Il 73% dei religiosi che professa voti perpetui è laureato
- Ultimissime
- 06 Feb 2025
La maggior parte dei religiosi ha una laurea. E’ uno dei dati emerso da una recente indagine su chi ha professato i voti perpetui nel 2024 negli USA, oltre a evidenziare il ruolo della famiglia e dell’educazione.
Un recente studio ha gettato nuova luce sul profilo di coloro che hanno professato i voti perpetui nel 2024, offrendo uno spaccato dettagliato delle loro origini, della formazione ricevuta e del cammino che li ha portati alla vita religiosa.
L’indagine, condotta dal “Center for Applied Research in the Apostolate” (CARA) della Georgetown University, ha coinvolto 140 religiosi che nel 2024 hanno compiuto la loro professione definitiva.
Il gruppo include 73 suore e monache e 67 tra fratelli e sacerdoti, con un’età compresa tra i 25 e i 69 anni.
I nuovi consacrati escono da famiglie unite e cattoliche
Un aspetto ricorrente tra i partecipanti è la stabilità del contesto familiare in cui sono cresciuti: il 97% ha dichiarato di essere stato allevato dai propri genitori biologici durante gli anni più formativi, e il 90% ha vissuto in una famiglia con i genitori sposati e conviventi.
L’educazione cattolica ha avuto un ruolo predominante: il 92% ha avuto almeno un genitore praticante, mentre l’87% è cresciuto con entrambi i genitori cattolici.
I religiosi hanno una laurea
Uno degli aspetti che vogliamo sottolineare maggiormente è il livello di istruzione dei nuovi religiosi: il 73% ha conseguito una laurea o un titolo di studio superiore prima di entrare nell’istituto religioso.
Questo dato conferma come la vocazione sia spesso maturata in un contesto accademico, dimostrando che la ricerca intellettuale ha una forte alleanza con la scelta della vita consacrata.
Naturalmente non è certo necessario possedere una laurea per essere persone intelligenti, intellettualmente fini o per comprendere a fondo il significato della vocazione religiosa.
Tuttavia, il dato acquista valore in virtù di un pregiudizio diffuso: l’idea che la vita consacrata sia scelta da persone poco inclini alla ricerca intellettuale o che la fede e il pensiero critico siano in contrasto.
Questa statistica dimostra invece il contrario: molti di coloro che decidono di dedicare la propria vita a Dio lo fanno dopo un percorso formativo solido, in cui l’approfondimento culturale e la riflessione razionale hanno giocato un ruolo fondamentale.
Qualcosa di simile era già emerso alcuni anni fa quando informavamo che la probabilità che le suore possiedano un titolo di studio è doppia rispetto alla popolazione femminile generale.
La fede, dunque, non è un rifugio per chi rifiuta il pensiero, ma può essere il naturale approdo di chi lo esercita in modo autentico.
Molti dei nuovi ordinati hanno frequentato scuole cattoliche: il 43% ha studiato in una scuola elementare o media cattolica, il 38% ha frequentato un liceo cattolico e il 41% ha proseguito gli studi in un’università cattolica.
Età media e numero di fratelli
L’età media di chi giunge alla professione perpetua è di 37 anni, con metà dei professi che ha compiuto i voti a 34 anni o meno. Il più giovane tra i nuovi religiosi ha 25 anni, mentre la più anziana tra le suore ha 69 anni e il più anziano tra i fratelli 66.
Per quanto riguarda la struttura familiare, il 96% ha almeno un fratello o una sorella, con il 40% che proviene da famiglie numerose con quattro o più figli. Solo il 5% degli intervistati è figlio unico.
Il quadro delineato da questa ricerca mostra che le nuove vocazioni non solo provengono in larga parte da famiglie cattoliche solide, ma sono anche caratterizzate da un livello di istruzione elevato, raggiunto all’interno di un’educazione cattolica.
Dati che mostrano l’importanza dell’unità familiare, del ruolo genitoriale nell’educazione religiosa dei figli e della relazione proficua tra fede e cultura, le quali vanno di pari passo nel cammino di vocazione.
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