente positivi del pontificato di Alessandro VI.

In onda su La7 la serie è quella creata da Neil Jordan e si concentra su quel che vuole la vulgata: corruzione, minacce, omicidi e veleni. Lo stesso Jordan tuttavia ha riconosciuto che «i Borgia furono vittime di cattiva pubblicità, storia raccontata a posteriori proprio dai seguaci del cardinale della Rovere. Li dipinsero peggiori di quel che furono. Certo non erano santi. Ma uomini e donne della loro epoca». Dunque le falsità trasmesse non sono per ignoranza storica, ma per semplice ideologia anticattolica.

Un duro articolo è arrivato da Franco Cardini, ordinario di storia presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (Sum), il quale ha spiegato che fu Elisabetta I, figlia di Enrico VIII (fondatore dell’anglicanesimo) ad «inventare in un sol colpo due “Leggende nere” destinate a durare nel tempo: quella contro la Spagna cattolica rea di ogni infamia e quella contro il papato eterno nemico di qualunque verità e libertà. I protestanti hanno bruciato molte più streghe dei cattolici ma ancora oggi nelle nostre scuole si continua a insegnare che uniche e responsabili di quei massacri furono la Chiesa e l’Inquisizione»

Il prof. Cardini parla di “polpettone televisivo”: «sangue e sesso nel XV-XVI secolo: che volete di più? Con i soliti luoghi comuni, in parte puramente calunniosi, in parte spezzoni di verità cronistica montati alla rinfusa e cuciti insieme per squadernarci davanti una storia vista dal buco della serratura, tutta vizio prepotenza e intrighi, in cui non ci si cura affatto di situare quel che si narra nel contesto degli eventi e nel quadro socio culturale del tempo». Le vicende del papato di Alessandro (Rodrigo Borgia) e della morte di Lucrezia sono state criticate a lungo (giustamente o meno), i protestanti vollero usarli come e­sempio della corruzione di Roma, aggiungendo le fantasie più perverse contro Alessandro VI:  incontinenza sessuale, simonia, ince­sto con la figlia Lucrezia, omicidi politici e tor­ture inflitte.

Papa Borgia non fu certo un modello di virtù e non fe­ce onore all’altissima di­gnità cui fu chiamato, ma nemmeno fu quello che viene detto di lui. Era incline alla lussuria, ma anche molto devoto alla Madonna, alla preghiera, quando i reali spagnoli decisero il primo pogrom della storia, lui non fece mancare agli esuli ebrei ospitalità. La sua elezione urtò le a­spettative della potente Francia e da subito vennero fatte circolare maldicenze (simonia ecc.), comin­ciando da Francesco Guicciardini, politicamente av­verso al partito catalano del Borgia. Il nepotismo fu presente, ma nel Quattrocento era pratica comune, ci si preferiva circondare di persone fidate. I catalani Borgia, spiega Mario Iannacone recensendo il volume La leggenda nera di Papa Borgia (Fede&Cultura 2009) di Lorenzo Pingiotti, insidiavano le grandi famiglie baronali romane degli Orsini, Colon­na, Savelli e Caetani, e questi contrattaccarono producendo libelli, calunnie, comprendenti omicidi e orge licenziose.Borgia

Nessuno storico, in ogni caso, sostiene più le accuse di incesto e ricorso al veleno per risolvere controversie politiche. Alessandro VI fu più principe che pastore e non è certo una novità, tuttavia gli va riconosciuta una lungimiranza teologica e disciplinare. Lo ribadisce il prof. Cardini, citando una bella pubblicazione scientifica dell’Istituto storico italiano per il Medioevo. Eppure, si lamenta, «nel polpettone televisivo scompare qualunque altro aspetto. Papa Borgia fu un uomo del suo tempo ma anche un papa straordinario: avviò la riforma degli ordini religiosi, mostrando di aver compreso i mali della Chiesa del tempo (quelli che avrebbero condotto alla rivolta di Lutero); sistemò la contesa ispano-portoghese dopo la scoperta del Nuovo Mondo, imponendosi per una versione equilibrata del problema». 

Alessandro VI, ha proseguito Cardini, «fu uno statista accorto che, riordinando l’amministrazione, le finanze e l’istituzione dello Stato della Chiesa e ponendo fine a molti abusi, dette da competente un energico impulso agli studi di diritto canonico, necessario per il riordino della gerarchia; fu paziente perfino dinanzi agli attacchi di Gerolamo Savonarola, che infatti fu vittima degli odii delle fazioni fiorentine più e prima che della sua volontà».

Nella fiction non si parla nemmeno della seconda parte della vita di Lucrezia, intensa e ricca spiritualmente, con diverse «prove di generosità e di autentica pietas religiosa che sono state sottolineate da un’altra studiosa, Gabriella Zarri. Infatti Lucrezia morì nella fede, terziaria francescana e amica dei poveri». Qui la descrizione della vera morte di Lucrezia. Nella serie televisiva, conclude Cardini, «tutto viene macinato e sepolto nella valanga di luoghi comuni e calunnie, che per giunta — c’è da giurarci — saranno salutate come oro colato da un branco di teledipendenti. Dal semplice punto di vista storico, la fiction è un colabrodo di errori e di sciocchezze» (l’elenco di errori è presente anche su Wikipedia).

Lo storico Mario Dal Bello ha recentemente pubblicato il saggio divulgativo “I Borgia. La leggenda nera” (Città Nuova 2012), il quale ha spiegato che la leggenda nera nasce perché «i primi a raccontare la vicenda dei Borgia furono essenzialmente i loro denigratori; perché a Lucrezia, colta (parla il latino) bionda e bella piaceva la vita mondana; perché a mettere in giro la peggiore delle maldicenze su di lei fu il suo primo marito, Giovanni Sforza».

 

43 commenti a La verità sui Borgia, al di là della leggenda nera

  • Controinformato ha detto:

    vabbé, tuttavia non facciamo di un peccatore un santo

    • Penultimo ha detto:

      Anche il Santo è peccatore dunque non facciamo di Uomini solo Demoni o solo Santi.

    • Salvatore ha detto:

      Non mi sembra che sia questo l’intento, anzi è proprio scritto: “Papa Borgia non fu certo un modello di virtù e non fe­ce onore all’altissima di­gnità cui fu chiamato, ma nemmeno fu quello che viene detto di lui.”

      • Controinformato ha detto:

        vabbé puoi ridimensionare le sue malefatte quanto vuoi ma resta un pessimo modello come pontefice

        • Salvatore ha detto:

          Ti ripeto che è proprio quello che è scritto nell’articolo: “Papa Borgia non fu certo un modello di virtù e non fe­ce onore all’altissima di­gnità cui fu chiamato, ma nemmeno fu quello che viene detto di lui.”

        • enrico ha detto:

          @ Controinformato

          Pensi un pò che il primo Santo della storia è un ladrone.
          Lo dice il Vangelo.

          • Emanuele ha detto:

            …Non ci avevo pensato, grazie!

            P.S.
            Però nel caso del Buon Ladrone c’è un sincero pentimento e l’accettazione della sua pena… Una confessione pubblica perfetta fatta davanti a nostro Signore. non so se Alessandro VI si sia mai pentito sinceramente… solo Dio, che scruta nei nostri cuori puù saperlo.

            Conunque è giusto quello che dici: qualunque azione uno abbia commesso non impedisce alla misericordia di Dio di salvarlo e metterlo davanti a tanti ipocriti, “Beati gli ultimi”.

          • Alèudin ha detto:

            non solo ma il primo Papa, Pietro, era un testardo, vigliacco, insomma una persona normale.

            🙂

  • Fede ha detto:

    Quando parlando dei presunti crimini della Chiesa (come i decreti Teodosiani, il Summis Desiderantes Affectibus, il Malleus Maleficarum, il Romanus Pontifex, il Dum Diversas, il Concilio Lateranense IV, il Cum Nimis Absurdum, il Caeca et Obdurata, il Hebraeorum Gens, la Ab Extirpanda e tanti altri) chiedo ai miei interlocutori di “contestualizzare” i fatti e i documenti mi sento spesso rispondere che così facendo -ossia “contestualizzando”- affermo implicitamente “la relatività dei valori etici” che il cristianesimo dice essere assoluti, quindi cado in contraddizione… cosa ne pensate?

    • Francesco_ ha detto:

      Mi permetto di seguire la tua riflessione.

      Contestualizzare i fatti significa capire i mezzi (in senso lato) che i contemporanei di una certa epoca avevano per realizzare quei determinati valori.

      Esempio. La giustizia nell’alto medioevo non conosceva quelle che oggi chiamiamo “garanzie per l’imputato”. La Chiesa riuscì a mitigare questo stato di cose inducendo modifiche di procedure e leggi nel nome di quei valori immutabili(interessante l’articolo su questo sito in cui si cita il lavoro di uno storico che dimostra come l’inquisizione abbia “inventato” lo strumento processuale che conosciamo oggi come patteggiamento).

      Quindi in quel contesto (mutabile) quel risultato era il massimo che si poteva raggiungere nel perseguire i valori (immutabili) che si volevano difendere.

      Per farti un esempio più banale: Il mio bisnonno amava e stimava la mia bisnonna non diversamente da quanto io ami e stimi mia moglie. Ma la sua affectio maritalis (valore immutabile) era manifestata in forme codificate dal contesto culturale del suo tempo (valore mutabile) ed erano quindi diverse da quelle attraverso le quali io e mia moglie comunichiamo lo stesso genere di sentimento.

      In questo senso va inteso il procedimento di contestualizzazione nell’interpretazione storica.

    • Controinformato ha detto:

      l’unica cosa che penso è che mi serve un aggiornamento sulle leggende nere…

    • Semelets ha detto:

      Oltre a ciò che ha detto Francesco, puoi anche far presente ai tuoi interlocutori che con la contestualizzazione ciò che viene relativizzato non è il valore etico, ma la responsabilità del soggetto. In fondo è ciò che accade anche nei processi dei giorni nostri, quando si fanno valere le attenuanti per gli imputati: si cerca di contestualizzare il crimine, non per rimettere in discussione l’illiceità del reato, ma per giudicare la responsabilità dell’imputato.
      Nella contestualizzazione storica poi le cose sono ancora più complicate, perchè ciò che a noi può apparire stridente rispetto ai nostri canoni di giustizia, potrebbe non solo non esserlo per l’epoca considerata, ma essere addirittura un passo avanti se confrontato con l’epoca precedente, come ha esemplificato Francesco relativamente ai tribunali dell’inquisizione.
      Anche questo tipo di giudizio inoltre (valutare cioè se un’epoca storica sia progredita o regredita rispetto a un determinato valore) è possibile solo in una prospettiva non relativista, perchè in un’ottica relativista non ha senso parlare di progresso o regresso in campo etico.

  • filippo ha detto:

    Più che per pregiudizio anticattolico immagino che gli autori della serie abbiano usato gli stereotipi sui Borgia per rendere la serie più divertente. Anche una serie sui Tudor di qualche anno fa è stata criticata dagli storici per lo stesso motivo. Basta prendere queste serie per quello che sono: intrattenimento, per quelli a cui piacciono le porcate in costume, che non credo siano molto interessati alla vita di Lucrezia Borgia come terziaria francescana.

  • Eaglet ha detto:

    Ma soprattutto non si è parlato del fatto che, guarda caso, questa serie va in onda nel periodo in cui i cardinali si stanno riunendo a Roma per il conclave! In un attimo la gente comune potrà paragonare ciò che vede in tv con quello che immagina potrebbe accadere in conclave, e il giudizio finale non potrà che essere negativo per la Chiesa.

    • Controinformato ha detto:

      ma che ca**o dici?!?!
      fossimo 400 anni fa ti darei ragione ma i tempi mi sembrano alquanto cambiati dai tempi dei Borgia non trovi?
      Non tiriamo fuori complottismi dove non ce ne sono

      • EquesFidus ha detto:

        Questo giudizio mi par fuori luogo. In effetti, l’uscita di una serie dichiaratamente erronea ed anticlericale come “I Borgia” proprio in concomitanza di un evento di cruciale importanza come un Conclave non può essere ritenuta una mera coincidenza; esattamente come non può essere ritenuta una mera coincidenza quella di tentare d’imputare a certi principi della Chiesa (quali Dolan, che ricordo a tutti riesce tranquillamente a sostenere l’assalto laicista di Obama e dei liberali americani, chiamato qualche giorno fa a testimoniare in un processo per pedofilia) il reato di pedofilia (o comunque sia un qualche coinvolgimento) proprio in concomitanza del Conclave. Ciò è chiaramente fatto per screditare i cardinali ed il Soglio Pontificio, cercando di giungere ad un duplice scopo: da un lato presentare la Chiesa come organizzazione corrotta e da annientare ed osteggiare in ogni modo, dall’altro far eleggere un Papa debole e che ben si sottometta ai pruriti del mondo (o che abbia poca intenzione di prendere ferme posizioni contro i vizi e le blasfemie del mondo). Tuttavia, costoro ignorano il fatto che il Cristo è con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo, e che lo Spirito Santo ha sempre guidato (sì, pure ai giorni di Alessandro VI) la Barca di Pietro.

      • Lorenz ha detto:

        Concordo con EquesFidus. Controinformato non ho capito la sua reazione al commento di Eaglet; anche lei ha più volte notato e commentato afferando (giustamente)che spesso le persone tendono ad essere superficiali ed a fermarsi alla notizia senza approfondire adegutamente, prendendo per vere, false e (ripeto) superficiali ingiurie sulla Chiesa.

        Non mi pare proprio così fuori luogo (alla luce, aihmè, dei tanti pregiudizi ed insulti che oggi quotidianamente si leggono contro la Chiesa) che alcuni di coloro che vedranno tale serie penseranno (ovviamente sbagliando di grosso) che ieri come oggi la Chiesa sia un’istituzione corrotta, costituita da membri che dietro alle vesti religiose mascherano chissà quale lato oscuro prodotto dall’immaginazine
        anticlericale.

        • Controinformato ha detto:

          vabbé, fara solo un po’ di audience, nulla di più

          • Lorenz ha detto:

            Se lo dice lei… Certo, non dico che tutti quegli “sprovveduti” che guarderanno sta serie televisiva si convertiranno all’ateismo, ma conoscendo la superficialità e la maliziosità di alcuni, credo che questi possano prendere buona parte di quelle baggianate o esagerazioni per verità incotestabili di una (presunta ed infondata) corruzione dell’intera Chiesa. Poi, ovvio, non è che ci si dispera od allarma per una serie del genere, ma “la prudenza è la miglior virtù” diceva il duca d’alençon in Age of Empire II (eheh, era da tempo che volevo fare questa citazione; scuasate per l’attimo di degenerazione mentale).

      • Emanuele ha detto:

        Concodo con i due precedenti interventi…

        Mandare in onda una serie come “I Borgia” adesso ha lo scopo di fare pressione sul conclave tramite l’opinione pubblica. Il fatto che la serie va in onda su una tv non certo filoclericale la dice lunga.

        Inoltre, mentre le serie o film su figure positive (Giovanni Paolo II, Madre Teresa, Padre Pio, San Filippo Neri, etc.) di solito scatenano l’indignazione di UAAR & Co., queste serie antistoriche non provocano reazione, se non plausi, da chi si professa paladino dell’approccio scientifico.

        Ovviamente, in questo caso, l’accostamento tra la corruzione del ‘400 e presunti scandali recenti di corvi, vatileaks, etc., risulta automatico per molti ascoltatori.

        • StevenY2J ha detto:

          Personalmente – e parlo da non credente – ritengo che se un cristiano dovesse perdere la fede a causa di una fiction televisiva, la sua fede mi sembra già molto traballante a prescindere.

          Mi pare logico che tutte le serie tv sfruttino gli aspetti che richiamano maggiormente il pubblico. Nessuna fiction andrebbe presa per oro colato. Certamente, i produttori di una serie televisiva o di un blockbuster non si preoccupano certo di fare un’accurata ricostruzione storica, ma puntano a creare un grande spettacolo.

          Come sempre, ritengo che, in un panorama democratico e pluralistico, ognuno possa far sentire la sua voce e ne abbia pieno diritto. Peraltro, anche su Madre Teresa, ad esempio, ci sono forti dubbi circa i suoi metodi e le sue azioni ma se viene trasmessa una fiction sulla suorina di Calcutta non si può certo pretendere che ne descriva in modo completo sia le luci che le ombre.

          In caso contrario, si farebbero dei documentari o dei dibattiti, non delle fiction.

          • Emanuele ha detto:

            Il suo commento merita due risposte…

            Fede

            La fede, come tutte le virtù, deve essere allenata. Cerco di fare un paragone laico… la fede è come lo sport, se ci si allena, si arriva a grandi risultati; se non ci si allena, presto la forma fisica svanisce. Lo sportivo si prepara con faticosi allenamenti per mesi e mesi in vista di una gara importante… Questo comporta grandi sacrifici e dedizione. Ovviamente c’è chi più è “portato” e necessiterà di minor allenamento, chi, invece, ha bisogno di più impegno. Questo capita anche con la fede (e tutte le altre virtù): ci saranno anime “per natura” più pie e devote, altre più distaccatee sensibili alle tentazioni.

            Lo sportivo, come dicevo, si allena con grande fatica, ma lo fa in vista di una meta ben precisa: la vittoria. Così il credente esercita le proprie virtù in vista dell’incontro con Dio, incontro che avviene già ora in forma spirituale e mistica e che si perfezionerà anche in forma corporea e sensibile nella vita eterna.

            Se però lo sportivo, durante i faticosi allenamenti, senterà ripetersi che non servono a nulla, che la gara sarà truccata, che i suoi avversari sono tutti dopati, etc. il suo fervore presto potrebbe svanire. Non solo, se medici, psicologi, allenatori, etc. diranno non solo che quella fatica degli allenamenti non serve a nulla, ma addirittura è controproducente (in parte ciò è vero, perché un allenamente troppo intenso può portare a traumi e sofferenze organiche di varia natura), come reagirà il nostro sportivo? Ovviamente, solo coloro che hanno grande determinazione potranno perseverare negli allenamenti, mentre molti altri, come spesso accade ai giovani sportivi anche promettenti, alle prime difficoltà o alle prime sconfitte abbandoneranno l’attività.

            Viceversa, se lo sportivo troverà allenatori, amici, compagni, etc. pronti a motivarlo ed a spronarlo, più facilmente sopporterà la fatica e si concentrerà sulle gare che lo aspettano, fiducioso delle sue possibilità.

            Questo avviene anche con la fede. Il continuo bombardamento mediatico denigratorio contro la Chiesa, il Vangelo, la religione in genere, facilmente può allontanare il credente dalla sua meta. Non si tratta, cioè di una particolare debolezza di fede, ma di un normale comportamento umano. Quindi, come lo sportivo si deve circondare degli esempi positivi dei grandi campioni per tener saldo il suo impegno, così il credente si deve alimentare degli esempi dei “campioni” della fede, ossia i Santi.

            E come le vite dei grandi campioni sportivi sono segnate da luci ed ombre, che comunque non sminuiscono le gesta di queste persone, così le vite dei Santi sono segnate da luci ed ombre. Pensare di essere perfetti, porta, sia nello sport sia nella fede, a cocenti delusioni. Capire invece che anche i grandi campioni hanno dovuto tribolare, e non poco, per raggiungere la vittoria, ci insegna invece l’umiltà e la perseveranza per sorpassare le difficoltà.

          • Emanuele ha detto:

            Fiction

            Concordo con lei sul concetto di fiction… ma questa non è una vera e propria fiction. Una fiction storica, per fare esempi di letteratura, sono “I tre moschettieri”, “Guerra e pace”, “Ben hur”, “I promessi sposi”, etc., racconti che, pur incastonandosi in un periodo storico preciso e con riferimenti a fatti e persone realmente esistenti, usano personaggi di finzione come protagonisti e descrivono gesta inventate.

            Spesso, queste “fiction” fanno riferimento a persone realmente esistite, ma senza avere la pretesa di raccontarne la vita. Di solito, vengono cambiati nomi di Papi, re, eroi, etc. che, pur restando perfettamente riconoscibili, non pretendono di essere presentati con racconti biografici.

            Qui, invece, tutti i personaggi sono realmente esistiti e di loro si sanno molte cose. Dunque, l’operazione è antistorica… Infatti, come mostrato dalla pagina di wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/I_Borgia_(serie_televisiva_2011)#Inesattezze_storiche , ci sono errori eclatanti. Visto il livello dello studio della storia nella scuola italiana, queste serie non fanno altro che aggravare la situazione…

            Un discorso è infatti inventare e romanzare i dialoghi ed i rapporti tra i vari protagonisti, un altro è stravolgere la sequenza temporale dei fatti, far commettere azioni importanti a persone che non le hanno mai compiute, etc. La differenza con un documentario sta proprio qui, nell’inserire i dialoghi ed i rapporti umani tra le persone inventati. Ossia, si può costruire un romanzo fedele alla storia e giocando sui sentimenti, le emozioni, gli ideali (sempre che non siano discordanti dalla vera storia del personaggio).

            Peraltro, la vita della famiglia Borgia, mi pare piuttosto avventurosa ed intricata senza bisogno di infarcirla di inesattezze ed iperboli…

            Il risultato è che ne viene fuori un quadro falsato che vuol portare lo spettatore ad un giudizio morale sui protagonisti ben preciso… solo un ingenuo, mi scusi, non vede il monito verso la situazione attuale della Chiesa e del Vaticano.

            • StevenY2J ha detto:

              Non ho mai visto la fiction sui Borgia né ho intenzione di farla ma ritengo che ogni ricostruzione storica sia, per sua stessa natura, inesatta e parziale. Se ci aggiungiamo che queste ricostruzioni vanno in tv, é chiaro che i produttori puntano sugli aspetti che maggiormente possono attirare il pubblico. Una narrazione storica più o meno imparziale si può trovare, forse, in un documetario su History Channel, non in una fiction.

              Secondo me, chi vuole vedere questa fiction dovrebbe partire già prevenuto, sapendo che non corrisponde (almeno in tutto) alla realtà storica. Se uno non lo fa, é ignorante e, purtroppo, in Italia ce ne sono parecchi.

              E’ bello il paragone di Emanuele fra la fede e l’attività sportiva ma, in un certo senso, mi dà ragione. Io faccio palestra, ad esempio, e questo implica una certa dose di volontà che può essere messa alla prova da diverse “tentazioni”. Tuttavia, con motivazioni abbastanza solide, vado avanti ad allenarmi, ma non pretendo certo di far chiudere tutti i McDonald’s o di togliere le merendine e le bibite gassate dai supermercati, perché mi “inducono in tentazione.”

              Ugualmente, chi é credente, secondo me, non può pretendere che gli altri si comportino in modo tale da non fargli perdere la sua fede. Il vero cattolico dovrebbe, ad esempio, leggere la Bibbia, il Vangelo, le opere di teologia ma quanti, in Italia, lo fanno, pur professandosi cristiano?
              Non trovo giusto che si debbano censurare libri (vedi “Il Codice Da Vinci”), film o spettacoli perché, altrimenti, la fede di un cattolico verrebbe messa alla prova. In un certo senso, é proprio quello che ha richiesto Gesù Cristo.

              E, ripeto, se un cristiano si lascia “abbindolare” da una fiction di Canale 5, forse non é un vero cristiano ma un cristiano “per abitudine”. Credimi, ne ho conosciuti tanti.
              Quando i miei genitori o i miei amici toccano con me il discorso della religione, spesso, faccio venire dei forti dubbi anche a loro. Dovrei forse stare zitto, perché altrimenti mettono in discussione la loro fede? Mi dispiace, ma se la fede di una persona é traballante é un problema più suo che mio.

              • Salvatore ha detto:

                Capisco il discorso ma non sono d’accordo.

                Non si può dire menzogne facendole passare per verità, indipendentemente dal fatto che esse manderebbero o no in crisi qualcuno.

                Sarebbe bene premettere in questi libri e in queste fiction che i fatti descritti non corrispondono a quanto è avvenuto storicamente, e invece non viene mai fatto.

                Ti faccio poi il solito paragone: se ci fosse una fiction che dicesse menzogne (per dare messaggi negativi) sulla storia degli omosessuali sarebbe immediatamente censurata (volevano farlo perfino con la canzone di Povia).

                E’ giusto, è sbagliato? Forse è bene premettere sempre che si vuole raccontare una menzogna, così non si ingannerebbe nessuno.

              • Emanuele ha detto:

                In parte ti do ragione…

                Tu citi giustamente McDonald’s come fonte di “tentazione” per lo sportivo. Ma il problema dei fast food non è solo legato agli atleti, purtroppo riguarda tutti noi. Quanti bambini mangiano male, anche attirati da uno stile alimentare propagandato da certe catene di ristorazione? Quanti obesi, cardiopatici, diabetici, etc. ci sono nel mondo a causa del junk food?

                Non si tratta dunque solo di “strappi alla regola” che possano nucere ad un atleta, si tratta di un problema sociale. Quindi, non solo tu hai il diritto, ma anche il dovere di denuciare la disinformazione alimentare propagandata dai fast food e dalla pubblicità. Ancor più nel tuo caso, visto che hai rispetto e cura del tuo corpo, dovresti scandalizzarti quando senti certi messaggi rivolti a giovani e bambini.

                Ovviamente, nessuno vuole che chiuda McDonald’s, ma che ci sia una corretta informazione sulla giusta alimentazione e che si evitino in fascia protetta pubblicità che incitano al consumo di dolci e cibi grassi.

                Così, noi cattolici “impegnati” ci arrabbiamo quando vengono propagandati falsi modelli ed alterate le realtà storiche. Soprattutto quando ne sono vittima i più giovani. Non si tratta di censurare nessuno, si tratta solo di fare chiarezza e di distinguere la realtà dalla finzione, diversamente da come ha fatto Dan Brown che ha presentato come veritiere la storia del Priorato di Sion ed i relativi documenti.

                Tu poi dici giustamente che la fede deve essere messa alla prova. Questo può essere giusto… ma rimanendo nello sport, una sfida è valida se tutti i concorrenti partano alla pari. Sarebbe giusto, ad esempio, far combattere un peso piuma contro Tyson? Oppure sfidare un atleta che non si è potuto allenare adeguatamente?

                Quindi, un discorso sei tu che parli di fede e poni dubbi a me o altri adulti, un altro è un intelletuale o uno scienziato di chiara fama (Hack, Odifreddi, Mancuso, Maltese, Staderini & Co.) che frutta la sua notorietà per raggirare un ragazzino o si approfitta della ignoranza (detta in senso buono) delle persone per spacciare falsità… Il problema allora non è in chi ha dubbi né in chi li semina, ma in chi gioca una partita truccata.

          • Nemo ha detto:

            Presumo, che siano altrettanto fuori luogo le critiche ed i boicottaggi che l’attivismo gay ha manifestato per film come “Basic Instinct” di Paul Verhoeven del 1992 o “Cruising” di William Friedkin del 1979. Per non parlare del massacro mediatico subito da Povia per il suo brano “Luca era gay”.

  • DSaeba ha detto:

    Per favore, tutto ma non difendiamo l’indifendibile.

    • Lorenz ha detto:

      Sono d’accordo con lei DSaeba, ma in fin dei conti nessuno ha mai necessariamente compiuto solo il male (perfino lo stesso Mussolini, in campo previdenziale, ha compiuto passi avanti). Questo, ovviamente, non significa difendere persone che hanno commesso molti mali, ma valutare una situazione nel suo complesso.

      Anche io ho avuto inizialmente la sua stessa impressione, ma poi leggendo l’articolo ho capito che l’intento, lungi dal giustificare Alessandro VI, vuole semplicemente valutare il personaggio nel complesso, cercando di sfatare le gonfiature anticlericali che caratterizzano il ritornello attuale.

  • beppina ha detto:

    La qualità storica e la ricaduta etica della riproposizione dei Borgia in TV saranno probabilmente funzionali soprattutto alle solite motivazioni di bottega; dai al popolo quel che il popolo di aspetta e sei sicuro di non buttare i soldi investiti…

  • Mercuriade ha detto:

    Se non ricordo male, Valerio Massimo Manfredi dedicò tempo fa una puntata molto interessante del suo programma “Imperium” proprio a Lucrezia Borgia, e si lasciava parlare sia l’accusa sia la difesa, quest’ultima rappresentata da Franco Cardini.

  • gladio ha detto:

    Premetto che mi hanno sempre dato fastidio le cosidette “leggende nere”, cioè quelle distorsioni della verità storica operate da gente in malafede al solo scopo di gettare, attraverso la calunnia, il discredito sulla Chiesa.
    Ritengo la storia della Chiesa una storia luminosa, purtroppo però, fra tante luci, esistono anche alcune ombre (sono i limiti e le miserie della natura umana).
    Alessandro VI è stato senza alcun dubbio un’ ombra , un disonore per la Chiesa.
    Possiamo dargli atto che non ha mai utilizzato l’ autorità papale per legittimare moralmente i suoi crimini, ma che abbia fatto ricorso all’ intrigo e al delitto è un’ inconfutabile verità storica e la verità storica non va nascosta.
    Si capisce, l’ anticlericale di queste cose ne parla con compiacenza mentre il buon cattolico ne parla con sofferenza.
    Ritengo pertanto l’ articolo oltre che di cattivo gusto anche controproducente, esistono tante altre leggende nere e calunnie contro la Chiesa che si possono rintuzzare efficacemente senza dover ripiegare sulla difesa di un personaggio indifendibile come Alessandro VI

    P.S.:”Incline alla lussuria ( e al delitto) ma devoto alla Madonna” (bontà sua)
    Faccio osservare che costui era il Papa, il rappresentante di Cristo sulla terra, non un signor Rossi qualsiasi.

    • Emanuele ha detto:

      Certamente Alessandro VI è un’ombra molto scura, ma anche lui serve alla causa di Cristo.

      Gesù nella sua vita non volle circondarsi di uomini di grandi capacità, ma scelse uomini comuni, anzi direi sotto la media. Scelse ladri e traditori (Giuda Iscariota), codardi e superbi (Pietro), vanagloriosi (Giuda e Giovanni), increduli (Tommaso), prostitute, aguzzini, etc. Certo, tutti questi si riscattarono in seguito, ma ricordiamo che hanno potuto assistere da testimoni ai miracoli di Gesù, ascoltare la sua viva voce, vederlo morto e poi risorto.

      A che giova tutto ciò? A due fini. Il primo e far capiere che anche l’uomo più miserabile può diventare strumento di salvezza nelle mani di Dio. Infatti, è Dio che opera in lui. Il secondo è insegnare l’umiltà: chi si crede già salvo, in realtà è perduto. Non esiste dunque né sacramento, né preghiera, né ufficio che metta l’uomo al sicuro dalle tentazioni e dal peccato.

      Alessandro VI ha dunque mostrato queste due cose: la piccolezza umana e la grandezza di Dio. Infatti, pur essendo uomo dissoluto e scaltro non manomise né il magistero né tantomeno le Scritture. Viceversa, la Chiesa, nonostante Papi poco degni della loro carica (Alessandro VI non fu certo l’unico), continua a vivere e fruttificare. Infatti, la sua guida è Cristo che certo non ha bisogno degli uomini per dirigere la sua barca.

      P.S.
      Rispetto all’onnipotenza ed alla santità di Cristo il Sig. Rossi o il Papa sono allo stesso livello.

      • gladio ha detto:

        Verissimo, ma le responsabilità sono diverse

        • Emanuele ha detto:

          Giusto.

          Ma a volte l’apperenza inganna… ha fatto più danni Alessandro VI o certi preti che, pur non commentendo peccati mortali, hanno fatto svuotare le proprie chiese a causa di omelie scialbe e celebrazioni sciatte?

          Anche Dio, per bocca di Givanni, tuona contro i tiepidi, quasi preferisse uomoni forti, anche se inclini al peccato:

          Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo!
          Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.

  • nicola ha detto:

    Chissà perchè circa tredici Papi hanno scelto il nome di ‘Leone’.
    C’è un san Leone? Non credo. C’è qualche riferimento biblico al ‘leone’? MI sfugge.
    E il leone non richiama virtù evangeliche. Evidentemente i Papi che hanno scelto tal nome avevano in animo di servire la Chiesa con polso, acume, coraggio che quell’animale richiama. Dipende dal contesto storico e dallo Spirito Santo.

  • Xadren ha detto:

    Non ho mai guardato lo sceneggiato sui Borgia se non per alcuni brevissimi tratti, ma sapendo che ha goduto di un certo successo mi chiedo perché al pubblico piacciano i bordelli su piccolo schermo.

  • Gab ha detto:

    E’ giusto fare un pò di ordine sulle verità storiche. Non metto in dubbio che Lucrezia alla fine avrà anche salvato la sua anima. E magari anche Alessandro VI in punto di morte.

    Ma quel che critico dell’articolo è la tendenza al “papismo” sempre e comunque. Nella storia della Chiesa sono esistiti papi più o meno buoni, incredibili Santi ed anche spregiudicati peccatori.

    Il cattolico invece non è un papista come può pensare il protestante. Il cattolico sta nella Chiesa e nella sua Tradizione ed è legittimato, in circostanze molto particolari, perfino alla disubbidienza nei confronti dell’autorità papale, quando questa è esercitata per danneggiare la Chiesa e il cattolicesimo. Un cattolico ha il dovere di denunciare perfino un Papa se questo dice o compie atti che sono contrari alla dottrina.

    Tutto questo solo per dire che l’atteggiamento del cattolico non può e non deve essere quello di difendere un papa ad ogni costo, quando le circostanze storiche sono innegabili, quando i documenti sono nero su bianco testimoni del suo operato.

    E ovviamente non mi riferisco solo ad Alessandro VI.

  • domenico ha detto:

    è un pò OT ma parlando di anticattolicesimo quante persone sanno che contro la Chiesa Cattolica si sono realizzate operazioni di diffamazione e violenza come queste?
    http://en.wikipedia.org/wiki/Maria_Monk
    http://en.wikipedia.org/wiki/Ursuline_Convent_Riots
    Ovviamente è facile vedere similitudini con vicende ed accuse più recenti: nulla di nuovo!

  • lux ha detto:

    Ma per piacere non diciamo fesserie…alessandro VI è stato un papa guerriero in antitesi ad ogni dettato evangelico…