Alain de Botton, forzato all’ateismo da piccolo oggi è un “cristiano non credente”

Il noto scrittore, giornalista ed editorialista inglese (anche se nato in Svizzera) Alain de Botton ha scritto recentemente un articolo per il “Sole 24 ore”. Ha voluto parlare della sua posizione esistenziale di non credente ma religioso, cristiano dal punto di vista culturale.

Egli racconta di essere stato “forzato” all’ateismo dalla sua famiglia fin da quando era piccolo, come troppo spesso accade: «Sono cresciuto in una famiglia di atei convinti, figlio di ebrei non osservanti che mettevano la fede religiosa sullo stesso piano della fede in Babbo Natale. Mio padre era riuscito a far piangere mia sorella quando aveva tentato di estirpare dalla sua mente l’idea, nemmeno troppo radicata, che da qualche parte dell’universo si nascondesse un dio solitario. Aveva otto anni, a quell’epoca. Se i miei scoprivano che qualcuno, nella loro cerchia di conoscenze, covava segretamente un sentimento religioso, cominciavano a trattarlo con la commiserazione che in genere si riserva a chi soffre di una malattia degenerativa. Da quel momento, per loro, era impensabile ricominciare a prenderlo sul serio».

Maturando il suo ateismo è però andato in crisi, venendo tormentato dai dubbi, affiorati la prima volta ascoltando Bach. La conversione non è avvenuta, tuttavia ha capito che «dopo aver perso tutta una serie di pratiche e tradizioni che gli atei trovano insopportabili perché di quello che Nietzsche definiva “il cattivo odore della religione”, la società laica si è ingiustamente impoverita. Ormai il termine «moralità» ci fa paura, e al pensiero di ascoltare un sermone preferiamo darcela a gambe». Si è così voluto avvicinare al cristianesimo, alla cultura, all’arte, alla musica, ai riti cristiani, rimanendo però non credente.

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60 commenti a Alain de Botton, forzato all’ateismo da piccolo oggi è un “cristiano non credente”

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  1. gabriele ha detto

    e l’ateismo sarebbe una libera scelta personale?
    si, basta guardare urss, cina etc.

  2. Francesco Santoni ha detto

    A me questo de Botton non convince affatto: http://www.ilfoglio.it/soloqui/9877

    • Nofex ha detto in risposta a Francesco Santoni

      L’idea fa schifo, ne sono convinto anch’io. Però è un aspetto più civile di ateismo.

      • J.B. ha detto in risposta a Nofex

        Nulla di nuovo, un pò come quella che aveva Napoleone: usare la religione per tenere i popoli sotto controllo… per lui si poteva vivere senza Dio ma non senza Religione. Alla fine si è convertito.

        • Carlo ha detto in risposta a J.B.

          Esatto…tra l’altro scrivendo delle cose anche molto belle.

          • J.B. ha detto in risposta a Carlo

            Molto belle che denotano un cambiamento morale e spirituale… ed è questo l’importante. Non ho mai creduto che le persone restino uguali tutta la vita anche dopo che si sono pentite. Certo le persone possono rimanere uguali tutta la vita, ma allora è perchè non si sono mai messe in discussione. Nella cultura dominante se uno sbaglia, sbaglia tutta la vita anche dopo anni, rimane la macchia (dopo puoi aver fatto anche la cosa più bella del mondo, ma ci sarà sempre qualcuno che dira” guardate che prima aveva fatto…”); invece nella cultura cristiana hai la seconda possibilità (e anche la terza). Ed è un peccato privare l’umanità di così bei pensieri, che magari possono anche risultare utili a certe persone, perchè schiavi di pregiudizi ideologici. Siamo troppo abituati a vedere le persone come fascicoli giudiziari o come conti correnti che come individui. 🙁 Questo non vuol dire che napoleone non debba essere criticato, ma quello che ha fatto in vita e nei campi di battaglia non deve scalfire la sua sfera spirituale e la bellezza delle parole che ha prodotto… ricordiamoci che nella politica e nel potere le leggi di Dio e di Gesù non trovano applicazione, quasi mai.

    • alèudin ha detto in risposta a Francesco Santoni

      non penso volessero sdoganare il sig. Bottom ma porre la questione dell’ateismo come libera scelta…

    • StefanoPed ha detto in risposta a Francesco Santoni

      Scusate, ma parliamo di questo tizio qui?

      http://blog.debiase.com/2011/07/alain-de-botton-la-vita-miglio.html

      http://iltopodibiblioteca.blogspot.com/2011/09/alain-de-botton-del-buon-uso-della.html

      http://www.legroma.osservatoriodeilaici.com/wpress_it_IT_292XXL/?p=4355

      http://benatlas.com/2009/11/alain-de-botton-imagines-religion-without-god/

      Scusate ma nemmeno a me piace molto. Inoltre (opinione personalissima che ho già espresso anche in un’altra discussione) non mi convince per nulla l’idea di definirlo “cristiano non credente”: è un ossimoro fuorviante. Secondo me questo de Botton teorizza al contrario delle cose assai strane e subdolamente pericolose.

      Sono d’accordo solo sulla tesi che è sicuramente sbagliato imporre con la “violenza” una qualsiasi idea ai propri figli. Tra l’altro questo atteggiamento è destinato nella stragrande maggioranza dei casi al fallimento. Diverso è “proporre” ai propri figli le proprie convinzioni o la propria fede nonchè gli strumenti per approfondirle.

  3. Gabry ha detto

    Del “vietato credere in Dio” ne avevate parlato anche qui http://www.uccronline.it/2010/05/04/una-cinese-ex-leader-di-tiananmen-si-e-convertita-al-cristianesimo-anche-se-era-vietato-credere-a-dio/ però si trattava della cina ateo-comunista e non dell’inghilterra.

  4. stefan@ ha detto

    In una famiglia i genitori danno sempre e comunque il loro “imprinting” ai figli. In fin dei conti, è questo il motivo principale per cui le religioni si differenziano su piano territoriale. Se nasci in italia sarai cattolico, se nasci in india sarai induista. Usare l’espressione “forzato all’ateismo” per un figlio con genitori atei è dimostrazione di un’ottica un pò limitata.

    • Michele Santambrogio ha detto in risposta a stefan@

      Il problema è che lui stesso ha dichiarato questa forzatura. Voler smentire la sua storia non mi pare nelle tue facoltà.

      “Se nasci in italia sarai cattolico, se nasci in india sarai induista”….ma da quando? Quindi i cattolici sono solo in Italia? Ma che stai addì????

      • J.B. ha detto in risposta a Michele Santambrogio

        Quando un bambino nasce prende le radici, la lingua, storia, la cultura e la religione della sua famiglia in eredità… è un processo normalissimo e giustissimo, non deve essere visto come una vergogna. Poi crescendo il ragazzo deciderà autonomamente se questa eredità, in questo caso religiosa, gli sia utile o meno… La frase “Se..Se” è di per sè un’ottica altamente limitata, mi ricorda le esasperanti semplificazioni che faceva Karl Marks! 🙂 Non ha nessun senso perchè non dipende dalla nazione, dipende dalla famiglia… se fosse vero quello che dici in Italia non ci dovrebbero essere atei, invece ve ne sono! come mai? come lo spieghi? semplice! dipende da quello che la famiglia da in eredità (religiosa in questo caso) ai figli, pi saranno loro a decidere. Tuttavia questo lascito è’ sbagliato chiamarlo Imprinting, ma piuttosto è più paragonabile ad un lascito di eredità culturale e spirituale.

        • stefan@ ha detto in risposta a J.B.

          Non credo che quanto ho scritto sia molto distante da quello che scrivi. Aggiungo però che se delle convinzioni sono prevalenti sul territorio, i principi su cui le famiglie plasmano i figli rifletteranno questa prevalenza. la distinzione che fai tra “nazione” e “famiglia” è quindi molto più sfumata rispetto a come dici. Confermo comunque l’opinione che l’atteggiamento dei genitori di Botton non è molto diverso da chi manda i figli a catechismo.

          • J.B. ha detto in risposta a stefan@

            No no non hai capito quello che ho scritto… per niente.
            Premetto che ci sono dei libri grossi così (immaginate una misura grande) sull’argomento e che in internet non si può certo andare fino in fondo.

            Quello che tu dici è totalmente lontano dalla realtà, in pratica tu non vuoi che i genitori (soprattutto se cristiani) mettano bocca nell’educazione del figlio… le implicazioni sarebbero gravissime. Con la scusa della libertà esasperata concessa ai figli i genitori lascerebbero i propri figli in balia di migliaia di messaggi, stimoli e opinioni provenienti dalla società (che oggi ha molte facce non solo una) sia che siano positivi che negativi (e ce ne sono molti di più in questo senso). Ciò sarebbe deleterio e pericolosissimo per gli stessi figli. No i genitori devono fornire un metro per misurare i messaggi che provengono dall’esterno, sopratutto in una società come quella di oggi che è in stato confusionale, almeno finchè i ragazzi/e si maturano. Fornire un Metro (cioè la capacità di comprendere e usufruire delle informazioni che ricevi, indipendente dall’impostazione culturale della famiglia) è diverso dall’imporre certe strade (nel caso della famiglia atea c’è stata la censura e non il metro di paragone). Con il metro puoi misurare quello che ti si presenta, con l’imposizione ti precludi certe strade… attualmente questo la società cristiana non l’ha mai fatto, ci sono più figli che diventano atei dalle famiglie cristiane che credenti che vengono da famiglie atee. Poi i giovani è inevitabile che, vedendo quello che la famiglia gli ha dato, scelgano di non seguire certe strade e di prenderne di nuove, o di continuare. Io propugno la “ereditarietà della cultura” tu la “liberalizzazione della cultura” questo cosa significa? significa che nel mio caso i genitori creano la base, nel tuo che la base si va a far benedire e il bambino viene lasciato alla mercè dei messaggi o della volontà dittatoriale dei genitori. Nel mio caso il bambino cresce secondo autocoscienza e spirito critico, nel tuo invece seguirà quelle strade che hanno avuto più presa su di lui e quelle che i genitori non gli hanno fatto odiare. Non penso proprio che siano due posizioni sfumate o con lo stesso significato. Lo dimostro citandoti la tua frase finale, il significato profondo è che nel mio modello il catechismo viene visto come un opportunità e un’arricchimento che la famiglia porta al figlio, nel tuo come la minaccia delle minacce, un’atto di illibertà che deve essere combattuto perchè imposto (non mi sembra) in minore età (con la scusa magari che da più grande lo sceglierà, ma tanto è una falsa moderazione, perchè sai benissimo che con i messaggi che propone la società moderna, alcuni in contraddizione tra di loro, quando i bambini saranno grandi riterranno una cosa noiosa e inutile il catechismo; ma questa non è libertà, perchè il giovane che viene fuori dallo stampino della società moderna non è più un individuo attratto dalla cultura e dall’interesse della sfera spirituale, ma un individuo dedito al consumo, alla mercificazione, consumatore attendo di cose che gli danno piacere… in quest’ottica il catechismo viene visto come qualche cosa di noioso… poi non stupiamoci se vengono fuori certi video su You Tube che ti illustrano il cristianesimo in 30 sec.) per questo hai associato il catechismo ad un’imposizione paterna come quella del padre ateo, piuttosto che ad un opportunità.

            Lasciami criticare l’idea di società attuale che hai perchè è sbagliatissima: la Società di oggi, quella in cui viviamo, è “multifacce”, cioè convivono molti pensieri, molte opinioni e molti aspetti in svariate cose, che possono anche entrare in contraddizione o in aperto contrasto tra di loro. La tua immagine di società attuale è quella che vede il cristianesimo preponderante e tutti gli altri aspetti oppressi da esso… grande cazzata. Il fatto che ci siano molti cristiani (oppure anche persone che hanno una cultura cristiana) non significa che la società sia per forza cristiana. Anzi! oggi i modelli negativi o in antitesi pura al cristianesimo hanno anche più spazio e più voce rispetto a quest’ultimo, anche se è di maggioranza e ha un patrimonio di cultura e di esperienza infinitamente superiore! 🙂

            Una cosa è imporre e far da imprinting ai propri figli

          • Mannof ha detto in risposta a stefan@

            “Confermo comunque l’opinione che l’atteggiamento dei genitori di Botton non è molto diverso da chi manda i figli a catechismo”…io e mia moglie mandiamo i nostri figli a catechismo ma siamo offesi all’idea di essere paragonati ai genitori qui descritti. Pretendo delle scuse per la tua offesa.

    • Flavio ha detto in risposta a stefan@

      Non mi pare che quello che ha raccontato Alain sia semplicemente dare “l’“imprinting” ai figli. Mi sembra una vera e propria forzatura, tale sarebbe se fosse avvenuta in una casa cattolica.

  5. stefan@ ha detto

    Le parole usate da Botton indicano una educazione di un figlio sulle basi delle convinzioni dei genitori che si può tranquillamente applicare ad altre convinzioni (per esempio anche quelle religiose). Se è qui una forzatura, lo è in ogni altro caso.

    • Marco ha detto in risposta a stefan@

      E’ proprio un peccato voler intavolare una discussione senza aver prima letto l’articolo. Non capisci che parti già smentendoti da solo?

      Allora partiamo da queste parole: “Mio padre era riuscito a far piangere mia sorella quando aveva tentato di estirpare dalla sua mente l’idea, nemmeno troppo radicata, che da qualche parte dell’universo si nascondesse un dio solitario. Aveva otto anni, a quell’epoca. Se i miei scoprivano che qualcuno, nella loro cerchia di conoscenze, covava segretamente un sentimento religioso, cominciavano a trattarlo con la commiserazione che in genere si riserva a chi soffre di una malattia degenerativa. Da quel momento, per loro, era impensabile ricominciare a prenderlo sul serio”.

      Ora, resta concentrato e dimmi: secondo te è una tranquilla educazione alla vita?

      • stefan@ ha detto in risposta a Marco

        “Mio padre era riuscito a far piangere mia sorella quando aveva tentato di estirpare dalla sua mente l’idea, nemmeno troppo radicata, che da qualche parte dell’universo si nascondesse un dio solitario. Aveva otto anni, a quell’epoca”. Qui la bambina porta in casa una convinzione religiosa acquisita dall’ambiente esterno (scuola, amicizie) in quanto socialmente prevalente che entra in conflitto con le convinzioni della famiglia, che cercano di influenzarla. E’ quindi un contrasto fra ambiente familiare ed ambiente esterno che si scarica sulla bambina, che a quell’età non può che soffrire l’impossibilità di armonizzare i due ambienti. Questo ci si riesce quando si è più maturi. Per dare un esempio, immagina una famiglia cattolica in Cina che cerca di convincere un bambino educato all’ateismo a scuola. Pensi che il conflitto per il bambino darebbe diverso? Quei genitori cattolici sarebbero cattivi genitori?
        “Se i miei scoprivano che qualcuno, nella loro cerchia di conoscenze, covava segretamente un sentimento religioso, cominciavano a trattarlo con la commiserazione che in genere si riserva a chi soffre di una malattia degenerativa. Da quel momento, per loro, era impensabile ricominciare a prenderlo sul serio”. Questo si vede tutti i giorni, per le convinzioni politiche cosi’ come religiose. Mettici “musulmano”, o “berlusconiano” e così via e vedrai che ti suonerà familiare.

        • Marco ha detto in risposta a stefan@

          Ma cosa stai dicendo????? Dai, è impossibile che tu sia serio!! Ci casco ogni volta, uffa!

        • Renato Valsecchi ha detto in risposta a stefan@

          Stefan@ credo che la tua interpretazione sia assolutamente da rigettare…non ti nascondo che mi è venuto da ridere leggendo quello che hai scritto.

        • J.B. ha detto in risposta a stefan@

          La grande pecca del ragionamento sta nel voler assolutamente equiparare a tutti i costi tutte le situazioni, anche quelle che possono essere in antitesi. Ma ragionando bene e non come se fossimo l’avvocato di quell padre, a pensarci una famiglia cattolica mentre parla di Dio e di Gesù e dello Spirito Santo trasmette delle cose che insegnano amore verso il prossimo, la trasmissione di messaggi positivi e di stile di vita basato sul Vangelo, oltre che all’autocoscienza e l’autodeterminazione; invece non mi sembra che nella volontà del papà ateo ci fosse questo voler trasmettere qualche cosa di positivo alla figlia… ma solo oppressione e il voler imporre e comandare sulle esigenze spirituali della figlia. In questo caso non si è trattato di un caso di semplice “portre a casa elementi di contrasto” tra società e famiglia, ma proprio di un rifiuto paterno alle convinzioni religiose, segno del paterno contrasto con il messaggio religioso… a creare il contrasto non è stata la bambina o la società dei valori religiosi, ma è stato il padre. Forse questo ti è sfuggito.

          Riguardo al secondo punto, “Questo si vede tutti i giorni” si si vede tutti i giorni… si chiama idealismo o fondamentalismo, ed è una brutta cosa. In pratica quella famiglia sottomette la realtà e i messaggi che provengono dalla cultura religiosa, nonchè le libere scelte dei figli in campo spirituale, alla sua ideologia. Adotta un sentimento di chiusura stagna verso qualunque cosa ci sia di “religioso”… sintomo di grande chiusura mentale. Ringraziamo il cielo che de Botton ne sia uscito.

          • stefan@ ha detto in risposta a J.B.

            JB, almeno tu alla fine stai provando rispondere. Soprassediamo alla tua precedente scortesia.
            Sul primo punto. Se il singor Bottom è oggi noto scrittore e giornalista, chissà forse è anche perché suo padre gli ha dato un qualche “lascito”, io e te comunque non lo sappiamo. L’inizio del tuo commento invece sembra riflettere un pregiudizio diffuso tra alcuni credenti che chi credente non è non abbia niente di positivo da trasmettere, su questo non posso far altro che invitarti ad approfondire la questione. In quanto al commento che la colpa della crisi della figlia è del padre a causa del suo rifiuto alla convinzioni religiose, beh qui siamo dalle parti dell’accusa di apostasia.
            Sul secondo invece ti do ragione. Non ho affermato che è un comportamento giusto, ma che è un comportamento largamente diffuso i tutti i contesti. Una maggiore apertura sarebbe un bene per tutti.

            • J.B. ha detto in risposta a stefan@

              Non ho nulla contro di te ci mancherebbe, ma guarda che io lo faccio primo perchè mi piace la discussione, secondo perchè spero non di convincerti, ma di darti qualche spunto di riflessione, terzo perchè per non darti l’opportunità di andare a piangere sul fatto che i cristiani quando parli si mettono a ridere e non ti rispondono 🙂 Anche io mi sono messo a ridere e sarei volentieri andato a legermi S.Agostino… ma perchè non provare 🙂

              Il sig Botton è diventato giornalista perchè piaceva a lui… mica per Imprinting o lascito genitoriale (esclusa la categoria dei notai). Chissà quanti genitori vogliono i figli medico, musicista, avvocato e invece i figli scelgono altre professioni, che poi alla fine i genitori provano ugualmente soddisfazione per i figli, forse anche in misura maggiore 🙂

              VORREI io stesso che fosse un PREGIUDIZIO, ma invece è una scomoda realtà 🙁 molte famiglie atee mandano i figli a fare religione a scuola, con il nobile intento di permettere la pluralità di scelta… salvo poi toglierlo quando la maestra parla dell’Inferno o della morale della Chiesa… questa è libertà? semi-libertà, diciamo che alla famiglia è andata bene la frequentazione finchè la materia non ha cominciato a battere sui dogmi dell’ateismo, in quel caso tolgono il figlio. Ma che libertà è? diciamo che il messaggio di Gesù e del Vangelo è 10mila volte più penetrante e convincente di quello dell’ateimo (vd i filosofi atei.. due palle 🙂 ) in quest’ottica il messaggio che porta la Chiesa è pericoloso per una famiglia atea, poi si potrebbe disquisire sul fatto che non crea una proposta alternativa e l’ateismo in fin dei conti è un atto di fede nel nulla e aver fede nel nulla non è convincente .. gli atei hanno un’etica, ma anche le persone religiose hanno un’etica, per cui non è sintomo di un qualche cosa in più o di qualsivoglia innovazione 🙁 (ma questo è un’latro discorso) Una prova di questo è il fatto che oggigiorno sono molto di più i figli che diventano atei (salvo poi riavvicinarsi alla chiesa in età più tarda, che non significa vecchio) provenienti dalla famiglie atee che il contrario… questo può indicare che ci sia molta apertura ideologica all’interno di una famiglia cristiana che all’interno di una atea 🙁 ma un indizio non fa una prova. Non la volevo mettere sull’apostasia (che non c’entra nulla) ma sull’ideologia avversa del padre per la religione, in pratica il padre seguiva un’ideologia che lo teneva distante per i suoi motivi dalle religioni, e ha sentito la figlia che portava a casa una convinzione religiosa, come una minaccia più per se stesso che per la figlia: risultato? per scongiurare il pericolo per se e per l’ideologia che comunque voleva trasmettere ai figli ha dovuto agire così… ha agito per difesa e non per educare alla positività. Difesa ingiustificata.. il messaggio di Dio e del Vangelo non è per niente pericoloso! pensare o credere nell’esistenza di Dio non è sintomo di stupidità o di pericolosità 🙂

            • Tano ha detto in risposta a stefan@

              J.B. ha pazienza per rispondere alle cretinate. Pur di difendere la religione atea siete disposti a diventare più ridicoli di Odifreddi! E’ pazzesco!

              • Gennaro ha detto in risposta a Tano

                Si, condivido in pieno. Caro Stefan@, se volete diventare minimamente incidenti nella società dovreste imparare ad essere meno religiosamente attaccati alla vostra ideologia. E’ cmq un atteggiamento classico di chi è in un angolo e cerca di difendere urlando come una gallina quel piccolo spazio che ha. I genitori qui descritti sono persone socialmente pericolose, come lo sono tutti coloro che li difendono, te compreso. Se vengo a scoprire che tratti così i tuoi figli non ci penserei due volte a denunciarti ai servizi sociali.

        • Scettico ha detto in risposta a stefan@

          Il tuo ragionamento cade, se rapportato con l’esperienza diretta. Esistono certamente i casi che hai descritto e non si può negare. Ma credo, e ne ho avuto esperienza, che nella maggior parte delle famiglie non sia così.
          Ho amici atei che hanno genitori cattolici e con cui non hanno alcun contrasto, addirittura uno si è sbattezzato, ma non ho mai visto i genitori cacciarlo di casa. Come ho avuto esperienza del contrario, un amico cattolico, ed un altro credente, con uno o entrambi i genitori atei.
          L’errore che tu fai, che è il primo sintomo del pregiudizio, è la generalizzazione. Generalizzare porta sempre a ragionamenti fallimentari, soprattutto quando parliamo di esseri umani.

  6. Alessandra ha detto

    L’articolo del Foglio è dei primi di agosto e quello del Sole 24ore dei primi di settembre. Secondo me de Botton è un uomo in ricerca. Sta facendo un percorso. Un percorso bello. Preghiamo per lui..

  7. a-ateo ha detto

    Ho parecchi amici atei,alcuni anche praticanti.
    In famiglia tendono a educare dispoticamente i figli alla loro fede.
    Mentre nelle famiglie cristiane si tende alla ricerca personale e al dialogo.
    Non mi è mai capitato di conoscere genitori atei praticanti con fogli di fede cristiana.
    Moltissimi casi al contrario…famiglie cristiane con figli adolescenti che, speriamo temporaneamente, fanno professione di ateismo.
    Quello che racconta il giornalista de Botton sul padre non mi meraviglia affatto.

    • J.B. ha detto in risposta a a-ateo

      Concordo. E aggiungo che quando cominceranno a premere certe domande e certe esigenze e vedranno che l’ateismo non offre alcuna risposta… la professione andrà a farsi benedire 🙂 basta vedere gli articoli delle conversioni importanti su questo sito per vedere che è vero.

    • alèudin ha detto in risposta a a-ateo

      il termine “ateo praticante” è meraviglioso 😉 lo utilizzerò.

  8. Chissenefrega ha detto

    A me sembra che il personaggio in questione sia stato educato all’ateismo nello stesso modo in cui molti sono stati educati ad essere credenti. Per forza che da grandi cambiano idea.

  9. gabriele ha detto

    i servizi sulle violenze atee di madrid fatti da uccr sono finiti su bastabugie
    http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1915
    evviva 🙂

  10. Scettico ha detto

    Io sono stato “mandato” al catechismo quando ero piccolo e devo dire che l’ho sempre vissuta come una imposizione, al pari di quella di stare a scuola. Ma le volte che mi rifiutavo di andare (credimi, succedeva spesso), non mi hanno mai imposto di farlo o messo in punizione o cose del genere.
    E sebbene sia cresciuto in una famiglia cattolica, non ho mai subito nessun tipo di pressione o imposizione. E come me, tutti i ragazzi che conosco.
    Ora, non so se che visione della famiglia abbiate, ma le famiglie patriarcali non esistono più…

    • StefanoPed ha detto in risposta a Scettico

      A me è successo di peggio: mio padre e mia madre sono cattolici ma, cosa ancora più grave, sono stati entrambi catechisti, molto impegnati in Parrocchia, con i ragazzini e con i fidanzati.

      Devo dirvela proprio tutta: mio padre, che nella sua vita professionale è stato uomo di scienza, professore universitario di chimica (a proposito della contraddizione tra scienza e fede), è sempre stato molto attivo anche sui temi della difesa della vita umana contro l’aborto, sia nell’ambiente universitario che all’esterno.

      Ovviamente questi genitori potevano non mandarmi a catechismo? Me e i miei fratelli? Ovviamente no. Tutti noi figli siamo andati a catechismo. Ci hanno mandato a catechismo e noi ci siamo andati. Così come ci hanno mandato a scuola e noi ci siamo andati. Qualche volta più contenti qualche volta meno (come a tutti i bambini accade) ma con la convinzione, crescente e sempre più consapevole e matura con il crescere della nostra età, che non si trattasse di un’imposizione ma di un’opportunità.

      Ma la storia tragica della mia vita non finisce qui. Appena ho potuto, a mia volta sono diventato catechista. Nessuno dei miei fratelli nel frattempo ha abiurato la fede cristiana, anzi continuano ad essere tutti credenti.

      Oggi ho due figli e, orrore, li ho mandati a catechismo. Ed io (ricercatore e medico) ancora sono catechista. E (mostro di un cattolico!) spero che domani i miei figli magari mi subentrino come catechisti a loro volta ma, soprattutto, ho la speranza che quando avranno a loro volta dei figli sentano il desiderio, quello stesso desiderio che hanno avuto i miei genitori e che ho avuto io, di far loro conoscere il motivo della gioia che come cristiani proviamo tutti i giorni della nostra vita.

      🙂

      • Carlo ha detto in risposta a StefanoPed

        Grazie per la tua testimonianza. Pensa che un babbeo qui sopra ti paragona ai genitori di de Botton…!

      • Gunners ha detto in risposta a StefanoPed

        il problema è che tuo padre ti ha mandato in un posto per IMPARARE qualcosa per poi poter SCEGLIERE se restare credente o meno. Il padre di questo giornalista ha vietato di IMPARARE e ha tolto ai figli una possibilità di scelta.

        • StefanoPed ha detto in risposta a Gunners

          @Carlo: già, è proprio a lui che volevo … dare ragione! 😉

          @Gunners: infatti, vedi mio commento più sopra, “Sono d’accordo con la tesi che è sicuramente sbagliato imporre con la “violenza” una qualsiasi idea ai propri figli. Tra l’altro questo atteggiamento è destinato nella stragrande maggioranza dei casi al fallimento. Diverso è “proporre” ai propri figli le proprie convinzioni o la propria fede nonchè gli strumenti per approfondirle.”

          Io ringrazio i miei genitori per avermi dato una grande opportunità e spero che domani i miei figli ringrazieranno me e mia moglie per aver dato anche a loro la stessa opportunità.

          Per chi non ha quest’opportunità o non l’ha avuta io prego e, come catechista e cristiano, chiedo agli altri di pregare.

          🙂

  11. Ester ha detto

    Qualche settimana fa leggevo un sito web dedicato a Maria Simma, la mistica austriaca che vedeva le anime del Purgatorio. Maria racconta che una volta vennero da lei due anime purganti che in terra erano marito e moglie. Chiedevano che offrisse le sue sofferenze per loro perché erano da moltissimo tempo nelle fiamme purganti e dovevano scontare ancora moltissimi anni. Maria domandò loro per quale mancanza erano in Purgatorio. “Non abbiamo dato un’educazione cristiana ai nostri figli”, risposero.

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