Perché pregare se Dio conosce già i nostri pensieri?

pregareSull’interessante sito web del noto filosofo e apologeta cristiano William Lane Craig è apparsa recentemente una domanda sull’utilità della preghiera, sopratutto partendo dal fatto che Dio conosce già i nostri pensieri. Non rischia di essere ridondante?

E’ una domanda che molti ci pongono anche per e-mail e a cui abbiamo già risposto. Ma cogliamo l’occasione della risposta di Lane Craig per approfondire. Il filosofo americano, come spesso fa, procede per metafore: porsi questa domanda, scrive, è come domandarsi che utilità ha dire “Ti amo” alla propria ragazza o moglie. Forse pensiamo che lei non lo sappia già? Dire “Ti amo” fa parte della costruzione di un rapporto intimo con l’altro, che è anche una delle intenzioni della preghiera. Una forma di preghiera, ha proseguito Lane Craig, è anche dire semplicemente “Grazie Signore!”. «Potete immaginare qualcuno così ottuso da dire: “Io non devo ringraziare John per quello che ha fatto per me, perché sa già che gli sono grato“?”, oppure: “Io non devo chiedere scusa a Susan perché sa già mi dispiace”?».

Pregare, infatti, significa manifestare consapevolmente e liberamente la propria fede e la propria intenzione di fondare un rapporto di intimità con Dio. Possiamo dire che la preghiera è un esercizio di libertà e di cosciente affidamento. Recentemente Papa Francesco ha proprio risposto a questo quesito: «Dio non conosce già le nostre necessità? Dio ci invita a pregare con insistenza non perché non sa di che cosa abbiamo bisogno. Al contrario, Lui ascolta sempre e conosce tutto di noi, con amore. Nel nostro cammino quotidiano, specialmente nelle difficoltà, nella lotta contro il male fuori e dentro di noi, il Signore non è lontano, è al nostro fianco; noi lottiamo con Lui accanto, e la nostra arma è proprio la preghiera, che ci fa sentire la sua presenza accanto a noi, la sua misericordia, anche il suo aiuto. C’è una lotta da portare avanti ogni giorno; ma Dio è il nostro alleato, la fede in Lui è la nostra forza, e la preghiera è l’espressione di questa fede».

Si può pregare per chiedere una guarigione fisica (e gli studi effettivamente dimostrano l’utilità della preghiera in questi casi), ma essa non ha lo scopo di cambiare i progetti di Dio. Semmai di chiedere a Dio di aiutarci ad accettare il Suo progetto su di noi. Domandare di sentirci peccatori, di essere aiutati a capire che non siamo padroni della nostra vita ed avere la forza di affidarci a Lui: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22, 42). Queste parole di Gesù in croce sono l’apice del pregare. Come ha scritto Sant’Agostino, «la creatura ragionevole offre preghiere a Dio per costruire se stessa, non per istruire Dio» (De gratia Novi Testamenti ad Honoratum liber unus, 29).

E’ ovvio che ci si riferisce a preghiere dette con il cuore, non la ripetizione meccanica di formule imparate a memoria. L’entusiasmo della preghiera è dire: “Dio, rivelati a me! Io scelto di aprire il mio cuore e la vita a Te”. Ma la preghiera è anche un momento di silenzio, senza parole. «Noi pensiamo che dobbiamo pregare, parlare, parlare, parlare. No! Lasciati guardare dal Signore. Quando Lui ci guarda, ci dà forza e ci aiuta a testimoniarlo», ci ha spiegato il Papa.

La redazione

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32 commenti a Perché pregare se Dio conosce già i nostri pensieri?

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  1. Giacomo94 ha detto

    Nel mio silenzio, tu sia Parola.
    Che anche io sia Parola per chi non ha più parole, l’amore per chi non ha più nessun amore, la consolazione per chi non ha speranza, né pace.
    Come il bambino che racconta al genitore fatti, speranze, sogni e sofferenze possa io confidarmi con te, Padre che tutto puoi per chi Ti si affida.
    Fa della mia barca, Signore, un luogo da cui Tu possa Parlare.
    Pace e Bene

  2. Metteo ha detto

    In una ricerca condotta negli Stati Uniti è stato dimostrato che la preghiera non ha alcun effetto su persone malate per cui si chiede una guarigione, si deduce quindi che pregare può far bene a sè stessi, cioè fa sentir meglio la persona che prega, ma non ha effetti sugli altri. Sarebbe quindi come se il proferire “grazie” sia utile solo alla persona che parla ma non per chi ascolta, indi per cui l’esempio di Lane Craig è sbagliato.

    • Giacomo94 ha detto in risposta a Metteo

      Il segreto è nell’affidarsi.
      Pregare per un fine, per uno scopo, per un utile, rischia di diventare non una preghiera, ma una richiesta non più trascendente ma immanente, dunque il senso e la natura stessi della preghiera verrebbero equivocati.
      Dio ascolta se ci avviciniamo a Lui affidandoci completamente, per realizzare non la nostra ma la Sua volontà, pregare dunque significa anche tentare di far nostro il Suo punto di vista.
      Per quanto riguarda l’utilità del “Grazie”, data la perfezione ontologica di Dio, la sua non manchevolezza, è logico pensare che da un dialogo, da un rapporto con Lui ne traiamo vantaggi noi e non Lui.
      Dal mio punto di vista è un dovere provare riconoscenza per chi ha donato la vita e rinnovare il “Grazie” ogni giorno.
      Pace e Bene

    • FREEZER75 ha detto in risposta a Metteo

      A quale ricerca ti riferisci?
      Sparare sentenze ignorando i riscontri che vanno contro la vostra ideologia è sempre un obbligo vedo

      L’articolo menzionato da Craig si riferisce ad una meta-analisi di 17 studi specifici, la cui conclusione è che è possibile avere beneficio sia a livello psicologico che in alcuni casi, anche fisiologico per le persone a cui destiniamo la preghiera

      • Daphnos ha detto in risposta a FREEZER75

        Avrà sicuramente letto “L’illusione di Dio” e la ricerca della Templeton Foundation, ivi raccontata, secondo cui la preghiera peggiora le condizioni di salute del malato perché costui si sentirebbe offeso nel sapere che altre persone stanno pregando per lui.

        • FREEZER75 ha detto in risposta a Daphnos

          Non ho letto il libro di Dawkins,

          comunque certe “considerazioni” del medesimo le ho sentite, e direi che non meritano commenti Daphnos

        • Francesca ha detto in risposta a Daphnos

          Tu prendi un solo dato e ne trai conclusioni arbitrarie.
          In studi molto più lunghi e complessi (che ora non ho tempo di reperire ma tanto non servirebbe a quelli che studiano tutto a metà) si evidenzia in effetti questo dato, ancora aperto a molteplici interpretazioni: negli studi considerati, il gruppo di persone che erano a conoscenza che si pregava per loro non avevano miglioramenti, mentre il gruppo di ammalati totalmenti ignari che vi fosse per loro un gruppo di preghiera miglioravano in modo percentualmente evidente (sintomi, tempi di guarigione, ecc.). Ora, per l’appunto questo risultato è aperto a molteplici interpretazioni, anche di fede: ad esempio a me viene in mente il Vangelo laddove si dice, in varie circostanze, che chi fa il bene “per esibizionismo” o motivi esteriori….. ha già avuto la sua ricompensa. Una possibile interpretazione è quindi che dire al malato che si prega per lui è esteriorizzare e vanificare lo scopo della preghiera, per quanto buono sia l’intento. Forse diverso sarebbe il caso in cui fosse il malato stesso a chiedere le preghiere, perché in quel caso è lui stesso che prega: prega Dio anche tramite gli altri. Ecco, secondo me non è ininfluente la forma e la motivazione della preghiera, come peraltro si evince dai Vangeli. In questo senso….anche pregare “per esperimento scientifico”, come spesso si fa per questi studi, potrebbe falsare gran parte dei risultati.

          • Daphnos ha detto in risposta a Francesca

            Chi ha preso un solo dato e ne ha tratto conclusioni arbitrarie non sono io, ma un tizio oxoniense affetto da forte sindrome da protagonismo 😉 .

            • Francesca ha detto in risposta a Daphnos

              Urka, scusami! Avevo interpretato così: “(Lei) avrà sicuramente letto[…]” come se stessi dando del lei, e sostenessi quella tesi. Quindi poi ho frainteso anche Freezer che ti rispondeva.
              Sorry 😐

    • Annalisa ha detto in risposta a Metteo

      E dopo l’incanto poetico di questo articolo… ecco arrivato il guastafeste. 🙂

      • Daphnos ha detto in risposta a Annalisa

        Più che altro, chissà cosa c’entra l’esempio della parola “grazie”… mi fa più pena il pollice su dato dai Giustiniani e i vari nuovi troll.

    • fra silvano ha detto in risposta a Metteo

      La parola è sempre “performativa” cioè da “forma” a ciò che pensiamo sia in chi la pronuncia e sia in chi la ascolta.
      Sul fatto poi che la preghiera non ottenga nulla a colui per il quale si prega è sbagliato. Noi cristiani crediamo nella “comunione dei santi” cioè in quel legame profondo e spirituale che esiste tra i battezzati per cui la preghiera non è mai un atto “isolato”…come purtroppo non lo è il peccato. Nella Chiesa esiste lo scambio e la solidarietà dei beni spirituali. San Giacomo nella sua lettera invita espressamente a pregare non solo “con” il malato, ma anche “sul” malato e questa si chiama “intercessione”! Io credo alla Parola di Dio…non agli studi americani!

  3. ornella ha detto

    Gesù Cristo che sei Dio , ti amo ogni giorno di più …Ti cerco ogni giorno di più .

  4. lepanto ha detto

    Una delle funzioni , forse la più importante , del dialogo con Dio nel Tabernacolo è offrire al Signore il mio accordo ai suoi interventi ( Grazie ) che come ha detto sant’Agostino mi costruiscono , dal momento che L’Essere Sommo , nella sua infinita Misericordia mi ha lasciato libero di sceglierlo . Perdonami Signore .

  5. Fabrizia ha detto

    La preghiera che nell’articolo si dice sia quella di Gesù sulla croce, in realtà è la preghiera di Gesù nel Getsemani, prima della croce.

  6. asen ha detto

    la possibilità di fare commenti agli articoli è troppo effimera, argomenti complessi richiedono approfondimento e tutto si riduce a scambio di battute del tutto inutile

    • gladio ha detto in risposta a asen

      E’ perchè non conoasci il sito : non sono infrequenti su questo blog ” sassi nello stagno ” che scatenano appassionate discussioni, a volte anche molto accese, dove la sostanza dell’ argomento viene analizzata e sviscerata fino in fondo; E’ ovvio poi che ciascuno contribuisca al dibattito secondo la propria capacità e cultura, ma è in tutti la volontà di non fermarsi alla ” superficie”.

      Prendo comunque atto della tua opinione piuttosto “critica” su questo ambiente ( guai se non ci fossero le critiche, mancherebbe lo sprone !) tuttavia, dal momento che hai aperto bocca per esprimere un parere negativo avresti fatto miglior figura esordendo, ad esempio, con una profonda riflessione in merito a qualche argomento, cosa questa utile non solo per far conoscere la propria opinione ma anche per chiarire ed in qualche modo appianare le difficoltà concettuali del tema trattato, non credi?

    • Eli Vance ha detto in risposta a asen

      I fatti dicono altro: in gran parte degli articoli la somma delle parole utilizzate dai commenti è molto superiore a quelle degli articoli, basta avere una discreta capacità di sintesi e andare dritti al punto.

  7. Discepolo ha detto

    Per il cristiano la preghiera , almeno come “stile” , dovrebbe essere quella insegnata da Gesù stesso nel Padre Nostro.
    niente smancerie,niente sentimentalismi. Non si dice Dio ti voglio bene ma Si fatta la tua volontà, Venga il tuo Regno, Liberaci dal Maligno. la preghiera non è uno stato d’animo, non il sentimentale colloquio di un EGo ipertrofico , quello umano che crede di essere al centro dell’universo ( io, io , io…) ma è il rimettere le cose nel loro ordine reale e gerarchico: Dio è il Padre, si prega per glorificare il SUO nome ( non il nostro) per chiedre che sia fatta la SUA volontà ( non la nostra) , per chiedere cose concrete “Dacci il pane quotidiano” “Rimetti i nostri debiti” non per smancerie sentimentali.
    la pregh iera insegnata da Gesù è il Padre Nostro oppure una preghiera nello stesso STILE.
    tutto il resto è letteratura, e cattiva letteratura, o psicologia da strapazzo.

    • Discepolo ha detto in risposta a Discepolo

      Qualcuno potrebbe obbiettare che come modello di preghiera la Chiesa ci propone anche i Salmi in cui l’orante è più emotivo,personale,espressivo, si arrabbia con Dio perchè non lo difende lo ha abbandonato, fa battute spiritose, a volte si lagna come un depresso (de profundis) a volte chiede favori, o ringrazia oerchè Dio ha sterminato i sui nemici. Certo i Salmi sono poesia pura in certi versetti, in altri teatro e melodramma..
      Il vertice della preghiera cristiana secondo me lo raggiunge la sobrietà dei monaci atoniti coll’Esicasmo: una unica frase
      “Gesù Cristo signore abbi pietà di me peccatore”, ripetuta come un mantra , ad ogni respiro.

  8. Agostino M. ha detto

    Salute amici.

    Seguo spesso il vostro sito e vi ho pubblicato anche alcuni commenti tempo fa.

    Volevo chiedervi una curiosità.

    Io, come già dissi la prima volta che pubblicai un mio commento qui nel sito, sono cattolico, e di conseguenza credo nell’esistenza di un anima immortale.
    Sono studente di medicina, al 4° anno.
    L’altro giorno mi è capitato di discutere dell’esistenza dell’anima con un mio collega di facoltà [non credente].
    E parlandoci mi ha fatto una domanda a cui non ho saputo replicare.
    La domanda che mi ha fatto è la seguente:
    “Supponendo che esista un anima, come si spiegherebbe la condizione di Split Brain [trad.”Cervello Diviso”] ?”
    Per i “non addetti ai lavori” lo Split Brain si verifica in soggetti in cui il corpo calloso che unisce i due emisferi viene diviso tramite commissurotomia.
    E dopo tale intervento gli emisferi sono in grado di funzionare in maniera indipendente, una volta isolati l’uno dall’’altro.

    Se esiste l’anima come la si può conciliare con tale condizione?

    Potremmo avere due anime?

    Grazie a tutti coloro che mi risponderanno [in particolare agli specialisti dell’argomento, qualora ve ne siano].

    • Luigi ha detto in risposta a Agostino M.

      Caro Agostino, come tu ben saprai nessuna disciplina medica parla di esistenza dell’anima. All’esistenza dell’anima si crede quindi per fede e non perchè sia stata dimostrata empiricamente ed ogni tentativo in questo senso porterà solo a sonori fallimenti. La discussione con il tuo compagno non potrà quindi continuare nell’ambito scientifico, anche perchè vedo molto difficile riuscirlo a convincerlo che l’uomo è dotato di anima e gli animali no oppure che l’anima, cioè la parte di noi preposta ai sentimenti, possa sopravvivere alla morte fisica del corpo.

  9. StefanoPediatra ha detto

    Ciao a tutti. Sono stato un po’ assente negli ultimi mesi: ben ritrovati.

    Io sono medico ma non neurologo. Non sono quindi un esperto di cervello anche se conosco gli studi di Michael Gazzaniga, uno di coloro che più seriamente si è occupato di studiare i pazienti cui, in passato, per curare forme di epilessia resistente, veniva sezionato il corpo calloso.

    Per i non medici che volessero farsi un’idea di ciò che ha descritto Agostino M ho trovato questo articolo, di carattere divulgativo, che credo possa dare un’idea: http://www.lescienze.it/news/2012/03/17/news/storia_di_due_met-911302/

    Ciò premesso, non mi è chiaro come il fatto che due emisferi cerebrali possano “attivarsi” autonomamente l’uno rispetto all’altro possa mettere in crisi il concetto di anima. Sarebbe come dire che l’anima non c’è in una persona schizofrenica (cosa che mi sembra un po’ ardita). Non è che se una persona ha un danno al cervello, naturale o iatrogeno, questo implichi che non ha l’anima. Allo stesso modo non direi che una persona con un danno della coscienza non ha l’anima.

    In altre parole il tema posto dal tuo collega di facoltà è semplicemente “ozioso” e, a mio parere, non pertinente. Un po’ di fumo negli occhi per creare un po’ di confusione.

    Però magari non ho capito io bene il problema che poni.

    • Luigi ha detto in risposta a StefanoPediatra

      Alla sua osservazione aggiungo il caso di una persona che contrae l’Alzheimer. Morirà con le capacità cognitive menomate o in un certo qual modo “guarirà” e tornerà allo stato precedente alla malattia? E un bebè morto nel parto e che quindi non avrà ricordi od esperienze di questa vita, rimarrà “costretto” nella sua condizione di anima ancora in via di sviluppo?

    • Marco ha detto in risposta a StefanoPediatra

      Carissimo Stefano!! Bentornato, mi fa piacere leggerti!

  10. Francesca ha detto

    Ma perché si presuppone che l’anima stia nel cervello?
    Se siamo un tutt’uno, anima+corpo, l’anima “sta” con tutto il corpo, con tutta la persona.
    Quindi le condizioni cerebrali non influiscono…altrimenti anche i casi di personalità multipla, che sembrano mostrare diverse identità coesistenti, dovrebbero indicare l’esistenza di più anime? No. Un corpo=un’anima.

    Suggerisco anche la seguente lettura, in particolare dove si parla di rinnovamento ciclico delle cellule cerebrali (scusate, non sono un medico, comunque il concetto è quello)
    http://www.stoqatpul.org/lat/materials/basti_persona_corpo5.pdf

  11. Livio ha detto

    mi piacerebbe fosse spiegato “ripetizione meccanica” di formule imparate a memoria, rispetto a preghiera detta col cuore. Un rosario non è forse una ripetizione di formule dette a memoria?
    Credo che ci siano numerose contraddizioni.
    Insomma, si deve pregare silenziosamente, si deve ripetere meccanicamente? c’entra con lo stato d’animo?

    • Eli Vance ha detto in risposta a Livio

      Il rosario è accompagnato dalla meditazione interiore dei misteri che vengono enunciati, si fa memoria dell’impatto che Dio ha avuto nella vita di Maria e si cerca di ri-fletterlo in quella che è poi la nostra di vita e di rapporto con Dio, dunque il pregare col cuore si fa sia silenziosamente che con parole, al contrario la ripetizione in sè slegata da tutto evidentemente non è preghiera.
      Meglio con parole o senza? presumo dipenda dal contesto, in caso di trambusto o infermità è da seguire il silenzio pena la perdita di concentrazione, in caso di rosario pubblico le parole, la zone grigia sarebbe quando si è da soli, in tal caso prenderei esempio da Gesu’ e dai Santi e quindi con parole: l’uomo si rivolge a Dio sia con le specificità dell’anima che con quelle del corpo.
      Lo stato d’animo sarà anch’esso secondario a parte casi estremi (stato furibondo o confusionale), nel Vangelo stesso vi sono momenti di preghiera sia in stato di gioia-ringraziamento che in stato di tristezza.

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