Perché oggi fu bombardato il Vaticano

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I motivi e i responsabili del bombardamento del Vaticano avvenuto il 5 novembre 1943, esattamente 82 anni fa.


 

La sera del 5 novembre 1943 alle 20:10 un aereo penetrò lo spazio aereo della Città del Vaticano.

Cinque bombe furono sganciate e quattro esplosero entro i confini pontifici, una rimase inesplosa.

Le detonazioni colpirono il laboratorio dei mosaici vaticano, il Palazzo del Governatorato, la stazione ferroviaria vicina e la piazza antistante la basilica di San Pietro, provocando danni materiali significativi ma – per un vero miracolo – nessuna vittima.

 

Perché fu bombardato il Vaticano?

Ancora oggi rimane un alone di incertezza sulle responsabilità dell’attacco.

Versioni diverse hanno attribuito l’azione ad aviatori fascisti della Repubblica di Salò, oppure una missione alleata fuori controllo o addirittura ad un singolo pilota americano.

Quella più attendibile però è stata ricostruita nel libro di Augusto Ferrara “1943. Bombe sul Vaticano” (LEV 2006), secondo cui l’obiettivo era Radio Vaticana, che trasmetteva messaggi per i prigionieri di guerra rappresentando una “voce” non gradita in un contesto bellico.

Ferrara colleziona documenti d’epoca, fotografie inedite (circa trenta) sul tragitto dell’aereo, unitamente a documentazione filatelica e postale del periodo e sostiene che l’aereo partì dall’aeroporto di Viterbo (VT) e fosse un modello Savoia‑Marchetti SM 79 “Sparviero” pilotato da un militare fascista al comando di Roberto Farinacci.

La ricostruzione non pretende di offrire un nome certo del responsabile: emergono anche versioni che attribuiscono l’attacco a un errore della United States Army Air Forces, nel corso di una missione alleata. Ferrara stesso riconosce l’incertezza dei responsabili ma privilegia la pista interna italiana.

Il Vaticano fu bombardato una seconda volta, il 1 marzo 1944 con sei bombe cadute subito fuori dai confini, presso Porta dei Cavalleggeri. In questo caso, la Raf, l’aeronautica inglese, ammise l’errore.

 

La reazione del Papa

Nel contesto del conflitto mondiale, in ogni caso, Roma intera era sottoposta da mesi a ripetuti bombardamenti. Dal luglio 1943 fino alla liberazione nel giugno 1944, furono circa 51 le incursioni aeree sulla città.

Ciò rese lo Stato vaticano – neutrale e protetto dalla prelazione internazionale – un luogo ritenuto sicuro da molti civili e rifugiati. Ed è proprio questa condizione che rese l’attacco ancora più emblematico.

In quel momento storico, la Città del Vaticano ospitava profughi, civili ed ebrei e, come detto, dalla radio si inviavano trasmissioni radiofoniche considerate strategiche.

Divenne iconica la risposta di Pio XII che, insieme a mons. Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI), scese per le strade di Roma per condividere le sofferenze del popolo.

Pacelli ripeté lo stesso gesto il 13 agosto 1943 durante un secondo bombardamento sulla Capitale italiana.

Autore

La Redazione

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