Nozze gay: risposta a Bernard-Henri Lévy

Bernard-Henri LevySull’onda del “matrimonio per tutti”, voluto dal governo francese per legalizzare le nozze e l’adozione per persone dello stesso sesso, anche in Italia diversi media lasciano spazio alle riflessioni di noti intellettuali.

Mentre i “contrari” a questo snaturamento antropologico del matrimonio hanno numerosi argomenti (qui un piccolo dossier in continuo aggiornamento), chi è a “favore” non è ancora riuscito ad argomentare in modo serio la sua posizione, aldilà di concetti sul piano sentimentale. Si sentono ripetere infatti motivazioni banali, come ad esempio che “l’amore” dev’essere uguale per tutti, che tale legge non limita la libertà degli eterosessuali di sposarsi tra loro, che è meglio far adottare ad una coppia omosessuale piuttosto che lasciare i bambini a marcire in un orfanotrofio, e altre cose del genere a cui abbiamo risposto diverse volte.  Sorprende fortemente, dunque, che un intellettuale di prestigio, come il filosofo Bernard-Henri Lévy, abbia utilizzato lo stesso repertorio nel suo recente articolo pubblicato da Il Corriere della Sera. Lévy non è certo uno sprovveduto e ha mostrato più volte di saper andare contro corrente, ad esempio denunciando da agnostico il feroce anticattolicesimo presente in Europa, difendendo a spada tratta il pensiero di Benedetto XVI.

 

Il suo testo scritto sul matrimonio gay, diviso in tre punti, sembra realizzato da un altro da quanto è banale.
1) Primo punto: in merito al noto documento realizzato dal Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim con il quale sono stati confutati ad uno ad uno gli argomenti “a sostegno”, Bernard-Henri Lévy ha affermato: «Che le religioni debbano dire il loro parere su una vicenda che è sempre stata, e lo è ancora, al centro della loro dottrina, è normale. Ma che questo parere si faccia legge, che la voce del gran rabbino di Francia o quella dell’arcivescovo di Parigi sia più di una voce fra tante altre, che ci si nasconda dietro alla loro grande ed eminente autorità per chiudere la discussione e mettere a tacere una legittima domanda di diritti, non è compatibile con i principi di neutralità sui quali, da almeno un secolo, si suppone sia edificata la nostra società».

Davvero Bernard-Henri Lévy pensa che il rabbino Bernheim o l’arcivescovo di Parigi abbiano voluto “chiudere la discussione e mettere a tacere una legittima domanda di diritti” con la loro presa di posizione? Hanno per caso intimato che il loro punto di vista debba diventare immediatamente legge? Oppure hanno semplicemente voluto esplicitare pubblicamente e dettagliatamente e legittimamente la loro posizione per quanti ne siano interessati? La risposta è abbastanza scontata, passiamo dunque oltre.

 

2) Secondo punto: il filosofo si è scagliato contro gli psicoanalisti che parlano del complesso di Edipo, per spiegare l’inadeguatezza delle coppie gay alla crescita di un bambino. A suo sostegno ha invitato: «leggete la letteratura sull’argomento. Non ci sono indicazioni, per esempio, che suggeriscano una predisposizione all’omosessualità in caso di adozione da parte di una coppia gay».

Nessuna indicazione? Davvero? Peccato che nel 2011 uno studio pubblicato su Archives of Sexual Behavior ha mostrato che le figlie di madri lesbiche hanno più probabilità di impegnarsi in un comportamento dello stesso sesso e di definirsi bisessuali. Nel 2010 i risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Biosocial Science hanno evidenziato che «l’ipotesi che i genitori gay e lesbiche abbiano più probabilità di avere figli e figlie gay, lesbiche, bisessuali o di incerto orientamento sessuale è stata confermata». Nel 2009 un altro studio in peer-review pubblicato su Psychological Reports ha concluso che «una revisione di 9 studi ha dimostrato che i bambini cresciuti con genitori omosessuali sono più predisposti ad adottare interessi ed attività omosessuali e segnalare confusione sessuale» (oltre a una serie di problematiche come l’essere socialmente disturbati, abusare di sostanze, meno inclini al matrimonio, difficoltà nelle relazioni d’amore ecc.). Nel 2007 sul Journal of Biosocial Science è stato dimostrato che l’orientamento omosessuale dei genitori influenza significativamente quello dei figli. Già nel 1995 si era a conoscenza di tale fenomeno, quando su Developmental Psychology è stato fatto notare che il 9,3% di un gruppo di 75 figli di 55 padri gay o bisessuali sono omosessuali a loro volta, dato che è notevolmente superiore alla prevalenza di maschi omosessuali nella popolazione generale.

Evidentemente il filosofo francese non è preparato su quello di cui vuol parlare. Come se non fosse abbastanza, anche Lévy ha riciclato il noto “argomento orfanotrofio”, dicendo: «Non ci sono effetti perversi particolari quando si strappa un bambino da un sordido orfanotrofio e lo si trasferisce in una famiglia con un solo genitore o con genitori omosessuali amorevoli». Non si capisce davvero questo accanimento dei difensori dell’adozione gay contro gli orfanotrofi, descritti per l’occasione con gli aggettivi più squallidi: “sordidi”, “violenti”, “squallidi”, “sporchi”, “anaffettivi” ecc. Sottolineiamo comunque la fallacia di questo argomento facendo notare che il numero di richieste di adozioni da parte di coppie eterosessuale (il luogo senza dubbio ideale per la crescita di un bambino, come mostra tutta la letteratura medico-scientifica) è fortunatamente elevato: in Italia, nel 2010, la crescita delle adozioni è stata del +7,9% rispetto all’anno precedente, lo si è visto anche nel recente caso del neonato abbandonato al McDonald’s di Roma o nell’ultimo caso di bimbo lasciato alla “Culla della vita” a Milano. Anzi, il vero problema è il numero esiguo di minori adottabili rispetto alle domande di adozione. In Francia la situazione è simile: –sempre nel 2010 il numero di adozioni è aumentato del 14%. Insomma, non si sente davvero il bisogno di coppie omosessuali ad ingolfare ulteriormente la lunga, e purtroppo, lentissima, coda di richieste di adozione.

 

3) Terzo punto: il filosofo ha fatto notare l’esistenza di «molti modelli di famiglia, quasi omonimi, che si succedono dall’antichità ai nostri giorni, dai secoli classici ai secoli borghesi, dall’età delle grandi discipline», come le “unioni interrazziali”. Non si capisce lo scopo di questa sottolineatura: le caratteristiche della famiglia sono certamente mutate nella storia (prima, ad esempio, era vietato sposarsi con altre razze e oggi è permesso), un altro paio di maniche è invece voler cambiare l’identità strutturale e naturale (della natura) dei soggetti che formano e hanno formato -non “un” modello familiare, ma -“il” modello familiare: ovvero padre e madre. La famiglia elementare (o nucleare, o coniugale o biologica) è da sempre costituita «dall’unione duratura e socialmente riconosciuta di un uomo con una donna e dalla loro prole – che pure rappresenta il gruppo sociale più universalmente diffuso – l’unità veramente irriducibile che costituisce la cellula, il nucleo su cui le diverse società si fondano».

L’argomento finale di Bernard-Henri Lévy fa cadere letteralmente le braccia: «come se la banalizzazione del divorzio, la generalizzazione della contraccezione o dell’interruzione volontaria di gravidanza, la moltiplicazione delle adozioni e delle famiglie single, il fatto che oggi siano più numerosi i bambini nati fuori dal matrimonio che da coppie sposate, come se la disgiunzione, infine, del sessuale dal coniugale, non avessero fatto vacillare il modello tradizionale ben al di là di quello che mai farà una legge sul matrimonio gay che, per definizione, riguarderà solo una minoranza della società!». Piuttosto che dire: il modello tradizionale di famiglia, cioè il nucleo centrare della società, è sotto attacco e occorre difenderlo tramite politiche adeguate, il filosofo francese sostiene che una ulteriore spintarella ce la possiamo ancora permettere.

 

La chicca finale appare scontata per ogni sostenitore del matrimonio gay: «La verità è che gli avversari della legge sempre più difficilmente riescono a dissimulare il fondo di omofobia che governa i loro discorsi». Ecco dunque la denigrazione diretta a chi osa esprimere un parere contrario al mainstream omosessualista, accusato di soffrire di una patologia medica (“omo-fobia”) per essere messo immediatamente a tacere. Un’accusa ridicola, come ha recentemente spiegato il matematico Giorgio Israel.

Cosa è successo al prestigio filosofico di Bernard-Henri Lévy? Tutto quello che sa fare è pescare anche lui nel banale prontuario del militante pink? Oppure è davvero questo tutto quello che si può dire a sostengo del matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

25 commenti a Nozze gay: risposta a Bernard-Henri Lévy

« nascondi i commenti

  1. Semelets ha detto

    “…non è compatibile con i principi di neutralità sui quali, da almeno un secolo, si suppone sia edificata la nostra società.”
    Supposizione erronea: non esiste e non può esistere una società fondata su principi di neutralità.

    • Penultimo ha detto in risposta a Semelets

      Appunto siccome non può esistere una società che non è fondata sulla neutralità,non può esistere che il matrimonio omosessuale sia identico a quello eterosessuale.Laddve per neutralità si inferisce che siano la stessa cosa.

      Non è apropiato dire che sono la stessa cosa il resto

      “sordidi”, “violenti”, “squallidi”, “sporchi”, “anaffettivi” ecc.

      Per persuadere che l’orfanotrofio sia peggio della coppia gay con argomenti ab misericordiam.

      Il filosofo francese non è un filosofo è uno squallido retorico,Di cui Platone si sarebbe vergognato ma non Gorgia.

  2. Andrea. ha detto

    Semplicemente questo è tutto quello che si può dire “pro” al “matrimonio” omosessuale. Non ci sono altre argomentazioni.

    Tra l’altro il Matrimonio eterosessuale e la Famiglia fondata sullo stesso sono tratti universali dell’Umanità, sovvertirlo “perché ognuno dev’esser libero di pensarla come vuole” e censurare chiunque sia contrario come “fascista” o “reazionario” non è un atto di tolleranza; semmai è un atto di confusione…

  3. Simone Emili ha detto

    Purtroppo, da uno che 4 anni fa ebbe il coraggio di difendere Polanski per il suo vergognoso stupro su una ragazzina di 13 anni, usando argomentazioni del tipo che “lo stupro non è il peggiore dei crimini” o “la vittima ha perdonato”, mi aspetto questo e altro. http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_07/polanski-levy_0136c852-b315-11de-b362-00144f02aabc.shtml

    • Michele ha detto in risposta a Simone Emili

      simone-emily…vuoi mettere con uno che a 16 anni marciava per le strade della germania intonando canzoni naziste….mentre tanti altri suoi coetanei versavano il loro sangue contro quella dittatura bestiale?
      vogliamo mettere chi dei due e’ meglio?

      • gladio ha detto in risposta a Michele

        Scusami Michele, senza malanimo,ma ti rendi conto dell’ idiozia del tuo paragone? Mettere a confronto un adulto stupratore di bambine e chi lo difende con un ragazzino di sedici anni che si trova a vivere casualmente in un determinato luogo e in un determinato periodo storico? .Saresti stato in grado di valutare appieno a quell’ età sia il grado di aberrazioni delle teorie eugenetiche (che sono poi più o meno le stesse propugnate da Pannella, Bonino e altra porcheria),sia la follia delle teorie razziste? E poi , un ragazzino in Germania cosa ne sapeva di quanto accadeva al di fuori del suo paese? Cosa ne sapeva dei campi di sterminio? Cosa avresti fatto tu al suo posto? Avresti marciato per le vie della Germania cantando canzoni naziste, anche tu come tutti gli altri, punto e basta.

        • domenico ha detto in risposta a gladio

          non credo sia il caso di rispondere ad uno che fa un’associazione mentale tra uno stupratore adulto ed un ragazzino di 14/16 anni che non commetteva alcun reato come non lo commettevano le altre centinaia di migliaia di ragazzi tedeschi(tra l’altro è ben noto il fatto che quel ragazzino non partecipava ai cori o alle marce grazie al fatto che i suoi insegnanti lo esoneravano sapendo bene cosa ne pensava).

          • Michele ha detto in risposta a domenico

            Cosa ne pensava? Lo avra’ senz’altro spiegato anche agli americani che lo rinchiusero per un certo periodo in un loro campo ( niente paura,nulla di paragonabile a quello in Toscana con le gabbie dove Ezra Pound e altri impazzirono, o a quelli slovacchi dove preti cattolici dovettero rendere conto uno a uno alla giustizia implacabile del nuovo potere).
            E un giorno dovra’ spiegarlo anche ai martiri della Rosa Bianca,piu’ o meno suoi coetanei,e ai tanti giovanissimi partigiani che tanti si divertono a diffamare,da morti.

            • domenico ha detto in risposta a Michele

              ovviamente tutti noi sappiamo che i membri della rosa biancha erano studenti universitari ultravenni e quindi paragonarli ad uno studente di 14/16 anni dice molto su chi fa questi paragoni.

  4. Guido Izzo ha detto

    ..questo non è un sito cattolico, è uno specchietto per le allodole…

    come si può solo pensare di dare credito ad un personaggio di infimo livello come il sedicente filosofo ebreo-francese e poi fingere di stupirsi delle sue posizioni ?

    Spero che questo sito chiuda, è vergognosamente ambiguo

  5. Luca ha detto

    un filosofo è abituato a pensare e argomentare… se questo è un filosofo io sono grande puffo

  6. Penultimo ha detto

    “neutralità”

    Secondo questo filosofo il principio di neutralità universale,secondo questo filosofo neutralità che ALTRI significa che “indifferenza” delle struture sociali.Sono i principali esportatori dell’indeferentismo di massa verso i valori umani, significa che noi dobbiamo rendere la società ingiusta,priva di fondamenti razionali,violando ogni ragione,ed emanando leggi irrazionali solo perchè cosi la pensa la sua ideologia.

    Già, è vero, che vorrà trasformarci in una massa di incoerenti con la retorica.Come se una società potesse fondarsi sull’utopia del relativismo etico.E proprio perchè utopica irragionevole.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Penultimo

      relativismo etico = massoneria

      • Penultimo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        =persone che con la scusa della tolleranza,l’unico valore in se stesso relativo ma guarda caso unico valore assoluto=ti ritrovi con il caos più totale.Matrimoni,aborto,fra un pò cosa altro, a si, se finiamo sotto dittatura siate tolleranti,perchè la televisione e l’irrealtà mediatica scambiata per logica,può farti sragionare fino a pensare che bisogni tollerare l’avidità e la stupidità imotivatamente.

        Tollerante si è un valore,quando però non diventa un’ipocrisia per giustificare l’indefferentismo.

        • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

          le leggi di uno Stato laico non devono essere ispirate a dogmi o altre pretese ideologiche di alcune correnti di pensiero, ma devono essere mosse dal fine di mantenere la giustizia, la sicurezza e la coesione sociale dei suoi cittadini.

          Lo stato stà facendo la religione di se stesso piuttosto che lo stato.

          Ideologia: presente
          Giustizia :un mito che un cittadino con mille euro non può permettersi costretto a subire i sopprusi qualora li capitasse qualcosa.
          sivurezza :ma non scherziamo
          coesione sociale=0 indifferentismo sfrenato.

          Dogma:come diceva Sesto empirico anche quando il relativista non relativizza se stesso è un dogmatico,peccato che anche se poi predica che le sue proposizioni vanno dubitate per coerenza logica,non lo fa mai,infatti l’intera filosofia scietticista è un circolo vizioso che non risolve mai problemi ma li rimanda.

          • Semelets ha detto in risposta a Penultimo

            Temo ci sia un “non” di troppo anche nella prima riga di questo post: in realtà le leggi di una società civile DEVONO essere ispirate a qualcosa, che potremmo chiamare genericamente “corrente di pensiero”, che è la legge di riferimento non scritta, di ordine superiore.
            L’idea di uno stato che sia semplicemente arbitro neutrale tra le forze in campo è la premessa che apre le porte al relativismo e alla dittatura della maggioranza.
            I concetti di giustizia, sicurezza e coesione sociale che hai elencato sono troppo vaghi e possono significare cose molto diverse (è probabile che il concetto di giustizia di un musulmano sia molto diverso dal concetto di giustizia di un cattolico).
            L’insistenza con cui si è cercato di far riconoscere le radici cristiane dell’Europa credo vada letta proprio in questa direzione, non tanto cioè come una rivendicazione, ma come un monito: rinnegare la sorgente ispiratrice di una civiltà significa aprire il varco alla sua frantumazione in mille rivoli equivalenti, conflittuali e sterili.

            • Penultimo ha detto in risposta a Semelets

              Si lo so, infatti quella è la deffinizione che lo stato da di se stesso.Per esempio siccome il fatto che il matrimonio omosessuale è una credenza e lo si eguaglia con il principio di neutralità a quello eterosessuale si ci persuade,a furia di retorica mass mediatica,che la cosa sia ragionevole,perfino logica,ma la dimostrazione di sotto dimostra proprio che è illogico.

              Conclusione se lo Stato equipara i termini acetta un ragionamento illogico e trasforma in legge quello che non è ragionevole.

              Appunto dunque imaginati io cosa devo dire,che lo stato quando afferma che tutte le credenze sono valide.Devo affermare in forza della dimostrazione di sotto che si contradice quando emana leggi.

              Non significano cose diverse poichè non esistano mille credenze sulla giustizia.E queste credenze non hanno lo stesso valore dunque non si implica contemporaneamente nemmeno che un cristiano sia islamico.
              Ora tu affermi il termine dittatura della maggioranza,termine che si ritrova spesso in alcuni tipi dialettiche anarchiche o marxiste gramsciane,uno stato deve garantire non con lo stesso grado maggioranze e minoranze.

              Non è Probabile è certo che è diverso.

              Ma cio non implica che sono validi contemporaneamente se affermano cose diverse.

          • Mario Galleope ha detto in risposta a Penultimo

            “le leggi di uno Stato laico non devono essere ispirate a dogmi o altre pretese ideologiche di alcune correnti di pensiero”

            Perchè uno stato confessionale come potevano essere gli stati di una volta non si basavano su dogmi e ideologie di parte? Qualora un cittadino non si fosse riconosciuto su quei principi come voi fate adesso? Tutte le forme di governo si basano su ideologie, a meno che non esista una forma di stato che le comprenda tutte…

            Quando elenchi tutti i problemi di una società laica per evidenziarne l’erroneità di fondo bè diciamolo non c’è un tipo di società migliore (visto che teoricamente funzionano tutte) finchè non ci saranno persone migliori che la compongono, visto che la società è un aggregato di individui alla finfine, quindi dubito che in una società con un altro ordinamento le cose sarebbero meglio

        • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

          Vedi dimostrazione per assurda la trovi anche su wiki

          A — Dovresti rispettare le credenze di C, perché tutte le credenze sono di uguale validità e non si possono rigettare.
          B — Ammettiamo che tu abbia ragione; ma allora, se io dico che esistono credenze da rigettare, la mia è una credenza da rigettare? Se tutte le credenze devono essere accettate come ugualmente valide, allora la mia non può essere rigettata. Segue allora che è altrettanto valido che sia giusto accettare tutte le convinzioni e che sia giusto non accettarne alcune: le due affermazioni sono in contrasto fra loro, quindi dalla tua ipotesi si genera una contraddizione; segue allora che la tua ipotesi è falsa. In particolare, esistono credenze che possono essere rigettate e quella di C potrebbe essere fra queste.

          No perchè questo è logico dunque la convinzione che tutti vaneggi delle persone vadano ascoltate con l’ausilio della tolleranza è un ateggiamento retorico tanto quanto e fallace l’atacco ad hominem con la quale si interlocuisce solo sugli errori di grammatica.Usa meno retorica e più logica.

          Constatazione di fatto vivo in una nazione dove un sogetto visto la futilità dei discorsi politici non puà permettersi di pagare un avvocato perchè non ha i soldi per farlo.

          • Penultimo ha detto in risposta a Penultimo

            Notare la mentalità del relativista quando non sa rispondere sul piano della logica inficia atacchi ad hominem.

            D’altro canto molti atei si vantano “dell’arte di ottenere ragione” di Schopenhauer,ma così persuadono solo gli sciocchi e gli ignoranti,con l’eristica e i sofismi.

            http://it.wikipedia.org/wiki/L%27arte_di_ottenere_ragione

            Giusto perchè altre wiki non andate,quindi rispetto perfino il vostro dogma “lo dic e wikipedia” segno di una società in decadenza.

            Argumentum ad personam: come ultima risorsa diventare offensivi, oltraggiosi e grossolani.

  7. beppina ha detto

    Penso sia sprecato un articolo sulla presa di posizione sui matrimoni omosessuali da parte dello pseudo-filosofo Bernard-Henri Lévy.
    Per quanto riguarda i matrimoni omosessuali é interessante notare come la legalizzazione a livello mondiale é relativamente contenuta; fa molta specie osservare come la maggior parte degli stati che hanno legalizzato tali unioni sono stati storicamente con forte presenza cristiana (Spagna, Portogallo, Canada, Argentina…).

  8. Mario Galleope ha detto

    Perchè il matrimonio omosessuale causerebbe degli squilibri psicologici sessuali nella mente del bambino… infatti a giro vedo un sacco di gente cresciuta in famiglie “normali” che vive la propria sessualità in maniera tranquilla e serena

  9. Mario Galleope ha detto

    La chicca finale appare scontata per ogni sostenitore del matrimonio gay: «La verità è che gli avversari della legge sempre più difficilmente riescono a dissimulare il fondo di omofobia che governa i loro discorsi». Ecco dunque la denigrazione diretta a chi osa esprimere un parere contrario al mainstream omosessualista, accusato di soffrire di una patologia medica (“omo-fobia”) per essere messo immediatamente a tacere. Un’accusa ridicola, come ha recentemente spiegato il matematico Giorgio Israel.

    Sicuramente quel matematico non sarà omofobo ma se uno mi parla di cura alla malattia dell’omosessualità e poi è contrario ai matrimoni gay bè diciamolo non lamentiamoci se poi uno fa il collegamento, comunque in realtà l’omofobia non esiste perchè essendo una malattia sarebbe come dire che uno che vuole curare il cancro è cancerofobo

« nascondi i commenti