I babbuini non superano il test di autoconsapevolezza
- Ultimissime
- 19 Feb 2025
Il test di autoconsapevolezza fallisce nei primati e ha successo in pesci e topi. L’affannosa ricerca di autocoscienza al di fuori dell’essere umano si scontra frequentemente con l’insuccesso e il fastidio di riconoscerne l’unicità ontologica.
Un recente studio condotto dall’University College London ha messo alla prova l’autoconsapevolezza dei babbuini selvatici attraverso il noto mirror test (test dello specchio).
E’ un test inventato dallo psicologo evoluzionista George Gallup nel 1970 e utilizzato per saggiare le capacità di riconoscimento di se stessi una volta posti di fronte a uno specchio.
Si ritiene serva per verificare la presenza di facoltà di autoconsapevolezza.
Il test di autoconsapevolezza fallisce sui babbuini
Sui babbuini il test è stato negativo: questi primati non sono riusciti a riconoscersi nel loro riflesso.
Pubblicata su Proceedings of the Royal Society B, la ricerca ha coinvolto 120 babbuini chacma (o Papio ursinus, babbuino nero) nel Tsaobis Nature Park, in Namibia.
L’esperimento prevedeva anche l’utilizzo di un laser per marcare alcune parti del loro corpo, come braccia, gambe e mani.
Sebbene gli animali abbiano notato il segno e vi abbiano reagito quando era visibile direttamente, non hanno mostrato alcuna consapevolezza quando la macchia era osservabile solo tramite il riflesso nello specchio, in particolare su volto e orecchie.
Si tratta della prima volta che un test di questo tipo viene condotto in un ambiente naturale e, secondo gli autori, i risultati rafforzano precedenti evidenze secondo cui le scimmie, a differenza di altri animali, non riconoscono il proprio riflesso come un’immagine di sé.
Secondo la dottoressa Alecia Carter, autrice dello studio, i babbuini sembravano infatti piuttosto incuriositi dagli specchi, trattandoli come nuovi oggetti con cui interagire. Ma durante tutto il periodo di osservazione, non hanno mostrato segni di comprensione che l’immagine riflessa corrispondeva al proprio corpo.
La validità del test di autoconsapevolezza
Questa ricerca solleva interrogativi su come definiamo l’autoconsapevolezza.
Gli scienziati in genere descrivono l’autoconsapevolezza come la capacità di diventare “oggetto della propria attenzione”, e il test dello specchio viene utilizzato a questo scopo.
Molti studiosi da anni criticano però questo tipo di esperimento, dubitando anche del fatto che il riconoscimento visivo sia il criterio principale.
In certi ambienti colmi di riduzionismo filosofico si ripete spesso che Bonobo e Scimpanzé abbiano superato brillantemente il test, sottolineando in tal modo che le incredibili capacità umane non siano uniche né speciali.
Si parla molto meno del fatto che spesso questi primati abbiano fallito il test mentre tutti gli esseri umani dall’età di 16-18 mesi lo superino con successo.
Ma anche pesci, formiche e topi, hanno avuto successo con il mirror test.
Dovremmo quindi concludere che pesci e formiche sono “più autoconsapevoli” di molte scimmie antropomorfe?
La verità sembra essere molto più banale: attribuire autoconsapevolezza basandosi sul test dello specchio sembra essere piuttosto arbitrario e, in generale, un’illusione.
L’unicità umana e la ricerca di autocoscienza
Ben vengano questi esperimenti che ci permettono di comprendere l’ambiente in cui viviamo, ma l’affannosa ricerca di autocoscienza al di fuori dell’essere umano somiglia più a un esercizio di wishful thinking che a un’indagine scientifica rigorosa.
Si insiste nel voler vedere nei primati – o, in generale negli animali – barlumi di consapevolezza, come se le peculiarità umane fossero un fastidioso incidente evolutivo da ridimensionare a ogni costo.
Il risultato è un gioco al ribasso: se un bonobo si riconosce allo specchio è “quasi umano”, se non lo fa “il test è inadeguato”, se un pesce ci riesce “forse siamo stati troppo esclusivi nella definizione di coscienza”.
Ma la realtà rimane ostinatamente la stessa: l’autoconsapevolezza, nel senso più pieno del termine, resta una caratteristica unica dell’uomo. E, per quanto si continui a inseguire il riflesso di un’idea, la scienza finisce sempre per restituire un’immagine molto più nitida di quanto certi riduzionismi vorrebbero ammettere.
4 commenti a I babbuini non superano il test di autoconsapevolezza
Qual è la differenza tra l’uomo e gli altri animali? Dopo 3000 anni (millennio più, millennio meno) la migliore risposta è ancora quella che dà la Genesi: l’uomo ha la conoscenza del bene e del male. Gli altri animali possono dimostrare intelligenza più o meno sviluppata, comportamenti complessi, talune abilità persino superiori alle nostre; ma noi siamo l’unica specie vivente che si domanda se sia giusto o sbagliato quello che fa.
Vorrei approfittare di questa occasione per far presente la triste realtà della Chiesa oggi.
Pur essendo un Laico,anche se comunque ho un certo rispetto per molta parte del pensiero religioso,
non condivido l’attuale “ritirata”del cattolicesimo davanti al predominio assoluto, nel campo delle scienze del “laicismo” e in particolare l’asservimento di fronte al non scientifico darwinismo.
Voglio evitare comunque del tutto inutili polemiche(sempre piene di fanatismo ideologico)che fanno solo far perdere tempo prezioso! E semmai ricordarvi che esiste anche la “critica al darwinismo”.Dunque consiglierei di leggere qualche pagina di “L’Evoluzione in 100 domande e risposte”
di Dominique Tassot.Uno degli abbastanza libri scritti per mostrare le falle del darwinismo.
E quale sarebbe la parte che invece non rispetti, così per curiosità 😀
La consapevolezza dell’uomo è invariante rispetto ai dati sensoriali. Se gli studiosi vogliono indagare se altri animali sono consapevoli come l’uomo devono partire da questa constatazione. Togli da un animale vista, udito, sensibilità, odore, ecc… e poi vediamo cosa resta.