Le Crociate, la brutalità e il vero ruolo della Chiesa

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L’intervista alla specialista Sini Kangas (Università di Tampere) sulle crociate, sul ruolo della Chiesa e la storicità delle fonti che riportarono violenze indicibili.


 

Le crociate e il ruolo della Chiesa.

Abbiamo parlato anche di questo, senza filtri apologetici, con una specialista del tema, Sini Kangas, ricercatrice di Storia medievale presso l’Università di Tampere (Finlandia).

Di recente Kangas ha contribuito a sviluppare una sezione relativa alla Prima crociata per il volume Les croisades (Perrin 2025), curato da Martin Aurell e Sylvain Gouguenheim.

Nella nostra odierna puntata de l’intervista del venerdì le abbiamo chiesto delle motivazioni che mossero i crociati a partire per Gerusalemme, tra le quali non c’era affatto la volontà di convertire i musulmani o arricchirsi con i loro beni.

La studiosa si sofferma anche sulla brutalità della conquista di Gerusalemme, facendo notare però che le fonti musulmane non riportano i racconti cruenti (e, probabilmente, leggendari) delle fonti cristiane, quest’ultime più intenzionate a creare allegorie bibliche.

Infine il ruolo dei pontefici e della Chiesa nelle crociate, che ebbero «un controllo parziale» sui soldati e cercarono «di proteggere le comunità ebraiche» dalle esplosioni di antisemitismo.

 

La Chiesa e le crociate, intervista alla specialista

DOMANDA – Prof.ssa Kangas, nel dibattito politico il termine “crociata” è ancora oggi usato, sempre in maniera negativa. Ma da dove nasce questa parola?

RISPOSTA – I termini “crociata” o “crociato” non erano ancora in uso nel XII secolo.

Le fonti latine dell’epoca della Prima Crociata (1096–1099) si riferiscono alla “crociata” come iter o peregrinatio, cioè pellegrinaggio, oppure come passagium o expeditio, con significati più generici legati al viaggio o alla campagna militare.

Le chansons de geste, in antico francese, parlano semplicemente di “andare a Gerusalemme”. Il termine crucesignatus compare solo dagli anni 1180 in poi, per indicare un pellegrino per Gerusalemme che aveva appuntato una croce sui propri abiti, cioè “segnato con la croce”.

I verbi “prendere la croce” e diventare crociato intorno al 1219–1223, quando le crociate erano già in corso da oltre un secolo.

 

Le motivazioni dei crociati: convertire e arricchirsi?

DOMANDA – Si tende a pensare che la crociata fu una missione contro l’Islam in quanto tale. E’ così?

RISPOSTA Originariamente, papa Urbano II fece appello ai membri della Chiesa romana affinché aiutassero i cristiani orientali.

L’obiettivo era riconquistare i territori bizantini caduti in mano ai Turchi selgiuchidi e ottenere il controllo della città di Gerusalemme, anch’essa sotto dominio musulmano. Dopo la conquista crociata di Gerusalemme nel 1099 e l’istituzione del regno latino, il dominio cristiano sulla Città Santa divenne il fine principale della Prima Crociata nella storiografia occidentale.

Secondo le fonti, i crociati erano motivati dal desiderio di compiere un pellegrinaggio alla Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme e di vendicare l’“oltraggio” subito da Cristo: per i medievali occidentali, i luoghi toccati fisicamente dal Signore dovevano essere governati da cristiani. Nella propaganda crociata, la Terra Santa veniva descritta come l’eredità destinata da Dio ai cristiani, usurpata dal nemico.

 

DOMANDA – Quindi l’obbiettivo non era convertire i musulmani?

RISPOSTA – No, la conversione dei musulmani non era l’obiettivo della Prima Crociata, né di quelle successive in Medio Oriente durante il XII secolo.

Diverso fu il caso del Baltico, dove dal 1147 in poi furono organizzate crociate con l’obiettivo esplicito di invadere le terre di Prussia, Livonia ed Estonia e convertirne gli abitanti al cattolicesimo. In queste guerre, molti nativi persero la vita, le proprietà e la libertà personale. In particolare in Estonia, ampie zone si spopolarono durante la conquista crociata.

Oltre che contro musulmani e pagani del nord, le crociate furono rivolte anche contro cristiani accusati di eresia in Francia e in Italia, e contro i cristiani ortodossi greci: il caso più noto è la Quarta Crociata, che culminò nel sacco di Costantinopoli nel 1204.

 

DOMANDA – Ci furono quindi varie motivazioni che mossero i crociati a partire, quali furono le principali per la Prima Crociata?

RISPOSTA – Secondo le fonti, i primi crociati volevano pregare sulla tomba di Cristo, vendicare l’oltraggio subito dal Salvatore e dai compagni d’armi persi lungo il cammino verso Gerusalemme.

Gli esseri umani sono sempre mossi da una molteplicità di motivazioni, non da una sola. Molti crociati erano sinceramente religiosi e desideravano contribuire alla salvezza della propria anima e a quella dei familiari. Durante l’epoca delle crociate, il fenomeno divenne una vera e propria istituzione familiare: molte famiglie europee parteciparono alle spedizioni per generazioni.

 

DOMANDA – Si dice anche che i crociati vollero arricchirsi, portando in Europa vari tesori rubati

RISPOSTA – I crociati di ritorno non portarono con sé ricchezze, se non reliquie dall’Oriente.

Partecipare a una crociata era estremamente costoso, e i partecipanti dovevano spesso vendere o impegnare gran parte dei loro beni per potersi permettere il viaggio. Inoltre, erano sostenuti dalle famiglie.

 

La brutale conquista di Gerusalemme: verità e leggenda

DOMANDA – La conquista di Gerusalemme nel 1099 è circondata da varie narrazioni leggendarie.

RISPOSTA – La conquista di Gerusalemme fu brutale. Allo stesso tempo, uno dei più grandi miti delle crociate è che le guerre sante siano state condotte in modo particolarmente diverso e più crudele rispetto ad altri tipi di guerre. Non è così.

I crociati durante la loro campagna seguirono le stesse regole generali della guerra che applicavano anche in patria. I comandanti tendevano a risparmiare le proprie risorse e a stipulare accordi con il nemico piuttosto che combattere, e i prigionieri potevano spesso salvare la propria vita pagando un riscatto.

Durante le conquiste, i crociati sono segnalati come responsabili di uccisioni di abitanti di varie città indipendentemente da età, sesso o condizione fisica o mentale. Ciò era pratica abituale quando le parti in conflitto non riuscivano a negoziare un accordo e una fortezza o una città venivano conquistate con la forza e lasciate al saccheggio dei soldati.

Gerusalemme non fece eccezione.

 

DOMANDA – Perché non si trovò un accordo?

RISPOSTA – In questo caso, i negoziati fallirono perché il comandante musulmano Iftikhar al-Dawla aspettava da un giorno all’altro l’arrivo di rinforzi dall’Egitto fatimide. Se la città fosse riuscita a resistere altre due settimane, la sua scelta si sarebbe rivelata opportuna.

 

DOMANDA – Cosa dicono le fonti sulla conquista di Gerusalemme?

RISPOSTA – Fu sanguinosa.

Secondo l’autore anonimo della Gesta Francorum, i pellegrini uccisero e mutilarono i “Saraceni” lungo tutto il percorso fino al “Tempio di Salomone”, cioè la moschea al-Aqsa, dove gli abitanti della città si erano rifugiati per sfuggire agli invasori. Il massacro continuò all’interno della moschea per tutto il giorno, fino a che l’intero edificio fu ricoperto dal sangue dei musulmani. L’autore anonimo non conosceva il numero dei morti; solo Dio lo sapeva.

Nella versione di Raimondo d’Aguilers, che come l’autore anonimo vide la conquista di Gerusalemme con i propri occhi, il sangue dei musulmani fluiva dal Tempio di Salomone fino alle ginocchia dei cavalieri e agli zoccoli dei cavalli.

Fulcherio di Chartres, che visitò la città con Baldovino di Boulogne nel dicembre del 1099, scrive che l’odore della morte era ancora percepibile dentro e fuori le mura. Secondo lui, al momento della conquista furono raccolti 10.000 cadaveri dal Tempio di Salomone. Fulcherio afferma che nessuno sopravvisse al massacro, né donne né bambini.

 

DOMANDA – E le fonti musulmane?

RISPOSTA – Le fonti musulmane contemporanee menzionano solo brevemente la conquista del 1099. La continuazione della Cronaca di Damasco di al-Qalānisī (scritta negli anni 1140-1160) riferisce che i Franchi invasero Gerusalemme e presero la città con la forza. Alcuni abitanti si rifugiarono nel santuario, dove molti furono uccisi.

Gli ebrei si rifugiarono nella sinagoga, che i Franchi incendiarono. In seguito, gli uomini radunati nel santuario si arresero e pagarono un riscatto.

Un altro siriano, al-‘Azīmī, che completò la sua cronaca nel 1143/1144, afferma che i Franchi presero Gerusalemme dagli Egiziani e bruciarono la sinagoga. Quando i biografi di Saladino trattano della riconquista di Gerusalemme nel 1187, non menzionano gli eventi del 1099.

Solo nella cronaca di Ibn al-Athīr (†1233) si trova una cifra più precisa del numero delle vittime. Secondo lui, Iftikhar al-Dawla e i suoi uomini furono risparmiati, ma nella moschea al-Aqsa più di 70.000 persone furono passate a fil di spada durante il massacro durato una settimana. Tuttavia, questa descrizione fu scritta oltre 200 anni dopo i fatti e non corrisponde alle fonti siriane contemporanee.

Sorge quindi una buona domanda: perché le fonti occidentali vollero enfatizzare la totalità del massacro, mentre quelle arabe, siriane e greche no? La risposta è biblica. Gli autori scrissero un’allegoria in cui la caduta di Gerusalemme veniva adattata dal testo dell’Apocalisse (14,19-20).

 

DOMANDA – Quindi le fonti cristiane nei loro racconti esagerarono la violenza e le vittime cercando un collegamento biblico

RISPOSTA – Sì, gli autori vollero offrire ai loro lettori un’immagine della Prima Crociata come parte della storia provvidenziale, con la battaglia di Armageddon, la fine del mondo e la seconda venuta di Cristo alla fine.

La Bibbia si chiude con l’Apocalisse, e la Prima Crociata si concluse con la conquista di Gerusalemme: si scelse questa parabola drammatica perché collocava i crociati all’interno del grande disegno di Dio.

 

Il ruolo della Chiesa nelle crociate

DOMANDA – Quale fu il vero ruolo della Chiesa nelle crociate?

RISPOSTA – Secondo la mia interpretazione, le crociate furono originariamente un movimento popolare sul quale i papi riuscirono a esercitare solo un controllo parziale.

Non c’era nulla di nuovo nella predicazione papale del 1095: il predecessore di Urbano II, Gregorio VII, aveva cercato di lanciare un’iniziativa molto simile, senza successo.

Tuttavia, nel 1095 l’atmosfera era diversa. Il fatto che i primi contingenti arrivarono a Costantinopoli già tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate del 1096 si può spiegare solo con il fatto che le masse erano già in movimento quando il Papa iniziò a predicare.

Nel lungo XII secolo, sorsero numerosi movimenti revivalisti nella cristianità occidentale. Molti di questi, tra cui le crociate (il più grande di essi), furono accolti all’interno della dottrina ufficiale della Chiesa cattolica, mentre altri furono condannati come eretici.

 

DOMANDA – Le autorità ecclesiastiche in che rapporto erano con questi movimenti popolari?

RISPOSTA – I pontefici autorizzavano i loro legati a predicare le crociate, e spesso questi legati accompagnavano gli eserciti durante le spedizioni.

Inoltre, sono noti predicatori carismatici non autorizzati che riuscivano a radunare seguaci. Secondo le fonti, questi gruppi potevano provocare disordini.

Al passaggio dei grandi eserciti crociati attraverso l’Europa, si verificavano spesso pogrom. I crociati diretti a Oriente di solito non si fermavano ad attaccare gli ebrei e si accontentavano delle tangenti ricevute, ma i veri problemi erano causati da altri gruppi composti da antisemiti e da popolani desiderosi di saccheggiare e uccidere i propri vicini.

Durante la Prima e la Terza Crociata, le comunità ebraiche furono oggetto di gravi attacchi in Renania e in Inghilterra.

 

DOMANDA – E la Chiesa? Cosa fece di fronte all’antisemitismo?

RISPOSTA – La Chiesa cercò di proteggere le comunità ebraiche, con risultati variabili.

Nel caso della Seconda Crociata, Bernardo di Chiaravalle, legato pontificio, riuscì a fermare le esplosioni di antisemitismo ancor prima che iniziassero, costringendo un monaco predicatore violento a rientrare nel proprio monastero.

 

L’ambivalente caso delle crociate

DOMANDA – Lei studia le crociate da molto tempo. Cosa la affascina?

RISPOSTA – Sono sempre stata affascinata dal fatto che la fede possa spingere a compiere azioni così straordinarie.

Per una persona moderna, l’idea di abbandonare tutto per camminare per migliaia di chilometri verso una meta sconosciuta, con grandi spese e rischi per la propria vita e incolumità, è qualcosa di difficile da comprendere.

Sono stata – e rimango – colpita dalla complessità delle motivazioni umane: possiamo essere allo stesso tempo crudeli e gentili, avidi e generosi, leali e egoisti; e spesso siamo assolutamente certi della giustezza della nostra causa, senza mai mettere in discussione le nostre motivazioni.

 


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Autore

La Redazione

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