Corsi “salva matrimonio” nei Comuni: il divorzio è un problema sociale

Secondo le stime dell’Istat, nel 2009 vi sono state 86mila separazioni a cui hanno seguito 54mila divorzi. I matrimoni sono circa 210 mila (dati 2010). I rapporti sociali sono deboli, i legami durano mediamente 15 anni e poi si deve cambiare partner. Alla faccia delle associazioni di razionalisti che esultano per ogni divorzio in più, alcuni Comuni italiani, per far fronte a questa debolezza sociale, hanno deciso di proporre alle coppie sposate un ciclo di incontri “salva-matrimonio” (come a Bologna, Padova, Roma e Venezia), dove esperti (psicologi, avvocati, sessuologi) dialogano con le coppie per arginare la crisi matrimoniale. Il settimanale “Tempi” ha intervistato in merito la psicologa di coppia e della famiglia Vittoria Sanese, per capire se secondo lei questi corsi d’emergenza potranno servire. «Ben vengano iniziative volte a cercare di rimettere in carreggiata una situazione familiare complicata», ha spiegato, ma «la vera domanda potrebbe essere, come mai i Comuni organizzano questi corsi?». La psicologa infatti ritiene che «le amministrazioni locali si siano rese conto che i matrimoni in crisi non sono un problema della singola coppia, ma riguardano l’intera collettività».

Il punto debole delle unioni di oggi risiede, secondo lei, nel fatto che «le persone che decidono di sposarsi non sono davvero convinte che possa durare per sempre, è come se sapessero già che il loro rapporto avrà inevitabilmente una data di scadenza. Quando un fidanzato si dichiara all’amata e le dice “Ti amerò per sempre”, lo dice perché convinto emozionalmente ma non ragionevolmente. Più passerà il tempo e più l’emozione scemerà e il rapporto sarà irrimediabilmente compromesso».  Un altro motivo è che la forma dei rapporti è oggi di carattere strumentale: «chi decide di sposarsi con un’altra persona e di legarsi a lei lo fa pensando che d’ora in avanti il compito del suo partner sarà quello di farla stare bene, di emozionarla, capirla, sostenerla. Il rapporto andrà in crisi quando uno dei due non si sentirà più capito e sostenuto dal marito o dalla moglie e sentirà di stare meglio da solo, di “funzionare” senza l’altro», invece un matrimonio solido è un rapporto in cui la relazione con l’altro aiuta ad essere meglio se stessi, dove «ciascuno scopre di più se stesso e si riconosce esaltato nel proprio io». E invece oggi, con la moda dell’autodeterminazione, si pensa che «il mio “Io” lo trovo da solo, la relazione non mi costituisce, è solo un modo per avere accanto qualcuno con cui fare le cose che mi piacciono. Ma questa è la strada che porta all’addio», commenta la dott.sa Sanese.

L’impegno di questi Comuni è dunque apprezzabile, anche perché una relazione stabile risulta essere positiva anche dal punto di vista medico. Ogni mese vengono infatti pubblicate ricerche scientifiche a sottolinearlo, come ad esempio  lo studio recente condotto da sociologi della Emory University di Atlanta (Stati Uniti), secondo cui il matrimonio è un “farmaco salvacuore” molto efficace, visto che riduce di tre volte il rischio di non sopravvivere dopo un’operazione cardiaca -e l’effetto si mantiene perfino a distanza di tempo maggiore-, al contrario di quanto accade a chi è single, vedovo o divorziato.

31 commenti a Corsi “salva matrimonio” nei Comuni: il divorzio è un problema sociale

  • lorenzo ha detto:

    Una persona che aveva votato si al referendum abrogativo del divorzio del 1974, commentando quello che sta succedendo alla famiglia in Italia affermava: “Dovrei fregarmene e dire ‘hai voluto la bicicletta?…pedala!’, ma come posso non provare dolore di fronte a tanta sofferenza?”

  • Alèudin ha detto:

    sottoscrivo in pieno questo articolo, vedo gente che si sposa tanto per avere un amico/a, non con l’intenzione di avere una relazione profonda, tesa alla crescita di entrambi i partners, tu fai il tuo, io il mio e non facciamoci troppo male ma così finisce presto.

    Tra l’altro marito e moglie non sanno più litigare come si deve… semplicemente si evitano.

    • Diener ha detto:

      Cioè? Cosa intendi con “litigare come si deve”?

      • Sophie ha detto:

        Litigare in maniera sana semplicemente discutendo e cercando di trovare un punto d’incontro. Giusto Alè?

      • Alèudin ha detto:

        Innanzi tutto litigare, confrontarsi, perchè se ci si abitua a lasciar passare le cose si scivola nella reciproca indifferenza e può essere letale per la coppia.

        Per me litigare bene significa tirare fuori le cose che sono da dire, che non si capiscono e dirle all’altro/a e pretendere una risposta, ragionare insieme, confrontarsi sinceramente, prendere seriamente a cura la sfuriata dell’altro/a per mettersi in discussione ed uscirne insieme migliori e più coesi.

        Una buona litigata seguita da reciproci chiarimenti (e affettuosità varie) è terapeutica per la coppia.

  • Luigi Pavone ha detto:

    L’Italia è piena di “iniziative” nobili, ma quello che non si fa mai in Italia è calcolarne i costi in relazione ai benefici, relativamente ai quali si dovrebbe essere in gradi di presentare strumenti di misurazione ancor prima di chiedere quattrini alla collettività.

    • Salvatore ha detto:

      Non so se questi corsi siano o meno perdite di tempo, può essere. Mi sembra però un’iniziative lodevole, no?

      • Luigi Pavone ha detto:

        Se una iniziativa è una perdita di tempo e di quattrini pubblici non è mai lodevole. Mi rendo conto però che in Italia il metro di misurazione delle iniziative politiche è sempre (o quasi sempre) ideologico, dunque non sorprende che attività fallimentari possano essere giudicate in qualche modo lodevoli. Proprio per questo gli stessi promotori non si preoccupano di fornirci informazioni attraverso le quali potremmo valutare i risultati, i costi e i benefici; e per la stessa ragione, nessun giornalista chiederà loro informazioni al riguardo.

        • Salvatore ha detto:

          Credo tu sia partito in quarta e come sai bene la partenza non è mai delle migliori in questo caso. Come puoi sapere che “non ci faranno sapere nulla” di costi e cose varie? Credo invece che vada messa da parte la solita teoria del complotto ideologico, per sostenere iniziative del genere concentrandosi sul farle divenire utili. La stessa psicologa nell’articolo lo dice. Piuttosto che buttare soldi nel gay pride, mi sembra molto più lodevole un tentativo di questo tipo.

        • Leonardo ha detto:

          Se una rivendicazione è una perdita di tempo e di quattrini pubblici non è mai lodevole. Mi rendo conto però che in Italia il metro di misurazione di diritti è sempre (o quasi sempre) ideologico, dunque non sorprende che presunti diritti possano essere giudicate in qualche modo lodevoli. Proprio per questo gli stessi promotori non si preoccupano di fornirci informazioni attraverso le quali potremmo valutare i risultati, i costi e i benefici; e per la stessa ragione, nessun giornalista chiederà loro informazioni al riguardo.

    • Leonardo ha detto:

      L’italia è piena di “diritti” nobili, ma quello che non si fa mai in Italia è calcolarne i costi in relazione ai benefici, relativamente ai quali si dovrebbe essere in gradi di presentare strumenti di misurazione ancor prima di chiedere quattrini alla collettività.

  • Carlo ha detto:

    Secondo le stime dell’Istat, sono circa 84 mila le coppie che si sposano ogni anno e a cui seguono 54 mila divorzi. I rapporti sono deboli, i legami durano mediamente 15 anni e poi si deve cambiare partner.

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    Ma qualcuno in questo sito non esultava sul fatto che in Italia il 90% e passa della popolazione è cattolica?

    C’è indubbiamente qualcosa che nn quadra

    • EnricoBai ha detto:

      E’ sicuramente un dato di fatto che il 90% si riconosca come cattolica, seppur la maggior parte non ritenga di riuscire a seguire il messaggio della chiesa in ambito sessuale. Sappiamo bene che è il punto debole dell’uomo e in un periodo storico di forte crisi della razionalità umana, il punto debole emerge.

      L’ossessione per i numeri e le percentuali non è cosa che ci riguarda, se domani rimanessi da solo per me non cambierebbe nulla. A parlare di statistiche solitamente sono le minoranze insoddisfatte.

      • Carlo ha detto:

        Nessuna ossessione per i numeri ma solo “presa d’atto della realtà”.

        In realtà nessuno segue la morale cattolica e non solo per quanto riguarda il sesso

        • EnricoBai ha detto:

          Che voi siate ossessionati dai numeri è una realtà che notano tutti, ma è una caratteristica della minoranza frustrata.

          Anche il fatto che “nessuno” segua la morale cattolica mi pare una classica espressione anti-cattolica, tipica della minoranza che non vuole apparire tale. In realtà se la Chiesa non avesse nessuno che la segue la vostra stessa rabbia sarebbe irrazionale e ingiustificata. La tua stessa esistenza in questi commenti dimostra che hai torto.

        • silvia ha detto:

          e infatti la società sta andando a rotoli.

    • lorenzo ha detto:

      Hai perfettamente ragione.
      E’ già da oltre trent’anni che il Magistero ribadisce la necessità di una nuova evangelizzazione anche il Italia.
      Non per nulla, “ Con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.”

      • Carlo ha detto:

        Cioè non ho capito. Occorre introddinare di nuovo il popolo? Ma guarda che il 90% si dichiara cattolico. Sei un po’ confuso

        • GiuliaM ha detto:

          Poco più sopra ribadisci che nessuno segue la morale cattolica, delle due l’una…

        • lorenzo ha detto:

          Anche su questo hai ragione: io sono cattolico e, come moltissimi cattolici, in questi tempi siamo un po’ confusi. Non credi anche tu che un bel ripassino del Catechismo della Chiesa Cattolica sia proprio necessario?

  • Agnostico ha detto:

    “Secondo le stime dell’Istat, sono circa 84 mila le coppie che si sposano ogni anno e a cui seguono 54 mila divorzi”.
    Vi faccio una sola domanda: ma ci credete veramente a questa frase? Se fosse così i 2/3 delle coppie sposate divorzierebbero: vi sembra possibile?
    Chi vi ha dato questi dati? Topolino?
    Un piccolo suggerimento: un dato è corretto mentre un altro è totalmente sballato.