Documentario dà voce ai figli dei donatori di sperma: «è una sofferenza per noi!»

Alana Stewart è una dei 30.000-60.000 concepiti ogni anno negli Stati Uniti attraverso la donazione di sperma. Ma è anche una delle tante voci critiche di questa pratica, che lei chiama “l’atto violento di acquisto e di vendita di un bambino”. Parla per esperienza diretta. La sua storia, presente nel prossimo documentario “Anonymous Father’s Day”, sta diventando sempre più comune. Molti dei bambini concepiti con la donazione di sperma ora sono adulti, e alcuni di loro si sono pronunciati fortemente contrari a questa disumana pratica che li ha portati in esistenza. Le loro storie stanno rivelando che l’esperienza di essere un bambino concepito da un donatore non è quello che molti sostenitori della tecnologia vorrebbero.

Vorrebbero essere emersi dopo un atto di amore di un uomo sposato con la loro madre, e non da quell’individuo che ha prodotto in solitudine il liquido seminale in una banca dello sperma, prima di andarsene con in tasca un assegno di $ 75.  Jennifer Lahl, regista del documentario citato, ha affermato che ha voluto dare voce a persone come Alana, le cui preoccupazioni sono troppo spesso trascurate in un dibattito che ha profonde implicazioni per la loro vita e identità. Per lei la tecnologia riproduttiva ha prodotto un senso di abbandono da parte del suo padre biologico e una relazione malferma con l’uomo che l’ha allevata. L’altra storia che viene raccontata è quella di Barry Stevens, il quale credeva che suo padre fosse davvero il padre biologico fino a quando, assieme alla sorella, ha «avuto la sensazione che lui non si sentiva veramente mio padre», spiega Stevens. Questo ha prodotto anche in lui una forte cristi d’identità. Una pubblicazione dello scorso anno della Commission on Parenthood’s Future, ha intervistato giovani adulti concepiti attraverso la donazione di sperma, confrontando le loro risposte con quelle di coetanei allevati da genitori adottivi e genitori biologici. Lo studio ha trovato che il 43% di loro (come il 15% dei bambini adottati e il 6% dei figli di genitori biologici) concorda con l’affermazione: “mi sento confuso su chi faccia davvero parte della mia famiglia e chi no”. Inoltre, il 48% dei discendenti di donatori, paragonati al 19% dei bambini adottati, è d’accordo su questa frase: “quando vedo amici con i loro padri e madri biologici, mi sento afflitto”. Lo studio ha inoltre trovato una correlazione tra il concepimento da donazione di sperma e il fallimento del matrimonio: il 27% dei genitori di bambini “donati” sono divorziati rispetto al 14% dei genitori di bambini adottati.

Alana Stewart spiega che il rivolgersi ad un donatore di sperma o ovuli per concepire un bambino, può essere la dimostrazione di un atteggiamento “materialistico”: «Sono persone che trovano difficile accettare di non poter avere qualcosa e spesso mettono i propri bisogni prima di quelli degli altri (cioè il loro bisogno di avere un bambino prima del bisogno del loro bambino di avere un “suo” padre/madre), e queste personalità spesso falliscono nel matrimonio». Stewart ha fondato un sito web, anonymousus.org, il quale offre un forum e un supporto. Il regista Lahl dice invece di sperare che il film faciliti una riflessione generale. C’è bisogno di esaminare le “implicazioni politiche”, proprio negli Stati Uniti deve «se hai i soldi puoi pagare il medico e il laboratorio per fare tutto quello che vuoi».

Emiliano Amico

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27 commenti a Documentario dà voce ai figli dei donatori di sperma: «è una sofferenza per noi!»

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  1. Vladimiro ha detto

    Credo anch’io che la volontà di possesso della vita altrui sia la causa di tantissimi crimini e ideologie. Atti perennemente contrari all’uomo, come lo dimostrano i diretti interessati.

  2. Michele Silvi ha detto

    E’ stata abolita la patria potestas, perché qualcuno pensa che questi “diritti” siano più legittimi?

  3. Fedele Razio ha detto

    Cari amici, ai tempi dello schiavismo il significato di “traffico di esseri umani” era chiaro. Oggi il significato è più complesso, e include molte casistiche. Ma sempre di traffico di esseri umani si tratta.

  4. Carlo ha detto

    Anche chi non può avere figli può arrivare a soffrire di depressione grave, stati d’ansia, sensi di colpa ecc ecc.

    Si ritorna al discorso della’ltro post: Dio non è moralmente migliore!!

    • joseph ha detto in risposta a Carlo

      il problema è che tu vedi i figli come una cura. ma non lo sono. sono persone.

    • Daniele Borri ha detto in risposta a Carlo

      Ma cosa c’entra tirare in ballo Dio? E’ davvero un’ossessione per voi allora eh? 😉

    • lorenzo ha detto in risposta a Carlo

      Come può il vaso criticare il vasaio che l’ha fatto?
      Chi sei tu per decidere cos’è moralmente migliore per Dio?
      Eri forse suo consigiere quando creava il mondo?

      • Carlo ha detto in risposta a lorenzo

        Un padre ladro che dice al figlio di non rubare non è moralmente migliore del figlio.

        Se Dio ordina di non abortire, e poi Lui stesso sopprime e/o permette la soppressione di bambini attraverso la malattia non è moralmente migliore di me.

        • lorenzo ha detto in risposta a Carlo

          Sono due casi distinti:

          1 – Un uomo sopprime un’altro uomo: è in gioco la libertà umana.
          Se Dio intervenisse per evitare che l’uomo faccia il male, sarebbe una libertà vigilata e noi non saremmo altro che burattini; saremmo pura materia fisica che si muove in ossequio a leggi che non dipendono dalla nostra volontà.

          2 – La morte ed il dolore per cause naturali: se tu riesci a spiegarmi il perché un bruco deve cessare di essere tale per diventare farfalla, forse anch’io riuscirò a spiegarti perché un uomo è, su questa terra, come un condannato a morte.

          • Carlo ha detto in risposta a lorenzo

            Forse non hai capito quello che ho detto. La libertà non c’entra un piffero (almeno in questo caso).

            Ripeto….una donna che abortisce non è moralmente peggiore di chi come Dio fa morire o permette la morte di un bambino per malattia.

            • GiuliaM ha detto in risposta a Carlo

              Invece secondo me lorenzo ti ha risposto bene all’inizio con questa frase: “come può il vaso criticare il vasaio che l’ha fatto” e poi con il punto 2 del post sopra il tuo “se tu riesci a spiegarmi il perché un bruco deve cessare di essere tale per diventare farfalla, forse anch’io riuscirò a spiegarti perché un uomo è, su questa terra, come un condannato a morte”.
              Si ritorna al discorso di poter comprendere la mente di Dio, cosa impossibile per la nostra umanità.

              E poi, secondo me, un padre ladro o tossicodipendente può benissimo dire al figli di non imitarlo, per evitare loro sofferenze (questo a prescindere dall’analogia con Dio).

            • lorenzo ha detto in risposta a Carlo

              La forza di gravità attira l’uomo verso il basso.
              Se io mi getto dal 10° piano e mi sfracello al suolo, quale colpa posso dare alla forza di gravità?
              Se una madre decide, abusando del proprio libero arbitrio, di condannare a morte proprio figlio, cosa centra Dio? Cosa dovrebbe fare secondo te? Togliere a quella donna il libero arbitrio?

              Riguardo poi alla presunta colpa morale di Dio, mi spieghi perché il bruco per diventare farfalla deve cessare di esistere come bruco?

            • Lucio ha detto in risposta a Carlo

              Ti scagli Carlo: la vita e’ un dono di Dio che non ci appartiene. E’ Dio che stabilisce quando dobbiamo nascere e quando dobbiamo morire, secondo un disegno di amore che vuole la nostra salvezza. E’ attraverso la morte che si giunge alla vita eterna. Quando invece una donna abortisce compie del male, perche’ si mette al posto di Dio pensando di poter disporre della vita di un altra persona.

  5. Carlo ha detto

    Caro Lorenzo tu confondi le cose. Io parlo del male che l’uomo subisce e non quello che fa. Una malattia è una cosa che subiamo volenti o nolenti.

    Se tuo figlio sta per bruciare casa cosa fai?

    a)Lo lasci fare per non violentare il suo libero arbitrio

    b)Lo fermi violando il libro arbitrio

    @GiuliaM: se la mettiamo sul piano del mistero e dell’inconoscibilità delle cose, possiamo crede in quello che vogliamo (infatti nel mondo esistono migliaia di credenze). Non condanno queste credenze, ma solo chi vorrebbe imporle a tutti facendole passare come razionali

    • lorenzo ha detto in risposta a Carlo

      Vediamo di mettere un po’ di ordine.
      Il male l’uomo lo può o subire o fare.
      Se lo subisce, lo può subire o dalla natura (una malattia), o da un altro uomo (una bastonata).
      Abbiamo pertanto considerare tre casi:
      1-il male fatto dall’uomo ad un altro uomo;
      2-il male subito dall’uomo fatto da un altro uomo;
      3-il male subito dall’uomo riconducibile a causa naturali.

      Nei casi 1 e 2 Dio, in questa vita, non interviene in alcun modo per limitare, salvo qualche rara eccezione, la nostra autonomia nell’operare scientemente per il bene o per il male.
      E’ una scelta di fiducia che Dio ha fatto quando ha deciso creare l’Uomo e che molto spesso nella realtà, è stata mal ripagata.
      Dio ci ha donato la libertà, ed è così rispettoso della nostra libertà, che ha preferito morire lui stesso sulla croce piuttosto che limitarla in alcun modo.

      Riguardo poi alle conseguenze per il male che facciamo… nessun conto rimarrà in sospeso…

      Nel caso 3, Dio non permette alcun male se non in vista di un bene maggiore.

      • Carlo ha detto in risposta a lorenzo

        Quindi se tu vedi una persona che sta per dare una bastonata in testa ad un’altra la lasci fare, per non violare il suo libero arbitrio? Infatti se Dio rispetta il libero arbitrio di una persona perchè tu non lo dovresti fare?
        Se questo è vero, perchè vuoi vietare l’aborto per legge?

        Riguardo il caso 3, quella che tu proponi è una non soluzione. Basta guardarsi intorno per capire che una malattia è un male e non ne viene nessun bene, a meno di non farsi fantasie mentali.

        • GiuliaM ha detto in risposta a Carlo

          Ti incollo qualche estratto dal Catechismo, che dovrebbe darti qualche chiarimento:
          1730 Dio ha creato l’uomo ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata dell’iniziativa e della padronanza dei suoi atti. « Dio volle, infatti, lasciare l’uomo “in balia del suo proprio volere” (Sir 15,14) perché così esso cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, con l’adesione a lui, alla piena e beata perfezione »
          1733 Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c’è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato.

          1734 La libertà rende l’uomo responsabile dei suoi atti, nella misura in cui sono volontari. Il progresso nella virtù, la conoscenza del bene e l’ascesi accrescono il dominio della volontà sui propri atti.
          1735 L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali.

          Sul male nel mondo:
          310 Ma perché Dio non ha creato un mondo a tal punto perfetto da non potervi essere alcun male? Nella sua infinita potenza, Dio potrebbe sempre creare qualcosa di migliore.
          392 Tuttavia, nella sua sapienza e nella sua bontà infinite, Dio ha liberamente voluto creare un mondo « in stato di via » verso la sua perfezione ultima. Questo divenire, nel disegno di Dio, comporta, con la comparsa di certi esseri, la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura anche le distruzioni. Quindi, insieme con il bene fisico esiste anche il male fisico, finché la creazione non avrà raggiunto la sua perfezione.
          314 Noi crediamo fermamente che Dio è Signore del mondo e della storia. Ma le vie della sua provvidenza spesso ci rimangono sconosciute. Solo alla fine, quando avrà termine la nostra conoscenza imperfetta e vedremo Dio « a faccia a faccia » (1 Cor 13,12), conosceremo pienamente le vie lungo le quali, anche attraverso i drammi del male e del peccato, Dio avrà condotto la sua creazione fino al riposo di quel Sabato 401 definitivo, in vista del quale ha creato il cielo e la terra.
          324 Che Dio permetta il male fisico e morale è un mistero che egli illumina nel suo Figlio, Gesù Cristo, morto e risorto per vincere il male. La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene, per vie che conosceremo pienamente soltanto nella vita eterna.

          Quello che io ne traggo è: non possiamo avere l’arroganza di diventare giudici di Dio, perchè la nostra conoscenza è imperfetta, e non possiamo permetterci di essere crudeli con gli altri perchè non siamo Dio: solo chi si crede Dio può pensare di poter dominare gli propri fratelli in Cristo in questo mondo, salvo poi renderne conto nell’altro.
          Mi corigerete se sbaglio…

          • Carlo ha detto in risposta a GiuliaM

            Che si andava a parare nel “mistero” e nel non “possiamo sapere” era ovvio. Ma per fede posso credere in tutto. Basta crearsi una religione e ricorrere al “mistero” per giustificare il tutto.

            Ma di un Dio che lascia nell’ignoranza le sue creature voi vi fidate? Perchè non ha dato una spiegazione sulla sofferenza invece di lasciarci nel buio e permettere a vari soggetti di specularci sopra???

            • GiuliaM ha detto in risposta a Carlo

              Dio non lascia affatto nell’ignoranza, anzi: “Cos’è la Verità?”, diceva Pilato. “Io sono la Via, la Verità e la Vita”! Solo tramite Cristo possiamo dire di essere liberi, perchè conosciamo la verità.

              Per credere in un Dio simile, bisogna prima di tutto toccare con mano: non essere schiavi dei pregiudizi e dell’odio verso un Dio che sembra “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani”. Sì, io mi fido di un Dio che si è abbassato al punto di farsi uomo, ed è morto in croce, mostrandoci che dal male (la morte in croce) può scaturire il bene (la redenzione).

            • Tano ha detto in risposta a Carlo

              Nei tuoi commenti Carlo dimentichi sempre la questione del “libero arbitrio”. Se l’uomo sapesse tutto non sarebbe più libero.

        • lorenzo ha detto in risposta a Carlo

          Ti sei accorto di contraddire te stesso?
          Ti appelli alla libertà di azione di una persona per limitare la libertà di azione di un’altra persona.
          E se quella persona stava usando il bastone per difendersi da quell’altra che voleva ucciderla?
          Perché Dio dovrebbe permettere solo ad alcuni dei suoi figli di usare il libero arbitrio mentre ad altri dovrebbe negarlo? Cosa dovrebbe fare? La lista dei buoni e dei cattivi?
          Prendiamo il caso dell’aborto: in base a quale metro di giudizio ritieni che il diritto alla soppressione di una vita innocente debba prevalere sul diritto alla vita?
          Se ritieni che l’esercizio della tua libertà comprenda l’omicidio volontario, sei libero di farlo, ma non puoi certamente pretendere che io sia un complice silenzioso.

          Riguardo al caso 3, posso solo assicurarti che la sofferenza, vissuta in Dio, arricchisce la vita.
          Ti potrà sembrare una sparata priva di riscontro logico, ma ho toccato con mano che è così e non posso far altro che testimoniarlo.

  6. Carlo ha detto

    @GiuliaM: Che Dio si sia fatto uomo a me cambia poco. Nel mondo si continua a morire, a soffrire, ad ammalarsi, continuano le catastrofi naturali e tutto ciò che tormenta l’uomo. Un Dio impotente di fronte a tutto questo io sinceramente non so che farmene!!!

    @Tano: E’ vero esattamente il contrario. Solo la piena consapevolezza delle cose conduce ad una scelta libera e responsabile.

    @Lorenzo: Guarda….io ho un’sperienza diametralmente opposta alla tua. Ho visto famiglie distrutte dalla malattia di uno dei suoi componenti. Famiglie che hanno dissipato tutto il loro patrimonio per cercare di curare qualche malattia rivelatasi poi ugualmente mortale. Ho visto madri ridotte a larve umane per la morte del proprio figlio ecc ecc. La verità è che la sofferenza non arricchisce un bel nulla. Anzi è proprio sull’esigenza di dare una risposta alla morte e alla sofferenza che le religioni “prosperano”

    • Antonio72 ha detto in risposta a Carlo

      1) E’ la differenza tra la disperazione atea e la speranza cristiana.
      2)Tano voleva dire che se sai già tutto non puoi scegliere un bel nulla: la scelta infatti proviene dal dubbio, ovvero da una conoscenza parziale. Sei veramente libero quando puoi sbagliare, mentre non lo sei quando le tue scelte sono già determinate dalla tua presunta sapienza. Anzi dirò di più: sei libero anche di assecondare un tuo capriccio, che vada anche contro i tuoi stessi interessi, o solo per fare dispetto a qualcuno. Così è la natura umana.
      3) Non è una risposta che la religione cristiana dà alla sofferenza ed alla morte, ma gli assegna un significato, un senso, senza il quale si rimane nella disperazione di cui dicevo prima. Da questo punto di vista le religioni hanno avuto, ed hanno, un particolare ed insostituibile ruolo nel percorso della civilizzazione umana. Senza un senso religioso, qualsiasi comunità o società umana, dalla tribù delle foreste fino alla metropoli moderna, non avrebbe potuto esistere.

      • GiuliaM ha detto in risposta a Antonio72

        Ho visto famiglie distrutte dalla malattia di uno dei suoi componenti. Famiglie che hanno dissipato tutto il loro patrimonio per cercare di curare qualche malattia rivelatasi poi ugualmente mortale. Ho visto madri ridotte a larve umane per la morte del proprio figlio ecc ecc. La verità è che la sofferenza non arricchisce un bel nulla.
        Mi ricordano le risposte del mio amico valdese, convinto che la sofferenza non sia qualcosa che ti permette di crescere, in piena linea col pensiero protestante. In verità, proprio grazie alla sofferenza e alle esperienze possiamo maturare: se tu non sai che il fuoco brucia, come fai a starne alla larga?
        Pensaci, perchè se la sofferenza è fine a se stessa, a cosa serve? Perchè soffriamo in questo mondo? Dio, con il suo sacrificio, ha dato un senso al dolore, la redenzione, anche se “ti importa poco” si è sacrificato anche per te.

    • Tano ha detto in risposta a Carlo

      @Carlo: “Che Dio si sia fatto uomo a me cambia poco. Nel mondo si continua a morire, a soffrire, ad ammalarsi, continuano le catastrofi naturali e tutto ciò che tormenta l’uomo. Un Dio impotente di fronte a tutto questo io sinceramente non so che farmene!!!”.
      E’ un tuo semplice punto di vista, sopratutto minoritario rispetto alla popolazione generale, segno che è molto più razionale guardare le cose da un altro aspetto. Nel mondo si muore perché “l’uomo non si fa da sé”, è un ente effimero e debole. Esiste la sofferenza, per la massima parte dovuta all’incoscienza dell’uomo stesso. Esiste il dolore innocente e proprio questo dimostra che solo il cristianesimo è una visione vera della realtà: https://www.uccronline.it/2011/12/15/di-fronte-al-male-innocente-solo-il-cristianesimo-puo-resistere/ Dio è impotente perché non intende violare la libertà dell’uomo.

      “Solo la piena consapevolezza delle cose conduce ad una scelta libera e responsabile”
      Sbagliato, se l’uomo avesse piena consapevolezza dell’esistenza di Dio sarebbe obbligato a crederGli, non ci sarebbe più alcuna libertà. Se avessi piena consapevolezza di come andrà il nostro futuro non ci sarebbe più libertà nel vivere la vita. Senza la possibilità di ricerca non esiste libertà.

      “Ho visto famiglie distrutte dalla malattia di uno dei suoi componenti”
      Sicuramente è così. Ho visto anche persone scegliere di drogarsi e altre che scelgono di non farlo. Tutto dipende dalla libertà dell’uomo, quella di Dio è una proposta. Sta all’uomo decidere come vivere.

    • lorenzo ha detto in risposta a Carlo

      Tu affermi: “…è proprio sull’esigenza di dare una risposta alla morte e alla sofferenza che le religioni “prosperano”…”. Hai perfettamente ragione!

      Tuttavia, quando sei nella sofferenza o di fronte alla morte, se queste risposte non avessero la capacità di far vivere serenamente quei dolorosi momenti e non fossero in grado di trasformarli in occasioni di crescita, ogni dottrina sarebbe vana ed il cristianesimo sarebbe una pura follia.

      Tu confondi la fede con l’illusione ma, di fronte al dolore ed alla morte, la fede si rafforza… l’illusione svanisce…

      Leggiti questo articolo:
      http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-limitazione-di-cristo-4101.htm
      E’ questa la fede come la intendo io: “…quando per amore e liberamente qualcuno offre sé stesso per la salvezza di chi ama.”.

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