L’embrione è già una persona, cosa dice la scienza
- Bioetica
- 22 Apr 2010
Quando l’embrione diventa una persona? E’ un essere umano solo potenza o può già essere considerato tale? Con questo dossier analizziamo i principali testi universitari di embriologica medica e la visione di biologi, ginecologi, neurologi e medici..
L’idea che feto ed embrione siano “grumi di cellule” non può più essere sostenuta.
I progressi dell’embriologia, della biologia e della genetica evidenziano che le dichiarazioni filosofiche contenute nelle principali leggi a favore dell’interruzione di gravidanza non sono più scientificamente sostenibili.
Se la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo recita che «ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona» (art.3), l’argomento della personalità dell’embrione può essere usato per sostenere che le leggi abortiste si oppongono ai diritti umani.
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1. L’EMBRIONE E LA CHIESA CATTOLICA
La Chiesa cattolica si è espressa più volte in maniera ufficiale riguardo all’embrione come persona.
Le parole che riteniamo più significative sono quelle che ricordano come non sia necessaria una posizione “di fede” per sostenere la personalità dell’embrione, ma è sufficiente il solo uso della ragione e la visione scientifica.
Possiamo riassumere la sua visione ufficiale della Chiesa citando l’enciclica Evangelium Vitae (1995):
«Ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l’umana convivenza e la stessa comunità politica […]. L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita»1Evangelium Vitae, 1995.
Sintetizzando, ecco cosa dice la Chiesa sull’embrione:
- Il diritto alla vita non è un argomento di fede, ma di ragione (o comunque scientifico2Papa Francesco, Discorso al convegno dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, 15/11/2014);
- L’essere umano è persona fin dal suo concepimento;
- Fin dal suo concepimento gli devono essere riconosciuti i diritti della persona, tra cui quello alla vita;
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2. LA SCIENZA E L’EMBRIONE COME PERSONA
Secondo la scienza e l’embriologia moderna, quando l’embrione diventa un essere umano?
2.1 Nel concepimento appare un nuovo essere umano
Ciò che dice la biologia e lo studio della formazione dell’embrione è che fin dal momento della fusione dei due gameti si costituisce l’identità genetica di un nuovo individuo umano.
Dal concepimento in avanti, non vi è un vero “salto” che porta alla comparsa di un essere umano, in quanto da subito è presente la formazione di un nuovo corredo genetico che contiene già il progetto di vita di un nuovo individuo.
Dal primo momento della fecondazione e dell’apparizione della cellula primigenia (o zigote), dunque, si ha a che fare con un nuovo essere umano dotato di una propria struttura e distinto dall’organismo della madre, da cui dipende e che ha solo bisogno di tempo e nutrimento per svilupparsi, proprio come accade per ogni altro stadio della vita umana.
Egli è un corpo umano dal momento che il suo genoma è umano, come è umano il disegno-progetto in esso iscritto e che procederà ad auto-organizzarsi autonomamente3Shahbazi M.N. et al., Self-organization of the human embryo in the absence of maternal tissues, Nature Cell Biology 2016.
Il neo-concepito è fin da subito un essere irripetibile della specie umana, il quale si auto-costruisce in un processo coordinato, dettando a se stesso le direzioni dell’accrescimento secondo il programma di esecuzione iscritto nel suo genoma. Il neo-concepito si evolve senza soluzioni di continuità, senza salti di qualità e di natura. La gradualità del processo biologico è orientato teleologicamente secondo una finalità già presente nello zigote.
Sin dal primo momento siamo quindi sempre di fronte al medesimo essere umano. La scienza embriologica dimostra che l’embrione ha tutte le caratteristiche di un organismo umano, seppur nella sua fase iniziale di crescita.
Non a caso il rapporto ufficiale del Senato americano, quando si occupò proprio dello specifico tema della personalità dell’embrione nel 1981, giunse alla seguente conclusione:
«Medici, biologi, e altri scienziati concordano sul fatto che il concepimento segna l’inizio della vita di un essere umano, un essere che è vivo ed è un membro della specie umana. C’è un consenso schiacciante su questo punto in innumerevoli scritti medici, biologici e scientifici»4Subcommittee on Separation of Powers to Senate Judiciary Committee S-158, Report, 97th Congress, 1st Session, 1981
Il celebre biologo e professore emerito di Genetica Angelo Serra, docente dell’Università Cattolica di Roma e membro e già direttore dell’Istituto di Genetica Umana, ha elaborato una sintesi in 3 punti per dimostrare definitivamente lo “status” dell’embrione e definire le caratteristiche dello sviluppo del neo-concepito:
1) Coordinazione dell’embrione:
Lo sviluppo embrionale (dalla fusione dei gameti alla formazione del blastociste) è un processo in cui si ha un coordinato succedersi e interagire di attività cellulari sotto il controllo del nuovo genoma, modulato da un’ininterrotta cascata di segnali prodotti in gran parte dall’attività dello stesso genoma, e che si trasmettono da cellula a cellula. E’ precisamente questa coordinazione che esige una rigorosa unità dell’essere in sviluppo.
Coordinazione e conseguente unità indicano che l’embrione umano anche nelle sue precocissime fasi non è un aggregato di cellule ontologicamente distinte, ma un individuo, dove le singole cellule che si vanno moltiplicandosi sono strettamente integrate in un processo, attraverso il quale l’individuo (lungo le tappe morfogenetiche) traduce autonomamente il suo proprio spazio genetico nel suo proprio spazio organismico.
2) Continuità dell’embrione:
Alla fusione dei due gameti umani (spermatozoo e ovocita) incomincia un nuovo ciclo vitale di un nuovo essere umano. Questo ciclo procede senza interruzioni. Gli eventi singoli (ad esempio la moltiplicazione cellulare, la comparsa dei diversi tessuti e organi…) sono l’espressione di una successione ininterrotta di avvenimenti concatenati e coordinati l’uno all’altro senza soluzione di continuità: se c’è interruzione c’è morte o patologia.
E’ precisamente questa continuità che implica e stabilisce la unicità del nuovo essere in sviluppo: è sempre lo stesso identico essere, che si sta formando secondo un piano ben definito.
3) Gradualità dell’embrione:
E’ una legge ontogenetica. Essendo lo sviluppo un processo che implica necessariamente un succedersi di forme che in realtà non sono che stati di momenti diversi di uno stesso identico processo di sviluppo di un ben determinato essere, questa legge esige l’esistenza di una regolazione intrinseca allo stesso embrione, la quale mantiene orientato lo sviluppo in direzione della forma finale.
E’ precisamente per questa legge teleologica intrinseca che l’embrione mantiene permanentemente la sua identità (la sua individualità e la sua unicità), rimanendo sempre lo stesso identico individuo lungo tutto il processo che inizia dalla fusione dei gameti.
2.2 L’embrione in quanto essere umano è una persona
Secondo alcune obiezioni di attivisti pro-choice, gli embrioni sarebbero individui o addirittura esseri umani. Ma non persone.
Viene così separato il concetto medico-scientifico di “essere umano” da quello giuridico-filosofico di “persona”.
L’eminente docente di Giurisprudenza all’Università di Princeton, Robert P. George e il docente di Filosofia Morale all’Università del South Carolina, Christopher Tollefsen, hanno spiegato il motivo per cui questo ragionamento è profondamente sbagliato.
Innanzitutto, poiché gli esseri umani hanno un carattere personale, gli esseri umani sono persone. Una persona ha, per sua natura, la capacità di sviluppare la capacità di pensare razionalmente, esprimere emozioni, prendere decisioni ecc. Questa capacità è qualcosa che si acquisisce appena si inizia ad esistere, poiché è parte della nostra natura.
Per quanto riguarda il feto, in quanto biologicamente e scientificamente essere umano della specie Homo sapiens, possiede un carattere personale, è dunque una persona.
Usando un esempio proposto dal filosofo Francis Beckwith (Baylor University), un gatto si qualifica come felino semplicemente essendo gatto mentre un feto si qualifica come una persona semplicemente essendo essere umano5Beckwith F., The Explanatory Power of the Substance View of Persons, Christian Bioethics 10 (2004), pp. 33-54.
Il Comitato Nazionale di Bioetica ha infatti osservato quanto segue:
«L’essere persona, in senso ontologico, è una semplice conseguenza del possedere una natura razionale e che, essendo la razionalità un requisito di cui gode la natura umana, il semplice possesso della natura umana implica per ogni individuo umano il fatto di essere persona, anche se determinate caratteristiche più complesse di questa natura razionale possono manifestarsi soltanto dopo un processo evolutivo adeguato, essere più o meno ampiamente impedite da circostanze accidentali, e in certi casi addirittura attenuarsi o scomparire […]. I dati biologici permettono di attribuire all’embrione una natura umana sin dalla fecondazione»6Identità e Statuto dell’embrione umano, Comitato Nazionale di Bioetica 22/06/1996.
E’ impossibile per un embrione o feto umano non essere una persona umana: non esistono esseri umani che non sono “persone”, che non hanno “personalità”.
L’umanità intrinseca dei bambini non nati li qualifica come persone e ciò dovrebbe, quindi, garantire loro la protezione ai sensi della legge. Dato che il conferimento della “personalità” è il riconoscimento che l’essere umano ha dei diritti, c’è un diritto al quale tutti gli esseri umani dipendono: il diritto alla vita. Se manca questo, tutti gli altri diritti vengono meno. Il diritto alla vita è il principale diritto delle persone, oltre che essere il diritto da cui derivano tutti gli altri diritti.
2.3 L’embrione non è un essere umano in potenza
Prima dell’avvento della biologia e dell’embriologia, i filosofi antichi sostenevano l’idea che l’embrione fosse un “essere umano in potenza”.
Aristotele, ad esempio, distinguendo tra “essere in atto” e “essere in potenza”, non considerava l’embrione come un un essere umano in atto, ma semplicemente aveva il potenziale di diventarlo, a seconda dello sviluppo successivo.
Questa posizione non è più sostenibile oggi in quanto è evidente che fin dalle prime fasi dello sviluppo, l’embrione rappresenta un essere umano completo dal punto di vista biologico, con una propria identità genetica unica e irripetibile.
Come già detto, il processo di sviluppo che inizia dalla fecondazione è continuo e lineare, senza salti qualitativi che possano marcare l’inizio dell’umanità solo in un momento successivo.
Ben diversa è la condizione di un ovulo non fecondato, che non contiene un orientamento intrinseco e potrà diventare un essere umano solo se (dunque “potenzialmente”) si incontrerà e si fonderà con un gamete maschile7Melina L., Corso di Bioetica, Edizioni Piemme (1996) , pp. 112-131.
2.4 L’embrione e i testi scientifici
Tutto quanto appena scritto è riportato nei più autorevoli testi di embriologia e dello sviluppo prenatale.
Ne citiamo soltanto alcuni:
In Human Embryology and Teratology (2001), Ronan O’Rahilly e Fabiola Müller scrivono:
«Anche se la vita è un processo continuo, la fecondazione (che, per inciso, non è un ‘momento’) è un punto di riferimento critico perché, in circostanze normali, un nuovo organismo umano geneticamente distinto forma quando i cromosomi del pronucleo maschile e femminile si fondono nell’ovocita»8O’Rahilly R. & Muller F., Human Embryology and Teratology, 3rd edition, Wiley-Liss 2001, p. 8
In Beginning Life (1996), di Geraldine Lux Flanagan, si legge:
«Nelle prime ore del concepimento ogni aspetto del patrimonio genetico di un nuovo individuo viene determinato una volta per tutte: sarà un maschio o una femmina, avrà gli occhi marroni o azzurri, i capelli biondi o scuri, sarà alto o basso, tutta la ricchezza di dettagli degli attributi fisici dalla testa ai piedi. Il nuovo programma genetico è ottenuto quando i due pronuclei dei genitori si posizionano fianco a fianco all’interno dell’ovulo, forse per un giorno, i loro contenuti si combinano in un’unica e finale combinazione maschile o femminile. Così inizia il primo giorno dei primi nove mesi di vita […]. Il primo mese di vita porterà una meravigliosa trasformazione, il più grande cambiamento per lo sviluppo di una vita. Le centinaia di cellule si trasformano in migliaia e poi diecimila volte più grandi dell’inizio. La cosa meravigliosa è che questa miriade di cellule si auto-organizzazano nel corpo umano con tutti gli iniziali componenti squisitamente specializzati, tutti al loro giusto posto e alcuni che già praticano le loro funzioni. […]. Il bambino diventa molto vivace durante il terzo mese di gravidanza. Nella libertà della piscina acquosa il piccolo essere si sposta con grazia e con facilità supera ogni neonato nel compiere acrobazie»9Flanagan G.L., Beginning Life, Firefly Books 1996, pp. pp. 14, 23.
In the Womb, testo redatto dal National Geographic nel 2005 si legge:
«Le due cellule gradualmente e con garbo diventano un tutt’uno. Questo è il momento del concepimento, quando un unico set di DNA di un individuo viene creato, una firma umana che non è mai esistita prima e non sarà mai ripetuta. Nel corso del primo trimestre l’ovulo inizierà a trasformarsi in un bambino completamente formato. Ma tutti gli aspetti del corpo umano, nervi, organi, muscoli, sono già mappati nelle prime fragili settimane […]. La madre fornisce alloggio e nozioni di base: cibo, acqua e ossigeno, ma la vera star dello show è lo stesso feto, costruisce, divide e cresce secondo un insieme di piani intrinsecamente creati al momento del concepimento. Una volta sembrava che lo sviluppo mentale di un bambino iniziasse alla nascita, ora sembra che è la nascita stessa ad essere un evento relativamente insignificante in termini di sviluppo. »10In the Womb, National Geographic 2005.
In the Womb, testo redatto dal National Geographic nel 2005 si legge:
«Le due cellule gradualmente e con garbo diventano un tutt’uno. Questo è il momento del concepimento, quando un unico set di DNA di un individuo viene creato, una firma umana che non è mai esistita prima e non sarà mai ripetuta»11In the Womb, National Geographic 2005.
Nel volume Before We Are Born: Essentials of Embryology” (2008) di K.L. Moore, si legge:
«Lo zigote è formato dall’unione di un ovocita e di uno spermatozoo, è l’inizio di un nuovo essere umano»12Moore K.L., Before We Are Born: Essentials of Embryology, 7th edition, Saunders 2008, p. 2
Nella Van Nostrand’s Scientific Encyclopedia (1976) di Glenn D. Considine, si legge:
«Al momento in cui la cellula spermatica del maschio umano incontra l’ovulo della femmina e il risultato è un ovulo fecondato (zigote), una nuova vita è iniziata. Il termine embrione copre le diverse fasi di sviluppo precoce dal concepimento alla nona o decima settimana di vita»13Considine G.D., Van Nostrand’s Scientific Encyclopedia, Van Nostrand Reinhold Company 1976, p. 943
In Patten’s Foundations of Embryology (2003) di Bruce M. Carlson, si legge:
«Quasi tutti gli animali superiori iniziano la loro vita da una singola cellula, l’ovulo fecondato (zigote). Il tempo della fecondazione rappresenta il punto di partenza della storia della vita, o ontogenesi, dell’individuo»14Carlosn B.M., Patten’s Foundations of Embryology, McGraw-Hill 1996, p. 3.
Secondo il Medline Plus Merriam-Webster Medical Dictionary (2013), del National Institutes of Health:
«La fecondazione è il processo di unione di due gameti il cui numero cromosomico somatico viene ripristinato e lo sviluppo di un nuovo individuo viene avviato»15voce fecondazione in Medline Plus Merriam-Webster Medical Dictionary 2013.
In Human Development: The Span of Life (1974) di George Kaluger e M.F. Kaluger, si legge:
«In quella frazione di secondo, quando i cromosomi formano coppie, il sesso del nuovo bambino sarà determinato, saranno impostate le caratteristiche ereditarie ricevute da ciascun genitore e una nuova vita avrà inizio»16Kaluger G. e Kaluger M.F., Human Development: The Span of Life, Mosby 1974, pp. 28, 29.
In Obstetric Nursing (1980) di Sally B. Olds, si legge:
«Così una nuova cellula viene formata dall’unione dello spermatozoo maschile dall’ovulo femminile. La cellula, denominata zigote, contiene una nuova combinazione di materiale genetico, determinando un individuo diverso da entrambi i genitori e da chiunque altro al mondo»17Olds S.B, Obstetric Nursing, Addison – Wesley publishing 1980, p. 136.
In Biological Principles and Modern Practice of Obstetrics (1974) di Greenhill J.P. e Friedman E.A., si legge:
«Il termine si riferisce all’unione degli elementi pronuclei maschili e femminili di procreazione da cui un nuovo essere vivente si sviluppa. Lo zigote così formato rappresenta l’inizio di una nuova vita»18Greenhill J.P. e Friedman E.A., Biological Principles and Modern Practice of Obstetrics, WB Saunders Publishers 1974, p. 17.
In Human Life and Health Care Ethics (1985) di James Bopp, si legge:
«La prima cellula di una nuova e unica vita umana inizia al momento del concepimento (fecondazione), quando uno spermatozoo del padre si unisce con un solo ovulo della madre. Ogni essere umano oggi e, per quanto è noto scientificamente, ogni essere umano che sia mai esistito, ha iniziato la sua esistenza unica in questo modo, cioè, come una cellula. Se questa prima cellula o qualsiasi successiva configurazione di cellule perisce, l’individuo muore, cessa di esistere in materia come un essere vivente. Non ci sono eccezioni a questa regola note nel campo della biologia umana»19Bopp J., Human Life and Health Care Ethics, vol. 2, University Publications of America 1985.
In Essentials of Human Embryology di William J. Larsen, si legge:
«In questo testo iniziamo la nostra descrizione dell’essere umano in via di sviluppo con la formazione e la differenziazione delle cellule o dei gameti sessuali maschili e femminili, che si uniranno al momento della fecondazione per avviare lo sviluppo embrionale di un nuovo individuo»20Larsen W.J., Essentials of Human Embryology, Churchill Livingstone 1998, pp. 1-17.
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3. SCIENZIATI, ABORTISTI E LA PERSONALITA’ DELL’EMBRIONE
Diversi medici e specialisti favorevoli e contrari all’interruzione di gravidanza, e anche diversi attivisti per l’aborto si sono espressi più volte con trasparenza ed onestà.
Hanno infatti ammesso e riconosciuto che l’embrione è di fatto una persona e che l’interruzione di gravidanza provoca la morte deliberata di un individuo umano.
Ne elenchiamo qui di seguito alcuni:
La dott.ssa Micheline Matthews-Roth, docente di Medicina all’Harvard University Medical School, ha dichiarato:
«Non è corretto dire che i dati biologici non sono decisivi. E’ scientificamente corretto dire che una singola vita umana inizia dal concepimento»21Matthews-Roth M., in Subcommittee on Separation of Powers to Senate Judiciary Committee S-158, Report, 97th Congress, 1st Session, 1981.
Il dott. Alfred M. Bongioanni, docente di Pediatria e Ostetricia presso l’University of Pennsylvania, ha dichiarato:
«Ho imparato dai miei primi studi di formazione medica che la vita umana inizia al momento del concepimento […]. Sostengo che la vita umana è presente durante tutta questa sequenza dal concepimento all’età adulta e che qualsiasi interruzione in qualsiasi momento durante questo periodo costituisce la fine della vita umana […]. Non sono più pronto a dire che queste prime fasi [di sviluppo nell’utero] rappresentano un essere umano incompleto di quanto lo sarei a dire che un bambino prima degli effetti drammatici della pubertà non è un essere umano. Questa è vita umana in ogni fase»22Bongioanni A.M., in Subcommittee on Separation of Powers to Senate Judiciary Committee S-158, Report, 97th Congress, 1st Session, 1981.
Il dott. Jerome LeJeune, genetista e scopritore della Sindrome di Down, ha dichiarato:
«Dopo la fecondazione, un nuovo essere umano è venuto in essere. Non è una questione di gusto o di opinione, questo è chiaro dall’evidenza sperimentale. Ogni individuo ha un inizio molto ordinato, al momento del concepimento»23LeJeune J., in Subcommittee on Separation of Powers to Senate Judiciary Committee S-158, Report, 97th Congress, 1st Session, 1981.
Il prof. Paolo Cattorini, docente ordinario di Bioetica clinica presso l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, ha dichiarato:
«Dichiaro di collocarmi tra coloro che, propendendo fortemente a ritenere l’embrione persona sin dal concepimento, aderiscono alla tesi […] secondo cui ogni manipolazione nociva dell’embrione e a maggior ragione la sua soppressione, devono essere categoricamente vietate; anche se sussistessero incertezze sul suo statuo personale, basta il dubbio che l’embrione possa essere persona ad imporre che ci si astenga dal nuocergli e in positivo che lo si tratti come persona in ogni circostanza»24Cattorini P., Dichiarazione in Identità e Statuto dell’embrione umano, Comitato Nazionale di Bioetica 22/06/1996.
Il dott. Hymie Gordon, professore emerito di Genetica medica presso la Mayo Medical School, ha dichiarato:
«Da tutti i criteri della biologia molecolare moderna, la vita è presente dal momento del concepimento»25Gordon H., in Subcommittee on Separation of Powers to Senate Judiciary Committee S-158, Report, 97th Congress, 1st Session, 1981.
Il dott. Watson A. Bowes, docente di Ostetricia presso l’University of Colorado School of Medicine, ha dichiarato:
«L’inizio di una singola vita umana è da un punto di vista biologico, semplice e diretto, l’inizio della concepimento»26Bowes W.A., in Subcommittee on Separation of Powers to Senate Judiciary Committee S-158, Report, 97th Congress, 1st Session, 1981.
Naomi Wolf, giornalista, femminista e nota attivista per l’aborto, ha scritto:
«Aggrappati ad una retorica sull’aborto dichiarando che non c’è vita e non c’è morte, ci incastriamo in una serie di auto-inganni, bugie e sotterfugi. E diventiamo precisamente ciò che i nostri critici ci accusano di essere: uomini insensibili, egoisti e distruttivi e screditatori della vita umana. Abbiamo bisogno di contestualizzare la lotta per difendere il diritto all’aborto entro un quadro etico che ammette il fatto che la morte di un feto è una vera morte»27Wolf N., Our Bodies, Our Souls, The New Republic 16/10/1995.
Il dott. Nicolas Jouve de la Barreda, docente di Genetica presso l’Università di Alcalá de Henares (Madrid), ha scritto:
«La vita umana inizia al momento del concepimento. Nel mondo scientifico è estremamente chiaro. Questo essere umano dal concepimento dispone già di tutte le informazioni genetiche che lo costituiscono. Se le leggi non vogliono trattare con i dati della scienza, non è un problema della scienza. Lo slogan “noi partoriamo, noi decidiamo” è assurdo ed egoista, perché in nessun caso abortire equivale a togliersi un neo o un dente. L’embrione (dalla fecondazione fino all’ottava settimana) e il feto (dopo l’ottava settimana) sono le prime fasi dello sviluppo di un nuovo essere umano e nel ventre materno non fanno parte della sostantività di nessun organo della madre, anche se dipendono da essa per il proprio sviluppo. L’interruzione volontaria della gravidanza è un atto semplice e crudele di interruzione della vita umana, un dramma con due vittime: il bambino che muore e la madre che sopravvive e soffrirà ogni giorno le conseguenze di una decisione drammatica e irreparabile […]. Le scoperte scientifiche recenti sull’inizio della vita umana confermano che non ci sono salti qualitativi nella costituzione genetica, né pertanto nella condizione umana, dal momento della fecondazione fino alla morte. L’embrione è la prima tappa della vita umana che merita di essere qualificato come essere umano e l’essere umano è immutabile nella sua identità genetica lungo l’arco della sua vita. Per questo, dal punto di visto della biologia, non ci sono argomenti per mettere in discussione il fatto che la vita umana ha la stessa intensità in tutte le sue tappe e, coerentemente con questo dato della scienza, si pone la domanda: come un individuo umano potrebbe non essere una persona umana?»28Jouve de la Barreda N., Le ragioni per cui la scienza non può opporsi all’Istruzione della Chiesa, Il Sussidiario 19/12/2008 29Jouve de la Barreda N., Le ragioni per un manifesto contro l’aborto, Il Sussidiario 28/04/2009.
Marco Pannella, leader e fondatore del Partito Radicale italiano e attivista per l’eutanasia e la liberalizzazione delle droghe, ha scritto:
«E l’eutanasia per quando? M’è stato chiesto in un recente dibattito sull’aborto. Deluderò nemici in agguato e amici impazienti, ma io sono contro. Nessuno ha il diritto di compiere la scelta della morte dell’altro, finché in chi soffre e fa soffrire ci sia un barlume e la speranza d’un barlume di volontà e di coscienza»30Pannella M., l’Espresso 1975.
Faye Wattleton, l’attivista per l’aborto ed ex presidente di Planned Parenthood, ha dichiarato:
«Io penso che ci stiamo illudendo se crediamo che la gente non sappia che l’aborto è uccidere. Quindi, qualsiasi pretesa di dire che l’aborto non uccide è sempre un segno di una nostra ambivalenza. L’aborto uccide il feto, ma il corpo è della donna. E’ lei che decide»31Wattleton F., Speaking Frankly May/June 1997, Vol. VII, Number 6, p. 67.
David Boonin, docente di Filosofia presso l’University of Colorado e sostenitore dell’aborto, ha scritto:
«Nel cassetto della mia scrivania tengo una foto di mio figlio. E’ stata scattata il 7 settembre 1993, 24 settimane prima che lui nascesse. L’immagine ecografica è scura, ma rivela abbastanza chiaramente una piccola testa inclinata leggermente all’indietro e un braccio alzato e piegato, con la mano rivolta indietro verso il viso. Non c’è alcun dubbio nella mia mente che questa foto mostra mio figlio in una fase molto precoce del suo sviluppo fisico. E non c’è dubbio che la posizione che io difendo in questo libro comporta che sia moralmente ammissibile porre fine alla sua vita in questo momento»32Boonin D., A Defense of Abortion, Cambridge University Press 2002.
Peter Singer, docente di Bioetica e Filosofia presso l’Università di Melbourne, ha scritto:
«E’ possibile dare un significato preciso a “essere umano”? Possiamo usare l’equivalente di “membro della specie Homo sapiens”. Se un essere è membro di una data specie è possibile determinarlo scientificamente grazie ad un esame della natura dei cromosomi delle cellule. In questo senso non c’è dubbio che fin dai primi momenti della sua esistenza un embrione concepito dallo sperma umano e dall’ovulo è un essere umano»33Singer P., Practical Ethics, Cambridge University Press 2008, pp. 85-86.
La dott.ssa Alessandra Kustermann, primario di Ostetricia e Ginecologia alla Mangiagalli di Milano e storica abortista, ha dichiarato:
«So benissimo che sto sopprimendo una vita. E non un feto, bensì un futuro bambino. Ogni volta provo un rammarico e un disagio indicibili. Sento che avremmo tutti potuto fare di più. So che a me manca la fede per farlo, così quando sono lì penso che la vita della madre, che soffre davanti ai miei occhi, valga più di quella di suo figlio che non vedo ancora»34Kustermann A., in Kustermann e l’aborto: «So di uccidere futuri bambini», UCCRonline 22/03/2011.
Il dott. Giandomenico Palka, ordinario di Genetica Medica all’Università di Chieti, ha dichiarato:
«Nello zigote è già insito il programma della vita della persona. Scegliere una tappa successiva per decretarne l’inizio è puramente arbitrario… Zigote, blastocisti, embrione, stiamo sempre parlando dello stesso bambino in ogni sua fase, senza soluzione di continuità. Sono tutte tappe di un unico processo vitale che inizia con il concepimento»35Palka G., in «Embrione, vita umana», Avvenire 12/04/2012.
Il dott. Samuele Mancuso, docente di Ginecologia presso l’Università Cattolica e già presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani, ha dichiarato:
«Al di là di ciò che suggerisce la bioetica, l’embrione è essere umano fin dal concepimento, per ragioni biologiche. C’è una specie di intelligenza embrionaria, per cui anche prima dell’annidamento l’embrione comunica con la madre. In fase di reimpianto avviene già uno scambio di comunicazioni chimiche tali per cui l’embrione, attraverso la produzione di citochine (molecole messaggere), condiziona la sede del suo insediamento, chiede alla madre di modificare il sistema immunitario per essere accolto e non espulso come corpo estraneo. Tutto questo straordinario dialogo avviene fin dalle primissime fasi del concepimento: i due esseri si riconoscono»36Mancuso S., in «Embrione, vita umana», Avvenire 12/04/2012.
12 luminari italiani di ginecologia delle cinque facoltà mediche delle Università di Roma, hanno sottoscritto una dichiarazione in cui dicono:
«La ricerca scientifica, il progetto genoma uomo, lo studio dell’embriogenesi e delle basi molecolari delle diverse malattie e con l’approfondimento delle dimensioni psicologiche della vita prenatale offrono concordanti evidenze che portano a considerare la vita umana come un continuo che ha nella fase embrionale e nell’invecchiamento l’inizio e la fine del suo percorso naturale. Il neoconcepito si presenta come una realtà biologica definita: è un individuo totalmente umano in sviluppo, che autonomamente, momento per momento, senza alcuna discontinuità, attualizza la propria forma realizzando, per intrinseca attività, un disegno presente nel suo stesso genoma»37in L’embrione come paziente, Avvenire 03/02/2002.
Mary Elizabeth Williams, femminista, scrittrice e militante per l’aborto, ha scritto:
«Gli oppositori dell’aborto si definiscono con entusiasmo “pro-life” e il resto di noi ha dovuto optare con parole come “scelta” e “libertà riproduttiva.” Eppure durante le mie gravidanze non ho mai esitato per un attimo nella convinzione che portavo una vita umana dentro di me. Io credo che è quello che un feto è: una vita umana. E questo non fa di me una virgola meno di una solida pro-choice. I feti non si qualificano come vita umana soltanto se sono destinati a nascere. Riconosco che il feto è una vita. Una vita che vale la pena sacrificare»38Williams M.E. So what if abortion ends life?, Salon 23/03/2013.
Il dott. Silvio Viale, attivista e ginecologo abortista all’Ospedale Sant’Anna di Torino, ha dichiarato:
«Non sono un fanatico che fa le crociate contro la Chiesa, anzi quest’anno ho mandato un paio di pazienti al consultorio del Movimento per la vita perché mi sembrava evidente che il bambino volevano tenerlo»39Viale S. Un ginecologo combattente, La Stampa 15/11/2013.
Il dott. Nicola Surico, ginecologo e già presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), ha dichiarato:
«Far abortire una donna è un lavoro che non piace a nessuno. Molti miei colleghi dopo un po’ non ce la fanno più: si tratta pur sempre di interrompere una vita, e questo pesa. È un dolore traumatico per le pazienti che lo richiedono ma è un problema anche per i medici: ne ho conosciuti molti inseguiti dal rimorso»40Surico N. Aborto: Surico, ginecologo e obbiettore: “Abbiamo il dovere di applicare la legge”, l’Espresso 22/10/2013.
Vittorio Gallese, docente di Neurofisiologia all’Università di Parma, ha dichiarato:
«Lo sviluppo dell’intersoggettività comincia già prima della nascita, all’interno del grembo materno. Dalle prime ore di vita il neonato svolge un ruolo attivo nel sollecitare e intrattenere un rapporto con la madre […]. Non esiste la mente dell’individuo al di fuori della quantità e della qualità delle relazioni che può stabilire. Quando iniziano queste relazioni? Prima di quello che consideriamo il giorno zero. Cominciano prima della nascita, cominciano già in utero: se voi fate ascoltare a un neonato la ninnananna che gli cantava la mamma attraverso la parete dell’addome, se voi gli fate ascoltare la ninnananna che il feto ascoltava quando era nel grembo materno e una ninnananna che condivide la stessa base armonica ma che è leggermente diversa e fate un elettroencefalogramma al cervello del neonato, l’elettroencefalogramma risponde in maniera differente alle due ninnananne. Noi abbiamo pubblicato nel 2011 un lavoro in cui abbiamo studiato i movimenti di feti gemelli nell’utero e abbiamo dimostrato chiaramente come i movimenti diretti verso il fratellino o la sorellina sono cinematicamente diversi dai movimenti che il feto compie quando esplora il proprio corpo o quando esplora le pareti interne dell’utero. Già prima della nascita, il nostro cervello-corpo fa sì che noi ci muoviamo in maniera differente a seconda di ciò che andiamo a toccare. Se è il corpo del fratello con cui condividiamo quel primo spazio di vita, bene, le caratteristiche del movimento sono quelle che, se riscontrate in un bambino, in un adulto, ci farebbero dire: “Sono quelle che hanno il maggior grado di controllo”. Quindi, già prima della nascita (e noi non a caso abbiamo intitolato questo lavoro “Wired to be social”, cioè, “Cablati per essere sociali”), la dimensione della socialità è fondamentale e quindi tutto quello che noi impariamo ad essere e diventare è in gran parte condizionato, determinato dalla qualità e dalla quantità di incontri che siamo in grado di potere sviluppare con altri esseri umani»41Gallese V. in Cervello, il suo motore è negli affetti, Avvenire 21/05/2014 42Gallese V. in La meraviglia del cervello, Meeting per l’Amicizia tra i Popoli 19/08/2019.
Il dott. Massimo Segato, vice primario di Ginecologia all’ospedale di Valdagno (Vi) e medico abortista, ha dichiarato:
«Avevo aspirato qualcosa che non era l’embrione, avevo sbagliato. Una mattina ritrovai quella donna, aveva appena partorito. Mi fermò e mi disse: si ricorda di me dottore? Lo vede questo? Questo è il suo errore. La madre sorrideva. Fu lì che ho avuto la mia prima crisi di coscienza. L’errore più bello della mia vita. Il bambino cresceva intelligente e vivace. Un giorno la signora arrivò anche a ringraziarmi del mio errore. Cioè, ringraziò il Cielo. Quando nacque invece voleva denunciarmi. Ogni volta che uscivo dalla sala operatoria avevo un senso di nausea. Cominciavo a chiedermi se stavo facendo davvero la cosa giusta. Quanti bambini mai nati potevano essere come quel piccolo? Ma mi rispondevo che sì, che era giusto. Lo era per quelle donne. Continuavo solo per impegno civile, per coerenza. Qualcuno doveva fare il lavoro sporco e io ero uno di quelli e lo sono ancora. É come per un soldato andare in guerra. Se lo Stato decide che si deve partire ci dev’essere chi parte». Oggi, «se posso evito e sono contento. Lo so, dovrei diventare anch’io obiettore ma non lo faccio per non avvilirmi rispetto alla decisione iniziale. La verità è che più vado avanti con gli anni e più sto male e intervengo così solo per emergenze. Se succede però non sono sereno. Come non lo sono le mamme che in tanti anni sono passate dal mio reparto. Non ne ho mai vista una felice del suo aborto. Anzi, molte sono divorate per sempre dal senso di colpa. Quando le ritrovo mi dicono “dottore, ho sempre quella cicatrice, me la porterò nella tomba”. Poi pensi e ripensi e ti dici che per molte di loro sarebbe stato peggio non farlo e vai avanti così, autoassolvendoti»43Segato M. in Confessioni di un medico abortista «Lavoro sporco, come in guerra», Corriere della Sera 22/11/2016.
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4. RISPOSTE ALLE OBIEZIONI
Oggi, al contrario del passato, nessuno nega più che embrione e feto siano esseri della specie umana.
Fino a qualche decennio fa le femministe si riferivano ad essi come “grumo di cellule” o addirittura “tumore da estirpare”. Oggi non più.
Vi sono tuttavia tentativi più subdoli per giustificare moralmente l’interruzione di gravidanza, ecco quali sono le obiezioni più frequentemente avanzate. Ad ognuna offriremo una risposta.
a. Persona è solo chi ha certe funzionalità
Una delle più frequenti obiezioni filosofiche allo statuto di “persona” dell’embrione, sostiene che sarebbe una “persona” solo colui che è in grado di realizzare attività specificamente umane, come l’autocoscienza, l’autonomia, la capacità di ricordare e progettare, di stabilire legami, di entrare in relazioni comunicative ecc.
Lo scrittore Philip K. Dick portò all’estremo questa tesi ipotizzando addirittura che si diventi “persone” solo quando si è in grado di eseguire calcoli complessi44Dick P.K., The Pre-Persons, 1974.
Queste tesi evidentemente confondono la causa con l’effetto: agere sequitur esse, cioè: è l’agire che deriva dall’essere e non il contrario.
Esistono infatti una serie di condizioni in cui l’essere umano è impossibilitato ad agire: durante il sonno, in anestesia generale, in caso di mancanza di presupposti psico-fisici come nei malati di mente, nei neonati ecc.
In nessun caso, però, la mancanza di attuazione di attività umane implica la mancanza (o la perdita) della realtà ontologica di base.
Il criterio per l’attribuzione della qualifica di persona all’essere umano non può dipendere dall’avere capacità specificamente umane. La capacità funzionale non è qualificante: un gatto che non può fare le fusa, non può cacciare i topi e non può arrampicarsi sugli alberi, non si può dire che, per questo, non sia un felino. Al massimo è un gatto con limitate capacità.
Allo stesso modo vale per quei soggetti che non possono pensare razionalmente. Nel processo di sviluppo, l’individuo umano non fa che diventare ciò che è fin dall’inizio, entrando gradualmente in possesso, e senza soluzione di continuità, delle sue capacità specificamente umane.
Qualificare l’essere persone sulla base di ciò che il soggetto può o non può fare è molto pericoloso e tuttavia è un vizio praticato da molti attivisti per l’aborto.
Il caso più famoso è quello del filosofo di Princeton, Peter Singer, il quale amplia la qualifica di non-persona anche ai bambini già nati: «I feti, i bambini appena nati e i disabili sono non-persone, meno coscienti e razionali di certi animali non umani. E’ legittimo ucciderli. Perché limitare l’uccisione dentro il corpo della donna? E’ ipocrita far abortire all’ottavo mese e non consentire l’eutanasia neonatale»45Singer P., in Parla Peter Singer: guru dell’aborto eugenetico e dell’infanticidio, Il Foglio 11/03/2008.
La tesi è stata ribadita più volte da Singer: «Nè un neonato nè un pesce sono persone, uccidere questi esseri non è moralmente così negativo come uccidere una persona»46Singer P., Ripensare alla vita, Il Saggiatore 1996, p. 20.
E ancora più chiaramente:
«Il feto non ha autocoscienza e alcun senso della propria esistenza nel tempo. Non può sperare, non sa cosa sia il futuro. Per questo non ha diritto alla vita. Non penso che l’uccisione di un feto o di un bambino sia moralmente equivalente con l’uccisione di un essere razionale e autocosciente […]. E’ un diritto ragionevole lasciar morire i malati neurovegetativi perché essi sono simili agli infanti disabili, non sono esseri coscienti, razionali, autonomi, la loro vita non ha valore intrinseco, il loro viaggio è arrivato alla fine […]. Molti anni fa, nel 1994, proposi di fare eutanasia fino a un mese dalla nascita. Oggi penso che non dovremmo porre alcun limite temporale. Più aspettiamo più cresce il legame fra il bambino e i genitori, quindi l’eutanasia deve essere eseguita prima possibile […]. I feti, i neonati e i menomati cerebrali non hanno diritto alla vita […]. Una questione è se il bambino appena nato abbia lo stesso diritto alla vita di un adulto. Il neonato disabile deve essere ucciso prima possibile, perché poi si sviluppa un legame troppo forte tra la madre e suo figlio»47Singer P., in Parla Peter Singer: guru dell’aborto eugenetico e dell’infanticidio, Il Foglio 11/03/2008.
Arrogarsi il diritto di decidere quali esseri umani siano o non siano “persone” porta inevitabilmente alle tesi criminali di Peter Singer, ed è stata la base per i peggiori e disumani crimini dell’uomo verso l’uomo. La negazione della personalità è la base della schiavitù, dei genocidi, del razzismo , dell’eugenetica e dell’antisemitismo.
Questa posizione, oltre che discriminatoria, ignora tutte le grandi funzionalità e capacità che hanno embrione e feto e che la scienza moderna è riuscita a determinare. Gli esseri umani cominciano a rispondere e interagire con l’ambiente molto prima di nascere, vediamo qualche esempio presente nella letteratura scientifica:
«I gemelli che crescono nel grembo materno assieme sono quasi sempre in contatto, si toccano le mani, i volti, i piedi e gradualmente diventano più consapevoli di loro stessi e dell’altro. […] Il feto si comporta in modo molto più complesso di quanto immaginato. Durante la sua odissea nel grembo lui sorride, riconosce la voce della madre e forse può anche sognare […] Una delle tante cose rivelate dalle scansioni 4D è il fatto che i bambini hanno la fase REM (cioè la fase di movimento rapido degli occhi durante il sonno). Sappiamo che questa è un’indicazione del fatto che il soggetto stia sognando […] Gli scienziati hanno anche visto alcuni gemelli giocare insieme»48In the Womb, National Geographic 2005.
«La vita all’interno dell’utero esso offre varie ed abbondanti esperienze che preparano il bambino al mondo che incontrerà quando si spostarà fuori. Stiamo imparando a riconoscere che i neonati nascono già in grado di respirare, mangiare e, occasionalmente, possono lamentarsi a voce alta. Possono anche, in modo tranquillo e sottile, rispondere alle persone e sono così accattivanti nelle loro azioni che suscitano le amorevoli cure di cui hanno bisogno. Nuovi mezzi di osservazione hanno permesso di scoprire come la reattività e l’attività del bambino è già presente nei mesi precedenti la nascita»49Flanagan G.L., Beginning Life, Firefly Books 1996, pp. pp. 14, 23.
«Durante la gravidanza il feto ha iniziato ad esplorare il proprio corpo e l’ambiente, utilizzando le sue mani. Afferra spesso il cordone ombelicale e quando il pollice si avvicina alla sua bocca a volta cominciare ad accennare il succhio del dito. Il feto utilizza anche il suo senso dell’udito per orientarsi. I suoni a lui più familiari sono sicuramente i rumori del sistema digerente della madre e il fruscio dei suoi vasi sanguigni principali, ma a poco a poco il feto comincia anche a percepire i suoni fuori dalla pancia della madre, come la musica e la voce del padre. Gli occhi del feto sono sensibili alla luce, anche se le palpebre sono ancora ben chiuse. Non abbiamo modo di sapere se il feto riesca a gustare la lieve salinità del liquido amniotico, abbiamo però prove indirette che il feto percepisca sapori e odori, dato che un neonato reagisce immediatamente, positivamente o negativamente, ai gusti che sono dolci, salati o amari. E’ noto che l’occhio possa percepire la luce già a partire dal terzo mese di gravidanza. A volte, quando un endoscopio viene inserito nel sacco amniotico, il feto cerca di proteggere gli occhi dalla luce, sia staccandosi da esso, sia usando mani e dita»50Nilsson L. & Hamberger L., A Child is Born, 4th edition, Bantum Dell 2003, pp. 98-141.
b. L’embrione non ha una vita individuale
Una seconda obiezione sostiene che, pur ritenendo “umana” la vita dell’embrione, essa non sarebbe ancora “individuale”.
Nelle prime fasi di sviluppo ogni cellula sarebbe totipotenziale e potrebbe dar luogo a diversi individui (gemelli omozigoti), perciò l’embrione precoce avrebbe un’individualità genetica ma non sarebbe ancora presente un individuo multicellulare. Si tratta di vita pre-individuale.
Il biologo e genetista italiano Angelo Serra ha spiegato invece che la totipotenzialità non può essere attribuita astrattamente ad ogni singola cellula, prendendo in esame solo le potenzialità teoriche del suo nucleo, ma va considerata nel complesso dei fattori.
Ricerche recenti, infatti, mostrano come l’espressione della potenzialità delle cellule è controllata dal citoplasma, il quale agisce come regolatore di un organismo unitario, fin dall’inizio orientato a dar origine ad un solo individuo. La formazione di un unico individuo è la regola, mentre è la gemellarità monozigotica ad essere un’eccezione, peraltro già prevedibile e programmata dalla conformazione globale della cellula embrionale51Serra A., in L. Melina, Corso di Bioetica, Edizioni Piemme (1996), pp. 112-131.
c. Persona è solo chi viene riconosciuto come tale
Un’altra obiezione qualificherebbe un essere umano come persona soltanto se ciò avvenisse tramite il riconoscimento da parte di altre persone (genitori o parenti).
Anch’esso è un pericoloso rovesciamento: è il riconoscimento dei genitori a creare (quasi “miracolosamente”) la realtà della persona oppure essa è indipendente dal loro giudizio?
Il criterio per l’attribuzione della qualifica di persona all’essere umano non può dipendere dalla discrezionalità di altri uomini. Un bambino che nasca su un’isola deserta, contemporaneamente alla morte della madre, non sarà quindi mai considerabile una persona con dei diritti finché nessuno lo avvisterà e si recherà a salvarlo?
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5. CONCLUSIONE SULL’EMBRIONE COME PERSONA
L’embriologia moderna riconosce l’emergere di un nuovo essere umano al momento del concepimento.
Abbiamo riportato le argomentazioni scientifiche e filosofiche per cui l’embrione (e il feto) umano è da considerarsi a tutti gli effetti una persona con relativi diritti umani. Infine abbiamo confutato le maggiori obiezioni avanzate dai sostenitori dell’aborto.
Ricordiamo che nel 1973, negli Stati Uniti, fu introdotto l’aborto legale proprio sul presupposto dell’incertezza se l’interruzione di gravidanza uccidesse o meno un altro essere umano.
Il giudice Harry Blackmun decretò, infatti:
«La magistratura, a questo punto dello sviluppo della conoscenza dell’uomo, non è in grado di risolvere la difficile risolvere questione di quando la vita abbia inizio, dal momento che le rispettive discipline: medicina, filosofia e teologia, non sono in grado di giungere a un consenso»52Blackmun H., ROE contro WADE, 1973.
Eppure oggi questo consenso, come abbiamo visto, è stato ampiamente raggiunto:
- L’essere umano è un membro vivente della specie Homo-Sapiens;
- Un essere umano comincia a essere un membro vivente della specie Homo-Sapiens al momento del concepimento e cessa di esserlo alla morte naturale;
- Gli esseri umani sono persone umane;
5.1 La donna non è un’assassina
Un’ultima sottolineatura che vorremmo fare riguarda la donna.
L’individuare nell’interruzione di gravidanza la soppressione oggettiva di una persona umana, non comporta paragonare la madre ad un’assassina.
Nel determinare la gravità di un comportamento, infatti, contano molti fattori soggettivi e oggettivi: il fatto che si tratti di un’azione legittimata dalla legge, le pressioni psicologiche subite, l’ansia, la paura, il grado di consapevolezza (che può essere fortemente ridotta in un contesto culturale che si sforza di sminuire la gravità del gesto).
Benché non si possa escludere che esistano casi di colpevole superficialità da parte di alcune donne, soprattutto quando ricorrono all’aborto più volte e per futili motivi, le responsabilità maggiori sono di coloro che abbandonano queste donne in quei frangenti, o addirittura le incoraggiano a cercare quel tipo di “soluzione”.
La piena responsabilità morale è invece dei medici abortisti, i quali operano in prima persona l’omicidio del bambino non ancora nato pur consapevoli, in quanto medici, di quello che stanno facendo. Non a caso Papa Francesco si è rivolto a loro, più volte, definendoli addirittura sicari53Papa Francesco, in Il Papa contro l’aborto: “I medici che lo praticano sono dei sicari”, Ansa 30/09/2024.
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