Incredibile ingiustizia: tenta il suicidio ma il macchinista del metrò frena in tempo

Un’incredibile ingiustizia è avvenuta a Milano il 20 gennaio 2011: una persona ha tentato il suicidio gettandosi sotto un treno della metropolitana ma quell’oscurantista intollerante del conducente ha avuto l’arroganza di frenare ed evitare così il compimento della volontà dell’aspirante suicida. Dev’essere stato un integralista religioso! Mario Staderini e il partito radicale non sembrano ancora sul piede di guerra per far incriminare il macchinista, reo di non aver voluto rispettare la volontà di un uomo che ha deciso liberamente e volontariamente di uccidersi. Uno sporco e vile obiettore di coscienza, direbbe disgustato Stefano Rodotà.

Il “Corriere della Sera” ieri celebrava il suicidio di Lucio Magri e di Monicelli, mentre oggi nel riportare questa notizia parla di lucidità del conducente nel «frenare miracolosamente in tempo».  E ancora continua: «Grazie alla prontezza del conducente del treno in arrivo la tragedia è stata evitata». Il suicida dunque non è più un eroe da elogiare, ma chi si è rifiutato al suo suicidio ad essere oggi celebrato. Eppure si è opposto con forza al così tanto decantato diritto di morire di una persona. Alla sua (presunta) autodeterminazione. Con quale autorità, chiederebbe Peppo Englaro?

Si legge anche preoccupazione sul fatto che il suicida non sia in pericolo di vita.  Ma come? Non voleva mica uccidersi? E ora lo si porta in ospedale assicurandosi che non sia ferito gravemente? Quante contraddizioni in questa cultura pro-death!

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43 commenti a Incredibile ingiustizia: tenta il suicidio ma il macchinista del metrò frena in tempo

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  1. Qumran ha detto

    Avete colto in pieno la contraddizione dei promotori dell’eutanasia. Sono i primi a non essere coerenti e a violare la tanto sbandierata autodeterminazione.

  2. John ha detto

    Bellissimo articolo! Da diffondere!

  3. Enrico da Bergamo ha detto

    Concordo pienamente con l’articolo.
    Consiglio poi di pensare al laicista che magari aspettava il mmetro due fermate dopo il quale avrà patito il disagio di prendere il mezzo pubblico in ritardo causa operazioni di soccorso del mancato suicida.Il fatto di fermare un mezzo pubblico per salvare una vita causa poi disagio a centinaia di persone.

  4. joseph ha detto

    Nooooooo….. non capite: il mezzo pubblico deve essere usato con consapevolezza. Il mancato suicida s’è dimenticato di fare opportuna richiesta di suicidio in biglietteria, ove gli sarebbe stato indicato l’orario del treno condotto da un solerte macchinilaicista non obiettore, il quale avrebbe assecondato il suo legittimo desiderio di porre fine alla sua esistenza.

  5. Antonio72 ha detto

    Questa volta non ci trovo nessuna contraddizione. Se la molla che fa scattare l’uomo è l’autodeterminazione assoluta in quanto individualistica, allora c’è libertà di suicidarsi come di evitare il suicidio altrui. Ci si dovrebbe cominciare a preoccupare, non tanto quando la quota dei suicidi autodeterminatisi (perchè ci sono anche suicidi di altro genere) aumenti, piuttosto quando gli “evitatori del suicidio altrui” divengano numerosi come le quote rosa nel Parlamento italiano. E lo diverrano…quest’ultima è un’affermazione che ha basi scientifiche molto precise.

    • Laura ha detto in risposta a Antonio72

      Io la contraddizione la vedo nell’atteggiamento dei media, preoccupati che l’aspirante suicida sia salvo e contenti che non abbia portato a termine il suo intento.

      • Antonio72 ha detto in risposta a Laura

        Ai media interessa solo la notizia e si vende meglio quando si pubblica l’eroe (o nel caso opposto, il mostro) in prima pagina. Oggi è il macchinista che ha salvato la vita all’aspirante suicida, ieri era il suicida stesso (come per es. Monicelli ed altri) che si getta dalla finestra. Addirittura nel caso della Costa Concordia hanno avuto la fortuna di prendere due piccioni con una fava. Anche qui nessuna contraddizione: l’importante è fare notizia.

        • GiuliaM ha detto in risposta a Antonio72

          Concordo, ai giornalisti interessa molto poco la coerenza (a meno che non si tratti di un giornale di parte, e a volte pure lì), interessa solo speculare sulla notizia, più è “brutta” e tragica meglio è.
          A proposito della Concordia, ora si inizierà con le interviste lacrimevoli ai sopravvissuti… non so voi, ma io non le reggo.

    • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

      Concordo in pieno con l’analisi di Antonio, 72
      almeno con la prima parte, sulla seconda, pur asserendo io stesso la perfetta legittimità di un qualunque pool di persone o movimento che facesse dell’evitare i suicidi (anche in extremis) la propria mission, ritengo che una persona che abbia realmente intenzione di suicidarsi e non ci riesca, probabilmente non si è documentata abbastanza bene sulle modalità. Gli altri probabilmente non erano così convinti. Quindi se mai gli evitatori dovrebbero concentrarsi più che altro su forme di prevenzione dell’accadimento.

      Credo che l’aspirante suicida stesso sia contento di essere sottoposto a cure, perchè chi vuole suicidarsi vuole farla finita e non rimanere mezzo storto.

      • Antonio72 ha detto in risposta a Andrea

        Purtroppo quasi tutti i tentati suicidi ci riprovano successivamente, e questo è un dato statistico. L’unica prevenzione possibile è che la società si fondi sul valore dell’essenza umana. Purtroppo le neuroscienze antepongono l’esistenza all’essenza, anzi quest’ultima la negano proprio; quindi viene da sè che oggi il valore primario, e direi unico, sia la qualità della propria esistenza. Cade inevitabilmente anche il sistema valoriale in cui l'”essere” veniva prima dell'”apparire”. Per es. nel caso del comandante Schettino non c’è da meravigliarsi che lo stesso abbia approfittato della prima scialuppa per salvarsi la pelle, in quanto l’essenza del comandante e quindi il suo onore intrinseco, viene passata in secondo piano rispetto alla qualità dell’esistenza e quindi nel caso specifico, al “salvarsi la pelle” (nella tragedia del Titanic avvenne esattamente il contrario). L’onore viene invece salvato sempre per vie indirette: per telefono o nei salotti televisivi, appunto in ossequio alla cultura dell'”apparire”. Ovviamente ci sono eccezioni…

        • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

          Credo che l’istinto di sopravvivere, in caso di pericolo, in ogni individuo in posizione di comando venga prima di tutto, tale istinto è poi mediato dall’eventuale adesione ad un sistema valoriale che anteponga il sacrificio di sè per il bene degli altri o per questioni di fama o onore o altre motivazioni. Il capitano dell’Andrea Doria ad esempio, fu costretto dai suoi ad abbandonare la nave con la forza, dopo che aveva dato al suo secondo, incredulo, il compito di portare l’estremo saluto ai suoi famigliari, e il tutto in un contesto in cui i passeggeri si erano già praticamente messi tutti in salvo…

          Senza arrivare a questi eccessi inutili, credo che sia logico che una persona in una determinata posizione, durante un’emergenza faccia il miglior uso possibile delle sue funzioni e dei suoi poteri aiutando gli altri a salvarsi, il problema si ha quando a questo tipo di posizioni hanno accesso persone che non sono in grado di applicare questa logica. E questo avviene quando per qualche motivo saltano i criteri di selezione meritocratica nella copertura dei ruoli e subentrano criteri differenti, o magari in casi in cui una corretta valutazione psico-attitudinale non è stata pre-requisito alla selezione.

          Questo non esclude che poi non possano rivelarsi degli eroi, anche gli “ultimi filippini” dell’equipaggio, ma uno si aspetterebbe che un comandante avesse in qualche modo “nel suo DNA di comandante” se non proprio un comportamento votato al sacrificio del proprio bene personale in quel tipo di occasione, almeno una predisposizione a non andare nel panico.

          Sulla questione della recente tragedia credo ci siano ancora molti aspetti da chiarire e ci vorrà un po’ di tempo prima di esprimersi sul reale valore della persona Schettino (anche a causa degli enormi interessi economici in gioco)

          Scusate ho un po’ divagato.

          • Antonio72 ha detto in risposta a Andrea

            Non hai divagato, anzi per me hai centrato il punto e possiamo dirci anche d’accordo. Il fatto è che quel sistema valoriale a cui facevi riferimento, non solo non è più fondante per l’essere umano come lo era una volta, ma si sta facendo sempre meno incisivo, si mescola confusamente con altri valori più discutibili, ma che nell’attuale cultura hanno la meglio su quelli più pregiati originari (per es. nel caso specifico: il valore della vita umana).
            E se togli il principio mediatore è naturale, come affermi giustamente, che si faccia avanti prepotentemente l’istinto di sopravvivenza. Resta da capire quale ruolo abbia la diffusione delle tesi per es. neodarwiniste e quelle materialiste riduzioniste. Insomma, detto in parole povere: se sono solo uno scimpanzè glabro, non potete mica pretendere che mi comporti da essere umano?! Anzi che significa oggi “essere umano”?

            • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

              Credo pochissimo peso, pur rappresentando in prima persona un aggregato dei valori che indichi come predisponenti a questi comportamenti negativi non credo di aver subito in questo passaggio una deformazione dei concetti valoriali di rispetto degli altri, ed aiuto dei più deboli, che considero in qualche forma innati e logici. Per carità parlo solo per me e per le persone che conosco quindi il tuo dubbio rimane legittimo.

              Credo invece che la nostra società vada incontro ad una serie di distorsioni che espongono soprattutto le menti più deboli alla tentazione di seguire facili scorciatoie illusorie all’adozione di un sistema valoriale coerente con la vita sociale (su qualsivoglia logica esso sia fondato). Anch’io sono in antitesi con questo alleggerimento dei valori cui fai riferimento anche se probabilmente lo attribuisco a cause diverse, innanzitutto ai media di comunicazione di tipo “Uno a molti” (come la televisione), che stereotipizzano modelli di “successo” che per definizione non possono (e non devono) essere estesi alle masse. Non tutti/e possono essere bellissimi, ricchi personaggi di successo col pelo sullo stomaco, non c’è un buon motivo per cui tutti dovrebbero desiderare di esserlo. Eppure è pieno di giovani che cercano successi facili, donne che attribuiscono doti salvifiche alla chirurgia estetica, organizzazioni che schiacciano i più deboli…

              • Antonio72 ha detto in risposta a Andrea

                Ovviamente mi riferisco alla società in genere quando parlo di caduta di un sistema valoriale, e credo che l’etica moderna ne abbia risentito e ne risenta tuttora. E’ ovvio che i mass-media rappresentano l’acme di quella cultura dell’apparenza di cui dicevo, alla quale può contrapporsi solo una cultura dello spirito, anche se inteso non solo nel senso religioso. Il decadimento dell’arte e della cultura contemporanei sono dati di fatto, come anche, purtroppo la secolarizzazione galoppante che spinge ai margini qualsivoglia spirito religioso. Eppure l’uomo ha necessità come l’aria che respira di riempirsi i polmoni spirituali ormai svuotati quasi del tutto. Se togli il contenuto rimane l’involucro, e quindi l’apparenza. Secondo me invece oggi l’uomo sta scontando la cultura materialista, almeno indirettamente. Ed è la stessa scienza sperimentale che sacrificherà sull’altare della conoscenza lo stesso concetto di uomo, il quale si vedrà letteralmente levare il terreno da sotto i piedi. In parte è già così.

                • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

                  “Il decadimento dell’arte e della cultura contemporanei sono dati di fatto”

                  Non so se riesco ad essere d’accordo con te su questa frase. su che basi affermi che siano dati di fatto?
                  non so se oggi si sia in media più ignoranti di quanto non lo si fosse ad esempio 50 anni fa’. Di sicuro lo si è rispetto ad un numero altamente superiore di cose, ma mi è difficile dire che la cultura sia decaduta. Non saprei dire se vi sia una relazione tra valori e cultura, uno può essere un ignorante ed aderire al contempo ad un sistema di valori ammirevole.

                  Lo stesso vale per l’arte, non mi sembra di poter affermare che l’arte di oggi sia peggiore di quella di 50 o 100 o 200 anni fa’. L’arte è la messa a frutto di un talento, non so se si può dire che si vive in una società meno talentuosa. Forse si può sostenere che la società odierna non incoraggia il talento ad esprimersi, buttando fumo negli occhi attraverso pseudovalori da inseguire, ma è pur vero che in passato molte persone talentuose anche volendolo non avrebbero potuto esprimersi perchè lo stato del progresso tecnologico li inchiodava ad una vita molto più dura. (ahia, e qui col progresso tecnologico mi sa che ho toccato un tasto dolente con te 😉

                  • Antonio72 ha detto in risposta a Andrea

                    No al contrario, oggi la tecnologia consente la perfezione a tutti in tutti i campi, ma il talento si misura sulla particolare imperfezione che dà quel tocco unico e personalizzato, non sull’omogeneità del talento permessa dall’innovazione tecnologica (oggi tutti suonano, tutti cantano, tutti scrivono, tutti sono belli, ecc..).
                    La tecnologia spersonalizza perchè inaridisce lo spirito umano, la negentropia del sistema umano si sta rovesciando nel suo opposto ed adegua l’uomo alla materia inerte di cui si circonda e che presto lo
                    invaderà (se lo spirito muore, l’uomo muore).
                    Come disse un grande trombettista, pressapoco: Non diventi un grande trombettista quando sei il più bravo a suonare la tromba ma quando arrivi al punto in cui ti accorgi che è la tromba a suonare te!

                    • GiuliaM ha detto in risposta a Antonio72

                      Anche qui sono d’accordo, dalla mia personale esperienza di (ex) musicista: puoi avere anche uno Stradivari o un pianoforte gran coda, ma se non lo sai suonare e non ci metti l’anima è come se tu suonassi un sintetizzatore 😉

                    • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

                      Mi spiego meglio, a parità di talenti disponibili la maggiore quantità di tempo libero e il più facile accesso alla strumentazione, credo che permettano in totale una maggiore produzione d’arte in senso generico. Che poi di quest’arte molta sia fuffa possiamo essere d’accordo. Ma siccome sono solo le vere opere ad essere poi consegnate alla storia mi aspetto che la fuffa venga dimenticata, ma che la maggior facilità di accesso dei veri artisti ai mezzi per creare porti ad un bilancio positivo rispetto all’espressione del talento in passato.

                      Dopodichè potete obiettarmi che nessuno abbia più dipinto la Cappella Sistina, ma non credo che questa sia una condizione sufficiente ad affermare che i talenti odierni siano inferiori a quelli del passato.

                    • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

                      Se mai sono le forme d’espressione che cambiano,e il fatto che l’arte non abbia, ad esempio più i “grandi committenti”. E ciò vale soprattutto per lo Stato, ma probabilmente anche per le istituzioni religiose in genere. Ammesso che abbia senso fare paragoni con periodi storici completamente differenti.

                    • Kosmo ha detto in risposta a Antonio72

                      Più prosaicamente, nel passato è stata raggiunta quasi la “perfezione” nelle forme artistiche, e quindi adesso occorre “inventarsi qualcosa di nuovo”…
                      Da qui le foto della “Campbell’s soup”, le pisciate di B12 su tela di Andy Wharol, la mer*a d’artista, gli sbreghi nelle tele, le cacofonie di rumori spacciate come “sinfonie”, le ore di culi di donna spacciate per “film d’autore”…

                    • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

                      Comunque , Antonio, una parte del tuo attacco alla tecnologia è fondato.
                      Ad esempio i dispositivi di auto-tuning utilizzati in studio di registrazione per aggiustare le voci degli artisti, sono una sorta di chirurgia estetica della voce, e sono volti a dare una connotazione più artistica all’espressione di personaggi che sono spesso emanazione di un puro fenomeno di marketing… Questo è un tipico caso in cui l’accesso alla tecnologia appiattisce le differenze tra l’espressione dei vari artisti uniformando il prodotto.
                      Un esempio simile può essere fatto relativamente al ricampionamento del rullante dei batteristi, fenomeno in virtù del quale la ritmica sui dischi pop suona sempre perfetta ed uniforme anche quando è stata suonata in modo più umano. Viceversa è pur vero che le tecnologie digitali permettono nuove forme d’arte da ricombinazione di arte esistente (vedi utilizzo di campioni ed altro) che prima erano impensabili.
                      Insomma non tutto il “bene viene per nuocere” 😉

                    • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

                      Kosmo il confine tra avanguardia e cagata è labile per definizione, da un lato vi sono artisti in grado di esprimersi in forme tradizionali che esplorano nuovi campi al limite del comprensibile per chi non è un esperto. Dall’altro ci sono i furbi che non avendo nessun background si buttano direttamente su iniziative volte a stupire.

                      Ci sono forme di avanguardia in musica che sono state cavalcate sia da grandissimi talenti che da impostori, mi vengono in mente esempi nel campo del free Jazz.

                      Tuttavia a mio avviso , una cagata è una cagata, e non è arte, perchè credo che un opera debba possedere un valore intrinseco che prescinda dal percorso che l’artista ha seguito per produrla. Un valore che è riconoscibile nella quantità e nel tipo di emozioni che desta nei propri fruitori.

                      IL fatto che vi sia una sorta d’innovazione anche in campo artistico però mi sembra coerente. Probabilmente anche in passato l’emergere di nuove tecniche d’espressione ha causato destabilizzazioni all’establishment artistico di ogni dato periodo.

                    • Kosmo ha detto in risposta a Antonio72

                      @Andrea:
                      NO. *TUTTA* l’arte contemporanea è un’immensa CLOACA.
                      Vabbè, diciamo il 99%.
                      A me, se mi regalassero pure un Picasso, se non fosse che qualche gonzo idiota sarebbe disposto a sborsare qualche milione di dollari, a cui lo rifilerei immediatamente, non mi ci pulirei neanche il c**o.
                      Perchè quelli a me sembrano disegni di bambini di 5 anni.
                      “Ma l’artista ha voluto comunicare il…”
                      Un cavolo. Vuol dire che l’artista non ci è riuscito.
                      Perchè semplicmente non si ci capisce niente.
                      Basta vedere come Picasso sia riuscito a smerciare un “quadro” dedicato alla morte del torero no-so-come-si-chiama per la distruzione di Guernica.
                      http://www.youtube.com/watch?v=HjJ8wtBI3UE

                    • Kosmo ha detto in risposta a Antonio72

                      L’unica volta con cui potrei concordare con Antonio72, è in merito al “Photoshoppamento” di modelle su riviste patinate…
                      Ma le avete viste?
                      Fianchi stretti che manco le vespe.
                      Pelle liscia come la porcellana.
                      Manco un difettuccio che sia piccolo piccolo.
                      Photoshoppano pure Jessica Alba, che di anni ne ha 24…

                    • Kosmo ha detto in risposta a Antonio72

                      @Andrea: il mio esempio si riferiva principalmente alle arti visive, ma anche il resto dell’arte non ne è immune.
                      Riguardo a free jazz che tu citi, mi piacerebbe fare la battuta di Checco Zalone (simpaticamente eh, non me ne vogliano gli appassionati): “il jazz è come la scoreggia: piace solo a chi lo fa!”

                      Riguardo le cagate e gli artisti d’avanguardia…
                      C’era un mio amico che usava postare su it.arti.poesia.
                      Ogni tanto se ne usciva fuori qualcuno che postava una qualche poesia “sconosciuta” di un grandissimo artista, spacciandola per propria… Immancabilmente i commenti erano “cagata colossale” “ma chi ti ha insegnato l’italiano?”.
                      Se volessi fare una prova, fatti fare un disegno da un bambino, poi con Photoshop “copi” la firma di Picasso, o di qualche artista non proprio quotatissimo (che la cosa si fa inverosimile) ma ben piazzato, e lo mostri con quella firma a qualche tuo conoscente che fa “l’intenditore”.
                      Poi preparati a spanciarti dalle risate.

                    • Kosmo ha detto in risposta a Antonio72

                      @Andrea:
                      scusa la pedanteria:
                      ma non ti ricordi il fatto delle teste del Modigliani nell’84?

                    • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

                      L’episodio del tuo amico che postava su it.arti.poesia è perfettamente in linea con l’osservazione che ho fatto io, l’arte è arte indipendentemente da chi la produce, quindi se una cosa spacciata per arte è considerata una cagata dai più, che l’abbia fatta uno che ha anche fatto arte riconosciuta (un famoso poeta) o un perfetto sconosciuto, a me poco importa. Quello di attribuire meriti potenziali su nuove creazioni a chi ne ha avuti in passato è un problema tipicamente umano legato al concetto di reputazione.

                      Sul Jazz, beh dire che il jazz non è una forma d’arte è una grossa stupidaggine, non è vero che piace solo a chi lo fa. Dire che molto del free jazz sia in realtà una cagata colossale è invece plausibile. Ti ricordo che nella definizione di jazz ricade pure lo swing ed una marea di brani standard considerati pietre miliari nella musica del 900. Purtroppo viviamo in un Paese dove la cultura musicale standard è tradizionalmente legata a stupidaggini quali il liscio… Mentre negli Stati Uniti durante gli anni 40 lo swing ha rappresentato un punto altissimo dell’espressione musicale in cui, forse unico episodio nella storia dell’uomo, nella stessa forma di espressione musicale coesistevano il ballo + arrangiamenti ed orchestrazione di altissimo livello + la musica più ascolata + i musicisti migliori. Pensa a Duke Ellington.

                      IL fatto che poi spesso si sviluppi una sorta di esoterismo che trova valore dove non ce n’è è comune a molte discipline umane, pensa all’enologia, agli audiofili… Questo non significa che i buoni vini di oggi facciano tutti schifo e che gli impianti stereo non siano migliori oggi di quanto non lo siano mai stati.

                      Io credo ci sia molta arte contemporanea, anche di strada, che sia di altissimo livello. Sul fatto che Picasso abbia fatto un sacco di cagate sono d’accordo. Se ha fatto almeno un’opera considerata come tale da un gruppo non trascurabile di fruitori per me rimane un artista anche se tale opera non dovesse piacere a te o a me.

                    • Kosmo ha detto in risposta a Antonio72

                      @Andrea:
                      direi di no, vedi il controesempio delle teste del Modigliani che ti ho fatto, valutate come “capolavori” dalla DIRETTRICE DEL MUSEO vattelapesca, e dallo stesso Vittorio Sgarbi (mi sembra di ricordare), ma poi delle cagate fatte da 4 giovani ventenni con il BLACK & DECKER, una volta che le hanno replicate in diretta.

                    • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

                      Non ho mai detto che le opinioni della critica debbano essere universalmente accettate, per me Sgarbi conta come un unità nell’esprimere un parere su un’opera d’arte, e come lui qualunque altro critico.

                      Inoltre dobbiamo aggiungere che se uno copia perfettamente un’opera considerata (nella sua forma originale) un capolavoro, al punto che le due copie risultano indistinguibili. Il contenuto artistico della copia da un punto di vista dell’osservatore non può essere considerato inferiore. Se mai essa non è espressione di originalità e creatività ma il suo valore artistico (diverso è per quello di mercato) non è inferiore.

                      Se un madonnaro disegnasse su un marciapiede un affresco associabile a quelli della Cappella Sistina (inedito, ma con lo stesso tratto la stessa qualità, insomma qualcosa in grado di suscitare emozioni simili) per me sarebbe arte, checchè ne dica Sgarbi.

                    • Andrea ha detto in risposta a Antonio72

                      E’ chiaro che se la copia è fatta con scansione e stampa 3d, e sia originalità che fattore umano vengono meno, farei fatica a considerare arte la copia, indipendentemente dal fatto che poi come sappiamo anche le stampe abbiano un loro valore di mercato

                    • Antonio72 ha detto in risposta a Antonio72

                      Non ci posso credere! Per una volta sono riuscito a mettere d’accordo in parte, Andrea, GiuliaM e Kosmo. Inoltre sono riuscito, pur criticando la tecnologia, a non venire assalito dagli ultimi due.
                      Cmq siete scivolati molto sull’OT, non so se ve ne siete accorti.
                      Il punto che volevo che si sviluppasse era un altro, non l’arte in sè. Cmq Andrea, l’arte tecnologica comincia e finisce sempre in ambito tecnologico, dov’è l’uomo? La creatività, come anche l’intelligenza umana è prevalentemente analogica, ed anche se, come sappiamo, il digitale può riprodurre (in parte) l’analogico e non viceversa, rimane il fatto che è l’uomo che si deve adattare al supporto tecnologico digitale, il quale inevitabilmente annacquerà sempre più il potenziale umano analogico (vale anche per gli scienziati). Quando ascolti il suono di una chitarra riprodotto da un CD digitale usi le orecchie, ma quando ascolti il suono della stessa chitarra dal vivo puoi sentire con tutto il corpo. Per ascoltare il rombo di un tamburo riprodotto da un CD digitale usi ancora le orecchie, ma il suono dello stesso rombo dal vivo ti risuona nello stomaco. Per questo ho detto che l’arte digitale comincia con la tecnologia e finisce con quella bypassando totalmente l’uomo. Ritornando all’argomento, una cosa non si è notata abbastanza ma che merita una riflessione: il suicidio di quest’uomo prevedeva di sfruttare uno strumento tecnologico, il treno, e con lo stesso strumento il macchinista lo ha impedito. E’ un caso? Ed è un caso che il suicidio assistito voglia servirsi di una tecnologia farmacologica? Questo è coerente: la tecnologia, prima inaridisce l’uomo, il quale si dispera in quanto confida in tutto e per tutto nel progresso tecnico-scientifico, e poi appunto, gli dà il colpo di grazia. In realtà quell’uomo era già morto (in spirito) molto prima di assumere il cosiddetto kit della morte o di gettarsi sui binari.

                    • Kosmo ha detto in risposta a Antonio72

                      @Antonio72: lo vedi che poi mi fai pentire di essere felice che sono d’accordo con te?

                      Il suono non lo senti come vuoi tu perchè le casse e il tuo impianto hi-fi non è studiato per quello.
                      Oppure confondi l’ascoltare musica con volgari mp3, come ormai fanno tutti.
                      Vieni a casa mia, con un impianto stereo con i controc**zi.
                      Ti faccio sperimentare persino la “brown note”, te lo assicuro (poi però il bagno lo pulisci tu eh!).
                      Altro tentativo tuo fallito di confondere la tecnologia con l’uso distorto e idiota di essa.

      • Qumran ha detto in risposta a Andrea

        Non si capisce perché un medico che si oppone al suicido sia da condannare mentre non lo è un conducente di un tram.

        • Antonio72 ha detto in risposta a Qumran

          Se parli del suicidio assistito è ovvia la motivazione. Ora, dirò qualcosa forse di scandaloso, ma non m’importa. Ebbene se parliamo di suicidi, per me meritano molta più considerazione questi spericolati che si gettano dal ponte o sotto un treno, in quanto esprimono una forte autodeterminazione individualistica ed antisociale, piuttosto di quelli che vogliono il “permesso” dello Stato, e magari anche un documento controfirmato dal notaio con apposita marca da bollo. E lo vogliono perchè la propria coscienza non riesce da sola a sopportare il peso di questa libertà estrema. Forse addirittura credono di presentarsi al Creatore con questo documento autorizzativo per chiedere giustificazione. In ogni caso l’atto suicidiario non è più un fatto individuale, ma diviene un fatto sociale. Paradossalmente la legalizzazione di questo atto estremo limita la libertà individuale, al posto di ampliarla come ingenuamente credono i lacisti che ingaggiano la battaglia pro-morte.

          • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Antonio72

            Personalmente quelo che ritengo obbrobioso di Magri sia il fatto che compiere il suo gesto abbia voluto coinvolgere altri poteva fare tutto da solo con vari metodi tutti indolori.

    • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Antonio72

      Facciamo allora che si approvi una legge che legalizzi il suicidio mediante metro e si stabilisca che i conduttori già assunti possano essere obbietori di coscienza e fermare il mezzo i nuovi assunti non possono bloccare il mezzo.

  6. Tommaso ha detto

    Se solo le loro intenzioni fossero positive, invece non si capisce perchè lo dicono…

  7. Dario* ha detto

    Onestamente dubito che dire “chi si è rifiutato al suo suicidio” sia grammaticalmente corretto ma per il resto questo articolo è un capolavoro! =)

  8. Daniele ha detto

    Buongiorno, non ho letto tutti i commenti, ma mi permetto di incollarvi il link di una canzone di Fabrizio de Andrè a mio avviso sublime, che sicuramente fa riflettere.

    http://www.youtube.com/watch?v=LPKSubavxtE

    • Daniele ha detto in risposta a Daniele

      Riporto il testo per chi non potesse ascoltare la canzone.

      Preghiera in Gennaio

      Lascia che sia fiorito
      Signore, il suo sentiero
      quando a te la sua anima
      e al mondo la sua pelle
      dovrà riconsegnare
      quando verrà al tuo cielo
      là dove in pieno giorno
      risplendono le stelle.

      Quando attraverserà
      l’ultimo vecchio ponte
      ai suicidi dirà
      baciandoli alla fronte
      venite in Paradiso
      là dove vado anch’io
      perché non c’è l’inferno
      nel mondo del buon Dio.

      Fate che giunga a Voi
      con le sue ossa stanche
      seguito da migliaia
      di quelle facce bianche
      fate che a voi ritorni
      fra i morti per oltraggio
      che al cielo ed alla terra
      mostrarono il coraggio.

      Signori benpensanti
      spero non vi dispiaccia
      se in cielo, in mezzo ai Santi
      Dio, fra le sue braccia
      soffocherà il singhiozzo
      di quelle labbra smorte
      che all’odio e all’ignoranza
      preferirono la morte.

      Dio di misericordia
      il tuo bel Paradiso
      lo hai fatto soprattutto
      per chi non ha sorriso
      per quelli che han vissuto
      con la coscienza pura
      l’inferno esiste solo
      per chi ne ha paura.

      Meglio di lui nessuno
      mai ti potrà indicare
      gli errori di noi tutti
      che puoi e vuoi salvare.

      Ascolta la sua voce
      che ormai canta nel vento
      Dio di misericordia
      vedrai, sarai contento.

      Dio di misericordia
      vedrai, sarai contento.

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