Femministe e paladine della Chiesa cattolica

Presentazione del libro Breaking ThroughOsservando i casi delle Pussy Riot e delle Femen sembra difficile pensare oggi all’esistenza di un femminismo non sguaiato, non violento e rispettoso della fede cattolica e dell’altrui pensiero. Ma a quanto pare si è in errore a sostenere questo.

Per grazia, delle “buone” femministe sembra ancora che esistano: una professoressa americana, Helen M. Alvaré, membro del Pontificio Consiglio per i laici, ha pubblicato recentemente Breaking Through. Catholic Women Speak for Themselves, di cui è curatrice. In questo testo nove donne dimostrano la conciliabilità, anzi  “la vitalità e la forza di essere nella Chiesa cattolica e di vivere al contempo il proprio femminismo.

Queste nove autrici, tra cui troviamo donne sposate, single, lavoratrici ecc. raccontano come la riscoperta della loro fede abbia dato un vero significato alla loro vita, nel lavoro, nella famiglia; non manca chi anche negli abusi e scandali che hanno macchiato la Chiesa individua una speranza da cui poter ripartire. E’ segno di ignoranza, a mio avviso, affermare che la Chiesa cattolica reputi le donne come persone di seconda classe, non degne di considerazione; non solo per riguardo alla Madonna, alla quale la Chiesa ha sempre tributato un onore mai concesso a nessun essere umano, ma anche riguardo a quei modelli di santità che sono le grandi martiri dei primi secoli. Pochi sanno che nel vecchio rito della messa oltre agli apostoli, ai primi papi e confessori della fede, si ricordavano e pregavano quelle sette martiri con grande devozione e stima.

La vera questione non è l’emancipazione delle donne, come viene presentata oggi, ma una riscoperta del “cuore”, del leitmotiv della vita, che, come nel caso di queste donne, passa nella valorizzazione di ogni meandro della loro esistenza; ogni “vena scoperta” del cuore dell’essere umano urla, esige risposta e questo, è quello che queste donne hanno riscoperto nell’alveo della Chiesa cattolica. Questo è l’obbiettivo di questo volume, e credo che possa interessare a chiunque le risposte che queste donne hanno “trovato”.

Un altro esempio di questo buon femminismo lo vediamo in Dorothy Day, fin dal 2000 Serva di Dio. Devo confessare che anche per me lei rimaneva una personalità ignota fino alla lettura di questo bell’articolo de Il Foglio. In esso si fa riferimento alla sua causa di beatificazione, ma non si può non raccontare un minimo chi era e cosa fece questa donna.

Prima di convertirsi al cattolicesimo, nel 1927, andò in prigione a diciassette anni perché chiedeva il voto per le donne, anarchica e femminista, un connubio di tutti gli estremismi dell’epoca. Ma dopo la sua conversione e grazie al rapporto con il francese Peter Maurin, tutta la sua vitalità, forza e passione passarono al servizio di Cristo e della Chiesa nelle frange più dimenticate della società americana. Divenne la massima icona del cattolicesimo di sinistra in America, senza però mai fare combutta con chi facesse del male alla Chiesa. Evitò sempre con cura di affiancarsi coi comunisti e con gli atei.

Con la sua opera giornalistica nel Catholic Worker Movement non solo diffuse negli Stati Uniti i principi evangelici di pace, proprio negli anni tra le due guerre mondiali, ma si prodigò per anche per la diffusione della dottrina sociale della Chiesa, difendendo e sostenendo finanziariamente i senzatetto e, soprattutto, dato i suoi trascorsi da femminista, grandissima oppositrice dell’aborto. “Non c’è soltanto il genocidio degli ebrei. C’è anche un intero programma di controllo delle nascite e aborto, che è un altro genocidio.” Altro che i cattolici adulti di oggi, i quali mai difendono questi sacrosanti e benedetti principi non negoziabili che il nostro Santo Padre Benedetto XVI sempre mette come primo bastione contro il relativismo etico. Nascessero altri cattolici come la Day; che possa presto salire all’onore degli altari e possa essere ispiratrice di altri grandi cattolici non timorosi della loro fede!

Luca Bernardi

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19 commenti a Femministe e paladine della Chiesa cattolica

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  1. Ugo La Serra ha detto

    Senza dubbio queste donne si conformano totalmente alla dottrina cristiana, ma non è chiaro in cosa consista il loro femminismo.

  2. Antonio72 ha detto

    Due appunti. Primo: forse la donna laica e femminista si è stancata del ruolo passivo rappresentato dalle martiri della fede o dalle vergini, ovvero spesso da entrambe contemporaneamente, mentre ai soli uomini viene tributato l’onore dell’intelletto e dunque dell’attivismo religioso e politico.
    Secondo: si dovrebbe chiedere a quella “buona femminista” se dopo la sua conversione abbia rinnegato del tutto le precedenti lotte politiche pro femminismo, come per esempio il diritto di voto alle donne. Se la risposta è no (e non vedo come possa essere sì visto che il diritto di voto alle donne è prassi ormai consolidata), allora le richieste dei cosiddetti cattolici adulti, tipo l’abolizione del celibato o il sacerdozio femminile, tanto per citarne due che attengono al mondo donna, forse rappresentano dei principi negoziabili, come lo fu lo stesso diritto delle donne al voto. Saluti.

    • Laura ha detto in risposta a Antonio72

      L’autrice è membro del Pontificio Consiglio per i laici, ovvero un organo della Santa Sede, che ha già ribadito più volte la sua posizione contraria all’ordinazione delle donne. I cattolici adulti imparino a seguire la chiesa al posto di pensare infantilmente di essere loro a dover insegnare qualcosa ad essa.
      Saluti.

    • Giancarlo ha detto in risposta a Antonio72

      Non capisco. Sacerdozio femminile e celibato sacerdotale non hanno alcuna relazione con il diritto di voto alle donne (suffragio universale).

      • Antonio72 ha detto in risposta a Giancarlo

        Mi riferivo ai famosi principi non negoziabili. Se infatti il voto alle donne fu considerato evidentemente un principio laico negoziabile, credo accettato anche dalla Chiesa, perchè il sacerdozio femminile (che significa un peso maggiore della voce delle donne in seno alla Chiesa) non dovrebbe esserlo? Se invece si ritiene che questo principio non sia negoziabile in base alla tradizione o altro, mi chiedo se allora non si sarebbe potuto addurre le stesse motivazioni per non concedere il voto alle donne, ed oggi per esempio, per impedire la carriera delle donne equivalente a quella dell’uomo. Insomma perché nel mondo religioso le donne dovrebbe essere trattare diversamente rispetto al mondo laico? E se così fosse, ovvero se si ammette che nella Chiesa le donne debbano giocare un ruolo subalterno rispetto all’uomo, allora con quale coerenza si chiede l’esatto contrario nel mondo laico, sempre che lo si chieda?

        • Laura ha detto in risposta a Antonio72

          Continua ad aver ragione Giancarlo: non c’è nessun legame tra il suffragio universale, il sacerdozio femminile e la scelta di Gesù di scegliere soltanto apostoli uomini. Antonio72 naviga in piena confusione, come al solito.

          Mi domando quando mai noi donne cattoliche abbiamo chiesto a queste persone di voler prendere le nostre parti. Ma perché questi maschi cattolici antipapisti non si fanno gli affari loro?
          Saluti.

        • Antonio72 ha detto in risposta a Antonio72

          Ecco appunto, è ciò che dico. Gesù s’incarnò in un determinato periodo storico circa duemila anni fa, quando la subalternità della donna rispetto all’uomo era una prassi diffusa e non discussa, e lo si può leggere anche in certi passi delle lettere di San Paolo. Ma quel ruolo della donna nel mondo oggi è evidentemente cambiato (anche se a pensarci bene di recente), ovvero la donna secondo la Costituzione laica non è più la donna di duemila anni fa, anzi addirittura neanche di sessant’anni fa.
          Allora non si vede un certa incoerenza qualora la Chiesa accetti il protagonismo moderno della donna nel mondo laico, magari addirittura lo auspichi, quando al contrario nel mondo religioso non s’è fatto un passo in avanti da questo punto di vista, in quanto s’invoca il rispetto della tradizione o altro? Se infatti si fosse ragionato così anche nel mondo laico, la donna avrebbe tuttoggi un ruolo subalterno all’uomo, ivi compreso il non diritto al voto. Saluti.

          • Laura ha detto in risposta a Antonio72

            Ancora una volta questo utente maschio vuol prendere le mie difese, donna cattolica, senza che io o nessun’altra cattolica abbia chiesto una suo aiuto. E’ ovviamente un chiaro comportamento e atteggiamento maschilista, in quanto si presuppone che la donna sia talmente debole da non potersi difendere da sola. Il femminismo ha il compito di combattere questi atteggiamenti prevaricatori e discriminatori da parte di queste persone.

            Entrando nel merito: Gesù ha mostrato di non pensare come i suoi contemporanei, affidando alle donne l’annuncio della Resurrezione. Uno scandalo totale a quel tempo, proprio per la concezione che la società aveva della donna allora, un po’ come quella che hai tu oggi ritenendo che non abbia le capacità mentali per difendersi da sola. Per questo se avesse voluto avere apostoli donne lo avrebbe tranquillamente fatto, sicuramente atto meno scandaloso che affidare a loro il cuore del suo messaggio. Saluti.

            • Antonio72 ha detto in risposta a Laura

              Laura, guarda che io non difendo nessuno, né donna né uomo, ma molto più banalmente le mie opinioni, che forse non sono solo mie. Saluti.

  3. GT ha detto

    Il femminismo nasce dal capriccio della donna moderna. E’ solo isteria di una certa filosofia femminile. Una donna che ha deciso di emanciparsi da sé stessa.

    • Laura ha detto in risposta a GT

      Sbagli, il femminismo nasce con valori nobili ma ben presto (dopo il 68 in particolare) si modifica e diventa schizofrenico.

      • GT ha detto in risposta a Laura

        Femminismo è un estremismo ideologico… appunto -ismo!

        • manuzzo ha detto in risposta a GT

          no, se per femminismo intendiamo che una donna deve decidere liberamente, senza alcun motivo oggettivo (malattia, pericolo di depresssione nevrotica con conseguente atto d’autolesionismo ecc…) di abortire il figlio, è estremismo. Scusate ma se voi allevate dei conigli, che fine farete fare a una femmina che ammazza deliberatamente i propri figli? non penso che il paragone sia offensivo per coloro che pensano che l’uomo sia solo un animale quindi rispondano con precisione senza giri di parole.

          se per femminismo intendiamo che una donna deve avere lo stesso salario degli uomini, stessi diritti e pari dignità, allora io non ci vedo nulla di male, anzi….

          e poi non diciamo sciocchezze su Chiesa e donne, faccio solo un nome (poi chi vuole approfondisce la questione): Santa Bernardette Soubirous. Alcuni pesonaggi femminili sono una vera chiave di volta nella storia della cristianità.

          • GT ha detto in risposta a manuzzo

            Non diciamo menzogne tanto per scrivere.
            Il femminismo è un qualcosa di ben preciso.
            Lo possiamo riscontrare ogni attimo in TV: donne che incentivano altre donne a sentirsi “libere” facendo cose sgradevoli. In tutto questo non trovo niente che abbia a che fare con la libertà!
            Anzi trovo più schiavizzante e moralmente disgustoso per la donna comportarsi come oggi è invitata a comportarsi.
            Se abortisci sei donna. Se divorzi sei una donna libera. Se mostri il tuo corpo: mostri anche la tua femminilità…
            E potrei continuare.
            Inutile che fissiate su un caso estremo: quello dell’aborto in caso di pericolo per la donna. E’ stato ampiamente risolto dalla Chiesa. Infatti esse sono libere di scegliere.
            Quindi sono solo scuse di una società moderna, che vuole ,al contrario di quello che predica, “mascolinizzare” le donne e renderle più fragili così da usarli a proprio piacimento!
            Queste sono le grandi illusioni del secolo scorso. Le grandi utopie. La donna deve fare la donna, non deve essere uguale all’uomo. Altrimenti continua ad asservirsi e a sottomettersi al padrone che dice di combattere.

    • Titti ha detto in risposta a GT

      “Una donna che ha deciso di emanciparsi da sè stessa” ebbene sì! Perchè se si aspettava che qualcuno si prendesse la briga di “elevare” al ruolo di pari dignità la donna, hai voglia ad aspettare, penso che tanti ominicchi abbiano risentito di uno avere più la serva gratis, in casa.

      • Laura ha detto in risposta a Titti

        In pochi sanno che la cultura laica, in particolare da Charles Darwin, ostacolò fortemente la pari dignità della donna.

        Ecco cosa scriveva Darwin: “Si crede generalmente che la donna superi l’uomo nell’imitazione, nel rapido apprendimento e forse nell’intuizione, ma almeno alcune di tali facoltà sono caratteristiche delle razze inferiori e quindi di un più basso e ormai tramontato grado di civiltà. La distinzione principale nei poteri mentali dei due sessi è costituita dal fatto che l’uomo giunge più avanti della donna, qualunque azione intraprenda, sia che essa richieda un pensiero profondo, o ragione, immaginazione o semplicemente l’uso delle mani e dei sensi […]. In questo modo alla fine l’uomo è divenuto superiore alla donna” (C. Darwin, L’origine dell’uomo, Newton 1994, pag. 936, 937).

        A conferma di ciò, Darwin citava una frase del materialista ateo Carl Vogt (1817-1895): “E’ una circostanza notevole che la differenza tra i due sessi per quanto riguarda la cavità cranica, aumenti con lo sviluppo della razza, così che il maschio europeo supera la femmina più di quanto un negro non superi la negra”.

        • Antonio72 ha detto in risposta a Laura

          Darwin non era una mosca bianca, ai suoi tempi tutti gli uomini la pensavano così, inclusa la superiorità della razza europea. Il fatto è che oggi nessuno, o almeno nessuno dotato di senno, può dirsi d’accordo, e se ne sono tratte le giuste e doverose conseguenze pratiche, parificando di fatto la donna all’uomo. E questo dappertutto, in tutti i campi umani, scientifico, economico, sociale e politico, ad eccezione appunto del mondo religioso cattolico, in cui il ruolo della donna è rimasto quello che era, ovvero ininfluente o cmq sempre subalterno al ruolo dell’uomo. E questa è una constatazione di fatto a prescindere da come la si pensi. Poi si possono accampare tutte le scuse che si vogliono, tipo che Gesù scelse solo apostoli uomini (anche se sappiamo che il suo seguito era costituito da discepole donne di un certo rango, senza contare del ruolo attivo che ebbe la Madre di Gesù testimoniato negi Atti). Ma allora, usando lo stesso ragionamento, dovremmo forse festeggiare anche le festività ebraiche, come le festeggiò l’ebreo Gesù? Insomma questo ragionamento non regge. E’ invece molto più probabile che quella scelta fu obbligata perchè il messaggio cristiano potesse essere più compreso e diffuso (ad una donna avrebbero dato meno ascolto, per usare un eufemismo). Non è stata dunque una scelta che abbia avuto un fondamento ontologico, altrimenti se ne dovrebbe necessariamente dedurre l’inferiorità ontologica della donna rispetto all’uomo. Questa interpretazione alla lettera può essere sospettata oggi di opportunismo di genere, mentre ieri (fino a molto dopo Darwin, anzi fino a qualche decennio fa!) veniva confusa nella cultura prevalente che non discuteva l’egemonia assoluta del maschio. Saluti.

        • Titti ha detto in risposta a Laura

          Certo, tutti concorsero a sostenere questa presunta inferiorità, d’altronde, era comodo avere un soggetto subalterno che nella migliore delle ipotesi, servisse da legante frà famiglie nobili e ne garantisse la discendenza, o che portava avanti tutte quelle incombenze in casa e non solo, che in passato, prima dell’avvento degli elettrodomestici, erano fatiche pesanti e mal ripagate. Il tutto senza un briciolo di riconoscimento, ma anzi, come cosa dovuta. In queste condizioni e con un mondo che si apriva sempre di più e in cui le distanze si accorciavano e le culture venivano in contatto, era ovvio che le donne iniziassero a guardarsi intorno, a mettere in forse il ruolo che non avevano scelto ma gli era stato imposto e che diventava sempre più stretto di generazione in generazione. Io pur essendo agnostica, guardo con simpatia un passo del Vangelo in cui a Gesù viene chiesto, di una donna vedova di 3 mariti a quale sarebbe appartenuta nel mondo eterno che andava predicando, e lui rispose che non sarebbe appartenuta a nessuno dei mariti essendo una creatura fine a sè stessa.

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