Gli atei russi imitano l’UAAR: autobus con frasi atee e foto di Stalin

Sembra che gli atei siano particolarmente affezionati agli autobus…Nel 2009 l’UAAR ha tentato di portare a Genova l’iniziativa delle scritte atee sugli autobus, per evangelizzare i cittadini. Immediate le proteste degli stessi autisti, dell’ATM e dei sindacati che hanno brandito “l’obiezione di coscienza” e non hanno accettato l’ingerenza della parrocchia atea.

Oggi, da il quotidiano Libero apprendiamo che i loro colleghi russi provano ad imitarli: anche loro scriveranno qualcosa di ateistico sulle fiancate degli autobus di San Pietroburgo, accanto alle immagini del paladino dell’ateismo russo, il dittatore Joseph Stalinus. Gli atei-comunisti locali promettono di attaccarle in alto, affinchè nessun “vandalo” possa sfregiarle. Nessun vandalo o nessun famigliare dei 8-60 milioni di morti di cui lui e la sua ideologia anticristiana sono diretti responsabili? Milioni e milioni di uomini, donne, bambini, religiosi e religiose, a cui vanno aggiunti anche i 22.000 polacchi di Katyn (di cui moltissimi cattolici), citati anche su Wikipedia.

Le prove della diretta responsabilità dell’ateo Stalin sono state pubblicate direttamente dal Cremlino. Stalin è spesso ricordato perché promosse con fervore l’opera di laicizzazone dello stato sovietico. Lo stalinismo si affermò, come nel nazismo, anche a causa del darwinismo sociale: «L’attacco alla religione fu realizzato anche da un punto di vista scientifico: fu fatta leva sulla storicità oscurantista ed oppositrice della ricerca scientifica della Chiesa: in particolare fu preso di mira il racconto letterale della creazione, nel libro della Genesi, deriso dai testi che supportavano la teoria evoluzionista di Darwin» (cfr. Wikipedia).

Riportiamo infine, per pura curiosità, quel che scrisse L’Unità, noto quotidiano anticlericale, il 6 marzo 1953: «Stalin è morto. Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità. Il Capo dei lavoratori di tutto il mondo si è spento ieri sera a Mosca alle 21:50» (L’Unità, 6 marzo 1953, prima pagina).

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