Il Natale: l’umile nascita della Verità

Natività di GiottoLa redazione UCCR desidera augurare a tutti un felice e santo Natale!

Desideriamo congedarci da voi con due riflessioni di Benedetto XVI. La prima pone l’accento sul Natale come memoria del momento in cui la Verità è entrata fisicamente nel mondo: «chi di noi oserebbe gioire della verità che ci è stata donata? Ci viene subito la domanda: ma come si può avere la verità? Questo è intolleranza! L’idea di verità e di intolleranza oggi sono quasi completamente fuse tra di loro, e così non osiamo più credere affatto alla verità o parlare della verità. Sembra essere lontana, sembra qualcosa a cui è meglio non fare ricorso. Nessuno può dire: ho la verità – questa è l’obiezione che si muove – e, giustamente, nessuno può avere la verità. E’ la verità che ci possiede, è qualcosa di vivente! Noi non siamo suoi possessori, bensì siamo afferrati da lei. […] Dio ci è diventato così vicino che Egli stesso è un uomo: questo ci deve sconcertare e sorprendere sempre di nuovo! Egli è così vicino che è uno di noi».

La seconda riflessione ci indica con quale umiltà occorre vivere questo tempo di festa: «La gloria di Dio non si manifesta nel trionfo e nel potere di un re, non risplende in una città famosa, in un sontuoso palazzo, ma prende dimora nel grembo di una vergine, si rivela nella povertà di un bambino. L’onnipotenza di Dio, anche nella nostra vita, agisce con la forza, spesso silenziosa, della verità e dell’amore. La fede ci dice, allora, che l’indifesa potenza di quel Bambino alla fine vince il rumore delle potenze del mondo».

Un caloroso abbraccio a tutti, grazie per la vostra attenzione in questo 2012. L’aggiornamento quotidiano del nostro sito web riprenderà mercoledì 2 gennaio 2013, ricordiamo che anche nel 2013 sarà possibile seguire la nostra attività, oltre che da qui, anche sulla nostra pagina ufficiale di Facebook (abbiamo anche un gruppo UCCR); sul nostro account Twitter e sul nostro canale Youtube.

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25 commenti a Il Natale: l’umile nascita della Verità

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  1. Panthom ha detto

    Auguri a tutti i commentatori e agli autori del sito!

  2. Alèudin ha detto

    Auguri a tutti!

  3. MarcoF ha detto

    Tantissimi auguri di un Santo Natale a tutti voi!!!

  4. Giuseppe ha detto

    Anche da chi non crede, un Buon Natale a tutti…

    • Fabio Moraldi ha detto in risposta a Giuseppe

      Valgono il doppio 🙂
      Auguri anche a te!

      • Giuseppe ha detto in risposta a Fabio Moraldi

        Grazie! 🙂

        • nonsense ha detto in risposta a Giuseppe

          • Giuseppe ha detto in risposta a nonsense

            Beh, le contraddizioni sono insite nell’animo umano. Così come anche i non credenti partecipano al rito dello scambio di regali, molti sedicenti cristiani e cattolici si guarderanno bene dal rispettare tutti i precetti della loro fede, penso al sesso prematrimoniale…

            • Marcuzzi ha detto in risposta a Giuseppe

              Stavolta d’accordissimo: il mondo (o diciamo l’Italia) pullula di atei da bar e di cattolici della domenica!

            • Ateofago ha detto in risposta a Giuseppe

              Pensa per te. Forse saranno molti gli Atei ipocriti che vogliono i vantaggi delle feste religiose, ma di cattolici che fanno sesso prima del matrimonio ce ne sono pochini. Gira da tempo la bufala atea dei cattolici in maggioranza lussuriosi. Cosa c’è? Stai esaurendo le cartucce?

  5. lorenzo ha detto

    Buon Natale a tutti, in Cristo.

  6. GT ha detto

    E’ sceso Gesù sulla terra oggi! Rallegriamoci..
    Auguri di buon Natale a tutti!..

  7. Max ha detto

    Buon Natale anche da parte mia.

  8. EquesFidus ha detto

    Auguri per un Santo Natale a tutti!

  9. Francesco B. ha detto

    Buon Natale alla redazione e a tutti i lettori e alle loro famiglie.

  10. TommasoB ha detto

    Buon Natale a tutti! 🙂 Vi riporto uno scritto di Papini, un ex ateo militante che si è convertito. Non abbiate che parli con accenti duri, ma il suo intento è quello di cercare di svegliare quelli che come lui pensavano di vedere.

    “Gesù è nato in una Stalla.
    Una Stalla, una vera Stalla, non è il lieto portico leggero che i pittori cristiani hanno edificato al Figlio di David, quasi vergognosi che il loro Dio fosse giaciuto nella miseria e nel sudiciume. E non è neppure il presepio di gesso che la fantasia confetteria de’ figurinai ha immaginato nei tempi moderni; il presepio pulito e gentile, grazioso di colore, colla mangiatoia linda e ravviata, l’asinello estatico e il compunto bue e gli angeli sul tetto col festone svolazzante e i fantoccini del re coi manti e dei pastori coi cappucci, in ginocciho a due lati della tettoia. Codesto può essere il sogno dei novizi, il lusso dei curati, il balocco dei bambini, il “vaticinato ostello” d’Alessandro Manzoni, ma non è davvero una Stalla dov’è nato Gesù.
    Una Stalla, una Stalla reale, è la casa delle Bestie, la prigione delle Bestie che lavorano per l’Uomo. L’antica, la povera Stalla dei paesi antichi, dei paesi poveri, del paese di Gesù, non è il loggiato con pilastri e capitelli, nè la scuderia scientifica dei ricchi d’oggidì o la capannuccia elegante delle vigilie di Natale. La Stalla non è che quattro mura rozze, un lastricato sudicio, un tetto di travi e di lastre. La vera Stalla è buia, sporca, puzzolente: non v’è di pulito che la mangiatoia, dove il padrone ammansisce fieno e biadumi. I prati di primavera, freschi nelle serene mattine, ondati al vento, soleggiati, umidi, odoroso, furon falciati: tagliate col ferro l’erbe verdi, l’alte foglie fini; recisi insieme i bei fiori aperti: bianchi, rossi, gialli, celesti. Tutto appassì, seccò, prese il colore pallido e unico del fieno. I manzi trascinarono a casa la spoglia morta del maggio e del giugno. Ora quell’erbe e quei fiori, quell’erbe fatte aride, quei fiori che sempre odorano, son lì nella mangiatoria per la fame degli schiavi dell’uomo. Gli animali l’abboccano adagio coi grandi labbri neri e più tardi il prato fiorito torna alla luce, sullo strame che serve da letto, mutato in concio umido. Questa è la vera Stalla dove Gesù fu partorito. Il luogo più lurido del mondo fu la prima stanza dell’unico puro tra i nati di donna. Il Figlio dell’Uomo, che doveva esser divorato dalle bestie che si chiamano uomini, ebbe come prima culla la mangiatoia dove i bruti digrumano i fiori miracolosi della primavera. Non per caso nacque Gesù in una Stalla. Il mondo non è forse un’immensa Stalla dove gli uomini inghiottono e stercano? Le cose più belle, più pure, più divine non le cambiano forse, per infernale alchimia in escrementi? Poi si sdraiano sui monti del letame e chiamano ciò “godere la vita”. Sulla terra, porcile precario dove tutti gli abbellimenti e i profumi non posson nascondere lo stabbio, è apparso una notte Gesù partorito da una Vergine senza macchia, di nulla armato che di innocenza.[…]”

    BUON NATALE! 🙂

    • TommasoB ha detto in risposta a TommasoB

      [riporto un altro scritto dello stesso]

      Da cinquecent’anni quelli che si dicono “spiriti liberi” perché hanno disertato la Milizia per gli Ergastoli smaniano per assassinare una seconda volta Gesù. Per ucciderlo nel cuore degli uomini. Appena parve che la seconda agonia di Cristo fosse ai penultimi rantoli vennero innanzi i necrofori. Bufoli presuntuosi che avevan preso le biblioteche per stalle; cervelli aerostatici che credevano di to
      ccare le sommità del cielo montando nel pallon volante della filosofia; professori insatiriti da fatali sbornie di filologia e metafisica si armarono – l’Uomo vuole – come tanti crociati contro la Croce. Certi frottolanti svolazzatoi fecero vedere in candela, con una fantasia da far vergogna alla famosa Radcliffe, che la storia degli Evangeli era una leggenda attraverso la quale si poteva tutt’al più ricostruire una vita naturale di Gesù, il quale per un terzo profeta, per un terzo negromante e per quell’altro terzo arruffapopoli; e non fece miracoli, fuor della guarigione ipnotica di qualche ossesso, e non morì sulla Croce, ma si svegliò nel freddo della tomba e riapparve con arie misteriose per far credere d’esser risuscitato. Altri dimostravano come quattro e quattro fa otto, che Gesù è un mito creato ai tempi d’Augusto e di Tiberio e che tutti gli Evangeli si riducono a un intarsio inabile di testi profetici. Altri rappresentarono Gesù come un eclettico venturiero, ch’era stato a scuola dai Greci, dai Buddisti, dagli Esseni e aveva rimpastato alla meglio i suoi plagi per farsi credere il Messia d’Israele. Altri ne fecero un umanitario maniaco, precursore di Rousseau e della divina Democrazia: uomo eccellente, per i suoi tempi, ma che oggi si metterebbe sotto la cura d’un alienista. Altri infine, per farla finita per sempre, ripresero l’idea del mito e a forza di almanaccamenti e comparazioni conclusero che Gesù non era mai nato in nessun luogo del mondo. Ma chi avrebbe preso il posto dello Sbandato? Profonda ogni giorno di più era la fossa eppure non riuscivano a sotterrarcelo tutto. Ed ecco una squadra di lampionai e riquadratori dello spirito a fabbricare religioni per il consumo degli irreligiosi. Per tutto l’Ottocento le sfornarono a coppie e mezze dozzine per volta. La religione della verità, dello spirito, del proletariato, dell’eroe, dell’umanità, della patria, dell’impero, della ragione, della bellezza, della natura, della solidarietà, della potenza, dell’atto, della pace, del dolore, della pietà, dell’io, del futuro e via di seguito. Alcune non erano che raffazzonamenti di Cristianesimo senza Dio; le più eran politiche o filosofie che tentavano di mutarsi in mistiche. Ma i fedeli eran pochi e stracco l’ardore. Quelle ghiacciate astrazioni, benché sostenute talvolta da interessi sociali o da passioni letterarie, non riempivano i cuori dai quali si era voluto scerpare Gesù. Si tentò, allora, di accozzare dei facsimili di religioni che avessero, meglio di quelle altre, ciò che gli uomini cercano nella religione. I liberi muratori, gli spiritisti, i teosofi, gli occultisti, gli scientismi credettero di aver trovato il surrogato infallibile del Cristianesimo. Ma codesti guazzetti di superstizioni muffose e di cabalistica cariata, di simbolica scimmiante e di umanitarismo acetoso, codeste rattoppature malfatte di buddismo d’esporatazione e di Cristianesimo tradito, contentarono qualche migliaio di donne a riposo, di “bipedes asellos”, di condensatori del vuoto e fermi lì. Intanto, tra un presbiterio tedesco e una cattedra svizzera, si veiniva apprestando l’ultimo Anticristo. Gesù, disse costui scendendo dall’Alpi al sole, ha mortificato gli uomini; il peccato è bello, la violenza è bella, è bello tutto quel che dice di sì alla Vita. E Zarathustra, dopo aver buttato nel Mediterraneo i testi greci di Lipsia e l’opere di Macchiavelli, cominciò a saltabeccare, con quella grazia che può avere un tedesco nato da un pastore luterano e sceso allora allora da una cattedra elvetica, ai piedi della statua di Dioniso. Ma benchè i suoi canti fossero dolci all’orecchio, non riuscì mai a spiegare cosa fosse questa adorabile Vita alla quale si dovrebbe sacrificare una parte tanto viva dell’uomo qual’è il bisogno di vincere in sè la bestia, nè seppe dire in qual maniera il Cristo vero degli Evangeli si contrappone alla vita, lui che vuol farla più felice, lui che l’assicura eterna. E il povero Anticristo paralitico, quando fu vicino a impazzire, firmò l’ultima sua lettera: Il Crocifisso. Eppure, dopo tanta dilapidazione di tempo e d’ingenio, Cristo non è ancora esulso dalla terra. La sua memoria è dappertutto. Sui muri delle chiese e delle scuole, sulle cime dei campanili, dei tabernacoli e dei monti, a capo dei letti e sopra le tombe, milioni di croci rammentano la morte del Crocifisso. Rasciate gli affreschi dalle chiese, portate via i quadri dagli altari e dalle case e la vita Cristo riempe i musei e le galerie. Buttate nel fuoco messali, breviari ed eucologi e ritrovate il suo nome e le sue parole in tutti i libri dele letterature. Perfin le bestemmie sono un involontario ricordo della sua presenza. Per quanto si faccia, Cristo è una fine e un principio, un abisso di misteri divini in mezzo a due tronconi di storia umana. La Gentilità e la Cristianità non possono più saldarsi insieme. Prima di Cristo e dopo Cristo. La nostra era, la nostra civiltà, la nostra vita cominiano colla nascita di Cristo. Quello che fu prima di lui possiamo ricercarlo e saperlo, ma non è più nostro, è segnato con altri numeri, circostritto in altri sistemi, non muove più le nostre passioni: può esser bello ma è morto. Cesare ha aftto, ai suoi tempi, più rumore di Gesù e Platone insegnava più scienze di Cristo. Acor se ne ragiona, del primo e del secondo, ma chi s’accolora per Cesareo contro Cesare? E dove sono, oggi, i platonisti o gli antiplatonisti? Cristo, invece, è sempre vivo in noi.
      G. Papini, un ateo convertitosi.

  11. Daphnos ha detto

    Buona Festa delle Luci a tutti 😉

    • lorenzo ha detto in risposta a Daphnos

      In lui era la vita
      e la vita era la luce degli uomini;
      la luce splende nelle tenebre
      e le tenebre non l’hanno vinta.
      Veniva nel mondo la luce vera,
      quella che illumina ogni uomo.
      Venne fra i suoi,
      e i suoi non lo hanno accolto.
      A quanti però lo hanno accolto
      ha dato potere di diventare figli di Dio:
      a quelli che credono nel suo nome,
      i quali, non da sangue
      né da volere di carne
      né da volere di uomo,
      ma da Dio sono stati generati.
      E il Verbo si fece carne
      e venne ad abitare in mezzo a noi.

    • Vronskij ha detto in risposta a Daphnos

      Si Daphnos, va bene di festeggiare la luce, ma non dimenticare che il buio, il nero, l’oscuro, la notte ha una propria luminosità.

  12. Xadren ha detto

    “Nessuno può dire: ho la verità e, giustamente, nessuno può avere la verità. È la verità che ci possiede, è qualcosa di vivente! Noi non siamo suoi possessori, bensì siamo afferrati da lei.”

    Bellissimo pensiero, lo terrò caro. Buon Natale a voi della redazione, a chi ha letto e scritto su questo sito!

  13. Emanuele ha detto

    Buon Natale a tutti!

  14. edoardo ha detto

    Ieri notte c’è stata un’incursione, presumibilmente dei Boko Haram, in una chiesa in Nigeria, per la messa di mezzanotte: 6 morti, 5 fedeli ed il prete.
    Il Paradiso ha 6 eroi in più.
    SEI MARTIRI, SEI EROI, SEI TESTIMONI DELLE FEDE CRISTIANA CATTOLICA.
    Nello stesso momento, a prescindere dal fuso orario, io ero alla messa di mezzanotte in una piccola frazione sotto l’eremo di San Cassiano. Dopo sono andato a fare quattro chiacchiere ed una cioccolata calda alla sede degli alpini.
    Ed intanto si consumava il sacrificio in Nigeria.
    Qui facciamo i capriccetti tra chi è cattolico vero e chi è finto…e laggiù sei testimoni della fede hanno imboccato la via del Paradiso. In confronto, a noi dovrebbe venirci a prendere il “vecchio bianco per antico pelo”.
    MAMMA CHE RABBIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Se la cultura e le cattedre servono a seminare zizzania…..mi ritengo fortunato ad essere ignorante come la coda del somaro.
    !!!!!!!!!!!!!!!

    • Marco Comandè ha detto in risposta a edoardo

      Guarda che la Nigeria non è un paese relativista. Non sarebbe ora di ridimensionare il paragone tra fondamentalisti islamici e laici europei?

  15. Luca ha detto

    con Gesù Dio è entrato nell’umanità, questa è la nostra gioia!

    AUGURI!!!!!!!!!

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