L’aborto aumenta la mortalità della donna, altro che “pro-choice”!

L’unico cavallo di battaglia degli abortisti e dei “pro-choice” è quello della salute della donna: fra la donna e il bambino, precedenza alla donna. Peccato che, come riporta il bellissimo articolo su Libertà e Persona, la pratica abortiva è, in assoluto, quella più ostile alla salute delle donne. Lo dimostriamo.

1) La mortalità materna aumenta dove l’aborto è legale.
Preziosi dati sono stati pubblicati, tra gli altri, dall’Unicef in un Rapporto del 2005. In Paesi dove l’aborto è limitato muoiono meno donne, a differenza in quelli dove, invece, l’interruzione volontaria di gravidanza risulta più de-regolamentata e accessibile. Ad esempio in Francia e Inghilterra si verificano 8 morti materne ogni 100.000 nativi vivi, mentre in Irlanda appena una. Uguale nei paesi più arretrati: in Uruguay ci sono 20 morti materne ogni 100.000 nati, mentre a Cuba questo numero sale a 45 (vedi Mortalità materna nel 2005 stimata da UNICEF, UNFPA and The World Bank). In Etiopia, con la legalizzazione dell’aborto nel 2005, la mortalità materna è addirittura triplicata (vedi Puccetti R, Noia G, Aborto farmacologico: risposta a Parachini e coll. “Bioetica” 3 A/2009).

2) Aborti primariamente usati verso le femmine.
L’interruzione volontaria di gravidanza, molto spesso, impedisce proprio alle donne di nascere: solo in Asia, a causa dell’aborto di massa, mancano all’appello 160 milioni di bambine (da Corriere della Sera 8/3/10).

3) Grossi traumi post-aborto sulle donne.
Consentire ad una donna di abortire significa esporla ad un trauma di portata decennale: la sindrome post-aborto. Il celebre pediatra Everett Koop, dopo accurate indagini richieste dal governo americano ha concluso: l’aborto ha impatti psicologicamente devastanti sulle donne (vedi publimed.com). Disturbi emozionali, fobico-ansiosi, neurovegetativi, della comunicazione, dell’alimentazione, del sonno, del pensiero, della sfera sessuale. Da non sottovalutare, infine, le pulsioni suicide (vedi Fergusson D, Horwood LJ, Ridder E in PsycNet, 8/05).

4) La contraccezione incentiva gli aborti.
In Italia, come dimostrato dal recente articolo pubblicato sulla rivista della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, la contraccezione non solo non riduce, ma persino incentivi gli aborti (vedi Giornale Italiano di Ginecologia e Ostetricia 9/09). Mentre, infatti, nel 1979 (primo anno dalla legalizzazione), si registrarono 187.752 aborti, per i successivi sette anni si stabilizzarono sui 200.000 all’anno.

5) In Italia la legge 194 ha aumentato gli aborti clandestini.
Inoltre l’aborto clandestino non è mai scomparso (vedi relazione ministro Turco 2006/07). La 194, nata con l’obiettivo di ridurre gli aborti, in realtà ne ha aumentato il numero, tanto che uno studio ha messo in luce come 1 donna su 3 di quelle che hanno abortito ha dichiarato che, senza questa Legge, si sarebbe tenuta il suo bambino (vedi Atti della Società italiana di Ginecologia e Ostreticia).

Conclusione. Chi accusa gli anti-abortisti di battersi contro la salute delle donne mente, oggi come ieri: il Compendio Statistico Italiano del 1974 riporta che in quell’anno siano morte 9.914 donne tra il 14 e i 44 anni (età feconda). Tra queste solo 409 per cause legate alla maternità, alla gravidanza e al parto (vedi C. Casini, A trent’anni dalla Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, Cantagalli, Siena 2008, p.25). Come è stato dimostrato, quindi, legalizzare l’aborto non serve affatto a contrastarlo anzi i dati ci dicono che induce all’aumento.

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