Le brutte conseguenze del matrimonio gay
- Ultimissime
- 05 Mag 2013
Qual è l’impatto calcolabile della modificazione antropologica del matrimonio, se quello naturale (citato dalla nostra Costituzione) dovesse essere equiparato ad altre e diverse forme di relazioni, come quelle cosiddette “di fatto”, quelle incestuose, omosessuali o poligamiche?
Per una veloce risposta è possibile andare ad osservare la situazione nei Paesi in cui questi passi indietro sono stati realizzati, ad esempio il Canada, dove 10 anni fa è stato legalizzato il matrimonio per persone dello stesso sesso. Ne ha parlato Bradley W. Miller, docente di Legge presso l’University of Western Ontario e visiting fellow alla Princeton University.
Miller, appoggiandosi ad una chiara bibliografia, ha suddiviso la problematica in tre parti: l’impatto negativo sui diritti umani, sulla concezione pubblica del matrimonio e sul matrimonio naturale uomo e donna. Partendo dai diritti umani, ha affermato: «ogni dichiarazione di disaccordo con il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso è considerata una manifestazione diretta di odio nei confronti di un gruppo di minoranza sessuale». Ogni opinione contraria è definita “fanatismo” e “odio”, perciò non è nemmeno tollerata l’obiezione di coscienza dei sindaci che non vogliono legittimare un’unione tra omosessuali, come non è tollerato il rifiuto di concedere strutture private per celebrare le nozze gay (accaduto ai Cavalieri di Colombo), e così via. In poche parole è stata violata la libertà di coscienza e libertà d’espressione: chi ha ripetutamente espresso il proprio dissenso, ha proseguito il docente universitario, è stato sottoposto ad indagini da commissioni dei diritti dell’uomo e (in alcuni casi) procedimenti dinanzi ai tribunali dei diritti umani. Ad alcuni è stato perfino ordinato di non parlare più pubblicamente di questa tematica (si veda Lund v Boissoin 2012), e chi non ha soldi per fare appello deve «accettare l’ammonimento della commissione, pagare una (relativamente) piccola multa, e quindi osservare la direttiva di rimanere per sempre in silenzio».
Il vescovo cattolico, mons. Fred Henry, è stato invece denunciato per aver sostenuto il matrimonio naturale in una lettera pastorale sul matrimonio (ha speso 20mila dollari per difendersi prima che la denuncia fosse respinta). A subire questa sorta di terrorismo LGBT sono anche i professionisti in vari settori della società (come i giornalisti, qui un esempio), ogni espressione di disaccordo con l’istituzionalizzazione del matrimonio omosessuale è concepita come atto di discriminazione illegale, con conseguente censura professionale (si veda ad esempio Kempling v. British Columbia College of Teachers, 2005). Gli insegnanti, in particolare, sono minacciati di azioni disciplinari se osano anche solo fare dichiarazioni pubbliche di critica al matrimonio omosessuale al di fuori della classe, vengono immediatamente considerati fautori di un ambiente ostile per gli studenti gay e lesbiche. Anche lo studioso Ryan T. Anderson, della The Heritage Foundation ha rilevato che, oltre a vari fattori, «ridefinire il matrimonio è anche una minaccia diretta e dimostrabile della libertà religiosa, perché emargina coloro che affermano il matrimonio come l’unione di un uomo e una donna», e ovviamente tutti quelli che sostengono la stessa cosa al di fuori di una appartenenza religiosa. Interessante, a questo proposito, l’intervista a Lionel Lumbroso, non credente francese e portavoce della grande “Manifestazione per tutti” che continua a portare nelle strade francesi milioni di persone contro il matrimonio omosessuale.
Le relazioni omosessuali devono essere obbligatoriamente trattate anche a scuola (come ha osato far notare in modo critico nel Regno Unito anche la giornalista Melanie Philipps, ricevendo immediatamente pericolose minacce di morte), costringendo i bambini sono costretti a parteciparvi e ai genitori viene impedito di esercitare il loro veto su tali insegnamenti, il tutto fatto passare sotto il pretestuoso principio del “prevenire il bullismo”. L’unica soluzione è rimuovere i propri figli dal sistema scolastico pubblico. In Ontario, ad esempio, la nuova legge costringe le scuole cattoliche ad ospitare club come “Gay-Straight Alliance”, vietando anche alle scuole pubbliche di rifiutarsi di affittare le loro strutture ad organizzazioni omosessuali per motivi che si basano su questioni morali.
Per quanto riguarda la pratica del matrimonio, è troppo presto per pronunciarsi. Tuttavia i dati del censimento 2011 stabiliscono che, in primo luogo, il matrimonio è in declino in Canada, come in gran parte dell’Occidente, in secondo luogo, il matrimonio omosessuale è un fenomeno statisticamente piccolo (21.000 coppie dello stesso sesso sposate su su 6.290.000 di coppie sposate, lo 0.8%), e in terzo luogo, ci sono fortunatamente pochissime coppie dello stesso sesso (sposate e non) con bambini in casa (il 9% delle coppie omosessuali).
Questo è il rischio che si corre in tutti gli stati nei quali la politica intende piegarsi all’ideologia totalitarista del 21° secolo. Nonostante tutto numerose rimangono le voci dissidenti, veri e propri eroi moderni. Un esempio sono John Corvino e Maggie Gallagher, autori di “Debating Same-Sex Marriage” (Oxford University Press, 2012), che hanno sintetizzato tutta la tematica con una frase: «Il sesso porta i bambini, la società ha bisogno di bambini, e i bambini hanno bisogno di madri e padri», arrivando poi ad una definizione ottimale: «Il matrimonio è fondato sulla verità antropologica che uomini e donne sono complementari, sul fatto che la riproduzione biologica dipende da un uomo e una donna, e sulla realtà sociale che i bambini hanno bisogno di un padre e una madre».
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