«Sono cattolico ma…», la contraddizione di Aurelio Mancuso

Aurelio MancusQuando uno comincia dicendo “sono cattolico, ma…”, già si capisce che sta per affermare qualcosa in contraddizione con il suo essere cattolico. Come dire: “sono vegano, ma mangio carne” o “sono felice, ma mi sento triste”, e così via.

Davvero non si capisce come si possa dirsi cattolici e professare convinzioni palesemente in contrasto con la dottrina cattolica. Non può esistere un cattolico emancipato dalla dottrina della Chiesa cattolica, altrimenti è la professione di una fede-fai-da-te che poi si nomina “cattolicesimo”, come ha sottolineato Benedetto XVI criticando chi parla di “fede adulta”. Nessuno costringe ad essere cattolici e chi si dice cattolico è perché evidentemente aderisce alla dottrina professata dalla Chiesa cattolica. Per dirla diversamente, seguire la dottrina cattolica è una condizione indispensabile per definirsi cattolici.

Queste riflessioni sono emerse leggendo un articolo di qualche tempo fa di Aurelio Mancuso, parlamentare PD, attivista Lgbt, presidente di Equality Italia ed ex presidente nazionale di Arcigay. Mancuso ha osteggiato pesantemente Mario Adinolfi, reo di essere stato invitato nell’ottobre scorso da un circolo del Partito Democratico piemontese a parlare del suo libro “Voglio la mamma” e ad esporre il suo pensiero contro il matrimonio, l’utero in affitto e le adozioni omosessuali, che per Mancuso diventa automaticamente «vomitare tutto il suo rancore rispetto alle differenze e alle libertà». Ha quindi invitato ad impedire lo svolgersi dell’evento: «Mi auguro che questa iniziativa sia cancellata, non per una volontà censoria, ma perché il Partito democratico non può non scegliere, esser parte di parte non può mettere sullo stesso piano vittime e carnefici».

Non c’è da stupirsi, conosciamo ormai fin troppo bene la poca tolleranza dei militanti Lgbt. Dissentire dalle loro opinioni significa automaticamente discriminarli, diventare dei carnefici, alimentare odio e omofobia. E’ una strategia retorica molto violenta, utile per mettere a tacere chiunque osi pensarla diversamente. Niente di strano, quindi, che sia stata adoperata anche da Aurelio Mancuso.

La cosa più particolare è che abbia concluso il suo articolo dicendo di sentirsi disarmato di fronte all’invito rivolto a Adinolfi come «dirigente del Pd, militante per i diritti di tutte e di tutti, cattolico e omosessuale». Curioso che si definisca “per i diritti di tutte e di tutti” mentre stia tentando di impedire, attraverso la pressione mediatica, il diritto del circolo PD ad invitare chi la pensa in modo opposto a lui e, sopratutto, impedire a Mario Adinolfi il diritto di esprimere le sue idee in un circolo di un partito politico che, oltretutto, ha contribuito a fondare. Mancuso si definisce “cattolico e omosessuale” e non c’è nulla di contraddittorio in questo (molti omosessuali hanno aderito alle “Sentinelle in Piedi”), non è una sua scelta essere omosessuale e, come spiega il Catechismo, non è un peccato avere questa inclinazione (il problema sono gli atti omosessuali). Da cattolico, però, ritiene che «aborto, matrimonio gay, adozioni, transessualismo, eutanasia, eterologa, surroga» siano «riforme civili e di libertà».

E’ abbastanza ovvio che la dottrina e il magistero della Chiesa cattolica (e non solo) insegni esattamente l’opposto e, -come dicevamo sopra- chi vuole definirsi cattolico non ha logicamente possibilità di emanciparsi dalla dottrina cattolica, pena l’auto-contraddizione. Ma Mancuso non è certamente l’unico a cadere in questa contraddizione, Giovanni Paolo II nell’enciclica “Evangelium Vitae” ha proprio spiegato: «Troppo spesso i credenti, perfino quanti partecipano attivamente alla vita ecclesiale, cadono in una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita, giungendo così al soggettivismo morale e a taluni comportamenti inaccettabili».

Essere cattolici viene per molti percepito come un’appartenenza sociologica a un’area politica, ad un vago sentimento a cui non deve necessariamente seguire alcun convincimento o comportamento coerente. Gesù, citando Isaia, denunciava questa ipocrisia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Mc 7,6). Cattolici ma non troppo, dice Papa Francesco: «Noi siamo cittadini, concittadini di questa Chiesa. Se noi non entriamo in questo tempio e facciamo parte di questa costruzione affinché lo Spirito Santo abiti in noi, noi non siamo nella Chiesa. Noi siamo alla porta e guardiamo: ‘Ma, che bello… sì, questo è bello…’. Cristiani che non vanno più avanti della reception della Chiesa: sono lì, alla porta… ‘Ma sì, sono cattolico, sì, ma troppo no… così…”». E in una sua udienza ha ricordato: «Non si diventa cristiani da sé, cioè con le proprie forze, in modo autonomo, neppure si diventa cristiani in laboratorio, ma si viene generati e fatti crescere nella fede all’interno di quel grande corpo che è la Chiesa. In questo senso la Chiesa è davvero madre, la nostra madre Chiesa – è bello dirlo così: la nostra madre Chiesa – una madre che ci dà vita in Cristo e che ci fa vivere con tutti gli altri fratelli nella comunione dello Spirito Santo». Senza aderire alla Chiesa non si può essere cattolici, insomma.

Essere cattolici significa riconoscere nella Chiesa il mistero della presenza viva e incontrabile di Gesù Cristo che continua il suo cammino nella storia e che investe ogni aspetto della vita dell’uomo, religioso, etico e morale. Emanciparsi da essa e dal suo magistero non significa essere “cattolici adulti”, ma, semplicemente, non essere cattolici.

La redazione

39 commenti a «Sono cattolico ma…», la contraddizione di Aurelio Mancuso

  • “Ci sono due tipi di fascisti: i fascisti e gli antifascisti.”

    Anonimo

    • Supermen ha detto:

      tu devi essere uno di quelli che stanno zitti invece. bravo,continua cosi.a sputare sui morti e a offendere i giusti.

    • Picchus ha detto:

      Non è anonimo, è un celebre aforisma di Ennio Flaiano.

      • @Picchus
        Grazie.

        @Supermen
        Non ho capito la tua affermazione.
        Provo ad esprimermi meglio: le persone come da articolo sono “tolleranti” e democratiche solo con chi la pensa come loro. In questo senso la sinistra si rivela censoria, violenta e antidemocratica esattamente come i fascisti.

        Ora è più chiaro? E comunque io non sto zitto, a cominciare dai commenti e dalla mia presenza sul web, datti una calmata.

  • Dario* ha detto:

    Mi ricorda un’intervista di un musicista che ho letto anni or sono. In quest’intervista lui si dichiarava cattolico però poi diceva di non credere in Gesù ma in una non ben definita entità superiore…

    8/

    …allora semplicemente NON sei cattolico!!!

  • Franceschiello ha detto:

    Per coerenza, non solo non si può essere cattolici ed omosessualisti. Non si può neppure essere di sinistra ed omosessualisti. E’ proprio questa la questione che Adinolfi ha posto sul tappeto.
    E’ assurdo definire Adinolfi come un “carnefice”. Nel suo libro infatti Adinolfi non dice che gli omosessuali debbano essere mandati ai campi di concentramento come facevano i nazisti di Hitler e i comunisti di Che Guevara. Adinolfi affronta il problema del gender da uomo di sinistra, da uomo cioè attento ai più deboli. E da uomo di sinistra afferma quindi di non poter accettare il matrimonio omosessuale, perchè alla fine quelli che ne farebbero le spese sarebbero i più deboli ossia i bambini, ai quali verrebbe negato il diritto di avere una mamma.
    L’intento di Adinolfi è stato quello di aprire un dibattito. Dibattito che gli omosessualisti come Mancuso vogliono stroncare sul nascere, perchè è ormai chiaro che la loro strategia è demonizzare e quindi censurare chiunque non osi applaudire al passaggio del carrozzone lgbt.

    • Supermen ha detto:

      certo guarda,l’odio verso i gay e’ colpa di che guevara. lo sanno tutti.
      ma sta zitto ignorante. O e’ proprio uno sport nazionale cattolico sputare sui morti eh? che schifo

      • Franceschiello ha detto:

        Qui l’ignorante sei tu, perchè evidentemente ignori che i comunisti d’antan erano perfino più bigotti e puritani dei democristiani (evidentemente ignori ad esempio tutti i problemi che Togliatti ebbe con i compagni per le sue relazioni extra coniugali).
        Per i comunisti d’antan l’omosessualità era un esecrabile vizio borghese. Ecco perchè Che Guevara mandava gli omosessuali nei campi di rieducazione. Perfino Castro ha dovuto chiedere scusa.

      • Li ha detto:

        Infatti quanto vi rigirate le frasi della Bibbia? Tanto per citare il classico “chi sono io per giudicare”.

        Cresci, Supermen! Apri gli occhi.

      • Marco S. ha detto:

        Vedo anche che e’ molto praticato lo sport di sputare sui vivi…

  • Menelik ha detto:

    Anch’io ho votato PD fin dal primo momento, i tempi dell’Ulivo di Prodi.
    All’epoca la scelta era tra Prodi e Berlusconi, e, avendo da sempre considerato Berlusconi un affarista, un commerciante e basta, uno che promette delle cose e ne mantiene tutt’altre come la media dei mercanti levantini, mi sono messo nel PD perché mi pareva un partito più credibile, nonostante i suoi difetti.
    Leggevo in giro su forum e blog che la sinistra falce-martello ce l’aveva a morte col PD accusandolo di non essere di sinistra, come fosse un crimine non esserlo, e malediceva la componente cattolica piddina Io rispondevo che…amichetto… ti ricordo che il PD si è formato dalla prima ora, dall’unione della Margherita di Rutelli, dunque ex-DC, con i DS, dunque ex PCCI della corrente più socialista e meno comunista del carrozzone PCI. Dunque nel PD ci sono anche i cattolici tra i fondatori, e non sono una misera percentuale, tutt’altro, e se volete “riportare” il PD a sinistra di fatto lo dovete scippare ai fondatori.
    Dunque i falce-martello si tengano Rifondazione e i Vendoliani e lascino il PD ve sta.
    Così sono andato avanti anni, ma devo dire che ultimamente mi sto allontanando dal PD.
    Finchè resta Renzi, ci resto anch’io, e poi può darsi che mi giri su altri lidi.
    Se col PD viene legge Scalfarotto per tappare la bocca ai cattolici, utero in affitto, aborto come semplice anticoncezionale, disinteresse totale per la situazione dei cristiani nella guerra di sterminio in corso in Medio Oriente e Nigeria…be’…che ci sto ancora a fare in quel partito?
    Finchè resta Renzi, poi anche io sarò a rischio abbandono.
    Ecco, questo per Mancuso e mancusiani, e per i vecchi falce-martello che vogliono mettere le mani sull’elettorato PD.
    Mi ha indispettito questa frase:
    «Mi auguro che questa iniziativa sia cancellata, non per una volontà censoria, ma perché il Partito democratico non può non scegliere, esser parte di parte non può mettere sullo stesso piano vittime e carnefici».
    Come elettore PD “storico” io sono schifato da quel “non può non scegliere”.
    Per me questa frase è un macigno, e avrà un peso determinante nel dopo-Renzi.

    • francesco ha detto:

      beh non è che renzi sia una garanzia…
      è passato divorzio breve, sostiene le unioni civili alla tedesca (che praticamente sono uguali al matriminio), eccetera.

      • Menelik ha detto:

        Lo so.
        Renzi, se non altro, è di formazione non comunista.
        Guardiamo le alternative non oggi, ma prima:
        a destra avevamo (avevamo, non abbiamo!) Berlusconi il faccendiere, poi Bossi ed è sotto gli occhi di tutti la fine cha ha fatto alla Lega.
        Poi Fini, e Berlusconi ha fatto di tutto per “fargli la pelle” (all’epoca Berlusconi era ricco e potente e contava, oggi è rimasto ricco e basta).
        A sinistra, tra Rifondaroli e Vendoliani…te li raccomando !!
        Poi è scappato fuori l’accoppiata Grillo/Casaleggio col loro miniesercito di troll.
        Questo era ciò che passava il convento.
        Lo conosci il detto: o mangi la minestra, o salti dalla finestra?
        Adesso c’è Salvini e la Meloni….vediamo un po’ che piega prenderanno.
        All’epoca Scalfa-rotto in non dico dove, non si sapeva nemmeno che esistesse.

      • gladio ha detto:

        …e starebbe anche brigando per portare Mortadella al Quirinale.
        Poroprio lui, il piripicchio di Bologna, l’ inventore del ” cattolicesimo adulto “, il “prete falso” che tentò di affibbiarci i DICO; solo che allora ad affettare la mortadella c’ era la CEI di Ruini ma ora…

  • Supermen ha detto:

    Adinolfi dirigente PD? davvero? sa il nostro “dirigente PD” che il PSE di cui il PD fa parte da alcuni mesi sostiente la mozione che prevede l’introduzione del diritto all’aborto come ineludibile diritto umano in ogni paese? che e’ questo? giocatore di poker,dirigente pd a corrente alternata? ma non era un “olocausto” ? un po’ di coerenza cari miei….

    • Picchus ha detto:

      Adinolfi è stato tra i fondatori del PD ma attualmente non ricopre nessun incarico e non ha neppure la tessera.

    • Menelik ha detto:

      Oggi il PD è una cosa, ieri era un’altra.
      Il PD si è formato dall’incontro di due fazioni: una cattolica di provenienza ex-democristiana come ho scritto nel post delle 12.16, ed una di origine DS, staccatasi dalla costola del vecchio PCI, quando si è smembrato tra Rifondaroli tutto falce martello, e centro-sinistra.
      Con Prodi i due gruppi convergevano sotto l’egida di un ex-democristiano di estrazione cattolica.
      Dunque il PD non è MAI stato di sinistra e non è mai stato di centro, ma di centrosinistra fin dalla prima ora.
      Poi, quando ha preso piede la cosa, si sono accodati tutti.
      All’inizio c’era o Prodi o l’affarismo berlusconiano, o il secessionismo bossiano.
      Alternative: non recarsi al seggio.

  • Giorgio P. ha detto:

    A proposito di “sono cattolico ma” ci sono alcuni aspetti che mi lasciano perplesso che riguardano anche ambienti cattolici di buona fama. Sarà utile premettere che, dopo essere stato ateo per molti anni, ora sto cercando di avvicinarmi al cristianesimo, all’interno del quale riconosco alla Chiesa un ruolo di unità e continuità storica che altre professioni cristiane non possono vantare. Osservo però che, tra i vari cambiamenti che si sono stati negli ultimi anni, è diventato ora completamente normale avere rapporti prematrimoniali, convivere e fare figli senza essere sposati, e a me pare molto raro che se ne parli in relazione all’etica cristiana. La mia percezione è che la maggioranza delle persone conviventi sia perfettamente in pace con la propria coscienza, e d’altra parte non vedo prese di posizione nette da parte del clero su questo diffusissimo costume sociale; l’altro giorno leggevo su Famiglia Cristiana di una ragazza entusiasta del corso pre-matrimoniale che aveva frequentato, che riceveva una risposta altrettanto entusiasta sulla utilità di questa iniziativa: sul fatto che lei convivesse da un anno (castamente?) nemmeno una parola, da cui desumo che, al corso tenuto dal prete, quello della convivenza non debba essere stato un argomento particolarmente dibattuto. Mi sembra allora che “cattolico ma” in alcuni casi abbia già perso il ma..

    • Dario* ha detto:

      Purtroppo la Chiesa trabocca di quelli che nel Vangelo vengono definiti “tiepidi”. Tu non ti curar di loro ma guarda e passa, un conto è ciò che insegna la dottrina ed un conto sono gli esempi più o meno fuorvianti che la vita ogni giorno ci propone. La pratica del “predicare bene e razzolare male” è antica quanto l’uomo, anche Gesù ai suoi tempi di alcune persone ha detto: “fate quello che dicono, non fate quello che fanno”. Non lasciare che il loro comportamento ti dia scandalo ed allo stesso tempo non condannarli nel tuo cuore. Se hai occasione fai caritatevolmente notare loro l’errore, se non ce l’hai puoi pregare per loro, in ogni caso non lasciarti influenzare, segui l’insegnamento di Gesù, che è limpido, ed ascolta la tua coscienza (se loro non ascoltano la propria peggio per loro)

    • Eli Vance ha detto:

      Condivido pienamente che è necessaria una pastorale piu’ decisa su questo tema: Non mi sembra un’idea tanto assurda quella che la crisi della famiglia odierna (aborto, richiesta di presunti diritti sul matrimonio) sia il frutto maturo di una cristiana visione del matrimonio che si è andata regredendo nel passato (le convivenze ). Per cui serve a poco insistere sugli effetti di cio’ se non ci si concentra anche sulle cause, cioè curare quell’ignoranza di come la sessualità vada integrata positivamente nell’ambito della vita umana.
      Il termine “legittimare” piu sotto sarebbe però da prendere con le pinze, chi è di buona volontà sa bene cosa afferma il catechismo sulla questione, cosa dicono i pronunciamenti dottrinali sul tema e in cosa consiste la “porta stretta” evangelica.

  • lorenzo ha detto:

    Codice di Diritto Canonico
    Can. 205 – Su questa terra sono nella piena comunione della Chiesa cattolica quei battezzati che sono congiunti con Cristo nella sua compagine visibile, ossia mediante i vincoli della professione di fede, dei sacramenti e del governo ecclesiastico.

    Costituzione Dogmatica sulla Chiesa – Lumen Gentium
    14. Il santo Concilio si rivolge quindi prima di tutto ai fedeli cattolici. Esso, basandosi sulla sacra Scrittura e sulla tradizione, insegna che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Gv 3,5), ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta. Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare. Sono pienamente incorporati nella società della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo, accettano integralmente la sua organizzazione e tutti i mezzi di salvezza in essa istituiti, e che inoltre, grazie ai legami costituiti dalla professione di fede, dai sacramenti, dal governo ecclesiastico e dalla comunione, sono uniti, nell’assemblea visibile della Chiesa, con il Cristo che la dirige mediante il sommo Pontefice e i vescovi. Non si salva, però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità, rimane sì in seno alla Chiesa col «corpo», ma non col «cuore» [26]. Si ricordino bene tutti i figli della Chiesa che la loro privilegiata condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; per cui, se non vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati [27].

  • Menelik ha detto:

    Giorgio, la teoria dà delle regole strette, la pratica non annulla le regole, ma allarga le strettoie.
    Io stesso mi sono sposato, 32 anni fa, quando la moglie, di fatto convivente, era la sesto mese.
    Convivente perché vivevamo da soli in un Paese straniero, con tutte le difficoltà del caso.
    Eppure ci siamo sposati in chiesa, senza corso prematrimoniale per l’impossibilità a frequentarlo, e il prete non ci ha rimproverato nulla.
    In aggiunta a ciò, la nostra convivenza pre è stata una fuitina a tutti gli effetti.
    Sai cosa disse il prete quando ha visto il pancione?
    Sei stata brava a non lasciarti tentare dal fare l’aborto.
    E ha acconsentito a sposarci. Di sabato.
    Lunedì mattina eravamo di ritorno (a Manchester).
    L’indomani martedì ho ripreso il lavoro.
    I parenti hanno creduto che andavamo a Manchester in viaggio di nozze.

    • Giorgio P. ha detto:

      Grazie, apprezzo molto la tua risposta, che però non mi aiuta molto. Le strettoie di cui parli si possono (o non si possono) allargare solo se prima qualcuno le ha messe; se però tutti o quasi i conviventi cattolici si sentono in pace con la propria coscienza, allora non si tratta più di un “allargamento” (di quanto sia lecito possiamo discuterne) della strettoia , bensì di una legittimazione – forse non esplicita, forse semplicemente dovuta a un silenzio-assenso o a posizioni non sufficientemente nette da parte dei pastori della Chiesa, ma sempre legittimazione è. La questione, a mio modo di vedere, diventa cruciale quando si hanno delle responsabilità famigliari: cosa insegnamo ai nostri figli rispetto al costume della società in cui si trovano a vivere? E’ giusto o sbagliato convivere? Chi commette fornicazione, convive, fa figli senza essere sposato ha qualcosa di cui pentirsi? Oppure va bene tutto e sono le circostanze, le abitudini che determinano ciò che è bene e ciò che è male?

      • Dario* ha detto:

        La questione è questa. Ciò che è giusto è giusto e ciò che è sbagliato non lo è ma Dio oltre ad essere giusto è anche misericordioso. In soldoni questo si riassume nel fatto che Dio accoglie sempre il peccatore che si pente e cancella il suo peccato.
        La teoria è semplice ma la vita di tutti i giorni aggiunge tante ulteriori variabili. Cerco di spiegarmi, potrei dire delle banalità ma siccome non so quanta dimestichezza hai con questo genere di cose preferisco fare così che omettere cose perché le considero sottintese ma che magari non lo sono per altri.
        Prendiamo l’esempio scritto da Menelik. Io non lo conosco e non mi permetterei mai di giudicare, mi limiterò a commentare i fatti da lui descritti nel suo post.
        Lui e la sua fidanzata hanno convissuto prima del matrimonio. Nella convivenza non c’è niente di illecito se i due non hanno rapporti carnali. Nel caso in questione suddetti rapporti evidentemente ci sono stati, qui entrano in gioco altre questioni. Innanzitutto entra in gioco la debolezza umana. Ovviamente vivendo assieme e provando attrazione reciproca è ovvio che la tentazione fosse grande. C’è colpa? Certamente che c’è però ci sono anche delle attenuanti come le circostanze difficili che Menelik e la sua futura moglie attraversavano. Le attenuanti non cancellano l’errore ma la misericordia di Dio sì. In quanto al prete che li ha sposati ha scelto il male minore: da un lato c’era il rifiutare loro il sacramento perché non c’era stato tutto l’iter regolare e costringere la coppia a continuare a vivere nel peccato mentre dall’altro c’era il regolarizzare la loro unione nonostante le imperfezioni nella forma. Come vedi è facile vedere esattamente cosa c’è di giusto e cosa c’è di sbagliato ma, come accade spesso, sono avviluppati inestricabilmente. Gesù ha detto in una sua parabola che Dio lascia che grano (bene) e gramigna (male) crescano insieme perché sradicando la gramigna non venga sradicato anche del grano. Il giudizio spetta a Dio ed avviene solo a giochi fermi, quando non c’è più niente in evoluzione. Dio ci lascia liberi di scegliere la nostra strada nel bene e nel male ed è sempre pronto a riaccoglierci come il Padre nella parabola del figliol prodigo se noi ci pentiamo e torniamo a Lui.
        In casi come questo non si tratta di legittimare il male, il male resta male, ma semplicemente di lasciarselo alle spalle in quanto perdonato da Dio e ricominciare facendo il possibile con tutta la buona volontà per non sbagliare più ma consapevoli che, nonostante gli sbagli, c’è sempre un Dio pronto a perdonarci e darci la possibilità di ricominciare.
        Spero di esserti stato un po’ d’aiuto nel tuo dubbio, se non lo stato chiedi pure e cercherò di rispondere in modo migliore

        • Giorgio P. ha detto:

          Ringrazio anche te Dario*, ma temo a questo punto di non essermi spiegato sufficientemente bene. Io sono d’accordo sulla tua interpretazione del caso specifico di Menelik, il concetto che esprimi è molto chiaro e, diciamo così, ben appoggiato sulle Scritture. Il punto però è un altro, e, quasi involontariamente mi pare, lo sfiori col tuo commento. Se qualcuno ruba sapendo che rubare è sbagliato commette peccato, è fin troppo ovvio; se si tratta di un cristiano immagino inoltre che la coscienza gli brucerà ancor di più, essendo stata formata sul preciso concetto che il furto è una violazione di natura religiosa oltre che penale. Quando però scopriamo che dove viviamo noi quasi tutti rubano, e lo fanno alla luce del sole, sotto gli occhi indifferenti della forze dell’ordine, allora le cose cambiano. Se poi un ladro frequenta un corso per diventare poliziotto ammettendo candidamente di rubare, scrivendo a una rivista del settore per lodare l’utilità del corso, e la redazione, da par suo, manco si sogna di ricordargli che sì, tutto bello, però attenzione che rubare è vietato dalla legge, allora non è più questione di misericordia, il problema è evidentemente un altro. Io personalmente non conosco nessun convivente cattolico, nemmeno con figli, che abbia qualche dubbio sulla propria condotta morale; si sentono tutti a posto con la coscienza e con Dio, considerano il matrimonio un fatto di costume che fa solo spendere soli e oramai non più necessario. D’altra parte frequentano liberamente la Chiesa, i loro figli sono regolarmente battezzati, e non hanno probabilmente mai sentito una parola contraria durante un’omelia: perché dovrebbero porsi il problema? Non mi sembra una questione da poco: per duemila anni tutti i cattolici avevano ben chiaro che il rapporto prematrimoniale è peccato, e come tale andava inquadrato nei termini del tuo commento. Nel giro di dieci anni è cambiato tutto. Io però non la mando giù, ho dei figli piccoli che pretendo imparino a distinguere senza esitazione il bene dal male. Ma se frequento coppie conviventi senza dire nulla ai miei figli, questi penseranno che concluderanno che quella condotta è giusta (e non tiriamo fuori la questione della convivenza casta, che fa semplicemente sorridere); se d’altra parte gli dico che è sbagliata gli mostrerò col mio esempio di essere un ipocrita. Allora, siamo “cattolici” o “cattolici ma”?

          • Dario* ha detto:

            Sul fatto che la moralità generale negli ultimi anni si è molto annacquata metti il dito nella piaga. Purtroppo è così, è un dato di fatto e noi non possiamo farci niente. Personalmente conosco anche io un sacco di gente che convive candidamente come fosse lecito e sono il primo a sorridere sul fatto che convivano castamente, se esistono coppie che convivono castamente sono delle mosche bianche.
            Il discorso è complesso, proverò a risponderti ma inevitabilmente ciò che scriverò non sarà esaustivo. Proverò a rispondere tenendo il tuo post come traccia.
            Se qualcuno ruba sapendo che è sbagliato commette peccato ma lo commette anche chi ruba non sapendo che è sbagliato, ha l’attenuante dell’ignoranza ma si tratta solo di un’attenuante che riduce la gravità dell’azione, non la rende certo giusta.
            Il grado di quanto la coscienza rimorda non dipende dal fatto che uno sia cristiano o meno. Può benissimo bruciare di più la coscienza di un non cristiano. La coscienza è come un muscolo, più la si usa e più diventa acuta, meno la si usa e più si atrofizza. La dottrina fornisce gli attrezzi giusti per l’allenamento ma il fatto di utilizzarli o meno è demandato al libero arbitrio di ciascuno.
            “Quando però scopriamo che dove viviamo noi quasi tutti rubano, e lo fanno alla luce del sole”, anche tu abiti in Italia eh? =P (scusa la battuta era solo per sdrammatizzare un po’)
            Seriamente: uno degli insegnamenti più grandi che puoi dare ai tuoi figli è quello di pensare sempre con la propria testa a priori dai brutti esempi che si trovano attorno. Una frase che ho sentito fino alla nausea da bambino, declinata in vari modi, è stata “se Xyz si butta in un pozzo lo fai anche tu?”. Purtroppo viviamo in tempi in cui tutto è appare confuso ma in fondo la Verità si fa trovare anche oggi dalle persone di buona volontà. Ogni epoca è caratterizzata dalle proprie sfide e dalle proprie difficoltà, quella principale dei nostri giorni è proprio non cedere al realtivismo imperante.
            Tu dici che tutti i conviventi cattolici che conosci si sentono a posto con la coscienza e considerano il matrimonio una question di costume. Su questo punto c’è da sorridere quasi quanto sulla convivenza nella castità. Insomma, diciamocela tutta, la stragrande maggiornaza di queste persone non è che non sappia che è sbagliato ma è che se ne frega. Non è che considera solo il matrimonio una questione folkloristica ma considera tale il cristianesimo in sé. Se sei in confidenza con qualche coppia che davvero non sa che è sbagliato allora è tuo dovere di cristiano farlo loro presente, con delicatezza e senza giudizi perché quando vediamo qualcuno zoppicare non sappiamo con che razza di scarpe è costretto a camminare (i giudizi sono solo per Dio). Se ti ascolteranno avrai guadagnato dei fratelli, se non lo faranno avrai comunque fatto la tua parte e, non si sa mai, magari potranno sempre ricordare le tue parole in futuro quando saranno più aperti alla Grazia di Dio. Noi seminiamo ma il raccolto non dipende da noi.
            Ai loro figli, come dici tu, probabilmente verrà insegnato che fare così è lecito ma crescendo avranno modo anche loro di farsi una propria idea. Io sono grato ai miei genitori dei valori che mi hanno insegnato ma non tutto quello che mi hanno insegnato l’ho fatto mio. Una volta raggiunta la maturità ho imparato che i genitori non sono perfetti, come nessun’altro essere umano d’altronde, ed ho imparato a distinguere i loro errori ma ad accettarli per come sono. Alle volte ci piacerebbe in qualche modo manipolare le altre persone in modo che agiscano secondo i nostri canoni ma grazie al Cielo ciò non è possibile, ciascuno ha piena autorità solo su se stesso. Per quanto riguarda le persone che hanno una più o meno ampia autorità anche sugli altri, è una grossa responsabilità che hanno ricevuto e ne risponderanno.
            Tu nel tuo post hai messo in evidenza un malcostume che è diventato diffuso nelle gerarchie della Chiesa, il genuflettersi al politically correct. C’è però da dire che non sempre ciò che appare è ciò che accade realmente. Esistono sacerdoti che magari non si scagliano contro la convivenza dal pulpito ma poi con più delicatezza lo fanno presente alle coppie nell’errore. Se non lo fanno è una colpa di cui renderanno conto a Dio, se lo fanno e non vengono ascoltati la colpa passa alla coppia.
            Un altro grande insegnamento che puoi dare ai tuoi figli è che non chi si dice cattolico è davvero cattolico ma chi si comporta di conseguenza. Ci sta che le persone sbaglino ma nel momento in cui cercano di far passare il proprio errore per corretto vuol dire che non seguono più le indicazioni della propria fede ma che se ne stanno creando una propria che, che ne siano consapevoli o meno, non si chiama “cattolicesimo”.
            Se frequenti delle coppie conviventi puoi insegnare due cose contemporaneamente ai tuoi figli: che queste coppie sbagliano e che non bisogna giudicare i fratelli nell’errore ma che bisogna comunque amarli. Impariamo da Dio, Lui che per primo condanna il peccato ma ama il peccatore.
            Se dici ai tuoi figli che convivere è sbagliato ma poi convivi effettivamente sei un ipocrita ma puoi sempre cambiare vita e quale esempio migliore può ricevere un bambino di vedere qualcuno che era nell’errore ma si è corretto. Nessuno è esente da errori, l’importante è ammetterli, porvi rimedio nei limiti del possibile e cambiare vita.
            Riguardo alla tua ultima domanda: i “cattolici ma” sono un modo di dire ma in realtà non esistono, esistono i “cattolici” ed i “non cattolici”. Ci sono momenti più o meno lunghi nella vita di ogni cattolico in cui questi non si comporta da cattolico (in modo più o meno grave), in quei momenti non è cattolico ma se si converte può tornare ad esserlo.

            • Giorgio P. ha detto:

              Credo sia come dici tu, la maggioranza semplicemente se ne frega. A me sembra però che un po’ se ne freghi anche la Chiesa, che ammette i conviventi ai sacramenti e gli battezza i figli; come fa una persona che vive in aperta violazione dei precetti cristiani essere affidataria di un’educazione religiosa? Sarà cinico, ma se un genitore fuma in presenza dei propri bambini si tratta di una sua scelta, volutamente errata, che pagano delle persone innocenti. Mica l’ho deciso io, però la realtà è questa. Comunque la Chiesa fa come ritiene meglio, non era esattamente questo il punto; io sono in fase di avvicinamento, porto i figli a messa perché credo che sia sempre meglio che farli crescere sotto il segno del fa’ un po’ te, ma sono ancora lontano, per motivi come questi e per ragioni dottrinali che proprio non riesco a digerire. Quel che mi interessa al momento sono più gli aspetti educativi; ad esempio: do una festa e invito coppie con bambini, alcune sposate, alcune no. Dico qualcosa ai miei di figli? Gli spiego, per quel che è il loro livello, che chi non è sposato è in una condizione diversa da chi lo è o faccio finta di niente? Oppure comincio a selezionare le amicizie e le frequentazioni in base anche a criteri come questo, in barba alla migliore tradizione del politically correct? Per carattere sarei portato ad essere categorico e non andare troppo per il sottile: chi fa figli al di fuori dal matrimonio non è una persona da frequentare (specie quelli che hanno l’odiosa, e vagamente sarcastica abitudine di chiamare i genitori del proprio compagno “suoceri”), punto. Ma d’altra parte non vorrei nemmeno dare l’idea di essere un fanatico…

              • Dario* ha detto:

                Dunque, il fatto di ammettere i conviventi ai sacramenti è una questione controversa che va analizzata caso per caso, ci sono troppe variabili in gioco, mentre per quanto riguarda il battezzare i figli (ma vale anche per gli altri sacramenti) è più che giusto farlo, anzi sarebbe una grave mancanza negarglielo: che colpa ne hanno i figli se i genitori vivono nel peccato? Che giustizia sarebbe? Per usare la tua stessa metafora, sarebbe come negare le cure mediche ai bambini perché i genitori fumano (insomma, già i genitori fanno cose che nuociono loro, deve pure infierire la società?).

                Se ti va possiamo discutere delle questioni dottrinali che ti sono di ostacolo, alle volte ci si impunta su delle cose solo perché non le si capisce o perché ci sono state insegnate sbagliate. Ad ogni modo, se ti può interessare, ti faccio presente che ci sono corsi per adulti per avvicinarsi alle questioni di fede: http://www.sentinelledelmattino.org/proposte-per-la-nuova-evangelizzazione/corsi-alpha
                In alternativa (o in aggiunta) ti consiglio questo sito che tratta davvero bene (non le ho viste tutte ma quelle che ho guardato meritavano tutte) un sacco di tematiche interessanti: http://www.cafeteologico.it

                Per quanto riguarda gli aspetti più pratici, io non ho figli quindi non ho esperienza diretta, ti dico semplicemente cosa farei io:
                non so quale età abbiano i tuoi figli ma non vedo niente di male nel fatto che frequentino figli di genitori non sposati, se ti metti a pretendere che gli amici dei tuoi figli abbiano il pedigree li condannerai all’eterna solitudine. Ti dirò di più, per esperienza diretta posso dire che alle volte le amicizie peggiori sono proprio quelle dei figli di chi frequenta la parrocchia (purtroppo spesso chi ostenta una facciata candida dentro è più marcio degli altri). Sempre per esperienza personale, tra i ragazzini che frequentavo da piccolo c’era una bambina che aveva i genitori atei che non l’avevano neanche fatta battezzare eppure adesso lei ha ricevuto i sacramenti e vive cristianamente mentre tanti ex-frequentatori della parrocchia adesso sono lontani dalla fede quando non addirittura ostili. Ogni persona è un mondo a se ed un mondo in evoluzione. La cosa migliore che puoi fare è di avere sempre un dialogo aperto coi tuoi figli in modo da poterli consigliare sulle eventuali brutte compagnie da evitare (brutte compagnie che, ripeto, possono essere anche figli di genitori che passano le giornate in chiesa) e poter spiegare loro le eventuali cose sbagliate in cui inevitabilmente si imbatteranno (tu puoi anche scegliere gli amici da invitare a casa ma non puoi certo scegliere i loro compagni di classe, i loro coetanei a catechesi, quelli con cui giocano al parco, quelli che incontrano per strada, sull’autobus, ecc. ecc.
                Aggiungo un’altra considerazione: un conto è proteggere i propri figli ed un conto è farli vivere in una sorta di campana di vetro. Nel secondo caso, prima o poi ne dovranno uscire e, più ci avranno vissuto dentro, più l’esperienza sarà traumatica. Inoltre proibire loro di interagire coi loro amici finirà per essere interpretata come un’ingerenza oppressiva da parte tua e, se si allontaneranno da te, a chi si rivolgeranno quando ci sarà davvero bisogno? Tieni sempre a mente che tu nei primi anni della loro vita li puoi educare e li puoi sempre consigliare ma non potrai mai vivere la vita per loro.

                Per quanto riguarda lo spiegare loro la faccenda dei genitori che convivono. Certamente a spiegarglielo male non fa ma aspetta il momento buono a farlo, ad esempio se ti chiedono spiegazioni o se viene fuori l’argomento. E’ un argomento che puoi gestire analogamente al “come nascono i bambini?”. Non credo serva essere troppo apprensivi: se guardano un po’ di TV sono concetti con cui avranno anche troppa familiarità e sicuramente anche a scuola verranno fuori o sono già usciti =)

                • Giorgio P. ha detto:

                  Per rimanere nella metafora, pretenderei almeno che i medici rimproverassero duramente i genitori per aver fumato davanti ai figli, e invece nemmeno quello. Il resto che scrivi è saggio e ragionevole, ti ringrazio. E’ un po’ che cerco di far luce su alcune questioni dottrinali, se non è OT e se non c’è un limite al periodo entro cui si possono inviare post, per me possiamo continuare qui. Anche in questo caso preferisco anteporre una premessa dicendo che, per varie ragioni, considero le Scritture superiori rispetto alla tradizione, e quindi da preferire ogni qualvolta i due aspetti, quello scritturale e quello tradizionale, siano in contrasto tra di loro. Visto che siamo in tema possiamo iniziare col battesimo: perché ai bambini e su quale base scritturale?

                  • Dario* ha detto:

                    In un mondo ideale i medici li rimprovererebbero, purtroppo non viviamo in un mondo ideale (in questo mondo ci sono medici che tolgono la vita anziché preservarla) e sta a ciascuno di noi metterci una pezza quando possibile.
                    Per il resto, dopo qualche giorno (credo che sia suppergiù dopo una settimana) viene chiusa la possibilità di commentare un articolo ma non credo che ci linceranno se proseguiamo l’argomento in un altro articolo (ovviamente più è inerente e meglio è) basta cominciare il primo post scrivendo che si sta continuando un discorso cominciato in un altro articolo così la gente capisce di cosa parliamo 😉

                    Premetto che non sono un’autorità in campo ma ciò che conosco o che sono convinto di aver capito lo condivido volentieri (se qualcuno volesse integrare o correggere ciò che scriverò è il benvenuto). Per quanto riguarda il battesimo ai bambini non ce n’è alcun riferimento nelle Sacre Scritture perché i cristiani che vengono battezzati nel Vangelo sono tutti adulti (ma il fatto è che tutti i “protagonisti” del Vangelo sono adulti, non c’è alcun riferimento specifico a dei bambini quindi il Vangelo in sé semplicemente non tratta l’argomento). D’altra parte non c’è necessità che una cosa sia scritta sulle Sacre Scritture perché sia ragionevole e/o giusta. Sulle Sacre Scritture non c’è scritto come praticare una tracheotomia eppure nessuno mette in dubbio il fatto ci sono circostanze in cui questa sia necessaria per salvare delle vite.
                    Detto questo, noi sappiamo che quando un individuo viene al mondo porta su di sé una traccia del peccato originale. Gli unici uomini ad essere stati eccezionalmente esentati da questo sono la vergine Maria (per il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire nella storia), Gesù (ovviamente, ma non fa testo perché Lui non era solo uomo), Adamo ed Eva (perché quando sono nati il peccato originale ancora non esisteva). Ogni bimbo che nasce quindi è innocente nel senso che non ha ancora commesso alcun peccato ma non è puro in quanto porta su di sé l’eredita di questa macchia (il discorso è un po’ come se tu ti indebiti e i tuoi figli lo ereditano, non ne hanno colpa ma il debito resta). Ai tempi di Gesù per purificare i bambini si facevano dei sacrifici al Tempio (la circostanza in questione è riportata nel Nuovo Testamento, è la presentazione di Gesù al Tempio). Dopo il sacrificio di Gesù in croce nessun sacrificio ha più senso di essere compiuto perché ogni debito, ogni mancanza, del genere umano è stato abbondantemente ripagato da Lui. Resta però la questione di questa “macchia” che ogni uomo che viene al mondo porta con sé e che col battesimo viene lavata via.
                    Oltre a questo, il battesimo è un affidamento che i genitori fanno a Dio del proprio bambino, è renderlo partecipe delle promesse di Gesù.
                    Queste che ti ho scritto sono le cose che io reputo principali, poi ce ne sono altre più dibattute come il fatto che alcuni passi lasciano intendere (secondo una certa interpretazione) che solo chi sarà battezzato sarà salvo. Tu non vorresti la salvezza per tuo figlio? Di conseguenza prima uno viene battezzato e meglio è. Su questo aspetto comunque la Chiesa Cattolica si è pronunciata e ovviamente ci può essere salvezza anche per gente che non è stata battezzata ma, a prescindere, motivi a favore del battezzare un figlio ce ne sono tanti (io, un po’ per ignoranza ed un po’ per restare conciso, non te li ho mica citati tutti) mentre contro non ce ne sono

                    • Giorgio P. ha detto:

                      Apprezzo la tua disponibilità, è un piacere per me poter discutere di questi argomenti. L’impressione che ho quando parli del battesimo è quella di un argomento secondario (basta vedere l’esempio che porti: fortunatamente poche persone hanno bisogno di una tracheotomia; se invece ci riferiamo all’esigenza di salvezza, che è la ragione per cui le Scritture esistono, allora è difficile credere che la Bibbia non parli dell’argomento in riferimento ai bambini; evidentemente lo tratta esattamente come merita di essere trattato). Io non credo che sia un caso che le Scritture non ne parlino mai; da quel che ricordo, quando Gesù invia i discepoli a battezzare, lo fa parlando contemporaneamente di conversione, sottintendendo cioè un’azione verso persone che dispongono della ragione. Tanto è vero che nel resto dei Vangeli quegli stessi discepoli non si sono mai sognati di battezzare un bambino (a meno che l’abbiano fatto ma i compilatori si siano dimenticati di scriverlo, ovviamente).
                      Come dici tu, non è necessario che qualcosa sia presente nelle Scritture per essere ragionevole e giusta (specie se è una cosa – la tracheotomia – che a quei tempi non esisteva). Il concetto di battesimo, però, è ben illustrato nelle Scritture, e non mi sembra che lasci spazio a interpretazioni; che il battesimo purifichi dal peccato originale siamo d’accordo, così com’è vero che si tratta di una purificazione simbolica (altrimenti i battezzati non morirebbero più, dato che la morte è entrata nel mondo per mezzo del peccato). San Paolo dice chiaramente che tutti hanno peccato; certo che Adamo ed Eva non sono nati con questa tara, ma sono invece morti a causa del peccato, mentre di quello che dici su Maria non solo non c’è alcuna traccia nelle Scritture (anche qui dimenticanza?), ma è esattamente il contrario di quanto insegna San Paolo sotto ispirazione divina. (Non avrei voluto parlare di Maria, perché in genere è un argomento che appena lo si sfiora fa perdere ai cattolici la loro proverbiale mitezza; ne discuteremo al momento opportuno.) Rispondendo poi alle tue domande (retoriche): certo che voglio la salvezza per i miei figli, ma non vedo, alla luce delle scritture, cosa centri con questo il battesimo dei neonati: ai tempi di Gesù le sue promesse non valevano per i bambini? Perché allora a nessuno è mai passato per la testa di battezzarli? L’unico argomento a favore, secondo quanto scrivi, sono certi passi della Scrittura (quali?) che lasciano intendere (cosa vuol dire?), secondo una certa interpretazione (quale?), che il battesimo dei neonati è necessario alla loro salvezza; in tutta franchezza, non ci ho capito niente. Personalmente vedo piuttosto alcuni motivi contrari, primo fra tutti che i gesti simbolici hanno un valore enorme (molti cristiani avrebbero avuto salva la vita semplicemente bruciando un po’ di incenso davanti all’immagine dell’imperatore) e meritano pertanto la massima attenzione; non sono quindi dell’idea che male non fa.

  • Jack ha detto:

    Chiamarsi Mancuso è proprio una condanna alla contraddizione perpetua…vero Vito?

  • Luca ha detto:

    Non sono daccordo con l’articolo e non sono daccordo con i commenti che leggo. La fede non può essere ridotta all’adesione ad una serie di regole e comportamenti e la Chiesa Cattolica non può essere considerata alla stregua di un partito che decide per noi e ci toglie il peso di ogni responsabilità. Altrimenti diventa una cosa piccola piccola ed insignificante, come una qualsiasi altra ideologia politica. Ed il bello é che la Bibbia, il Catechismo ed il Magistero cui voi vi riferite parla in tutt’altri termini.

    • Panthom ha detto:

      Interessante come Luca ritenga il Magistero e la dottrina cattolica una “serie di regole e comportamenti”. Inevitabile che, da cattolico, invochi il distacco e l’emancipazione dal Magistero sulle questioni eticamente sensibili, confermando in pieno la contraddizione espressa dall’articolo. Il finale è poi il colpo da maestro: il Magistero (oltre alla Bibbia e al Catechismo) inviterebbe i cattolici a “fare un po’ come credono” senza aderire necessariamente alla posizione della dottrina sociale della Chiesa.

      Tradotto: vogliono fare i loro comodi e dicono che il Magistero della Chiesa li autorizza ad essere “cattolici ribelli”. Possibile che l’unica coerente è stata la Rita Monticelli che ha preso e se n’è andata dalla Chiesa perché non vuole accettare l’eutanasia? Non ha cercato di dire “sono cattolica ma la penso come voglio io, tanto la Chiesa non è il mio partito”…no, ha preso e se n’è andata!! Coerenza signori, ci vuole coerenza!

      • Luca ha detto:

        Non ho scritto né penso nessuna delle cose che Panthom e Ottavio mi attribuiscono del tutto arbitrariamente e con forte spirito polemico ed é davvero triste. Siccome poi se entrassi in contraddittorio passerei io come già successo per l’insistente ed il polemico, quello che “travisa” e non legge gli altri, preferisco chiudere pur con profonda amarezza.

        • Dario* ha detto:

          Non te la prendere Luca, capita di essere fraintesi. Sii comprensivo, alle volte ci si abitua talmente tanto ad avere a che fare coi troll che capita di vedere trollaggio anche dove non ce n’è 😉

    • Ottavio ha detto:

      Già, peccato che l’enciclica “Humana Vitae” di Paolo VI è una parte fondamentale del Magistero della Chiesa sui temi morali, alla quale si richiama quasi ogni pronunciamento del Catechismo cattolico. Oppure stai forse sostenendo che un cattolico può opporsi al Magistero della Chiesa e contraddire la posizione morale della Chiesa contenuta nel Catechismo? Sarei davvero curioso di capire come esci da questa confusione in cui sei immerso, ovviamente non puoi uscirne ma sono estremamente curioso di osservarne i tentativi.

    • Dario* ha detto:

      Caro Luca, da un certo punto di vista hai pienamente ragione: la fede non è semplicemente una serie di regole. La fede per un cristiano è credere in Gesù ed aderire al Suo insegnamento. Gesù prima e la Chiesa poi hanno dato una serie di indicazioni morali che non sono delle semplici regole ma sono una sorta di ricetta da seguire per vivere la vita in pienezza. Il messaggio di Gesù è semplice: vuoi avere la vera vita? Prendi la tua croce e seguimi. In sostanza il cristianesimo è tutto qui, le “regole” non sono altro che una sorta di segnali stradali che indicano la via.
      Onestamente penso che Phantom ed Ottavio possano avere frainteso il tuo post. Correggimi se sbaglio, in pratica loro dicono che uno non si può scegliere la morale che vuole se vuole definirsi cristiano mentre tu forse intendevi dire che rispettare semplicemente un codice morale non è tutto, che nella fede c’è dell’altro

  • Blas ha detto:

    Ma se Enzo Bianchi é consigliere del Vaticano é le suore americano hanno ricevuto il “nihil obstat” perche prendersela con Mancuso? Viviamo nell`epoca del cattolicesimo “alla carte” non facciamo discriminazioni. Sembra essere l`unico imperdonabile peccato.