Le chimere dell’Intelligenza Artificiale e le promesse dell’Internet Industriale

Intelligenza artificiale 
 
di Giorgio Masiero*
*fisico

 

Raymond Kurzweil è forse il più noto “futurologo” dei nostri giorni, un visionario che (nelle parole) confonde l’assurdo col possibile, ma anche un genio capace di far avanzare (nei fatti) l’innovazione tecnologica in applicazioni cantierabili. Così, da un lato la sua utopia si stiracchia fino a deformarsi nella “Singolarità” di macchine che sorpassano l’uomo, con speculazioni pseudo-scientifiche sul rapporto cervello-mente e sulle origini della moralità e della coscienza; dall’altro lato, nelle aziende proprie o di cui è consulente, la stessa utopia, ora controllata dalla ragione e non più in conflitto con la scienza, si rivela utile a produrre macchine e servizi ante litteram.

Tra le più importanti invenzioni di Kurzweil si annoverano un software di riconoscimento dei caratteri stampati ed un sintetizzatore che traduce i pentagrammi in suoni. Ovviamente, una cosa è uno strumento che suona “da solo” musica ideata da una mente umana: organetti e carillon c’erano anche nel ‘700 e l’automazione elettronica aggiunge solo più alte performance (con più armoniche di Fourier) ad un’automazione meccanica che non ha mai avuto nulla di soprannaturale; altro è l’idea di una macchina “creativa ed emotiva” che componga musica alla stregua di Beethoven e si commuova come un melomane. Anche su questo tipo di macchina l’utopia di Kurzweil si è naturalmente cimentata, ideando un software “compositore” (per intanto, in attesa di uno “ascoltatore”…), ma di tale applicazione nulla è rimasto nella storia della musica. Analogamente, una cosa è il riconoscimento digitale di caratteri stampati, che essendo standard sono classificabili in uno spazio finito di configurazioni; altro sarebbe quello di caratteri scritti a mano libera, o magari con deformazioni studiate di fantasia, che – guarda caso – sono proprio le figure impiegate nei codici di controllo CAPTCHA per distinguere gli umani dai dispositivi di lettura più potenti…

Lo scorso 17 dicembre Google ha assunto Kurzweil tra i suoi ingegneri. Per fare cosa? “Lavorerò su alcuni dei più complessi problemi d’informatica, per trasformare le visioni irrealistiche in realtà nel prossimo decennio”, ha risposto cripticamente Kurzweil ai giornalisti. Subito questi hanno pensato alla Singolarità: che il reparto ingegneria di Google intenda avviare la progettazione di un robot con emozioni, scrupoli morali ed intelligenza superiori alla media umana e magari alle doti di Kurzweil stesso? A deluderli ci ha pensato il capo-ricerca di Big G, Peter Norvig, che ha indicato più prosaicamente nelle tecnologie di riconoscimento vocale (a configurazioni finite e già implementato nei primi modelli dei cellulari Android) e nei sistemi esperti le frontiere che nel prossimo decennio saranno esplorate a Mountain View anche col contributo di Kurzweil.

Il fatto è che, se Kurzweil può nei suoi libri liberare le briglie alla fantasia con grande gioia dei divulgatori fantascientifici e dei profeti del transumanesimo (quel nightmare dove gli uomini sono subalterni a macchine più intelligenti e più buone di loro), il CFO di Google deve invece fare i conti ogni giorno col valore in Borsa dell’azione, per tener buoni gli asset manager che hanno investito nei progetti presentati ai road show di fund raising. Qui, sulla fascia dell’innovazione futuribile (oltre l’immaginabile, ai limiti del possibile, ma sempre al di qua dell’allegro dominio dell’irrazionale, che non è ahimè algoritmetizzabile), Google si giocherà le sue carte come tutti i grandi player della nuova economia globale. Un altro attore, General Electric – un colosso presente nelle infrastrutture e nell’energia, nei trasporti e nella finanza, nell’ecologia e nella salute – ha coniato un termine per la nuova rivoluzione tecnologica del XXI secolo, quella vera, scevra degli errori e degli orrori dell’Intelligenza Artificiale e in cui le macchine in ferro e silicio (ovviamente prive di passioni, coscienza e volontà) sono sempre al servizio degli scopi degli ingegneri in carne e ossa che le hanno progettate: l’Internet Industriale.

La rivoluzione industriale, come si sa, è partita due secoli e mezzo fa in Inghilterra: macchine e fabbriche hanno potenziato la millenaria economia agricola, artigiana e mercantile di molti fattori di scala e con nuovi prodotti. Accanto agli enormi progressi economici e (più tardi) anche sociali, la rivoluzione industriale ha mostrato il suo lato negativo nella creazione di un sistema sempre più in conflitto con l’ambiente, sia in termini di consumo di risorse non rinnovabili che d’inquinamento. Per non dire delle condizioni di lavoro, che solo dopo 150 anni di lotte sociali sono divenute (in Occidente) umanamente accettabili. Si può dire che l’innovazione incrementale che ha caratterizzato l’era della rivoluzione industriale ha riguardato proprio questi 3 aspetti: l’aumento di efficienza nella produzione, la riduzione d’impatto ambientale ed il miglioramento delle condizioni dei lavoratori.

La rivoluzione internet, che ha scandito gli ultimi 50 anni, si è caratterizzata invece per la potenza di elaborazione dell’informazione e la nascita di reti di comunicazione diffusa. Questa rivoluzione è nata nel Dopoguerra con i grandi mainframe ed il software, cui si sono presto aggiunti i primi pacchetti informativi che permettevano la comunicazione chiusa tra piccole reti governative o bancarie. Negli anni ‘70 è apparso il www, una rete aperta e flessibile in linguaggi e protocolli di comunicazione, che ha consentito lo scambio d’informazioni tra macchine eterogenee di tutto il mondo. Dai 300.000 terminali connessi nel 1981 si è passati ai miliardi di computer di oggi; dalla potenza di calcolo di 60 kips del primo microchip monolitico in silicio, l’Intel 4004, progettato da Federico Faggin nel 1971, siamo oggi a ordini trilioni di volte superiori; e, insieme ai volumi dell’informazione processata, è esplosa la velocità della sua trasmissione, dai 10 kbps dei modem del 1985 ai 100 Mbps di oggi. La combinazione di potenza di processo, velocità di trasmissione e volumi ha portato alla nascita di grandi piattaforme per lo scambio di transazioni commerciali (o interazioni sociali), come eBay (o Facebook), con decine (o centinaia) di milioni di utenti e decine di miliardi di dollari di transazioni (o centinaia di miliardi di relazioni).

Le due rivoluzioni economico-sociali sono nate con architetture opposte in termini di gestione della conoscenza e di processo della decisione, perché in internet il calcolo e lo scambio dei dati sono basati su strutture e reti orizzontali d’intelligenza distribuita, che postulano integrazione e flessibilità. Rispetto al modello (fordiano) lineare e chiuso di ricerca e sviluppo della rivoluzione industriale, ristretto dalla geografia e a centralità decisionale, si sono sviluppati con internet modelli decentrati e non lineari, per giunta con prodotti e servizi più eco-sostenibili.

La nuova era d’innovazione che si apre con l’Internet Industriale consiste nella Convergenza crescente del sistema industriale globale con la potenza del calcolo resa disponibile dalla connettività di internet: analitica avanzata e sistemi automatici di rilevamento in tempo reale dello stato delle macchine nel loro ambiente (anche in movimento: al mondo si contano attualmente 3 milioni di “grandi rotori”: aerei, navi, ferrovie, ecc.) saranno fruibili da tutto e da tutti. La Convergenza promette di apportare maggiore efficienza ai settori industriali più diversi, dai trasporti alla generazione di energia alla chimica, a cascata fino alla piccola impresa o all’ospedale, o alla persona direttamente. L’Internet Industriale fonde così insieme gli asset dei due salti produttivi: la miriade di macchine, facility, flotte e reti interne dell’industrializzazione, con i più recenti (e potenti) sistemi di calcolo e di comunicazione nella “nuvola” del web. L’essenza dell’Internet Industriale si esprimerà

–          in macchine “intelligenti” perché reciprocamente connesse tramite sensori, controlli ed applicazioni in reti mondiali;

–          nell’analitica avanzata, che combina l’analitica basata sulla fisica (e non più solo sulla geometria) con algoritmi predittivi e l’automazione;

–          nella connessione costante delle persone, che siano al lavoro o in ufficio, negli ospedali o in movimento, così da supportare la progettazione, le operation, la manutenzione o la cura con maggiore efficienza, qualità e sicurezza.

Poiché ormai tocca solo ai cristiani tenere dritta la barra della ragione, in molti articoli Uccr ha mostrato come la scienza neghi la replicabilità artificiale delle facoltà dell’anima degli uomini (razionalità, intenzionalità, auto-coscienza, ecc.). C’è un motivo in più, di tipo pratico, per non credere a chi promette che “è vicina la Singolarità” e che presto saremo surclassati da “macchine spirituali”: gli orientamenti d’investimento dei grandi gruppi industriali e dei fondi sovrani, che già hanno tracciato le traiettorie dell’high tech del secolo.

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68 commenti a Le chimere dell’Intelligenza Artificiale e le promesse dell’Internet Industriale

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  1. Piero ha detto

    Una precisazione: il “www” e’ nato nel 1991, non negli anni ’70, come erroneamente descritto nell’articolo.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Piero

      Non mi riferivo strettamente, Piero, alla nascita del protocollo, ma della rete infrastrutturale (ARPA) da cui poi si sarebbe sviluppata la rete come adesso la conosciamo. Cmq, grazie per la precisazione.

      • Penultimo ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        Bellissimo articolo.Lo nega alla filosofia di Searle sul seguente piano:

        “Le macchine possono pensare?”

        La risposta è no.Perchè viene dimostarto che pensare oltre a computare significa comprendere,comprendere significa tra l’altro, afferire decisioni o scelte anche con scarsità di dati o correggere decisioni già prese mutando dunque le azioni.Le macchine non possono pensare poichè non possono comprendere oltre la programazione quindi in situazioni non previste vanno in crash.Un esempio pretico e quando gli hacker o cracker tramite gli exploit di codice inietano un frammento di codice assumendo il controllo della macchina (buffer overflow).E questo avviene proprio perchè la macchina non può autocorreggere il suo codice dunque non può comprendere (pensare a qualcosa significa anche comprenderla o almeno si spera) il codice,ma eseguire il codice.

        E’ una confutazione espressa con l’esempio delle scatole cinesi.

        • Eigub Etted ha detto in risposta a Penultimo

          “La macchina non può autocorreggere il suo codice ?” Errore, inoltre il problema di riprodurre una mente è soprattutto la quantità di dati, non il principio.

          • Piero ha detto in risposta a Eigub Etted

            E chi l’ha detto?
            Nell’architettura Harvard NO, nell’architettura Von Neumann SI.

            • Penultimo ha detto in risposta a Piero

              No non puo farl mai:

              Domando agli atei cosa sono i BUG?

              I BUG NON POSSONO ESSERE AUTOCORRETI DALLA MACCHINA.MA DAL PROGRAMMATORE.SE UN PROGRAMMATORE NON LI CORREGGE,A QUESTO SERVONO GLI AGIORNAMENTI,UN QUALSIASI ALTRO PROGRAMMATORE PUO’ CREARE DEGLI EXPLOIT CHE SFRUTTA GLI ERRORI DI CODICI PER PRENDERE IL CONTROLLO DELLA MACCHINA INDIPENDENTE DALLA SUA STRUTTURA.

              • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

                Se uno sa programmare per esempio in shellcode nessuna macchina può sapere reagire a un atacco come se pensasse.

                • Piero ha detto in risposta a Penultimo

                  Ma no.
                  cosa c’entra adesso lo shellcode?
                  Vai a vede’ che adesso i migliori hacker sono quelli che programmano in shell-code (gli script-kiddies)
                  Sono cose diverse quelle che dici tu rispetto a quello che vuole dire il prof. Masiero.
                  Nell’architettura Harvard il codice macchina è in una memoria diversa da quella dei dati e dello stack, e il programma non vi può accedere direttamente. Niente però vieta che il programma sia un immenso “case” (o una cascata infinita di “if”) dove OGNI evento venga previsto. Questo si può fare solo in determinatissimi casi (e forse neppure quelli).
                  Il prof vuole dire che non esiste un programma tanto complesso capace di astrarre i concetti “cablati” dal programmatore in sè stesso e modificarsi secondo gli stessi criteri.

                  • Piero ha detto in risposta a Piero

                    …concetti “cablati” dal programmatore nel programma stesso…

                  • Penultimo ha detto in risposta a Piero

                    Ohibò vedo che sei informato sulle questione,si questo è certo perchè non esiste.Esatto appunto non il mio richiamo allo schell code non era di carattere tecnico.E la stessa cosa ovvero:

                    Non può esistere per il semplice fatto che esegue i codici del programmatore senza inventarne altre.

                    Si lo sò però script kiddies sono quelli che usano gli exploit già creati,io mi riferisco al creatore degli exploit o l’inventore dell’exploit.

                    Che con l’assembler guarda il codice e poi vede dove e possibile programmare un exploit che richiama una shell.

                    Va bhè siamo d’accordo su un punto “il computer è defficente”

                    • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

                      Anzi dato che è più corretto quello dici sarebbe da dire:

                      Perfino uno poco esperto in programmazione,script kiddies,usando quei codici creati da altri può dimostrare che le macchine non sono intelligenti.

                      Il problema è che alcuni affermano che le macchine “sono intelligenti”

                      Talmente intelligenti che non sono in grado di autorisolvere le falle informatiche senza un programmatore.

                      E un’affermazione che fa capire che il test di tuning è formulato in maniera sbagliata.

                    • Piero ha detto in risposta a Penultimo

                      Perchè il test di Turing sarebbe formulato in maniera sbagliata?
                      Manco uno è riuscito a superarlo!!!

  2. GT ha detto

    Bellissimo articolo!

  3. andrea ha detto

    Assolutamente d’accordo; solo il Cristianesimo, può mantenere la ragione al livello che le compete, quello di ricordare che:
    “cos’ha l’uomo che non gli sia stato donato da DIO?”.
    Fuori dal Cristianesimo, ci si perde nel soggettivismo, si arriva a credere che le macchine possano essere intelligenti (!) come l’uomo, cioè come l’unico essere vivente in cui DIO abbia posto Sè stesso, tanto da renderlo cosciente di esistere.
    Prima le scimmie, ora le macchine….senza DIO ecco la inesorabile deriva schizoide.

    • Giuseppe ha detto in risposta a andrea

      E questo assolutismo del Cristianesimo non è forse un’altra deriva simile a quella denunciata?

      • andrea ha detto in risposta a Giuseppe

        Assolutamente no; il Cristianesimo conduce alla conoscenza dell’Assoluto, DIO, e quindi alla libertà.
        “Conoscerete la Verità ed Essa vi farà liberi” (GV VIII,32).

        • Giuseppe ha detto in risposta a andrea

          Come volevasi dimostrare…

          • Annalisa ha detto in risposta a Giuseppe

            Se la Verità per il cristianesimo fosse un’idea allora avresti ragione, ma per il cristanesimo la Verità è una Persona: Gesù Cristo. I cristiani non hanno né possiedono la Verità, che non può essere posseduta essendo Persona Divina e quindi infinitamente più grande dell’uomo, ma cercano di “essere” nella Verità, si chiama Imitatio Christi (imitazione di Cristo), ovvero il tentativo, sempre debole e sempre pieno di errori (che noi, però, a differenza degli altri riconosciamo), di cercare di pensare e di agire come avrebbe fatto Cristo se si fosse trovato in una precisa situazione concreta. E questo non ha niente a che fare con l’assolutismo.

  4. Paolo ha detto

    Caro prof. Masiero,
    possiamo dire che sono sotanzialmente due i livelli di convergenza storicamente e logicamente paralleli, ovvero: 1) convergenza uomo-natura, nella quale l’uomo indaga il cosmo, scopre i suoi segreti e li usa per dominarlo e custodirlo; 2) convergenza uomo-macchina, nella quale l’uomo integra sempre più le proprie capacità fisiche e mentali con le proprie creazioni artificiali, non per essere da quest’ultime sostituito o dominato (il che trasformerebbe la convergenza in successione o sudditanza), ma per meglio perseguire i propri scopi fondamentali e accessori; la convergenza meccanica-virtuale è solo un sottopunto di tale convergenza generale. A queste prime due sarebbe da aggiungere un’ultima convergenza, ovvero: 3) convergenza uomo-Dio, tentata fin dalla notte dei tempi nei modi più disparati e talvolta disperati possibili, e storicamente in graduale fase realizzazione -secondo l’Occidente cristiano- attraverso l’Incarnazione, la Resurrezione e l’individuale salvezza permessa da tali eventi; Dante parla, ancor più che di salvezza (che ha sempre purtroppo un retrogusto morale o peggio moralistico), di “indiazione”, il diventar Dio che è il vero fine dell’homo religiosus.

    • Enrico ha detto in risposta a Paolo

      Diventar Dio che è il vero fine dell’ homo religiosus ? Pensavo fosse il vero fine di Satana , la “simia Dei” ; Dante che parla ,più che di salvezza ,di diventare Dio ? Oh beh,nella vita non si finisce mai di imparare.

      • Paolo ha detto in risposta a Enrico

        Mai sentito parlare di theosis, Enrico? E’ un’espressione coniata dai Padri greci della Chiesa (non dai satanisti ottocenteschi) per indicare la divinizzazione dell’uomo quale fine ultimo dell’Incarnazione. E proprio vero, quindi, che non si finisce mai di imparare!

        • Enrico ha detto in risposta a Paolo

          Sarà pure come dice lei,ma con i miei limitati mezzi,continuo a pensare che
          “diventare Dio” sia più un’espressione da satanisti tout court e non solo
          ottocenteschi e che la theosis abbia un senso un pò diverso da quello che
          lei le attribuisce ; con tutto questo ,le auguro comunque una buona serata.

          • Alèudin ha detto in risposta a Enrico

            La questione è che i satanisti si sostituiscono a Dio mentre il cristiano si sotto-mette nella fede accettando di conformare il suo spirito allo Spirito Santo.
            Il satanista invece vuole mettere la maiuscola al suo (di sè stesso) di spirito ma fallisce miseramente.

    • Penultimo ha detto in risposta a Paolo

      L’homo religiosus sà di non essere Dio altrimenti nemmeno crederebbe in un qualche Dio.
      Mi piace il logicamente butatato li a caso.

      Dio esiste.
      Se Dio esiste l’homo religiosus non è Dio.

      Dato che non vige l’uguaglianza tra due cose diverse.

      • Giuseppe ha detto in risposta a Penultimo

        Nemmeno l’homo irreligiosus pensa di essere Dio, visto che ritiene Dio solo una parola…

        • Penultimo ha detto in risposta a Giuseppe

          No lo ritiene per criterio di similiudine non di uguaglianza.Dato che la prova ontologica è stata confutata da San tommaso d’Aquino.

          D’altro canto se veramente io fossi Dio perchè dovrei credere a qualche Dio?

          L’homo àtheos dunque crede di essere Dio.

          • Giuseppe ha detto in risposta a Penultimo

            Ora capisco cosa intendeva Wittingstein quando affermava che il problema ultimo della filosofia rimane il linguaggio…

            • Penultimo ha detto in risposta a Giuseppe

              Che senza essenza è privo di significato.Dato che il linguaggio può essere usato dagli eristi e dai sofisti o per ingannare o per dire il vero,capisco in questo.

              Simile è imagine e somiglianza,essre è identita.

              L’uomo è simile ma non è.

            • Vronskij ha detto in risposta a Giuseppe

              Se Wittgenstein avesse avuto figli avrebbe capito che il problema ultimo della filosofia e di tutta la cultura (vuol dire il problema del mondo, e anche di Dio) è: come ereditare ai figli le nostre capacità e oltre, in modo che loro possano essere migliori di noi? Purtroppo dai primordi non è andato cosi, i figlio di Dio sono stati un fallimento, e per di più orgogliosi del loro fallimento e ignoranza.

              • Alèudin ha detto in risposta a Vronskij

                chia siamo tutti dei falliti non ci piove.
                Mai sentito parlare di perdono e misericordia ma sopratutto di grazia?

                • Vronskij ha detto in risposta a Alèudin

                  Si Aleudin che ho sentito parlare “di perdono e misericordia ma sopratutto di grazia”, anzi di più del sapore della marmellata e del prosciutto. Il problema è che lo non sento mai nel contesto della prima venuta “di perdono e misericordia ma sopratutto di grazia”, quando alla donna peccatrice gli ha detto: “Vai e non peccare più”, e non continui a pomparsi, perché sono venuto io per morire per te nella croce.

          • Paolo ha detto in risposta a Penultimo

            “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio”. (Sant’Atanasio, Padre e Dottore della Chiesa, ‘De Incarnatione’).

            • Penultimo ha detto in risposta a Paolo

              Visto che cio che appare non è cio che è.

              Non leggere quello che dice comprendi cio che dice.

              Infatti anche i computer leggono i programmi ma non comprendono il senso di ciò che leggono.

              • Vronskij ha detto in risposta a Penultimo

                Si Penultimo e vero per i computer, ma il problema dell’uomini è che interpretano, dunque “comprendono” in sensi diversi lo stesso testo, e qualche volta anche contrari, che può essere cosa peggio di computer. Almeno i computer ancora non hanno causato conflitti e guerre.

                • Penultimo ha detto in risposta a Vronskij

                  Vedi Vroinsky se l’eristica e la retorica e le obiezioni ab misercordiam fossero logiche e non servissero a spacciare il vero per il falso il falso per vero come dice Platone a Gorgia.Potrei anche ascoltarle,ma non sono logiche.

                  Non è che perchè legge “l’arte di ottenere ragione” avete capito qualcosa di logica al contrario è la negazione della logica stessa,perchè ragionare significa anche comprendere,l’essenza del comprendere è ragionare.Un computer non ragiona sunque non potrà mai in realtà vincere una partita a scacchi a livello 1o,perchè esiste almeno uno sachema non previsto dal programma guardando il suo codice tale che perderà sempre.

                  Per esempio dite che i cristiani sono superbi.

                  Ma vi domando vi rendete conto che questo non è ragionare,ma bensi fare affermazioni perentorie.

                  Vi rendete conto che se io vi metessi qua un semplice esercizio di logica matematica insiemistica del tipo:

                  “Tutte le persone intelligenti sono simpatiche,mario è simpatico,quindi mario è intelligente”.Stabilire se questo ragionamento è corretto.

                  Questo silogismo è errato perche se I è l’insieme delle persone intelligenti,S è l’insieme delle persone simpatiche, la frase comporta I include egualmente S.

                  Ma non è vera dato mario con m può verificarsi che m apprtiene S-I

                  Dunque la risoluzione dell’esercizio è questa.Il ragionamento non è corretto.

                  “Tutte le persone cristiane sono superbe,Roberto è cristiano,quindi Roberto è superbo”

                  Identico ragionamento di cui sopra.

                  E la dovete dunque smettere di usare l’eristica degli ignoranti come diceva Platone.Ma cominciare a comprendere i ragionamenti.

                  E’ inutile che dite a Wittgestein “argomento ab autorictas” senza mettermi li ha sondare ogni fallacia logica che avete fatto.

                  • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

                    Per questo mi piace quando metete l’eristica come un fatto logico.Igannate voi stessi e quelli che vi ascoltano perchè a questo serve l’eristica a ingannare l’interlocutore con i sofismi.

                    E come diceva Platone tale è l’eristica ignora ogni verità e spaccia le menzogne per verità.

                    • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

                      E non basta a dire “simile” ma anche “quando sarai simile?”

                      Ecco qunndo laverai ipiedi degli altri.

                      Per farci Dio.

                      Il figlio di Dio è umile.

                      Impara a essere umile come Cristo e allora saprai cosa significa quello che ha detto quel Santo.

                      Essere umile con gli altri significa amarli.Amare signidica che solo allora sarai simile a Dio pur non potendo esserlo.Perchè mai risucirai ad amare come un uomo che va sulla croce,anzi messo sulla croce,perchè ha amato.

                    • Vronskij ha detto in risposta a Penultimo

                      Penultimo vedo che hai molto talento per fare monologhi, però non esagerare perché i monologhi prolungati non fanno bene alla salute.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Paolo

      Con questo articolo, Paolo, io intendevo solo mostrare che i progetti industriali che saranno finanziati dai grandi private equity in questo secolo hanno tagliato fuori l’IA. Su che cosa si focalizzeranno invece? Interoperabilità e intedisciplinarità, ovvero la Convergenza delle tecnologie.

  5. Vronskij ha detto

    “Il volo con macchine più pesanti dell’aria è impossibile” – Lord Kelvin, famoso fisico e ingegnere, Presidente della Royal Society, 1895.

  6. Giorgio Masiero ha detto

    @ Eigub Etted
    1) “Una macchina può autocorreggere il suo codice”. D’accordo.
    2) “Il problema di riprodurre una mente è soprattutto la quantità di dati, non il principio”. Questa Sua è un’opinione o un’affermazione scientifica?

    • Penultimo ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      No perchè la mente non è un fatto scientifico.

      Falso una macchina non può autocorrgere il suo codice,può corregerlo fino a dove è stata programmata,infatti sfruttando i bug di programmazione si possono inserire codici non previsti e far fare alla macchina quallo che si vuole.

      • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

        Dunque sono obbiezione irrisolvibili.Se potesse autocorreggere il suo codice ragionerebbe ma non può farlo fuori dalla sua programmazione dunque non ragiona,non risolve nessun problema oltre gli imput che li sono dati.

        Ergo le machine non possono pensare oppure pensare significherebbe non ragionare ed ecco che il sofisma computazionista di Hofstader cade.Ne la boden ha saputo rispondere a Searle.

        In ogni caso non sono affermazioni scientifiche.

        Affermare che gli aerei non colano significa,sfruttare un argomento sofistico con l’ausilio delle possibilità infinite,e sono sciochezze.

        Poichè pegaso è pensato,dato che l’universo si presume infinito,e postulando anche la falsa credenza dei multiversi,

        Esiste la possibilità che pegaso esiste in qualche multiverso.

        L’ARGOMENTAZIONE è SIMILE.mA NOI QUANDO INFERIAMO QUALCOSA PARTIAMO SU QUELLO CHE SCIENTIFICAMENTE è POSSIBILE.Cosi dalla deduzione del fisico posso trovare come sia meglio creare l’infrastrutura di una casa,non dire che è possibile che le persone che ci sono in questa casa sopraviveranno a un pavimento fatto in materiale cancerogeno.

        Ogni ragionamento avviene entro dei binari logici.

  7. Andrea. ha detto

    Non temo le intelligenze artificiali perché tanto non ce la faremo mai ad arrivare a tale punto. E non capisco chi ci vorrebbe arrivare.

    Poi vorrei far notare a tanti neoprogressisti che appoggiano il transumanesimo che ad idee del genere attingeva già “baffetto”… Poi magari ti citano Marx contro il Cristianesimo (e le altre Religioni, se si sbagliano…) parlando di alienazione e simili; ma a parte l’intrinseca fallacia di simile fregnaccia (che ripetere oltre 160 anni dopo è peggio ancora…) cosa sarebbe più alienante di macchine più intelligenti di noi e che ci dominassero?

  8. beppina ha detto

    La macchina é creata dall’uomo. L’agire della macchina può seguire solo regole deterministiche (anche stocastiche ma comunque validabili da regole deterministiche poste a valle). La parte non fisica dell’uomo non é possibile riprodurla in alcun modo proprio perché la sua essenza non deriva da speculazione di natura logica o scientifica, ma dal sentimento, dall’arte, dall’inventiva e da una infinità di altri tipi di “carburanti” per i quali non potrà mai esistere alcun tipo di motore fisico.

    Anche per questi motivi pensare che la logica e la scienza governi “tutto” e giustifichi “tutto” il mondo come noi lo conosciamo é pura e semplice illusione (forse anche follia…).

    Riguardo all’articolo penso che questo secolo sarà soprattutto il secolo della tecnologia; per quello che riguarda la “scienza speculativa” ritengo che dobbiamo aspettarci solo “miglioramenti” o “correzioni” o “integrazioni” (queste ultime forse anche marginali) di quanto già esplorato oltre il confine della conoscenza umana negli ultimi 3000 anni fino al 2000 d.c. (direi particolarmente negli ultimi 200 anni).

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a beppina

      Io penso invece, beppina, che sul piano della scienza il secolo XXI sara’ il secolo della biologia, con grandi scoperte teoriche (a partire dalla definizione del bios e dei meccanismi dei procarioti) che dimostreranno quanto sia risibile – dal punto di vista scientifico – la narrazione darwiniana. Il secolo dell’abiogenesi.
      Per quanto riguarda le tecnologie, invece, sara’ il secolo della Convergenza.

    • alessandro pendesini ha detto in risposta a beppina

      @beppina
      Ma chi sono queste persone (premesso non siano affette di squilibri o patologie mentali) colte e razionali -tra le quali gli scienziati (degni di questo nome) – che PRETENDONO , come lei afferma, “CHE LA LOGICA E LA SCIENZA GOVERNI TUTTO E GIUSTIFICHI TUTTO” ?
      Puo’ eventualmente citare nomi o referenze ? Grazie per la risposta

  9. Mum ha detto

    Interessante la prima parte dell’articolo, da parte mia non credo però che interessi a nessuno creare un clone umano che possa prendere decisioni in completa autonomia. Un robot funziona in quanto risponde ai comandi e realizza compiti determinati, se disponesse di una autocoscienza come quella umana, dove la responsabilità delle proprie azioni è contrappesata dall’irresponsabilità, i risultati non sarebbe più controllati e quindi la macchina perderebbe la propria funzionalità.
    Insomma, sarebbe come progettare un’automobile che se un giorno provaesse il “sentimento” della depressione, potrebbe anche andare a sbattere contro un muro con dentro i suoi occupanti. Non credo quindi che a nessuno interessi creare un artefatto del genere, se non per la curiosità di vedere quanto sono replicabili i comportamenti umani.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Mum

      Il problema, Mum, è duplice: 1) può interessare a qualcuno un “clone umano che prenda decisioni in piena autonomia” dall’uomo? 2) è tecnicamente fattibile?
      Ecco, sulla prima questione, io sono d’accordo con Lei. Però non si faccia illusioni: c’è proprio gente che aspirerebbe a questo e che anzi teorizza quasi religiosamente un tempo che verrà (di transumanesimo) in cui le macchine supereranno l’uomo in intelligenza e anche bontà. Kurzweil, ultimo assunto tra gli ingegneri a Google, profetizza proprio questo (almeno a parole) nei suoi libri molto venduti. Io però non mi preoccupo affatto…
      … perché, e così rispondo alla seconda questione, la cosa non si può fare. E Lei, che ne pensa? si può fare o no, secondo Lei? Perché, guardi, se una cosa si può fare, per quanto sia spaventosa, la storia c’insegna che prima o poi si fa…

      • Mum ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        Anch’io come lei credo non si possa arrivare, almeno col livello di conoscenza attuale, a costruire un robot che sia intellettualmente e sentimentalmente all’altezza dell’uomo, allo stesso modo in cui non credo sia possibile creare un artefatto che uguagli un grande felino in agilità, istinto e comportamento. Dico questo non tanto per il problema della replicabiltà biologica o per l’insormontabile quantità di dati e variabili che dovremmo processare, ma soprattutto perchè siamo molto lontani dal dare una regola precisa alle innumerovoli direzioni che può prendere il trascorso della vita umana.

        In ogni caso più passa il tempo e più si allarga la conoscenza. Ad esempio oggi sappiamo che tanti comportamenti (come ad esempio le dipendenze da sostanze) sono dovuti in parte a fattori genetici, sfatando così la vecchia idea che il “buon comportamento” sia solo una questione di virtù ed il “cattivo comportamento” di dissolutezza.

        Credo infatti si commetta un grande errrore quando, in difesa di una certa idea metafisica o filosofica, si da per sicuro che qualcosa sicuramente non acccadrà, la storia ci ha insegnato invece che spesso accade proprio il contrario.

        • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Mum

          In scienza, non si può dire non accadrà mai questo o quest’altro. E ciò per il semplice motivo che tutte le teorie scientifiche sono falsificabili, e possono sempre un giorno essere smentite da nuove osservazioni. Di qui, in fondo, deriva il progresso scientifico.
          Tuttavia le verità logico-matematiche sono eterne ed assolute: non capiterà mai un giorno in cui 2+2 non farà più 4, né potrà mai essere contemporaneamente vera la proposizione A e non A.

          • Mum ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            Personalmente non capisco cosa c’entrino le verità assolute con un problema di tipo pragmatico: potrà un giorno l’uomo replicare le facoltà intellettive (razionali o istintive che siano) degli esseri viventi, uomo in primis? Molto probabilmente no, ma il “probabilmente” è d’obbligo… a differenza di quanto si legge in molti commenti.

            Altra questione è l’affermare che l’uomo non potrà mai farlo perchè nelle qualità intellettive vi è una componente soprannaturale che è preclusa all’uomo analizzare e quantificare. Ma questo è un enunciato a priori dove la scienza non avrebbe niente da dire in quanto esclusa fin dalla premessa.

            • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Mum

              La scienza moderna, Mum, si poggia sulla logica e la matematica; cosicché se qualcosa è vietato dall’una o dall’altra, non può appartenere alla scienza né tantomeno alla tecnica. Come ho spiegato in altri articoli (per es., v. http://www.enzopennetta.it/2013/01/i-3-salti-dellessere/ ) la mente non è un fenomeno, per il teorema d’indecidibilità della validità delle formule della logica del second’ordine. Quindi la mente non rientra nella scienza. Per altri motivi logici, che estendono l’inefficacia del metodo scientifico alla stessa coscienza animale, può leggere “Mind and Cosmos: Why the Materialist Neo-Darwinian Conception of Nature Is Almost Certainly False”, di Thomas Nagel.

            • beppina ha detto in risposta a Mum

              La questione a mio parere non é invece da poco… se l’uomo riuscisse a “costruire meccanicamente” un uomo, validabile nella sua sfera più intima e importante che é quella spirituale, di fatto varrebbe il postulato che non é necessario porsi il problema del senso finale (e definitivo) della realtà e, di conseguenza, si potrebbe dedurre che l’uomo sarebbe parte di un percorso (necessariamente senza fine) dove ovviamente non avrebbe significato porsi il problema dell’esistenza di Dio.

              • Giorgio Masiero ha detto in risposta a beppina

                Si tranquillizzi, beppina: il progetto transumanista non è fattibile, né più né meno che costruire un triangolo quadrato.

  10. Enzo Pennetta ha detto

    Gran bell’articolo Giorgio. Il delirio transumaanista era di un po’ che non si faceva sentire e invece continua a lavorare con progetti folli.
    Dobbiamo continuare ancor di più a promuovere la ragione.

  11. Bichara ha detto

    Prof. Masiero , sempre interessanti i suoi articoli.
    DA PROFANO , che non comprende i dati tecnici e il linguaggio specialstico del settore informatica , quale sono io…domando: ma l’idea centrale dell’articolo non è la tesi della IA forte e che mi sembra d’aver letto da qualche parte che è oramai l’opinione del mai stream della comunita scentifica?

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Bichara

      Grazie, Bichara. L’idea centrale dell’articolo è che la IA forte non solo è fallita sul piano scientifico e tecnico (come ho mostrato in altri articoli), ma che oggi è stata anche abbandonata dal mainstream finanziario (delle multinazionali e dei fondi di private equity).
      Naturalmente il sogno dell’IA non sarà mai abbandonato dall’industria dell’entertainment (che dalla fantascienza ricava sempre buone entrate), né da alcuni creduloni, che devono pure credere in qualcosa!

  12. alessandro pendesini ha detto

    Una teoria completa dovra spiegare quali organismi possono provare sensazioni coscienti, a quali condizioni e per quali scopi, e come tutto cio’ è possibile. Se tale teoria potrà essere formulata, con un grande “se” – utilizzando solo entità ontologiche che sono osservabili e misurabili, allora l’avventura scientifica del genere umano, figlia del Rinascimento , avrà vinto uno dei suoi più grandi misteri ! Avremo una spiegazione dettagliata dell’emergenza della coscienza e/o spirito partendo dalla materia. Questa avrà necessariamente delle ripercussioni significative per l’etica, e rimettera probabilmente in causa le immagini tradizionali forgiate da uomini e donne attraverso i secoli e le culture. Alcuni dicono che questo potrebbe non entusiasmare la maggioranza della gente. Altri dicono che un tale successo marcherebbe il culmine della disumanizzazione dell’universo, accentuando la perdita di significato …
    Ma perché? Come potrebbe, ad esempio, la conoscenza dell’origine e meccanismi della coscienza svalutare l’apprensione del mondo che mi circonda ? Cosi come una probabile coscienza artificiale alla quale paragonarmi ? Mi meraviglia l’idea che tutti gli oggetti con i quali condivido l’esistenza : i libri, l’aria che respiro, i miei simili e qualsiasi altre forma di vita, il cielo e le stelle costituite a partire da 92 elementi di base, gli atomi, e che possono essere descritti in una tavola periodica. Questi, a loro volta, formati da piccole particelle, protoni, neutroni ed elettroni, che a loro volta….ecc..ecc..Esiste una forma “cabalistica” più esilarante di tutto cio’ ? Queste conoscenze intellettuali non tolgono una virgola al benessere che risento per la vita, gente, animali, natura, libri, arte e musica. Anzi…..evito il più possibile di rincorrere il vento…..
    P.S. Non dobbiamo dimenticare che l’Intelligenza Artificiale ha , in molti campi, ampiamente e definitivamente superato certe possibilità e cognizioni umane, e siamo solo all’inizio…..

    • beppina ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Più che di “paure” parlerei di “perplessità”. Inoltre mi vien da pensare che sarebbe più ottimale sviluppare una discussione sulla IA in modo libero e speculativo senza implicitamente “caricare” la stessa discussione di seconde (più o meno esplicite) finalità. In questo caso verrebbe probabilmente inficiata la qualità della stessa discussione.

  13. Simone ha detto

    Il transumanesimo, in effetti, è una cosa terrificante.
    Per fortuna sembra che per adesso non ci sia la tecnologia adatta per la realizzazione di un idea simile.

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