Perché il teismo cristiano fornisce la spiegazione più razionale

esiste un dioEsiste un Dio? Recensione all’ultimo libro del celebre filosofo Richard Swinburne, pubblicato dalla Lateran University Press. Una lucida risposta al grande dilemma metafisico.

 

Se mettessimo su una asettica bilancia delle probabilità l’esistenza di Dio e la non esistenza di Dio, la conclusione sarà che, si, probabilmente c’è un Dio. Ma non un Dio qualunque, soltanto una delle principali religioni del mondo, infatti, ha la possibilità razionale di rivendicare di essere vera: il cristianesimo.

Questa è la conclusione a cui è giunto il celebre filosofo Richard Swinburne, uno dei più eminenti filosofi della religione del nostro tempo, nel suo libro più popolare: “Esiste un Dio?” (Lateran University Press 2013). Un’opera destinata al grande pubblico, certo, ma che è comunque un saggio filosofico nel quale Swinburne affronta dettagliatamente diverse argomentazioni, e confutazioni delle possibili obiezioni, per arrivare alla sua conclusione.

La fondamentale premessa è accettare che una tesi è probabilmente vera se:
1) Porta ad aspettarci (con precisione) numerosi eventi differenti che si possono osservare;
2) ciò che viene proposto è semplice;
3) Si adatta molto bene alle nostre conoscenze del contesto;
4) Non c’è un’altra argomentazione concorrente che soddisfa i criteri 1-3 così bene come la tesi da noi proposta.

Per rispondere al grande dilemma metafisico del perché c’è qualcosa anziché il nulla esistono tre spiegazioni definitive: il materialismo, secondo cui l’esistenza e il funzionamento di tutti i fattori coinvolti nella spiegazione personale (le cose avvengono perché provocati intenzionalmente da qualcuno) hanno una spiegazione inanimata completa (le cose avvengono perché causati da cose inanimate). L’umanesimo, invece, è una teoria mista e sostiene che l’esistenza e il funzionamento dei fattori coinvolti nella spiegazione inanimata non hanno tutti una spiegazione ultima in termini personali. Infine il teismo, ovvero che l’esistenza e il funzionamento dei fattori coinvolti nella spiegazione inanimata debbono essi stessi essere spiegati in termini personali.

«La tesi di questo libro», spiega Swinburne, «è che il teismo fornisce di gran lunga la spiegazione più semplice di tutti i fenomeni. Il materialismo, a mio parere, non è un’ipotesi semplice, ed esiste uno spettro di fenomeni che, con grandissima probabilità, non risulta in grado di spiegare. L’umanesimo costituisce un’ipotesi ancora meno semplice del materialismo» (p. 48,49). Il materialismo, in particolare, postula che ogni spiegazione completa del fatto che le cose si comportano come si comportano è fornita dai poteri e dagli obblighi di un numero immenso (forse infinito) di oggetti materiali. Il teismo, al contrario, afferma che ogni singolo oggetto che esiste è causato ad esistere e mantenuto in esistenza da un’unica sostanza, Dio. La spiegazione più semplice postula un’unica causa, per questo il teismo è anche più semplice del politeismo. Soltanto questa tesi soddisfa i quattro criteri iniziali: è la teoria più semplice che prevede fenomeni osservabili quando non ci aspetteremmo altrimenti di osservarli.

Questa Causa, sostiene il teismo, non può che avere necessariamente alcune caratteristiche precise: una Persona con un potere infinito (onnipotenza), conoscenza infinita (onniscienza) e libertà infinita (non viene influenzato). Sostenere queste proprietà di Dio è anch’essa la spiegazione più semplice che non il contrario (ad esempio diventa una spiegazione complicata postulare che Dio sia venuto all’esistenza in un certo momento, così come se introduciamo un limite ai suoi poteri ecc.) Ovviamente il filosofo spiega e dettaglia ogni sua affermazione e conclusione a cui giunge, cosa che qui per motivi di spazio non è possibile fare.

Se Dio esistesse, prosegue il ragionamento, ci aspetteremmo che la sua creazione sia ordinata, non dominata dal caos, e quindi che fosse governata da poche leggi, sempre le stesse. Ed infatti, tutti gli elementi dell’Universo non soltanto esistono ma si comportano esattamente allo stesso modo, obbedendo alle stesse leggi della natura (dalle galassie più lontane alle particelle del nostro corpo). Non domina il caos ma l’ordine è la regola, inoltre tutti gli oggetti rientrano in dei generi i cui membri si comportano in modo uguale tra loro in maniera ancora più specifica (ogni elettrone si comporta come un altro elettrone per respingere un elettrone con la stessa forza elettrica, così come ogni tigre si comporta come ogni altra tigre ecc.). Senza una causa di tutto sarebbe una coincidenza davvero straordinaria, «troppo straordinaria perché qualunque persona razionale vi creda», così come sarebbe poco razionale non ipotizzare una autore comune se trovassimo tutti i documenti presenti in una stanza scritti con la stessa calligrafia.

La semplice ipotesi del teismo porta ad aspettarci tutti i fenomeni descritti con un ragionevole grado di probabilità: un Dio onnipotente non solo ha buone ragioni per farlo, ma è in grado di produrre questo mondo ordinato. Allo stesso tempo postulare Dio di fronte a tutto questo è una reazione naturale e razionale (è la base della quinta “via” di S. Tommaso d’Aquino, cioè il comportamento ordinato dei corpi materiali che hanno la tendenza a muoversi verso un fine). Non ci sono argomenti alternativi che soddisfano i criteri posti inizialmente, ovvero non c’è un’altra ipotesi semplice che porta ad aspettarci questi fenomeni osservabili. Il filosofo, inoltre, confuta le obiezioni del principio antropico e del multiverso, così come respinge l’accusa di utilizzare un “Dio delle lacune“: «non sto postulando un dio che serva semplicemente a spiegare le cose che la scienza non ha ancora spiegato. Io postulo Dio per spiegare perché la scienza spiega. Proprio il successo della scienza a spiegarci quanto è profondamente ordinato il mondo naturale fornisce una forte motivazione per credere che esiste una causa ancora più profonda di quell’ordine» (p.79).

Collegandosi al punto precedente, Swinburne aggiunge che un maestoso ordine regola anche l’infinita complessità dei corpi umani e dei corpi animali. Un ordine emerso tramite leggi evolutive, ma l’evoluzione è uno strumento non una spiegazione ultima: non spiega infatti perché abbiano funzionato quelle leggi evolutive (oltretutto guidate da limiti e confini ben precisi) e non altre, non spiega da dove nascano le stesse leggi evolutive e perché c’erano proprio quegli elementi chimici sulla Terra. Gli esseri umani sono anche esseri coscienti, mentre gli atomi non lo sono: la coscienza non può essere una proprietà di un semplice oggetto materiale, ma dev’essere proprietà di qualcosa connesso al corpo che, tradizionalmente, si chiama anima, a cui appartiene la vita cosciente del pensiero e dei sentimenti. Essa non può essere oggetto di studio da parte della scienza, non si rileva la vita cosciente ispezionando il cervello, per questo (e per tanti altri motivi) la dimensione mentale va distinta dal cervello.

Così, in qualche momento della storia evolutiva i corpi degli uomini sono diventati connessi alle anime e questo è al di fuori di una spiegazione scientifica: perché un cervello darebbe origine alla coscienza? E perché proprio questi specifici eventi mentali? Servirebbe una teoria scientifica corpo-anima formata da alcune semplici leggi, quindi che preveda che certi eventi cerebrali daranno luogo a certi eventi mentali. Ma non è possibile l’esistenza di tale legge scientifica poiché gli eventi mentali differiscono in termini misurabili dagli eventi mentali. Soltanto il teismo può offrire una risposta semplice, soddisfacente e razionale, considerando che soltanto un Dio buono ha una buona ragione per causare l’esistenza delle anime e unirle ai corpi, rendendoli consapevoli di ciò che li circonda. Così, «l’ipotesi di Dio ci conduce con una certa probabilità ad aspettarci anche questi fenomeni» (p. 106).

Un capitolo del libro è utilizzato a spiegare perché l’esistenza del male non è una obiezione all’esistenza di Dio, interessante anche il capitolo dedicato alla razionale probabilità che questo Dio intervenga nella storia (miracoli) e, conseguentemente, molti argomenti portano a riconoscere solo nella religione cristiana (diversa per numerose caratteristiche da tutte le altre) la volontà di Dio di rivelare alcune verità agli uomini.

La conclusione di questo affascinante percorso del celebre filosofo è che «l’esistenza, l’ordine, la regolazione accurata del mondo; l’esistenza di esseri umani coscienti in esso con provvidenziali opportunità di plasmare se stessi, plasmarsi a vicenda e plasmare il mondo; alcune prove storiche di miracoli collegati con necessità umane e preghiere, particolarmente in connessione con la fondazione del cristianesimo, completate infine dell’evidente esperienza di milioni di persone delle sua presenza, tutto ciò rende significativamente più probabile che ci sia un Dio anziché il contrario» (p. 153).

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

15 commenti a Perché il teismo cristiano fornisce la spiegazione più razionale

« nascondi i commenti

  1. Francesca ha detto

    Ciaooooooooo!
    BENTORNATI !!!
    Mi mancavate non poco.
    Felicissima di rileggervi.

  2. Angy ha detto

    Libro dai contenuti davvero interessanti, corro ad acquistarlo!!!

  3. Vincent Vega ha detto

    Concordo con l’articolo, e faccio notare una cosa:

    “La fondamentale premessa è accettare che una tesi è probabilmente vera se:
    1) Porta ad aspettarci (con precisione) numerosi eventi differenti che si possono osservare;
    2) ciò che viene proposto è semplice;
    3) Si adatta molto bene alle nostre conoscenze del contesto;
    4) Non c’è un’altra argomentazione concorrente che soddisfa i criteri 1-3 così bene come la tesi da noi proposta.”

    I punti 1, 2 e 3 non sono minimamente soddisfatti da teorie scientifiche come il neodarwinismo, che non permette di fare previsioni, è una spiegazione assurda della realtà (dove il caso onnipotente dominerebbe il tutto) e non si adatta affatto bene alle nostre conoscenze del contesto (dove sono le prove di macroevoluzione necessarie per corroborare il neodarwinismo? E l’esplosione del cambriano), inoltre c’è anche in nuce la nuova teoria dell’evoluzione, contrapposta sia al neodarwinismo che all’intelligent design, entrambe pseudoscienze, ovvero la terza via dell’evoluzione.

    • Nico ha detto in risposta a Vincent Vega

      Completamente d’accordo, ma questo per fortuna non lo dice solo Swinburne ma fior fior di evoluzionisti, credenti e non credenti!

  4. Vincent Vega ha detto

    “Un capitolo del libro è utilizzato a spiegare perché l’esistenza del male non è una obiezione all’esistenza di Dio,”

    Il male può infatti essere constatato solo in relazione a ciò che noi definiamo essere il bene, il male è dunque qualcosa che ha rapporto stretto con il bene e più precisamente è l’ASSENZA del bene stesso. E’ privazione di bene dunque.
    La privazione del bene, tra le altre cose, può essere avvertita solo da una persona che sia fatta per conoscere cosa sia il proprio bene, che sia stata progettata per tendere al bene.
    Ne consegue che se c’è il male c’è anche, necessariamente, il bene. Si può dunque sostenere con la forza della ragione logica che se c’è il male necessariamente c’è il bene. Inequivocabilmente.
    Non può esistere SOLO il male poiché il male è SEMPRE E SOLO relativo al bene.

    • Nico ha detto in risposta a Vincent Vega

      Anche su questo sono d’accordo, tuttavia la tua non è una spiegazione sul perché esista il male ma dimostri molto bene che se esiste il male dev’esserci anche il bene. Non è una spiegazione completa, secondo me.

      • Vincent Vega ha detto in risposta a Nico

        Hai ragione.
        Direi che, innanzitutto, hai riconosciuto che se esiste il male deve esserci anche il bene, ma il bene assoluto, per un cristiano, è DIO, che crea per amore.
        Ora, l’amore presuppone una relazione tra le parti (e infatti la Trinità è proprio questo, una relazione d’amore divina, nella quale il Padre è l’amante, il Figlio è l’amato e lo Spirito Santo e’ l’amore del padre e del figlio), ma perché ci sia amore deve esserci libertà, anche libertà di rifiuto. Se non c’è libertà di rifiuto non c’è amore. Ne consegue che il male è inestricabilmente legato alla libertà, la libertà di poter accettare il Bene o di rifiutarlo. Infatti la scelta degli angeli di Satana e di Satana stesso di ribellarsi fu una scelta libera, loro scelsero volontariamente di rinunciare all’amore divino -stessa scelta che fanno i dannati- e da allora sono all’inferno, che è assenza di DIO, e quindi di bene.
        Quindi credo che la risposta a “perché il male stia nella libertà che DIO ha concesso alle Sue creature, libertà assolutamente necessaria visto che, come detto, il motivo della creazione è l’amore. Se poi ci si chiede “come è potuto nascere il male nel cuore degli angeli che vedevano DIO”, beh la risposta non c’è, non per nulla il male è anche un mistero nella sua essenza più profonda. Anche l’uomo comunque e’ chiamato a quella scelta.

        • Francesca ha detto in risposta a Vincent Vega

          “Beh, la risposta non c’è”.

          Secondo me una risposta potrebbe essere che la POSSIBILITÀ di allontanarsi-separarsi da Dio (=peccato) rimane sempre, a tutti i “livelli” che non siano il livello-Dio. Gli angeli erano e sono esseri puramente spirituali, pura ‘intelligenza’. Certamente quella che noi descriviamo come un’azione di un angelo, in realtà non è azione materiale, ma direttamente il MALE in sè.
          Ma siccome , come dicevate, il male ci può essere solo in relazione al bene, NON si tratta della realtà ultima assoluta.
          Per questo non può prevalere.
          È solo una possibilità, che qualche volta è stata “percorsa”.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Francesca

            Certo Francesca, ma appunto rimane da chiedersi il perché Satana e i suoi angeli abbiano deciso di ribellarsi, pur sapendo che sarebbero stati sconfitti, e questo è un grande mistero.

            • Francesca ha detto in risposta a Vincent Vega

              Tra i tanti misteri c’è anche quello certamente…
              Una risposta per me plausibile è che a qualcuno possa “piacere” vincere le battaglie anziché la guerra. In altri termini: pur di avere un ruolo dominante un’intelligenza maligna si potrebbe accontentare di un sotto-dominio, come ad esempio un mondo materiale o una parte di esso.
              Ho dedotto questa ipotesi da una spiegazione del peccato originale, la puoi vedere qui https://www.youtube.com/watch?v=rd-nXrjNaBc però dura un’ora circa o più…. Infatti il Serpente-Ingannatore tenta l’uomo perché faccia la stessa sua scelta. Si parla ovviamente di metafora…e la REALTÀ di quel concetto rimane comunque misteriosa, come dici tu.
              Io la vedo anche come un’immagine dell’accettazione piena della Vita versus una costruzione mentale che nega il nostro essere creature (o intelligenze-create nel caso degli angeli decaduti) e quindi non s’inchinano al Creatore, volendo interpretare la creaturalità come stadio a sè stante e definitivo, tranciando legami/relazioni con la sorgente di vita . Quindi il Male è quella visione e quell’intelligenza LIMITATA, che sceglie di limitarsi “in settori confinati” pur di “vincere”. È la scelta della non-relazione. È l’io-dio.

              È un’illusione di libertà che presto si scontra con la realtà. Anzi…il Male potrebbe essere l’illusione stessa, in opposizione alla Verità. L’illusione, in opposizione all’Amore. Il Nulla in opposizione all’Amore.
              Con alcuni atei si ha questa netta impressione, infatti. Si percepisce che hanno fatto quella scelta, e si percepisce “odio” verso il mondo intero…non saprei come altro definirlo. So solo che potrebbero fare una scelta diversa e non la fanno. Da queste persone in qualche modo si può avere un’idea di chi li sta ispirando…., un’idea di chi sta sopra o sotto quella scelta e di come ha “ragionato”.
              (Questo riguarda solo alcuni atei comunque. Perché secondo me la maggioranza degli “atei” è credente senza saperlo, cioè si autodefiniscono così ma poi…hanno cuore ed azioni di credenti)

              • Francesca ha detto in risposta a Francesca

                Sono tornata a scrivere perché mi è venuta in mente una cosa molto semplice.
                In definitiva (e riassumendo ciò che anche tu hai detto) , se Dio è Amore, l’amore “deve” prevedere la possibilità del rifiuto, cioè deve prevedere la Libertà. Ma in che cosa consiste la scelta, fin nelle più alte sfere delle intelligenze angeliche? È la scelta tra Infinito e Finito. Puoi scegliere liberamente l’infinito solo se ti è permesso anche il finito.
                E infine: perché uno dovrebbe scegliere il Finito? (uovo oggi al posto della gallina domani, e pure oggi). La risposta è “boh”, ma la risposta potrebbe anche essere: se esiste la possibilità di scelta, da qualche parte qualcuno ha fatto quella scelta. E a quanto pare noi ci troviamo in uno spazio influenzato da quella scelta, e anche in una fase in cui possiamo scegliere a nostra volta.
                (Son rimasta nel cristianesimo o ho sforato in qualche altra filosofia? No dai..mi sembra che ci può stare).

                • Vincent Vega ha detto in risposta a Francesca

                  In che senso scegliere il finito? Gli angeli, quando si ribellarono, non scelsero il finito, scelsero l’assenza di DIO, che è l’inferno (e infatti nell’inferno l’assenza di Dio costituisce la pena del danno, molto peggiore, infinitamente, della pena del senso, che pure è presente, e lo sarà ancora di più dopo la resurrezione della carne), rinunciarono al sommo Bene. Quindi la vera scelta e’ tra accettare il Bene o rifiutarlo.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Francesca

                “Una risposta per me plausibile è che a qualcuno possa “piacere” vincere le battaglie anziché la guerra. In altri termini: pur di avere un ruolo dominante un’intelligenza maligna si potrebbe accontentare di un sotto-dominio, ”

                Meglio regnare all’inferno che servire in Paradiso, intendi (che poi in Paradiso nessuno e’ “servo”)? Certo, e’ proprio ciò che propone il diavolo, infatti i patti col demonio, anche nella realtà, avvengono proprio così.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Francesca

                “Io la vedo anche come un’immagine dell’accettazione piena della Vita versus una costruzione mentale che nega il nostro essere creature (o intelligenze-create nel caso degli angeli decaduti) e quindi non s’inchinano al Creatore, volendo interpretare la creaturalità come stadio a sè stante e definitivo, tranciando legami/relazioni con la sorgente di vita . Quindi il Male è quella visione e quell’intelligenza LIMITATA, che sceglie di limitarsi “in settori confinati” pur di “vincere”. È la scelta della non-relazione. È l’io-dio.”

                Concordo appieno, infatti la proposta di Satana e’ proprio l’autodeificazione. “Sarete come Dio”. Inutile dire che è un misero inganno, mentre invece è Dio stesso che “si è fatto come noi per farci come Lui”, come dice un canto liturgico. 🙂
                Il male è infatti assenza di relazione (al contrario del Bene, e infatti in Dio stesso c’è relazione, tra le tre persone della Trinità), all’inferno non c’è amore, solo odio e prevaricazione. Negli esorcismi infatti succede spesso che i demoni “minori” dicono che non vogliono andarsene da quella persona per timore dei loro superiori (i demoni maggiori come Astaroth, Baal, Asmodeo, Lilith, Legione, Meridiano e altri).

  5. FREEZER75 ha detto

    Interessanti questi 4 punti di Swinburne,
    sarebbe altrettanto interessante sentire qualche neuroscienziato come può spiegare la nostra coscienza

« nascondi i commenti