Josè Saramago: il moralizzatore e l’evasione fiscale

Guarda un pò come è sorprendente la vita. Il Premio Nobel per la letteratura José Saramago, scomparso di recente, ha sempre avuto il cipiglio del moralizzatore. Col dito alzato ha rampognato gli errori del Vaticano, di Israele (è stato spesso accusato di antisemitismo), dei vignettisti danesi poco rispettosi nei confronti del profeta (salvo gridare alla censura ecclesiastica e reazionaria di fronte alle proteste dei cittadini dell’Estremadura che avevano scoperto di aver finanziato con le proprie tasse una mostra fotografica in cui la Madonna stringeva tra le braccia un tenero porcellino). Criticato dall’Osservatore Romano e dall’Università di Lisbona (vedi Ultimissima 2/7/10) era un uomo di sinistra, ateo incallito, militante e amico di Micromega. Al facile e volgare insultatore della Chiesa, la morale gli stava molto a cuore. Ma solo quella degli altri, a quanto pare. Il Giornale riporta infatti che il fisco spagnolo reclama da tempo 717mila euro dal premio Nobel, a causa di mancati versamenti dell’Irpef nel periodo 1997-2000. Lo scrittore si è anche rifiutato di offrire i dati delle rendite procurategli dal suo lavoro e dal suo capitale in Spagna o all’estero. «Si scopre così in Saramago l’esistenza di una doppia morale: una molto severa e valida per tutti (sopratutto con gli esponenti religiosi); e un’altra di manica larga riservata ai soli Premi Nobel portoghesi», conclude il quotidiano.

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