La Chiesa difende ancora i nativi americani, come nel 1600
- Ultimissime
- 17 Giu 2025
I vescovi in Paraguay difendono la popolazione Guaranì. Accadde già durante il colonialismo e oggi la Chiesa continua a difendere i nativi americani.
Ancora una volta a difendere i diritti dei popoli indigeni è la Chiesa cattolica.
Sì, conosciamo già la storia del colonialismo cattolico che usurpò la cultura degli indegni e impose loro il cristianesimo. A questo abbiamo dedicato un approfondito dossier, dimostrando cosa dicono realmente gli storici più accreditati su questo tema.
In Paraguay, la Chiesa in difesa dei nativi guaranì
Non sorprende che ancora oggi, in Paraguay, i vescovi locali si siano schierati a favore della popolazione Guaranì, colpita dalle appropriazioni delle loro terre ancestrali.
La Conferenza Episcopale paraguaiana, sostenuta dalla Pastorale Indigena, ha infatti recentemente denunciato sfratti, abusi e violazioni delle normative costituzionali.
Il diritto alla terra, garantito anche da accordi internazionali ratificati da Asunción, viene ripetutamente ignorato, con le comunità indigene in costante pericolo e senza garanzie di protezione e tutela del loro diritto a preservare l’identità etnica e culturale.
Parallelamente, la Chiesa, in particolare tramite la Compagnia di Gesù e con l’aiuto dell’ONG italiana Magis, ha attivato concrete azioni di recupero dell’identità guaranì.
Cosa fece fece la Chiesa cattolica durante il colonialismo
Come già accennato, il rapporto tra Chiesa cattolica e popoli indigeni è uno dei temi più ricchi di stereotipi emersi soprattutto durante l’epoca illuminista.
Nel dossier creato su UCCR sono elencati tutti i documenti pontifici, dal XV secolo in poi, in cui fu ribadita con forza la dignità umana degli indigeni, vietando la schiavitù e condannando coloro che espropriavano o riducevano in schiavismo le popolazioni locali.
Il frate Bartolomé de Las Casas è ancora oggi considerato il più grande alleato dei nativi americani, nonché colui che nel 1542 fece emanare le leggi con cui la Corona spagnola cercò di limitare gli abusi nel Nuovo Mondo.
Innumerevoli fonti storiche, inoltre, dimostrano che i gesuiti costituirono vere e proprie isole di resistenza: le reducciones del XVII secolo offrirono infatti protezione armata e amministrativa ai Guaranì, impegnati in guerre difensive contro i bandeirantes schiavisti.
E’ per questo che il filosofo messicano Enrique Dussel ha scritto:
«La Chiesa missionaria si oppose fin dall’inizio» allo sfruttamento colonialista e alla riduzione in schiavitù dei nativi, «e quasi tutto ciò che di positivo fu fatto a beneficio delle popolazioni indigene, avvenne come risultato dell’appello e del clamore dei missionari. Restava però il fatto che quell’ingiustizia diffusa era estremamente difficile da sradicare. Ancor più importante di Bartolomé de Las Casas, vescovo del Nicaragua, e Antonio de Valdeviso, che alla fine subì il martirio per la sua difesa dell’indiano»1Dussel E., A History of the Church in Latin America, Eerdmans Pub Co 1982, pp. 45, 52, 53.
Oggi, tali istanze tornano prepotentemente in primo piano in Paraguay: ma le comunità indigene trovano loro alleata, ancora una volta, la Chiesa cattolica.
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