Il card. Martini: stop eutanasia, sostegno alle paritarie
- Ultimissime
- 18 Feb 2025
Il pensiero del card. Martini contro l’eutanasia e a favore del finanziamento delle scuole paritarie. Nell’anniversario dell’arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, il ricordo dei pronunciamenti nascosti da molti mangiapreti che oggi lo osannano.
Pochi giorni fa si è celebrato l’anniversario di nascita dell’ex arcivescovo di Milano, il card. Carlo Maria Martini.
Una figura che, assieme a don Lorenzo Milani, è tra i grandi nomi cattolici più strumentalizzati dal mondo anticlericale.
E’ vero, fu padre di pessimi figli, a partire da Vito Mancuso e Ignazio Marino. Gran parte dei politici cattolici (e dei teologi) che da decenni tradiscono puntualmente il magistero della Chiesa in ambito etico usano Martini come riferimento spirituale.
Il più grande errore dell’ex arcivescovo di Milano, forse, fu dare adito a questa inspirazione e non prenderne sufficientemente le distanze, nemmeno dai mangiapreti e dai miscredenti che lo osannano ancora oggi.
Tuttavia, come scrivemmo il giorno della sua scomparsa, non vediamo grandi motivi perché il mondo cattolico sia in risentimento nei suoi confronti.
Le colpe dei figli (anche spirituali) non possono automaticamente ricadere sui padri.
Il card. Martini e le scuole paritarie
Ricordiamo ad esempio un coraggioso intervento del card. Martini del 1998, in un contesto di fortissime polemiche da sinistra contro il DM 261-98, decreto del ministro dell’istruzione, Luigi Berlinguer, che convertiva in legge i contributi alle scuole paritarie.
I media non diedero alcun risalto (non c’è n’è traccia, infatti) al suo pronunciamento al consiglio presbiterale della sua diocesi.
Testo che il cardinale volle però allegare al discorso alla città di Milano durante la vigilia di sant’Ambrogio: una argomentata difesa della scuola cattolica, oggetto di «un crescendo di pregiudizi, di una sorta di spontanea e insuperabile avversione verso ogni proposta di provvedimenti tesi a sostenere anche le scuole pubbliche non statali».
Ne difese la costituzionalità, contrapponendosi alla visione statalista e optando per la sussidiarietà, «la soluzione adottata da gran parte dei paesi democratici oggi, dove lo stato, in diverse forme, sostiene ogni tipo di curriculum formativo che corrisponda a determinati standard (così ad esempio in Francia, Belgio, Austria, Inghilterra, Australia ecc.)».
Nel chiedere la parità ed il sostegno economico alle paritarie, il compianto arcivescovo di Milano aggiunse:
«A taluni può sembrare che la Chiesa chieda l’elemosina allo stato. Non è così. La Chiesa difende una concezione pluralistica dello stato, fondata sul principio di sussidiarietà. Tale concezione sarebbe ferita se prevalesse, di fatto, un monopolio assoluto dello stato in campo scolastico. Se la scuola cattolica sarà costretta a chiudere, ne scapiteranno quei principi democratici che sono meglio promossi in un sistema integrato, come mostra l’esempio di tanti paesi europei».
«Di fronte al prevalere delle obiezioni laicistiche e statalistiche», il card. Martini scrisse infine:
«Si ritiene sia meglio che la Chiesa, per salvare il primato dell’evangelizzazione accetti di lasciar cadere le proprie scuole per dedicarsi ad altri modi di presenza nella società. La chiesa lo ha già fatto, quando vi è stata costretta, ad esempio nei paesi dell’est europeo, dove tutte le sue scuole furono chiuse d’autorità e la chiesa trovò in qualche modo altri strumenti educativi e forme più nascoste di presenza. Il papa e i vescovi non ritengono però che sia l’ipotesi da accettare nelle circostanze presenti. Vale la pena di affrontare anche delle incomprensioni per una causa giusta e urgente, che è per il bene di tutti».
Il card. Martini contro l’eutanasia
Con lo stesso piglio intervenne nel 2007 contro la confusione tra eutanasia e accanimento terapeutico, emersa nel caso di Piergiorgio Welby.
Martini si oppose all’eutanasia individuando «l’esigenza di elaborare una normativa che, da una parte, consenta di riconoscere la possibilità del rifiuto (informato) delle cure – in quanto ritenute sproporzionate dal paziente – dall’altra protegga il medico da eventuali accuse (come omicidio del consenziente o aiuto al suicidio), senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell’eutanasia».
Un’impresa difficile, ma non impossibile la definì. Ma, aggiunse, «è soltanto guardando più in alto e più oltre che è possibile valutare l’insieme della nostra esistenza e giudicarla alla luce non di criteri puramente terreni, bensì sotto il mistero della misericordia di Dio e della promessa della vita eterna».
Il giorno della sua morte, Vito Mancuso cercò di sfruttare la sua scomparsa come grimaldello per l’introduzione dell’eutanasia in Italia affermando falsamente che il card. Martini richiese di essere anticipatamente staccato dalle macchine.
Era falso, come dimostrammo all’epoca. Il compianto arcivescovo di Milano chiese, come migliaia di altri pazienti in stato terminale fanno ogni giorno, una semplice sedazione palliativa.
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