Don Roberto, da tossico lontano da Dio a sacerdote vicino agli ultimi

Nel giugno scorso ci siamo occupati di John Pridmore, ex criminale londinese le cui uniche certezze erano la stupidità della polizia e l’inesistenza di Dio. Oggi è cattolico e dedica il suo tempo ad aiutare bambini in difficoltà. In questi giorni su  Oksalute (ripresa stranamente anche da “Il Corriere della Sera”), è comparsa la testimonianza di un’altra conversione sui generis. E’ quella di don Roberto Dichiera, ex tossicodipendente.

Il sacerdote descrive la sua adolescenza spericolata e disperata: «a 12 anni le prime sigarette, per sentirmi grande e per il gusto del proibito. Poi i superalcolici e le canne, a 14 anni erano già un’abitudine. Ero in cerca di sensazioni forti, cercavo la trasgressione e pensavo solo a divertirmi. Non avevo ideali, ambizioni. Dopo le medie ho chiuso con la scuola e mi sono arrangiato con piccoli lavoretti. Aspettavo con ansia il fine settimana per andare in giro a sballarmi. Frequentando i rave-party e le discoteche più eccessive ho iniziato a farmi di altro, gli spinelli non mi bastavano più. Mi sono messo anche a spacciare: ero il punto di riferimento di tanti ragazzi che, come me, cercavano una dose effimera di felicità, lo stordimento, una scarica di emozioni fasulle. Ho provato di tutto: ecstasy, acidi, cocaina, perfino il popper, un solvente che si inala. Mi sentivo forte, padrone del mondo […] sapevo di essere diventato dipendente, ma avevo la consapevolezza (sbagliata) di poter controllare il consumo e non avevo nessuna intenzione di smettere».

Nessuna intenzione di smettere, nonostante «sono stato male diverse volte […]. In alcune occasioni ho perso momentaneamente la vista, non riuscivo a distinguere più niente, vedevo solo rosso. Ho avuto allucinazioni tremende, ho vomitato spesso per intossicazione. Una ragazza a cui avevo ceduto degli acidi ha rischiato di morire: me la sono ritrovata per terra, collassata, col volto cianotico. L’ho soccorsa, è vero, ma niente mi scuoteva, rimanevo un incosciente e un menefreghista. Volevo continuare a sentirmi euforico e riempire quel vuoto che mi attanagliava». Tutto si fa per riempire quel vuoto, così descritto bene dai più grandi pensatori della storia. O lo si riempie oppure lo si elimina illudendosi di distrarsi da esso. Per lo meno don Roberto cercò -seppur disperatamente– di colmarlo in tutti i modi, senza successo.

Dopo il militare, in cui ha continuato l’attività con la compiacenza dei commilitoni, la svolta: «In treno, durante un permesso, ho incontrato Manuela. Volevo coinvolgerla nella mia vita di eccessi, ma è stata lei che ha avuto la meglio e mi ha riportato sulla retta via. Per un po’ ho continuato a drogarmi, e a 21 anni ho anche avuto paura, seriamente. Avvertivo dei brividi fortissimi in testa, come scariche elettriche. Per la prima volta mi sono reso conto che l’uso di sostanze rischiava di bruciarmi il cervello. L’amore di Manuela, la sua fede, hanno lentamente fatto breccia dentro di me. Non mi ero mai innamorato, avevo molte compagne, una marea di rapporti occasionali. Lontanissimo dalla chiesa e dalla preghiera, ho iniziato ad accompagnarla a messa, solo per compiacerla, senza alcun interesse. E dire che bestemmiavo in continuazione e disprezzavo i preti». Nel giro di un anno le cose sono cambiate, «ho cominciato a pregare, a riavvicinarmi a Dio. Ho scoperto una forza di volontà che non pensavo di avere e ho smesso di assumere sostanze». Quel “vuoto” dell’animo, evidentemente cominciava ad essere per la prima volta davvero “riempito”.

Ma non finisce qui: «A 22 anni la vocazione, leggendo il Vangelo: il calore di un abbraccio paterno e una luce piena d’amore. Ho sperimentato una pienezza di gioia traboccante, di contro al paradiso artificiale prodotto dalla droga, e ho scelto di dedicare la mia vita al Signore, come prete di strada. L’incontro con la Comunità Nuovi Orizzonti è stato l’occasione per mettermi a servizio degli ultimi, di testimoniare la gioia autentica, di coinvolgere i giovani, proponendo loro un modo nuovo di intendere la vita. Lontano dall’autodistruzione, in cerca della vera libertà».

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8 commenti a Don Roberto, da tossico lontano da Dio a sacerdote vicino agli ultimi

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  1. Hagen ha detto

    Alcuni ragazzi di Nuovi Orizzonti vengono almeno una volta all’anno a testimoniare la loro esperienza nella mia parrocchia. Quello che ha fatto Chiara Amirante è veramente eccezionale e aiuta a credere.

    • GiuliaM ha detto in risposta a Hagen

      Anche da noi, ci vuole veramente fede per avventurarsi nella Termini notturna e portare speranza a quei poveretti…

  2. Larry SFX ha detto

    EPIC WIN!!!

    • Larry SFX ha detto in risposta a Larry SFX

      Ok, tornando alle cose serie, mi è venuta in mente una canzone che ho sentito poco tempo fa:

      – “What shall we do now” – Pink Floyd:
      Shall we buy a new guitar
      Shall we drive a more powerful car
      Shall we work straight – through the night
      Shall we get into fights
      Leave the lights on
      Drop the bombs
      Do tours of the East
      Contract diseases
      Bury bones
      Break up homes
      Send flowers by phones
      Take to drink
      Go to shrinks
      Give up meat
      Rarely sleep,
      Keep people as pets
      Train dogs
      Race rats
      Fill the attic with cash
      Bury treasure
      Store up leisure
      But never relax at all
      With our backs to the wall

      – Traduzione: “Cosa dovremmo fare ora?” [per riempire il vuoto, s’intende]
      Dovremmo comprarci una chitarra nuova?
      Dovremmo guidare una macchina più potente?
      Dovremmo lavorare di filato per tutta la notte?
      Dovremmo litigare
      Lasciare accese le luci
      Sganciare le bombe
      Fare tour nell’Est
      Prendere malattie
      Seppellire ossa
      Mandare famiglie in pezzi
      Spedire fiori per telefono
      Cominciare a bere
      Andare dagli strizzacervelli
      Smettere di mangiare carne
      Dormire raramente
      Tenere persone come animali domestici
      Addestrare cani
      Far correre topi
      Riempire la soffitta di soldi
      Seppellire tesori
      Immagazzinare divertimento
      Ma non rilassarsi mai per niente
      Con le spalle al muro?

  3. Jack ha detto

    bisogna toccare il fondo per risalire…la cosa “brutta” è che pochi lo toccano e quindi galleggiano poco sopra…

  4. Anduril ha detto

    Gli uomini riescono ad elevarsi al di sopra delle nefandezze solo quando sono a terra

  5. a-ateo ha detto

    questa storia va letta sullo sfondo dei politici che hanno minimizzato i rischi della droga, fornito supporto legislativo,fatto reclame allo spinello, delle associazioni atee che fanno passare il messaggio che ognuno può avere una sua morale e una sua co-scienza, di tutti quelli che predicano l’edonismo più spinto da ogni possibile pulpito televisivo o cartaceo, della gente di spettacolo che rappresenta all’ammirazione degli sprovveduti vite votate alla trasgressione, degli “spettatori” che prendono una posizione neutrale, alle aziende che martellano i cervelli lesi di questi poveretti per trasformarli in consumatori sempre più docili, alle forze politiche che creano condizioni favorevoli alla più becera criminalità, di quanti si dedicano con ogni impegno allo sfascio della famiglia tradizionale, unico baluardo per i soggetti deboli, collaudato nei secoli e nei millenni

  6. ausonio ha detto

    come somiglia il tuo costume al mio, Roberto ti auguro tanta intimità col Signore; la mia strada è uguale alla tua diverso l’Ordine lo sbocco intrapreso: sono sposato e ho due figli tu sei sposato con LO SPOSO di tutta la Chiesa quindi anche mio Sposo e hai migliaglia di figli ma l’Amore che ha cambiato le nostre vite ci unisce: siamo entrati già ora nel non ancora che sarà quando tutto passerà …

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