Consiglio d’Europa: l’eutanasia deve essere sempre proibita


di Aldo Vitale*
*ricercatore in filosofia e storia del diritto

 

Con la risoluzione n. 1859/2012 del 25 gennaio, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, cioè dell’organizzazione intergovernativa che raggruppa 47 paesi per la tutela, la promozione e la salvaguardia della democrazia e dei diritti dell’uomo, ha così sancito: «L’eutanasia, nel senso di uccisione intenzionale di un essere umano, per il suo presunto beneficio, mediante azione od omissione, deve sempre essere proibita» ( punto 5 ). La risoluzione tende a precisare la portata della propria stessa finalità ( punto 6 ), cioè assicurare il progresso nella tutela dei diritti umani su tutto il territorio del continente europeo.

La risoluzione del resto si richiama espressamente alla Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e la bio-medicina, con ciò riferendosi al primato della persona e della sua dignità su ogni altro interesse sociale, scientifico, economico. La persona umana e la sua dignità vengono anteposte ad ogni altra considerazione così che l’eutanasia non può essere giustificata, come si evince dalla chiarezza del brano riportato all’inizio, nemmeno per il presunto beneficio del soggetto a cui si dovrebbe somministrare, nemmeno se l’avesse chiesta esplicitamente. La risoluzione, infatti, richiama gli obblighi professionali ed etici del medico, il quale deve intervenire nel rispetto della persona così come delineato dalla Convenzione di Oviedo.

Del resto il medico, così come è specificato dalla natura della sua prestazione e dalle fondamenta ippocratiche della stessa, non può adoperarsi per elargire la morte, ma sempre per salvaguardare la vita, prendendosi cura dei propri pazienti e rispettando la propria e l’altrui umanità. L’eutanasia, infatti, tutto è tranne che un atto di libertà e di rispetto della dignità umana. E’ contraria alla libertà poiché pone in antitesi la vita che è il diritto basilare per ogni altro con la libertà che è il diritto che la vita stessa presuppone, ben potendosi avere una vita, un’esistenza non libera, ma giammai una libertà priva di vita. E’ contraria alla dignità dell’essere uomini poiché scardina il principio di intangibilità ( e non sacralità ) della vita umana, così come, tra i tanti, acutamente delineato da un razionale illuminista quale è stato Kant, per il quale l’umanità dell’uomo, del prossimo come quella di se stessi, deve essere sempre un fine e mai un mezzo. Con l’eutanasia, infatti, l’umanità del medico viene coartata per la soddisfazione delle proprie impellenze tanatologiche; la propria dignità, cioè di colui cioè richiede l’atto eutanasico, viene invece piegata alla volontà assoluta del proprio dominio, cadendo nel paradosso suicidiario, quello per cui viene affermata l’esistenza di un presunto diritto ( quello ad uccidersi o a richiedere la propria uccisione ) che in quanto tale è le diretta negazione del diritto stesso, poiché è abdicazione di quella relazionalità umana che si costituisce come unica dimensione fondativa e di senso dell’orizzonte giuridico, tanto del diritto quanto della giustizia.

Non è allora un caso che la risoluzione del Consiglio d’Europa si concluda stabilendo che « in case of doubt, the decision must always be pro-life and the prolongation of life ». Da questo punto in poi, dunque, gli Stati europei saranno tenuti a considerare l’eutanasia ed il suicidio assistito per ciò che sono, cioè non già l’affermazione della tutela della dignità e dei diritti umani, ma la loro più subdola negazione, poiché dietro la facciata umile della pietà celano la crudeltà. Del resto Minosse ammonì Dante: «Non t’inganni l’ampiezza de l’intrare», cioè, le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni, o di soluzioni più facili, di scorciatoie, come ammonisce Mt. 7,13: «Spatiosa est via quae ducit ad perditionem». Si spera allora che questo sia il primo passo per frenare l’ondata di proposte legislative sulla legalizzazione dell’eutanasia che sta dilagando tra tutti i legislatori europei, e che, ancor di più, possa rappresentare il momento di ripensamento della sua depenalizzazione per quei Paesi ( Belgio, Olanda e Svizzera ) che hanno già intrapreso questa sciagurata ed antigiuridica via.

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131 commenti a Consiglio d’Europa: l’eutanasia deve essere sempre proibita

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  1. Rebecca ha detto

    Ultimamente mi sto ricredendo sul Consiglio europeo…sta sparando fuori una dopo l’altra relazioni anti pro death…ma che succede??

    • Nofex ha detto in risposta a Rebecca

      Già, se non sbaglio da dopo la decisione sul crocifisso in Italia le cose hanno cominciato a girare bene..forse data l’enorme sollevazione di Stati europei (22 a favore del crocifisso!!) hanno capito che le volontà dei cittadini europei forse sono assai diverse da quelle che avevano in mente…

  2. Giulio ha detto

    http://www.youtube.com/watch?v=jdxd_EFDd4s&feature=related

    In realazione alle generiche e razionalmente ingiustificate affermazioni anti-eutanasia del testo precedente, considerate questa tipologia di situazione.

    • Carlo ha detto in risposta a Giulio

      http://www.youtube.com/watch?v=XS6JT708xz4

      In relazione alle accuse populiste e sentimentaloidi pro-eutanasia e anti-consiglio d’europa del commento qui sopra, considera questa tipologia di situazione.

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Giulio

      Giulio, capisco la situazione ma non cambia nulla. Sappiamo bene che queste persone se non vengono abbandonate dai loro famigliari, se non hanno intorno radicali come gufi sulla loro morte, allora nessuno chiederebbe di morire. Basta stare vicino con amore e speranza, così come accade per il 99% dei malati in queste condizioni. Concentrarsi sull’1% è davvero sleale. Ma anche se fossero i 99% a voler morire, la cosa non cambierebbe di una virgola: lo Stato non può uccidere una persona e l’omicidio sarà sempre considerato reato nonostante i tentativi per liberalizzarlo.

      • Giulio ha detto in risposta a Paolo Viti

        Quando sarà la mia ora, nell’infausto caso che gli oppioidi avessero un effetto insufficiente, e che per essa sia predisposto a morire di una morte non troppo mistica, ti assicuro che mi ficco un fucile a pompa sotto il letto, con saluti e auguri a moglie e figli. Se hai sig. legislatori dell’Europa non sta bene, possono venire a dirmelo nella mia stanza.

        • Paolo Viti ha detto in risposta a Giulio

          Il suicidio sarà sempre libero, in quanto l’uomo è un essere dotato di libero arbitrio. Gli oppiacei non servono a nulla, esistono oggi terapie palliative funzionanti al 100% e nessuno muore più soffrendo dal dolore. Questo purtroppo è taciuto. Se un legislatore passasse dalla tua camera mentre ti suicidi interverrebbe per fermarti come ogni persona dotata di buon senso.

          • Kosmo ha detto in risposta a Paolo Viti

            “Se un legislatore passasse dalla tua camera mentre ti suicidi interverrebbe per fermarti come ogni persona dotata di buon senso.”

            permettimi di dubitarne.
            Magari andrà a frugare nelle sue tasche, oppure si andrà a rivendere i vestiti.

            • StefanoPediatra ha detto in risposta a Kosmo

              Allegria! 🙂

              Kosmo, ci sarà pure qualcuno di buono a questo mondo, anche tra i legislatori europei! Altrimenti ha ragione chi vuole suicidarsi! 🙂

              • Kosmo ha detto in risposta a StefanoPediatra

                semmai avrà ragione chi vuole farla finita con questa stupidaggine di “europa” che ci è stata IMPOSTA!
                Quanto a legislatori europei/non europei, mi dispiace, ma dopo le figure continue che fanno per togliersi dalle tasche quanto subito dopo si rimettono (con gli interessi), non posso crederci, neppure se li vedo!
                Quelli europei poi, meglio che si mettano direttamente il “grembiulino”.
                Chi sa, capisca…

        • Jack ha detto in risposta a Giulio

          Ma se è la tua ora…che senso ha suicidarsi?

        • Diletta ha detto in risposta a Giulio

          Fallo pure, anche se mi dispiace per te. Ma non puoi pretendere questo gesto dallo stato, cioè dall’ente che incarna tutti noialtri. E’ questo il punto. Chi chiede l’eutanasia chiede che qualcun altro (lo stato, cioè la comunità nella persona del medico o dell’infermiere)lo uccida.
          Proprio no!

        • a-ateo ha detto in risposta a Giulio

          dovesse venire un prete a confessarti…il fucile a pompa ti potrebbe servire per legittima difesa…

  3. stefan@ ha detto

    “E’ contraria alla libertà poiché pone in antitesi la vita che è il diritto basilare per ogni altro con la libertà che è il diritto che la vita stessa presuppone, ben potendosi avere una vita, un’esistenza non libera, ma giammai una libertà priva di vita.”
    Ma che vuol dire?
    Forse che se non c’è vita non c’è libertà, e che quindi non c’è libertà di togliersi la vita perché mediante il suicidio (od eutanasia volontaria) si toglie la possibilità di essere liberoi
    Credo che l’argomento meriti di più di questi sofismi.

  4. beciu ha detto

    L’argomento è delicato, ma alcune situazioni particolari meritano un trattamento particolare.
    La levata di scudi sull’eutanasia è, per quanto ragionevole in generale (la vita è una cosa preziosa, la + preziosa) ragionare sulla pelle e sulla volontà di certe persone sofferenti.
    Laddove la sofferenza è certa e lancinante, la volontà è ferma e lucida, la fine è ineluttabile appellarsi ad un principio di salvaguardia della vita è disumano.

    • Maffo ha detto in risposta a beciu

      E’ disumano abbandonare queste persone. Il medico cura, altro non può fare. E la morte non è la cura della vita, come d’altra parte hanno capito gli uomini dall’inizio della civiltà. Non è perché oggi qualcuno è vittima della sindrome del desiderio-capriccio che bisogna cambiare il mondo.

      • beciu ha detto in risposta a Maffo

        E’ disumano abbandonare queste persone, e fin qui sono d’accordo.
        Per il resto parlare di “desiderio-capriccio” in relazione a certe situazioni è azzardato.
        C’è un progresso della scienza che ci ha permesso di avere dei modi per morire senza soffrire.
        Ci sono inoltre situazioni in cui la vita è solo sofferenza, sofferenza senza nessuna speranza, in cui emerge una chiara volontà di morire, di anticipare l’ineluttabile risparmiandosi la sofferenza.
        E per sofferenza intendo che qualsiasi droga ti danno (anche la morfina), si soffre in maniera pazzesca.
        Ci sono medici che in cuor loro non sono contrari.
        In questi casi essere contro l’eutanasia, andare contro la volontà del paziente e anche dello stesos medico sembra proprio un capriccio, anzi è la prevalicazione di un modo di pensare su un altro, in un contesto dove l’ultima parola invece dovrebbe essere quella delle persone coinvolte.

        • Maffo ha detto in risposta a beciu

          Scusa ma da sempre si può morire senza sofferenza: basta tagliare la gola nel sonno o altro. Insomma, è dalla notte dei tempi che si sa morire senza dolore.

          Tu parli di una sofferenza interna ed è comprensibile. Essa avviene a chi è “di-sperato”, cioè senza speranza. Probabilmente senza Dio. Queste persone se sono volute bene difficilmente chiederanno di morire. Lo dice questo medico agnostico di grande esperienza su questi casi: https://www.uccronline.it/2011/10/05/loncologo-agnostico-lucien-israel-%C2%ABecco-perche-sono-contrario-alleutanasia%C2%BB/
          La chiara volontà di morire è ovviamente legittima, ma uccidere è omicidio. Senza se e senza ma. La prevaricazione è obbligare lo stato e i medici a rendersi complici di un omicidio (seppur i medici possano essere consenzienti, confondendo l’obiettivo del loro mestiere).

          • beciu ha detto in risposta a Maffo

            Beh, il taglio della gola non credo sia così indolore…
            “Difficilmente chiederanno di morire”: non saprei, e non so quanto sia utile un’indagine statistica che studia il livello di affetto dei familiari verso il moribondo.
            Fatto sta che fai un’asserzione: chi ha gente che gli vuole bene non chiede la morte, ergo la soluzione è volere bene e stare vicini al paziente.
            Tale asserzione è una generalizzazione: voler morire implicherebbe mancanza di affetto.
            Qualche familiare di pazienti del genere forse sarebbe risentito.
            Nn sono d’accordo, anche se sicuramente la mancanza di affetto può essere un motivo di disperazione.
            Ha dichiarato la richiesta legittima, ma insoddisfacibile.
            Giustamente nessun medico può essere obbligato a fare una cosa del genere.
            Però in questo momento un medico che ritiene l’eutanasia un gesto di pietà è obbligato dalla legge a non farlo.
            E’ questo che contesto, ma lo contesto in specifici casi: laddove la sofferenza fisica e psicologica è alta e il destino è ineluttabile.
            In questi casi l’obiettivo del medico deve cambiare… o altrimenti avanzando un’idea ardita si deve lasciare libero il parente + prossimo di “operare”, però a questo punto si torna davvero al taglio della gola.

            • Maffo ha detto in risposta a beciu

              Risposta molto insoddisfacente. Il concetto di pietà ieri era salvare una persona oggi per te è ucciderla. Non esiste più alcuna sofferenza fisica. Sofferenza psicologica? E chi stabilisce quanto soffre veramente una persona a livello psicologico? Perché un nero in perfetta salute che viene fatto oggetto di razzismo non può chiedere l’eutanasia allora? Vuoi forse discriminarlo doppiamente dicendo che non soffre psicologicamente? L’obiettivo del medico è curare e la morte non è una medicina. Non vedo cos’altro si possa dire di sensato.

              • beciu ha detto in risposta a Maffo

                Non esiste più alcuna sofferenza fisica ?
                Questo è errato, in certi casi la morfina non è sufficiente.
                Tra le altre cose la questione sarebbe molto meno “all’ordine del giorno” se la sofferenza fisica non esistesse.
                Il problema del nero è un paragone fuorviante: ho parlato di una combinazione di “morte certa e ineluttabile”, sofferenza fisica e psicologica.
                La sofferenza psicologica non è certamente misurabile con precisione, e questo è infatti un punto controverso qualora si volesse introdurre l’eutanasia.
                Ciò però non preclude che la questione vada affrontata senza un totale “no”.
                l’obiettivo della medicina è curare: ma se non si può curare una malattia, ma solo rinviare l’inevitabile allungando le sofferenze contro la volontà di una persona, si fa un esercizio di morale sulla pelle di un altro.

                • Maffo ha detto in risposta a beciu

                  E’ un peccato trovare sempre persone poco informate, questo da un lato mi fa sperare che è solo la poca conoscenza che può portare a sostenere l’eutanasia, dall’altro mi preoccupa perché l’ignoranza media sembra avanzare alla pari della secolarizzazione.

                  Cure palliative efficaci al 100%: http://www.questotrentino.it/qt/?aid=8437

                  Sofferenza fisica non esiste, rimane quella psicologica. Ecco l’esempio del nero, dell’omosessuale, del cristiano ecc…Lucio Magri si è suicidato per semplice depressione.

                  Confondi accanimento terapeutico con l’accompagnamento alla morte naturale. E’ un classico, ma ritorna il mio dispiacere iniziale.

                  • Luigi Pavone ha detto in risposta a Maffo

                    A me pare che la persona più disinformata sia lei, sig. Maffo. In ogni caso, però, non si tratta di informazione, ma di formazione. Si tratta di diritti non negoziabili delle singole persone. Luca Volonté e Renato Farina, e coloro che da essi si sentono ben rappresentati, relativizzano i diritti fondamentali della persona, ritengono che lo Stato debba costringere i suoi cittadini, anche contro la loro volontà, in un letto di ospedale, debba costringere le donne a partorire, e via discorrendo. Ciò non solo relativizza principi non negoziabili – in un orizzonte più ampio di relativizzazione dei diritti civili e politici delle persone che caratterizza la dottrina sociale della chiesa -, ma diffonde diffidenza reciproca all’interno della società, diffonda una rappresentazione in cui le persone, se non ci fosse il freno dello stato, si ucciderebbero in massa, in cui le famiglie cattoliche italiane truccherebbero le carte per convincere i pazienti terminali a chiedere l’eutanasia. E’ questo ciò che i cattolici Volonté e Farina, e quelli che da loro si sentono ben rappresentati – includere il sig. Maffo, credo non sia fargli torto -, credono? credono davvero di vivere in quella società, che è, per fortuna, solo nelle loro teste?

                    • Pino ha detto in risposta a Luigi Pavone

                      non ho capito nulla di quello che sta dicendo, è sicuro di aver connesso il cervello con la mano prima di scrivere?

                    • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

                      Pavone, non esistono diritti non negoziabili diversi per ogni persona. Ma che dici?? Ma dopo quanti bicchieri hai scritto questo assurdo commento?? Stai scherzando, spero.

                    • Luigi Pavone ha detto in risposta a Luigi Pavone

                      Siamo alle solite, il sig. Maffo mi attribuisce cose che io non ho detto. E’ vero, dovrei smettere di bere, ma lei, sig. Maffo, si procuri un paio di occhiali, così, forse, la smetterà di leggere cose che non stanno scritte né in cielo né in terra, ma solo sul suo desktop.

                  • beciu ha detto in risposta a Maffo

                    Ho visto un amico di famiglia morire di mesotelioma alla plauera trattato con morfina che soffriva come un cane.
                    Per un attimo ho sperato di essere disinformato, e probabilmente lo sono anche.
                    Ma la mia disinformazione non si evince dall’articolo, neanche dal titolo: “L’obiettivo: cure palliative al 100%”.
                    Un obiettivo, mica uno stato delle cose.
                    Resto della mia precedente idea: la sofferenza fisica esiste, non mi ha convinto l’articolo, perchè l’articolo effettivamente parla di “alleviare il dolore”.
                    E poi mica sono contrario alle cure palliative, anzi sono sicuramente la prima strategia da provare.
                    Io non confondo le cose, io sto parlando di eutanasia attiva.

                    • beciu ha detto in risposta a beciu

                      P.S. Ti ho risposto qui perchè ancora non avevo letto quello che avevi scritto sotto.
                      Vale quindi la risposta che ti ho dato sotto.

                    • Maffo ha detto in risposta a beciu

                      L’articolo è un esempio di come oggi le cure palliative siano utili a negare il dolore di chiunque. Non a caso questi terapisti sono al 90% contrari all’eutanasia (ne si parlava poco tempo fa).

                      La tua confusione è avere un’infarinatura generale, probabilmente inculcata da qualcun altro, e mischiare continuamente i livelli della discussione. Ma così non andiamo da nessuna parte.

                    • beciu ha detto in risposta a beciu

                      L’articolo, ripeto, non dice che il dolore lo si può togliere sempre, dice che lo si può far diminuire e talvolta scomparire.
                      E accusa che in Italia, e qui posso essere anche d’accordo, non si usano a modo queste cure palliative.
                      Benissimo, usiamole !
                      Se funzionano prob non ci sarà richiesta di eutanasia, ma nel caso in cui non funzionano si ripropone il problema di prima.
                      Direi che l’articolo aggiunge cultura ma non cambia granchè il senso della discussione.

                    • Maffo ha detto in risposta a beciu

                      La sofferenza fisica non ha alcuna capacità di giustificare nulla, purtroppo.

                    • beciu ha detto in risposta a beciu

                      E’ la tua opinione: il problema è che pretendi sia vera x tutti.
                      Se tu sei un medico che non fa eutanasia o un malato che non la vuole per sè nessuno si sognerebbe di dirti niente: il problema è che non capita il contrario.

                    • Maffo ha detto in risposta a beciu

                      beciu, la sofferenze c’è sempre stata e proprio oggi siamo vicini ad annullarla. Ti basti pensare che Se fosse un problema, l’eutanasia sarebbe già legale da un pezzo. Le leggi hanno conseguenze culturali quindi la stupidaggine di dire: “se non vuoi il divorzio basta che non lo chiedi” è assolutamente falsa dato che è dimostrato che l’esistenza del divorzio ha spinto moltissime persone ha sfasciare le famiglie.

                    • beciu ha detto in risposta a beciu

                      Il divorzio è un sacrosanto diritto che ovviamente la gente ha usato male molte volte.
                      E comprendo assolutamente che tale rischio con l’eutanasia è + brutto perchè si parla di vita umana.
                      Ma lo ritengo un diritto in certi particolari casi: quando quei casi non esisteranno +, l’eutanasia per me non avrà + senso.

                  • InvasAteo ha detto in risposta a Maffo

                    Guarda che l’articolo che hai postato non dice affatto che le cure palliative sono “efficaci al 100%”.
                    Rileggi il titolo (anche la parte antecedente i due punti).

    • Diletta ha detto in risposta a beciu

      Scusami, non voglio essere indelicata, ma per quanto queste persone soffrano non hanno alcun diritto di chiedere di essere uccise, sovvertendo così l’etica stessa che tiene in piedi lo stato. Non è questione che chi non vuole si “appella alla salvaguardia della vita”, è chi la chiede che si appella ad un presunto “diritto alla morte”!
      Su disumano o meno penso che i pareri possano essere discordanti. Io per esempio trovo che sia disumano lavarsi le mani di chi è così disperato da chiedere di morire e accontentarlo così smette di scassarci le balle.
      Le cure palliative hanno fatto passi da gigante, la cosa che veramente fa soffrire i malati terminali spesso è la solitudine o l’angoscia della morte che si avvicina: dobbiamo prendercene cura, non liberare il letto d’ospedale in modo pratico ed igienico!
      Ma capisco che possiamo avere prospettive diverse.
      Il punto su cui però non si transige è che lo Stato non può farsi carico della responsabilità di dare la morte ai suoi cittadini. Queste persone non hanno alcun diritto di chiederlo, perchè non hanno alcun diritto di modificare così in profondità il sistema stesso del tessuto comunitario.

      • beciu ha detto in risposta a Diletta

        E’ disumano lavarsi le mani di chi soffre, indubbio.
        Ma dire che “lo accontentiamo così smette di scassarci le palle” è riduttivo.
        Se un mio amico (non dico nemmeno un mio familiare), ma anche un tizio qualunque mi chiedesse una cosa del genere, non è che lo farei per togliermelo dai coglioni o per liberare un posto letto.
        Spero che questo sia abbastanza chiaro, altrimenti non si va avanti nella dicussione, lo dico senza alcun rancore ovviamente 🙂
        Lo stato e il tessuto comunitario a mio avviso devono cambiare registro di fronte al dolore e alla volontà ferma di una persona di non soffrire più.
        Perchè altrimenti diventa tortura in nome di un principio, e obiettivamente mi sembra disumano, così come sarebbe disumano dare l’eutanasia a chiunque gli giri male quel giorno.
        E’ ovvio che è un argomento che va trattato coi guanti, però va trattato: trincerarsi dietro Ippocrate o altri principi (che di per sè sarebbero in generale giusti) non è trattare il problema, perchè ci sono dei casi in cui la vita finisce in una non voluta (se non da altri) valle di lacrime.
        Anche questo è lavarsene le mani

        • Maffo ha detto in risposta a beciu

          Di fronte al dolore si cura e si sostiene, non si elimina il soggetto perché soffre. Lavarsi le mani eliminando direttamente il soggetto è un’azione vigliacca, degna del peggior lager nazista.

          • GiuliaM ha detto in risposta a Maffo

            Concordo!

          • beciu ha detto in risposta a Maffo

            In un lager nazista alcuni uomini erano costretti a vivere nella sofferenza costretti a subire la volontà di altri uomini che decidevano sulla loro vita e sulla loro morte in base ai loro principi.
            Con un paragone ardito si può dire qualsiasi cosa, ma sarebbe meglio evitarli.
            Il soggetto è un essere umano con una sua volontà, una sua storia, una sua prospettiva, una sua percezione delle cose.
            Lavarsene le mani per me è applicare il proprio principio in tutti i casi, prevalicando tutto e tutti.
            Se molta gente (dicono addirittura la maggioranza delle prsone) ha una sensibilità diversa del problema, forse il problema è che il niet all’eutanasia non sia un valore morale assoluto, sul quale non c’è nemmeno da discutere.
            Ti ricordo che generalmente si parla di casi molto particolari, non che ogni malato minimamente depresso che gli gira male gli si fa la punturina e tantu saluti !

            • Maffo ha detto in risposta a beciu

              Hai dimostrato di essere la persona media che sostiene l’eutanasia e che non sa nulla dell’argomento. Chi conosce il tema è contrario, infatti i medici non obiettori si contano sulla punta delle mani in Italia, come nel Regno Unito (vedi statistiche recenti anche su questo sito). Che gli internauti italiani vogliano cambiare il mondo come quella nota canzone di Gino Paoli è un hobby interessante, per lo meno vi toglie dalla Playstation. Ma almeno abbiate il piacere di informarvi.

              Il valore della vita è un valore assoluto, da qui si parte nel giudicare caso per caso. Gli ospedali nascono dai monaci cattolici proprio per questo.

              • beciu ha detto in risposta a Maffo

                Hai dimostrato di non saper portare rispetto per le idee altrui, tieniti le tue verità assolute.

                • Maffo ha detto in risposta a beciu

                  Ti ho dato del disinformato e questa è una tua lacuna temporanea in quanto sei sicuramente in grado di colmarla con un po’ di buona volontà. Non possiamo affrontare questi temi sulla base di approssimativo sapere popolare o mediatico. Non concordi?

                  • beciu ha detto in risposta a Maffo

                    Beh, almeno mi lasci la possibilità di migliorare.. sempre che abbia voglia di posare il joystick…
                    Concordo sul fatto che una discussione sia migliore se affrontata con argomenti.
                    Io sostengo che purtroppo (e mi piacerebbe sbagliarmi) la sofferenza fisica esiste.
                    Esistono inoltre persone che soffrono, che sono senza una prospettiva di guarigione, che chiedono l’eutanasia, infine ci sono medici che per sensibilità personale sono inclini ad accontentarli.
                    Può venire anche il dio dei medici a dirmi che l’eutanasia è sbagliata moralmente, ma non cambio idea per certi casi: la morale è relativa, ognuno ha la sua.
                    A meno che, ad esempio, non si possa annullare la sofferenza fisica, come intendevi dimostrare te con quell’articolo… ma non l’hai dimostrato (purtroppo).

                    • Maffo ha detto in risposta a beciu

                      “la morale è relativa, ognuno ha la sua”
                      C’è chi è a favore della pedofilia e chi dell’eutanasia. Ognuno deve avere spazio nella società e proporre le sue idee per tentare di realizzarle, in fondo la morale è relativa, no?

                    • Maffo ha detto in risposta a beciu

                      Sofferenza fisica: non esiste più, per fortuna. E anche se esistesse ancora, come è esistita per secoli, non cambierebbe l’argomento di una virgola. Ma mi sembra che ancora non hai afferrato i termini della discussione.

                    • beciu ha detto in risposta a beciu

                      Quindi la morale è assoluta e hai ragione te, i tuoi devono essere i valori di tutti ?
                      La sofferenza fisica non esiste + ? Sarebbe bello, ma esiste, è un dato di fatto.
                      Io ti sto proponendo la mia opinione, che accetta l’eutanasia attiva in caso di sofferenza fisica + ineluttabilità morte + volontà paziente + volontà medico.
                      Tu mi dici che la sofferenza fisica non esiste (magari !): in questa condizione cadrebbe, per il mio modo di pensare, un presupposto fondamentale x l’eutanasia, quindi sarei fondamentalmente anche d’accordo con te.
                      Nel caso (reale) che prevede la sofferenza + tutte le altre cose che ti ho detto, ci troviamo ad essere due persone che hanno posizioni diverse: di solito capita in una discussione !

                  • Maffo ha detto in risposta a Maffo

                    La sofferenza oggi non esiste più, non lo dico io ma la medicina.

                    Il luminare di Oncologia, Lucien Israel (agnostico) dice: “questo medico si considera utile alla società, perché dice a se stesso: “Io uccido le persone, ma è solo per non farle soffrire”. Ripeto: oggi è possibile placare tutte le sofferenze, non c’è nessuna ragione di invocare l’eutanasia per questa ragione. Si priva di ogni dignità la professione medica se si accetta il principio che un medico ha il diritto di uccidere qualcuno» (https://www.uccronline.it/2011/10/05/loncologo-agnostico-lucien-israel-%C2%ABecco-perche-sono-contrario-alleutanasia%C2%BB/)

                    Evidentemente l’opinione di beciu vince sempre, anche di fronte alla realtà. D’altra parte cosa non fare pur di legalizzare la morte di stato??

                    • beciu ha detto in risposta a Maffo

                      Se il dolore non c’è più, divento d’accordo con te, no all’eutanasia attiva (su quella passiva invece il discorso sarebbe lungo).
                      Solo per quello che ho visto e sentito non penso (purtroppo) sia così.
                      Ad esempio:
                      http://www.retecurepalliative.it/index.php?option=com_content&view=article&id=57&Itemid=14
                      In fondo dice che le cure palliative (oppiacei) sono efficaci in + del 90% dei casi: un buonissimo dato che lascia sperare.
                      Non è però un 100% ancora, purtroppo: evidentemente ci sono delle situazioni ancora brutte da questo punto di vista.

                    • Maffo ha detto in risposta a Maffo

                      E’ ovvio che il 100% è una chimera, in quanto nessun dato scientifico per essere tale può sostenere un 100%. Più del 90% mi sembra che non lasci molti dubbi, anche seguendo l’esperienza di uno come Lucien Israel che con i pazienti terminali lavora da oltre 30 anni eppure dice quello che ho riportato sopra.

                      Sei partito dicendo che oggi si muore di dolore e poi dopo poche ore cambi idea e arrivi a sostenere che le cure palliative coprono oltre il 90% dei casi. Oggi, domani saremo al 98%. Dunque hai detto “no” all’eutanasia attiva, mi fa piacere. Parliamo pure dell’eutanasia passiva adesso. Cosa non ti convince?

                    • beciu ha detto in risposta a Maffo

                      Non ho mica detto che tutti muoiono di dolore.
                      Ho sempre parlato di casi particolari, che immaginavo essere pochi ma esistenti.
                      Sinceramente non conoscevo il dato 90%, sempre sia vero (ma lo do per scontato).
                      E mi chiedo se queste cure sono alla portata di tutti, quindi alla portata del servizio sanitario nazionale: spero vivamente di sì.
                      Resta un 10%, che non è poco però.
                      Ma anche se ci fosse un unico povero disgraziato che soffre e vorrebbe morire nella maniera che lui ritiene + dignitosa, dovrebbe essere accontentato.
                      Io non ho detto no all’eutanasia attiva: dico (e l’ho sempre detto) no laddove mancano le condizioni che + volte ho elencato.
                      Eutanasia passiva: chiunque (maggiorenne) sia in grado di sano di mente deve poter decidere su qualunque trattamento stia facendo.
                      Questo in linea di principio, quindi sarei favorevole.
                      E’ anche vero però che “voler lasciarsi morire” possa essere indice di depressione.
                      Ed è chiaro che questo punto rende + difficoltosa la questione, anche per chi come me è pro-eutanasia.
                      Ciò vale anche per l’eutanasia attiva, anche se finora la questione non è stata menzionata.
                      Immagino comunque che, in certe condizioni, la depressione ci possa anche stare, e concludo affermando che anche un depresso ha diritto a decidere per sè.

                    • Maffo ha detto in risposta a Maffo

                      La vita è indisponibile perché ha un valore più alto della propria volontà. Non possiamo usare la nostra vita mettendola a rischio perché lo Stato interviene per proteggerla (anche da noi stessi). Ecco perché tutto il tuo discorso sul dolore non ha per nulla senso, se non quello di aver dimostrato quanto sei poco informato. La richiesta di morte del paziente in nome della sua autodeterminazione non vale nulla, così come non vale la richiesta dell’automobilista sul non usare le cinture di sicurezza in nome della sua autodeterminazione. Lo Stato protegge i cittadini, non li elimina nemmeno sotto richiesta.

                      La decisione di buttarsi giù da un ponte sarà sempre valida, non capisco quindi che senso abbia il tuo discorso.

                      P.S.
                      Di quel 10% dovrai togliere il 9% che probabilmente vuole continuare a vivere. Non è un caso che chi vuole l’eutanasia si conti sulle dita di una mano.

                    • beciu ha detto in risposta a Maffo

                      Sì sì, il punto è chiaro.
                      Lo so per quale motivo l’eutanasia attiva non è accettata, così come l’automobilista con le cinture… etc.
                      La vita è al di sopra della propria autodeterminazione.
                      E’ chiaro il tuo punto.
                      Ripeto: in determinate condizioni per me questo principio non dovrebbe essere + valido.
                      Per me si può parlare del 10%, dell’ 1%, di un caso isolato, come ti ho già detto: ritengo disumano quel sottoinsieme di casi isolati che devono soffrire in nome di un principio.

                    • Maffo ha detto in risposta a beciu

                      La sofferenza gliela dai tu che al posto di stargli vicino promuovi una concezione di autodeterminazione inesistente. Se un soggetto è amato e accerchiato da persone che lo desiderano vivo, egli non chiederà la morte. Soltanto nell’abbandono uno può arrivare alla disperazione. Se spendessi l’1% del tempo che trascorri qui a sostenere i tuoi disumani principi, nello stare vicino ai malati terminali, ti assicuro che i casi scenderebbero al di sotto dell’1%.
                      Questa è l’opinione comune dei medici, te l’assicuro.

                    • beciu ha detto in risposta a Maffo

                      Mi stai invitando a fare del volontariato ? 🙂
                      Se una persona è amata e circondata da perosne che lo vogliono vivo (condizione sulle quali siamo d’accordo siano auspicabili), farà le sue valutazioni.
                      Se cambia idea tanto meglio.
                      E se non la cambia ?
                      Soffrirà contro la sua volontà a causa di un principio: per te questo va bene, per me no.

  5. Antonio72 ha detto

    Sono ovviamente contrario alla legalizzazione dell’eutanasia in quanto è l’anticamera del suicidio assistito o della cosiddetta dolce morte. Tuttavia non sono così ingenuo di pensare che all’intero degli ospedali, anche italiani, la pratica eutanasica sia così rara, anche se si consuma esclusivamente nel dolore privato delle famiglie.
    Il problema è che la medicina ha fatto passi da gigante e riesce a tenere in vita una persona anche se gli resta in corpo una sola goccia di linfa vitale, e mi riferisco in particolare alle persone già anziane. In questi casi è difficile comprendere il senso di mantenere in vita un corpo quasi completamente rinsecchito il quale, se non fosse collegato ai vari tubicini delle flebo, morirebbe naturalmente. E nemmeno si può dire che a queste persone (anziane) vengano somministrati degli antidolorifici; anzi spesso devono soffrire dolori atroci, e talvolta agonizzare sotto gli occhi degli stessi familiari (e parlo per esperienza personale). Già, secondo me, la prassi che tutti (o quasi) si debba morire sul letto di ferro di un ospedale mentre si guarda la luce fredda del neon a soffitto è cosa abbastanza brutta, ma se ci mettiamo anche l’agonia, la fine del viaggio terreno diviene addirittura orribile.
    In definitiva sul suicidio sono d’accordo, e ci mancherebbe, mentre sull’eutanasia ho i miei dubbi, almeno per certi casi estremi. Insomma non mi sento di esprimere un giudizio definitivo.

  6. Luigi Pavone ha detto

    Condivido le osservazioni di Giulio sulla genericità del testo, il quale da un lato dice che non vuole affrontare la questione, dall’altro dice che l’eutanasia dovrebbe essere sempre vietata, sentendo il bisogno di precisare che il divieto è valido anche quando l’eutanasia comporti presunti benefici, ma non sente il bisogno di precisare che è valido anche quando è lo stesso paziente a chiederla.

    • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Che sia il paziente a chiederla poco c’entra dato che è sempre il paziente a chiederla. Genericicità o meno, è importate che ci sia e che gli Stati debbano tenerne conto.

    • Ercole ha detto in risposta a Luigi Pavone

      ma non sente il bisogno di precisare che è valido anche quando è lo stesso paziente a chiederla 😀
      La famosa eutanasia chiesta da altri teorizzata da Luigi Pavone. Altre chicche?

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a Ercole

        Eutanasia: “Morte non dolorosa provocata o accelerata con mezzi attivi o con la sospensione delle cure, per interromponere deliberatamente l’agonia degli ammalati giudicati inguaribili” (dizionario hoepli)

        Come vede non c’è niente nella definizione di questo vocabolo che rimandi alla volontà espressa dell’ammalato, e dunque, Ercole, non è affatto contraddittorio affermare che c’è una eutanasia voluta dal paziente una eutanasia non voluta dal paziente, o comunque attuata nella ignoranza del paziente.

        • Ercole ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Quindi non serve a nulla la volontà del paziente?

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a Ercole

            Non è una condizione necessaria per poter parlare di eutanasia.

            • GiuliaM ha detto in risposta a Luigi Pavone

              Certo, se ci riferiamo all’eutanasia delle bestie il consenso non serve… ma quella umana?

              • Luigi Pavone ha detto in risposta a GiuliaM

                GiuliaM credo tu non abbia seguito l’appunto fattomi da Ercole.

                • GiuliaM ha detto in risposta a Luigi Pavone

                  Ercole ti segnala che tu teorizzi un’eutanasia voluta da altri, o no?
                  Quindi viene meno la volontà del paziente e subentra quella del medico. La definizione di vocabolario che hai fornito tu però si riferisce espressamente agli animali (“l’agonia degli ammalati giudicati inguaribili”), l’uomo è un’altra cosa…

                  • Luigi Pavone ha detto in risposta a GiuliaM

                    GiuliaM, io ho semplicemente detto che c’è una eutanasia richiesta dal paziente e una eutanasia attuata nella ignoranza del paziente, e che il documento in questione se da un lato, sente il bisogno di precisare che l’eutanasia dovrebbe essere vietata anche quando si presumono benefici per il paziente, dall’altro non sente il bisogno di precisare che dovrebbe essere vietata anche quando è il paziente a chiederla. Poi, la mia posizione è questa: io sono favorevole alla eutanasia attiva a DUE condizioni:

                    1) si diano un insieme di condizioni – tutte da precisare rigorosamente – che ci permettano di dire che il paziente è in uno stadio terminale senza speranza di guarigione

                    2) il paziente la richieda secondo un protocollo rigoroso

                    L’eutanasia passiva, nella misura in cui si configura come un caso speciale di rifiuto di trattamenti terapeutici da parte del paziente, dovrebbe essere sempre consentita. Se non si configura in questi termini dovrebbe essere considerata eutanasia attiva, e allora vale quanto detto sopra.

                    • GiuliaM ha detto in risposta a Luigi Pavone

                      Il problema di fondo è: come puoi, da sano, decidere come gli altri si comporteranno su di te in certe condizioni? Perchè da sano è facile dire: “io non vorrei sopravvivere attaccato a una macchina”, ma se poi le cose fossero diverse quando ci si ritrova davvero? Stephen Hawking, secondo il tuo ragionamento, sarebbe dovuto morire tempo fa, dato che vive attraverso una macchina…

                    • Luigi Pavone ha detto in risposta a Luigi Pavone

                      Non ho niente da aggiungere in realtà a quanto ho detto sopra. Non conosco il caso di Stephen Hawking. Comunque, Stephen Hawking avrebbe avuto il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento terapeutico (compresi macchinari vari etc.). Non ha voluto questo? Bene, ne siamo tutti contenti.

                      Nei casi di incoscienza non può praticarsi eutanasia perché non si dà la seconda condizione che ho posto sopra: la richiesta del paziente.

                    • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

                      1) Il 90% dei pazienti in stato terminale non può richiedere l’eutanasia

                      2) Se tu richiedessi ad un amico di ucciderti sarebbe sempre reato e il tuo amico verrebbe incarcerato.

                      Non hai detto nulla di significativo.

        • Antonio72 ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Luigi, su questo punto hai perfettamente ragione, purtroppo, visto che la pratica eutanasica fu applicata scientificamente dai nazisti sui malati mentali e sulle minoranze etniche. Non so se avevi visto il monologo di Paolini mandato in onda sul Lasette da un ex-ospedale psichiatrico di Milano intitolato, mi pare, “Vite non degne di essere vissute”. Se la volontà non viene espressa dal malato, la domanda nasce spontanea: chi decide? Se è il medico a prendere questa grave decisione, mi capisci, che si devono adottare dei rigidi protocolli al fine di evitare che si pratichi eutanasia solo per liberare un posto letto….
          Se invece intendevi parlare degli stati vegetativi, vi è una netta contraddizione tra volere liberare un individuo dalla sofferenza e dall’agonia quando lo stesso individuo è privo di coscienza e quindi non ha possibilità alcuna di percepire alcunchè; ma anche se percepisse qualcosa non potrebbe comunicare a nessuno se sia sofferenza o altro.
          E’ logico che qualsiasi essere umano sano ed in salute, come noi (almeno spero), inorridisce al pensiero di essere costretto a stare in una condizione vegetativa; ma solo in questa particolare condizione? Forse ci siamo dimenticati di un certo caso che fece scalpore: una donna che rifiutò l’amputazione di una gamba pur essendo consapevole dell’estrema conseguenza di questa sua scelta; ed infatti la donna morì in poco tempo, ovviamente con entrambe le gambe, come aveva deciso. Eppure esistono uomini, anche famosi, che vivono anche senza gli arti inferiori e pare che, grazie alle nuove tecnologie, riescano a condurre una vita piena e degna (forse sai a chi mi riferisco). Prendiamo un caso ipotetico in cui un uomo abbia la possibilità di scegliere, come quella donna: vivere senza le gambe o morire; e allo stesso modo prendiamo il caso di incidente grave e di amputazione salva-vita in stato di incoscienza. Siamo veramente certi che la coscienza e quindi la volontà dell’individuo operi per il suo stesso bene? O meglio, perchè una scelta individuale grave, che attiene la vita e la morte, dovrebbe essere irrevocabile, quando sappiamo che scelte di questo tipo praticamente non esistono nella vita di un uomo? E mi riferisco al testamento biologico: domani scrivo su un pezzo di carta che nel caso che mi accadesse questo o quell’altro e non avessi coscienza, allora vorrei essere “terminato”. A me, una cosa del genere, pare un’assurdità completa, come dire “non svegliatemi per nessuna ragione” quando invece sottintendo: “non svegliatemi per nessuna ragione, che non sia valida (per es. perchè va a fuoco la casa)”.

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a Antonio72

            Vedi la mia risposta a GiuliaM sopra.

            • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

              Vedi la mia risposta a te, sopra.

              • Luigi Pavone ha detto in risposta a Maffo

                Maffo, lei fa troppa confusione sia sopra che sotto, inoltre ha troppi numeri, percentuali, statistiche etc. in testa – a volte mi sembra Berlusconi. Se un paziente non può chiedere l’eutanasia, l’eutanasia non si applica, punto. L’introduzione della eutanasia non comporta che io possa uccidere un mio amico su richiesta. Comporterebbe piuttosto che se io fossi medico, il mio amico fosse un paziente terminale, il mio amico mi chiedesse di applicare il protocollo eutanasia, io potrei applicare l’eutanasia secondo i metodi previsti dalla migliore prassi medica, che immagino escluda la rivoltella. Capito Maffo? Meno statistiche e più cervello!

                • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

                  Quindi vuoi liberalizzare l’omicidio? Tu che usi il cervello potresti anche usare le parole per quello che sono, no? Ti vergogni a dirlo?

                  • Luigi Pavone ha detto in risposta a Maffo

                    Come al solito lei capisce fischi per fiaschi, e io non sono né un fischio né un fiasco. Io non voglio liberalizzare l’omicidio, voglio legalizzare l’eutanasia a certe precise condizioni. Un sostenitore della eutanasia alle mie condizioni non è più favorevole all’omicidio rispetto a un sostenitore della legittima difesa. Anche nel caso della legittima difesa giustifichiamo da un punto di vista giuridico un omicidio, perché questo si è svolto secondo certe condizioni previste dalla legge. Io penso che possano esistere altre condizioni tale da depenalizzare l’omicidio, queste condizioni si verificano quando il paziente ad uno stadio terminale chiede di applicare un protocollo eutanasia, quando sia un medico ad applicarla, e la applichi secondo la migliore prassi medica possibile.

                    • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

                      Sbagli ancora una volta. La legittima difesa si applica proprio per la sacralità della vita, in questo caso la propria. E’ dunque un paragone in contrasto con la tua visione, a meno che il medico non sia in pericolo di vita. Non puoi paragonare una richiesta del malato con la minaccia di morte. Tu vuoi legalizzare l’omicidio, tale qual’è quando un sofferente d’amore chiede all’amico di ammazzarlo. La migliore prassi medica è la cura della persona. Legalizzando l’eutanasia arrivi a sostenere (oltre all’eleminazione dei neonati, come hai detto in precedenza) che la vita in certi casi è una malattia da curare con la morte.

            • Antonio72 ha detto in risposta a Luigi Pavone

              La precisione rigorosa della condizione 1) la vedo molto difficoltosa.
              Inoltre la condizione 2) dipende molto dalla 1) in quanto è proprio la medicina che definisce cosa sia uno stadio terminale e quali speranze di guarigione abbia un malato.
              In definitiva la rigorosità della 1) è discutibile e condiziona pesantemente, per non dire determina, la decisione finale del malato (condizione 2).

  7. Carlo ha detto

    Mi sembra ovvio che l’eutanasia vada rifiutata sempre. Ma qui non si parla di eutanasia ma di fine vita.
    Un soggetto(malato terminale) deve avere il diritto a non essere sottoposto a determinati trattamenti medici. Tutto qui.

    La scelta personale di ognuno è un PRINCIPIO NON NEGOZIABILE

    • Luigi Pavone ha detto in risposta a Carlo

      Carlo, certo, d’accordo, ma la domanda è: anche quando la sospensione di certi trattamenti medici porta a morte il paziente? Un medico che toglie la spina, su richiesta del paziente, fa eutanasia attiva o passiva? Ricordo il caso Welby, rispetto al quale ci fu una levata di scudi da parte del mondo cattolico. Molti cattolici desideravano, allora, che Welby fosse inchiodato al letto contro la sua volontà. Oggi, alcuni desidererebbero in galera l’uomo che tolse la spina. Due desideri poco cristiani: volere un uomo costretto ad un letto d’ospedale, volere un uomo in galera.

      • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

        Puro sensazionalismo, ancora una volta. Come dire: gli abortisti vogliono che i feti umani vengano uccisi. Questo è il livello dei tuoi argomenti Pavone? Siamo scarsini.

        Il paziente ha il diritto imprescindibile di rifiutare terapie mediche che non desidera. Tuttavia questo non ci porta da nessuna parte in quanto evita soltanto l’accanimento terapeutico. Sei sicuro di aver capito di cosa stiamo parlando?

        • Luigi Pavone ha detto in risposta a Maffo

          Eccolo, di nuovo, il sig. Maffo, nel suo sport preferito, quello di attribuire pensieri e desideri a caso a Luigi Pavone. Questa volta, non contento di avermi attribuito l’affermazione che i cittadini del vaticano sono torturati da un dittatore, non contento di avermi attribuito l’affermazione che i diritti umani sono diversi da persona a persona, adesso mi attribuisce il desiderio che i feti umani siano uccisi. Questo comportamento le sembra serio, sig. Maffo? Le sembra giusto?

          • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

            Quindi ora neghi di aver sostenuto che i cittadini dello Stato del Vaticano siano sudditi sottoposti alle angherie del potere?

            Neghi di aver detto che i diritti non negoziabili sono delle singole persone? O forse volevi dire “della persona”?? Ti sei confuso? Bene, non succede nulla. Questo però confermerebbe l’approssimazione della preparazione sull’argomento…

            L’uomo è obbligato a nascere contro la sua volontà. Perché dato il tuo concetto molto sentimentale di libertà non ti batti pure per questo?

            • Luigi Pavone ha detto in risposta a Maffo

              Non ho mai detto, sig. Maffo, che “i cittadini dello Stato del Vaticano siano sudditi sottoposti alle angherie del potere”. E’, com’è ovvio, una sua fantasticheria.

              Certo che nego di aver detto che “esistono diritti non negoziabili diversi per ogni persona”. Anche questa è una sua fantasticheria. Ho invece affermato che esistono “diritti non negoziabili delle singole persone”.

              Non ho mai organizzato né teorizzato lo sterminio dei neonati.

              Lei continua a dire bugie sul mio conto. Non è giusto.

              • Maffo ha detto in risposta a Luigi Pavone

                Hai parlato dei cittadini vaticani come dei sudditi, hai parlato dei diritti non negoziabili delle singole persone non capendo che invece sono “della persona”, come se essi variassero al variare della persona. Assurdo!

                Perché non hai mai teorizzato lo sterminio dei neonati? L’uomo è obbligato a nascere contro la sua volontà, perché un paladino della presunta autodeterminazione radicale non si batte per questa ingiustizia? Ennesima contraddizione?

    • lorenzo ha detto in risposta a Carlo

      E’ ormai scientificamente accertato che ogni essere vivente è un malato terminale.
      A cosa servono gli ospedali se non a ritardare la nostra inevitabile fine?

  8. a-ateo ha detto

    pensare alle brutte morti possibili è indice di depressione….la depressione tipica degli atei….

  9. StefanoPediatra ha detto

    Ciao. Da alcuni commenti he ho letto mi sono fatto l’idea che ci sia un po’ di confusione tra cure (anche palliative) e accanimento terapeutico.

    Un conto è aiutare una persona sofferente e con una malattia per la quale la medicina non ha più alcuna arma terapeutica efficace disponibile; tutt’altra cosa è accanirsi, contro natura, con mezziartificiali, per prolungare la vita di una persona che senza l’ausilio delle macchine dalle quali è completamnte dipendente non potrebbe sopravvivere atonomamente. Nessun medico è favorevole all’accanimento terapeutico o a continuare indefinitamente terapie che si sa benissimo che non porteranno alcun beneficio. Nè è favorevole all’accanimento terapeutico la Chiesa.

    Cosa completamente diversa è supportare (non sostituirsi a) le funzioni vitali di una persona malata terminale sofferente cercando di lenirne il dolore fisico (con farmaci molto efficaci, posso assicurarvelo, che hanno però il difetto di avere dei costi per la Sanità e dunque per lo Stato) e morale (con tutto l’amore di cui famigliari ma anche medici ed infermieri sono capaci).

    Una persona cui sia lasciata la propria dignità anche negli ultimi giorni della sua vita sono sicuro che pensa più difficilmente ad interrompere anche solo un giorno prima del termine naturale la propria vita.

  10. StefanoPediatra ha detto

    @Kosmo: guardati bene dal prendere qualunque decisione medica su un paziente, che sia “accettare che non prenda una pillola” o “infilargli un tubo in gola” perché ad un infermiere é vietato; almeno in Italia e finché saremo un Paese civile (o non del tutto incivile!). Ci sono cose che possono essere fatte solo da un medico o comunque a seguito di una precisa indicazione medica. Perció tu prova a fare qualsiasi cosa ad un paziente senza che ti sia stato indicato da un medico e io ti denuncio! 🙂

    @Carlo: alimentazione e idratazione NON sono una terapia. Me lo dicono il mio buon senso ma anche la mia esperienza e le mie conoscenze di medico che ha lavorato per anni nell’emergenza (prima in terapia intensiva neonatale e poi in un dipartimento di emergenza-urgenza pediatrico).

    Perció, no, secondo me non é accettabile smettere di idratare ed alimentare una persona ancorché malata terminale.

    • Kosmo ha detto in risposta a StefanoPediatra

      Caro Stefano, non capisco da dove derivi questa interpretazione tua e di Maffo di una mia supposta “pretesa” di infilare un tubo in bocca ad un paziente e fargli ingurgitare un pollo intero ed una torta! 😉
      Dove l’avete presa?
      Sto semplicemente dicendo LE STESSE COSE tue e di Maffo.
      L’alimentazione e l’idratazione NON SONO UNA TERAPIA (da qui la mia domanda iniziale: a mezzogiorno noi che facciamo, una terapia? per guarire da cosa? dal mal di vivere?)
      E cmq non sono un infermiere, per fortuna mia e soprattutto dei pazienti! 😉

      • Kosmo ha detto in risposta a Kosmo

        P.S.: evitiamo facili ironie per le parole “supposta” ed “infilare” in una stessa frase, eh! 😉

      • StefanoPediatra ha detto in risposta a Kosmo

        Ciao Kosmo: la mia era una battuta perché mi pare di aver capito bene come la pensi. Avevo messo, per chiarezza, anche il faccino sorridente!

    • Luigi Pavone ha detto in risposta a StefanoPediatra

      StefanoPediatra, lei quindi riconosce, se ho capito bene, ad un paziente il diritto di rifiutare le terapie, ma non riconoscere il diritto del paziente di rifiutare di mangiare e bere, in base al principio che il cibo non è terapia? Mah, c’è da stropicciarsi gli occhi di fronte a simili affermazioni.

      • StefanoPediatra ha detto in risposta a Luigi Pavone

        @Luigi Pavone: si offende se le dico che lei non ha capito (o non ha voluto capire) niente?!

        Da cosa deduce che io accetto l’idea che un paziente possa rifiutare delle terapie allo scopo di suicidarsi?

        Io ho puntualizzato che secondo la mia opinione (e non solo la mia) idratazione e alimentazione non sono una terapia e NON possono essere tolte ad un paziente.

        Cosa faccia, senza l’aiuto di un medico e soprattutto senza il beneplacito di una legge o la “benedizione” di un falso diritto, una singola persona a me certamente non é dato impedirlo né concederlo. Potrà solo dispiacermi sapere che qualcuno ha messo fine alla sua vita volontariamente.

        Io non credo che sia un diritto decidere di porre fine alla propria vita quando si vuole. Credo sia un diritto per un paziente terminale chiedere ed ottenere che non ci si accanisca su di lui con terapie inutili. Ma continuo a pensare che idratazione e alimentazione non siano una terapia. Un conto è smettere di curare quando questo non serve più; altra cosa é accelerare la morte inducendo tra l’altro ulteriori sofferenze fisiche ad una persona.

        Quanto poi al suo “stropicciamento” oculare, mi permetta di ricordarle che é dannoso alla vista. Faccia lei (e mi perdoni questa ingenua battuta). 🙂

        • Luigi Pavone ha detto in risposta a StefanoPediatra

          StefanoPediatra, no non mi offendo, non sarebbe la prima volta che non capisco nulla. Allora, se questa volta ho capito bene, lei non riconosce né il diritto del paziente di rifiutare il cibo né il diritto di rifiutare le terapie, se queste sue scelte lo portano alla morte. Ho capito, almeno spero. Quindi Kosmo infermiere non può intubare il paziente contro la sua volontà, non perché il paziente ha il diritto di rifiutare cibo e medicine, ma perché è un semplice infermiere, Lei invece, che è medico, potrebbe farlo. I see.

          • Kosmo ha detto in risposta a Luigi Pavone

            Ma hai fatto un corso apposta per fraintendere le parole delle persone, Pavone, o ti riesce di tuo?

            • Luigi Pavone ha detto in risposta a Kosmo

              Tu sei il Ghedini di StefanoPediatra, Kosmo? Dalla infermeria alla avvocatura!

              La discussione è piuttosto interessante. Doppiamente interessante, dato che il nostro interlocutore è medico. Mi pare che le posizioni che stanno emergendo siano particolarmente violente.

              • Kosmo ha detto in risposta a Luigi Pavone

                Vedo che certi incubi continuano ad attanagliarti…
                E tu chi sei, il dott. Mengele di Pannella?

                • Luigi Pavone ha detto in risposta a Kosmo

                  Non ho molta speranza che lei se ne renda conto, ma con ogni evidenza è più prossimo ai comportamenti di Mengele il medico che costringe con la forza, contro la volontà stessa del paziente, a terapie, a nutrizione e idratazione non volute. La differenza tra terapia e nutrizione, benché esista, non ha pregio alcuno. Infatti, o riconosciamo il diritto del paziente di rifiutare terapie (e trattamenti), anche quando un tale rifiuto ne determini la morte, e allora non ha senso negargli il diritto di rifiutare la nutrizione artificiale (o naturale) (che logica sarebbe mai questa?); oppure non gli riconosciamo questi diritto tout court, né il diritto di rifiutare il cibo né quello di ricevere terapie, almeno laddove queste scelte comporterebbero la morte.

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