Craig Venter: dubbi sui meccanismi darwiniani


di Enzo Pennetta*
*biologo (www.enzopennetta.it)



Tutti conoscono Craig Venter, lo scienziato che nel 2000 portò a termine il sequenziamento del DNA umano e che nel 2010 attirò nuovamente su di sé l’attenzione con l’annuncio della realizzazione della prima cellula con DNA artificiale (erroneamente definita da molti “cellula artificiale”, cfr. Craig Venter e la bufala della creazione della “vita artificiale”).

Come riportato sul sito del New York Times, nel 2009 Venter era stato contattato dalla EXXON per lavorare alla produzione di biocarburanti da ricavare dalle alghe, per l’impresa la compagnia petrolifera era disposta a stanziare l’ingente cifra di 600 milioni di dollari.

Dopo un anno veniva dato l’annuncio della produzione della prima “cellula artificiale”, Venter legò subito la nuova tecnica alla possibilità di ottenere microrganismi utili per la produzione di biocarburanti, come si può leggere sul New York Times del 20 maggio 2010: “Il dottor Venter chiama il risultato una “cellula sintetica”, e presenta la ricerca come una pietra miliare che aprirà la strada alla creazione da zero di microbi utili per produrre i prodotti come i vaccini e biocarburanti”.

Si giunge così a pochi giorni fa, a metà ottobre 2011, quando in una conferenza Venter ribadisce che la strada migliore per ottenere alghe adatte alla produzione di biocarburanti non è quella di ottenere un organismo geneticamente modificato, ma di ricorrere ad un organismo dal DNA totalmente artificiale: «Io credo che l’approccio per una cellula totalmente sintetica sia il modo migliore per ottenere un’innovazione davvero determinante».

Ma in uno scambio di e-mail rivelato su Foreign Policy dal giornalista Steve LeVine, Craig Venter dice qualcosa di molto più rilevante: «Per chiarire il mio punto di vista, l’alleanza con Exxon è in corso e sta ancora esplorando una gamma di opzioni per trovare il modo migliore per ottenere le alghe per lo sviluppo dei biocarburanti. Come ho detto ieri, e come ripeto e credo da tempo, le fibre di alghe naturali non ci porteranno a quello di cui abbiamo bisogno per quanto riguarda la scala di produzione per un’alternativa utile ai carburanti e ciò è stato già provato. La manipolazione genetica delle fibre naturali è al momento il modo migliore, più veloce e più efficace per lavorare con le alghe per ricavarne lipidi, quindi SGI ed Exxon continuano a lavorare su questo».

Craig Venter dichiara che le alghe disponibili non sono utilizzabili per la produzione di biocarburanti, e che se si vuole sperare di giungere ad un risultato si dovrà ricorrere alla manipolazione genetica. Ma a questo punto il biologo si spinge oltre, fa un’affermazione molto interessante: «Personalmente credo che ultimamente abbiamo bisogno di fare ricerche su una cellula di alga costruita totalmente in modo sintetico (e SGI ci sta provando con finanziamenti interni) per giungere ai livelli di produzione necessari, ma ciò non fa parte al momento dell’accordo tra Exxon Mobil e SGI. Ho detto e spero davvero che possa essere un qualcosa sui cui SGI e Exxon possano lavorare insieme».

Craig Venter con quest’ultima affermazione dichiara che con le mutazioni casuali di un genoma non potrà ottenere il risultato desiderato: per sperare di ottenere la fibra giusta bisognerà progettarla. Il concetto viene poi ribadito ulteriormente: «La collaborazione SGI-Exxon si sta concentrando nel capire se con l’ingegneria metabolica e le mutazioni genetiche si possa incrementare notevolmente la produzione di idrocarburi per portarla ai livelli necessari, partendo dalle fibre naturali che abbiamo studiato. Io credo che l’approccio per una cellula totalmente sintetica sia il modo migliore per ottenere l’innovazione davvero determinante di cui abbiamo parlato ieri».

Con quest’ultima frase la ricerca di Venter diventa, che lui ne sia consapevole o no, forse il primo vero esperimento di verifica della teoria neodarwiniana: capire se “con l’ingegneria metabolica e le mutazioni genetiche” si possa davvero giungere ad una evoluzione delle alghe. Ma lui la sua risposta l’ha già data: per far evolvere le alghe l’unica strada è progettarle.

Secondo Venter il meccanismo per “caso e necessità” non garantisce dunque il risultato cercato, se si vuole ottenere la fibra giusta, bisogna progettarla. È dunque un approccio non darwiniano quello che consente i risultati migliori.

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39 commenti a Craig Venter: dubbi sui meccanismi darwiniani

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  1. Alessandro Giuliani ha detto

    Caro Enzo,

    la bufala di Craig Venter è semplicemente oscena e ci parla di un inquietante sonno della ragione, ne avevo parlato su Bene Comune:

    http://www.benecomune.net/news.interna.php?s_titolo=venter&notizia=1098

    La cosa carina è che solo dopo una gran lotta siamo riusciti a pubblicare qualcosa sulla stampa internazionale e grazie a degli editori ‘un pò strampalati’ ma
    ancora amanti della ragione:

    http://www.tswj.com/2011/297124/abs/

    A presto
    Sandro

    • Nofex ha detto in risposta a Alessandro Giuliani

      Dott. Giuliani, sono sorpreso veramente che una rivista scientifica accetti oggi di pubblicare uno studio critico verso il riduzionismo. Ma quanto avete dovuto pagare???? 😀

  2. Riporto anche qui il commento che già ho lasciato sul blog di Enzo Pennetta:

    Ho delle fortissime perplessità sulle conclusioni che si vogliono qui trarre da ciò che dice Venter. Non vedo da nessuna parte come il suo ragionamento possa essere usato come confutazione del neodarwinismo, anzi mi sembra che lo stia di fatto presupponendo. Tenendo conto del fatto che il neodarwinismo Venter non lo nomina affatto, e che pertanto si tratta di un’interpretazione, a me sembra che stia in parole povere dicendo: dato che in natura tutto è caso e necessità, se vogliamo ottenere qualche progresso in tempi brevi, bisogna progettare le cose dalla base. Non è una negazione del neodarwinismo, piuttosto si parte da esso per trarne poi delle conseguenze pratiche. In fondo non mi sembra un ragionamento molto diverso da quello degli eugenetisti di un secolo fa, anche se qui fortunatamente si tratta solo di alghe. E bisogna anche ricordare che qui per progresso si intende un risultato utile per noi, e non tanto all’alga in sé stessa.

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Francesco Santoni

      Vediamo il prof. Pennetta se riesce a chiarire il suo punto di vista. Io credo che abbia ragione però, anche se hai ragione in parte anche tu.

      Provo a spiegarmi: Venter vuole sostituirsi ai meccanismi darwiniani con la manipolazione genetica delle fibre naturali. Lo ritiene infatti più efficace e sicuro. ““caso e necessità” non garantisce dunque il risultato cercato”, come dice Pennetta. Preferisce dunque un approccio non darwiniano e si rivolge ad un “progetto”.

      Quello su cui hai ragione, credo, è che non dice nulla contro il neodarwinismo, ma al massimo ritiene poco utile i processi darwiniani in questo caso.

  3. Giorgio Masiero ha detto

    A priori, se c’è abbastanza tempo, tutto ciò che può essere progettato dalla mente può essere anche prodotto dal caso! Ma quando, come fanno i neodarwinisti, ci si propone di giustificare scientificamente l’accadimento di un evento improbabile con la vastità del tempo a sua disposizione, occorre essere precisi e calcolare matematicamente se la disponibilità di tempo per l’evento è ragionevolmente sufficiente a compensare la sua improbabilità. Altrimenti si commette l’ingenuità di pensare che per montare un Boeing 747 basti caricare in un pallone aerostatico le sue 4.500.000 componenti, agitare il pallone e… aspettare! Per ogni evento, il confronto tempo/probabilità si può fare, basta una calcolatrice.
    Per esempio, anche se è molto improbabile che alcune scimmie, battendo a caso i tasti di una macchina da scrivere, riproducano una copia esatta della Divina Commedia, qualora tuttavia queste scimmie fossero moltissime ed avessero a disposizione i miliardi di anni del nostro Universo (che vuol dire un numero di 9 zeri), allora quel evento molto improbabile potrebbe accadere? No, come è facile calcolare: se anche le scimmie fossero così tante da occupare tutto l’Universo, non basterebbero per replicare una copia della Divina Commedia 10^531.196 anni, che è un numero con più di mezzo milione di zeri, indicibilmente superiore alla vita passata e futura del nostro Universo! 9 zeri sul piatto del tempo non possono equilibrare mezzo milione di zeri sul piatto dell’improbabilità.
    Un calcolo analogo, se facciamo scienza e non quattro chiacchiere al club Dawkins, si può eseguire per la sintesi casuale di una cella vivente. Ed allora si scoprirebbe, per la complessità della struttura cellulare che è infinita rispetto a quella del Boeing o della Divina Commedia, che il dibattito Disegno/Caso pende tutto dalla parte del Disegno. Lo conferma, indirettamente, lo stesso F.H. Compton Crick, scopritore insieme a J.D. Watson della struttura del DNA, che valse ai due biologi il premio Nobel 1962 per la Medicina: “Se una particolare sequenza di aminoacidi fu selezionata a caso, quanto raro potrebbe essere un tale evento? […] La gran parte delle sequenze [necessarie al DNA] non potrà mai essere sintetizzata del tutto, in nessun tempo”.
    Per questa improbabilità io trovo stringente il ragionamento di Enzo! Il fatto è che, non solo all’origine dell’Universo ma poi anche della vita (e poi ancora della coscienza umana), “In principio c’è il logos” (S. Giovanni).
    Si capisce anche perché i ricercatori scrivano nelle mail interne cose che non dichiarerebbero mai in pubblico: ovvero, infine, che l’origine casuale della vita di una sola alga è impossibile. Temono che una confessione d’ignoranza possa minacciare la continuità dei finanziamenti pubblici e degli sponsor!
    Se, infine, pensiamo ai problemi della compressione datalosses in informatica, o del process scheduling in economia industriale o del riconoscimento molecolare per l’autoassemblamento di strutture complesse nelle nanotecnologie (tutti problemi matematici di probabile complessità NP che ci troviamo bell’e risolti a livello sublime nel DNA) siamo alla nemesi del naturalismo: l’intelligenza umana, partita speranzosamente negli anni ’50 del secolo scorso con Stanley Miller alla decifrazione dell’origine della cellula sotto le bandiere della biologia, si ritrova dopo 60 anni a riconoscere la propria inadeguatezza all’impresa; ed anzi, sotto le bandiere dell’informatica, a ricercare nell’intelligenza (superiore?) iscritta nel codice riproduttivo della cellula i suggerimenti per la soluzione di problemi matematici non alla propria portata.

    • Claps ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      E’ sempre bello leggere i tuoi commenti Giorgio, sono veri e propri trattati scientifici! Ricordo di aver letto una bellissima critica alle scimmie che battono a macchina (idea ipotizzata da Dawkins e altri) nel bellissimo libro di John Lennox, matematico di Oxford, intitolato “Fede e scienza”. Lo consiglio a te e a tutti i forumisti!

    • Antonio72 ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      Non vorrei fare l’avvocato del diavolo, ma secondo Dawkins l’evoluzione prevede una selezione cumulativa non casuale.
      Dawkins fa l’esempio della scimmia dattilografa che deve comporre una frase dell’Amleto di Shakespeare “Methinks it is like a weasel”. Dawkins ha calcolato che la probabilità di un software randomizzato che possa azzeccare la frase sia di (1/27)^28. Ma secondo lui questa non è l’evoluzione intesa dalla teoria neodarwiniana che prevede dei “miglioramenti” cumulativi. Per la stessa frase il software programmato con la teoria della selezione cumulativa, raggiunge l’obiettivo in 41 generazioni di riproduzione selettiva, ovvero in 11 secondi di elaborazione computazionale. Con la selezione a passi singoli il procedimento durerebbe milioni di milioni, ecc.. di anni. Così Dawkins crede di spiegare come possa essersi sviluppata la multiforme varietà di specie viventi, partendo da semplici organismi monocellulari.
      Personalmente non ho calcolato se quattro miliardi di anni possano essere sufficienti per giustificare la biodiversità terrestre, compreso ovviamente l’uomo (dopotutto si parlava di una singola frase, non dell’opera intera).
      Ma non è il fattore temporale che mi lascia perplesso. Infatti se fosse vera l’evoluzione a selezione graduale (la definisco così) avremmo dovuto trovare dei fossili di mezzi pipistrelli, e poi di mezzi mezzi-pipistrelli, e via dicendo. Ma che razza di organismo è un mezzo-pipistrello?
      Inoltre dove sta scritto che un miglioramento evolutivo non possa essere soppiantato da un altro, o più altri? Non è infatti detto che un miglioramento debba essere “per sempre” (come i diamanti). Anzi paradossalmente si potrebbe ritornare al punto di partenza. Dal mio punto di vista propendo di più per un’evoluzione a salti o a singhiozzo. Questa spiegherebbe anche l’esplosione del Cambriano.

      • Leonardo Paolo Minniti ha detto in risposta a Antonio72

        Alcuni spunti dai vostri interventi.

        Sono in tanti coloro che stanno abbandonando Darwin per appoggiare Gould e i saltazionisti.
        Molti anche fanno notare che il darwinismo (a livello macroevoluzionistico ovviamente) ha dei limiti perché non c’è tempo sufficiente.
        Rispetto all’argomento “mezzo pipistrello” credo che Behe abbia scritto una cosa verissima e assolutamente chiara nel suo famoso libro “La scatola nera di Darwin”. Ovvero che il darwinismo fallisce con la trappola per topi: non può esistere alcuna selezione naturale per la trappola per topi perché se si toglie un solo ingranaggio (o se ne compare uno alla volta) la trappola non funziona. Ovvero essa funziona soltanto con tutti i pezzi fin da subito. Così è per tantissimi organismi e reparti dell’anatomia umana.

      • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Antonio72

        Antonio, se Lei è ammalato chiama il medico o l’elettricista? e se l’auto ha un guasto la ripara in officina o al ristorante?
        I “calcoli” matematici e fisici dello zoologo Dawkins sono stati smentiti dal matematico J. Lennox e dal fisico-matematico F. Hoyle. Solo per fare un esempio delle castronerie diffuse da un tuttologo in tutti i rami dello scibile e passate per “scienza” dal circo massmediale.

        • Antonio72 ha detto in risposta a Giorgio Masiero

          Mi scusi, ma in questo caso non si deve per forza essere dei matematici.
          E’ lo stesso meccanismo della combinazione della cassaforte a più cifre.
          Un conto e azzeccare subito la combinazione, e ricominciare ogni volta tutto daccapo, l’altro è azzeccare una cifra alla volta. In quest’ultimo caso le probabilità di riuscita si abbassano notevolmente.
          Cmq sono d’accordo con Minniti, cioè che una singola mutazione casuale, tra l’altro remotissima, non possa spiegare la macroevoluzione. Tra un uomo ed una scimmia antropomorfa, se vogliamo, il salto non è così eccessivo. Ma tra una specie di toporagno ed un elefante le cose certamente si complicano.

          • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Antonio72

            Vede, Antonio, il problema che richiede un’integrazione di conoscenze matematico-fisico-chimiche specifiche è proprio quello da Lei citato, riguardante la costruzione del modello probabilistico più adatto a simulare l’autocostruzione per evoluzione cieca di una cellula. Ovvero (per usare il Suo esempio) se si tratti di azzeccare subito la combinazione totale, o di una cifra alla volta, o di un gruppo di cifre alla volta, magari solo quelle dispari, ecc. ecc. E qui, in questo caso, abbiamo un oggetto (la cellula) con miliardi di componenti funzionali interdipendenti! Si guardi, per averne una pallida idea, il modello del solo DNA supersemplificato di un immaginario semplicissimo organismo monocellulare in F. Hoyle and W. Chandra, “The extragalactic universe: an alternative view”, Nature 346:807–812, August 30, 1990.

            • Antonio72 ha detto in risposta a Giorgio Masiero

              Si in effetti, già avevo immaginato che fosse così. Non ci vuole questa gran scienza per intuire che una sola cellula vivente è molto più complessa di qualsiasi opera letteraria e credo anche una sola molecola di emoglobina. A maggior ragione la casualità non può spiegare nemmeno l’origine della vita. Se dovessi ammettere una casualità del genere, per coerenza dovrei giocare tutte le settimane all’enalotto, ai cavalli, al totocalcio, ed a tutti i giochi esistenti e vincere tutte le volte, sempre e cmq. Quello che è certo è che nell’organismo umano, come in qualsiasi altro organismo vivente, l’interdipendenza tra gli organi e tra le stesse cellule è fondamentale. Altrimenti non si potrebbe parlare più di organismo.
              Ringrazio per la bibliografia e saluto.

        • Francesco Santoni ha detto in risposta a Giorgio Masiero

          Scusami Giorgio, potresti darmi dei riferimenti più precisi su Lennox? Ha discusso proprio lo specifico esempio che Dawkins porta ne L’orologiaio cieco? Grazie

      • Michele Forastiere ha detto in risposta a Antonio72

        Caro Antonio72,
        prima di tutto complimenti per le tue “toste” incursioni nel sito UAAR. Ci vuole veramente una buona dose della virtù della “fortezza” per non tentennare e non imbufalirsi!
        Dawkins con quell’esperimento ha dimostrato solo che, se c’è un selezionatore intelligente con una finalità da raggiungere , l’obiettivo si raggiunge in pochi passaggi mediante la selezione cumulativa… un po’ come fa Ned Flanders in questa divertente clip: http://www.youtube.com/watch?v=qfy1XqfmL1Y. Il fatto è che la Selezione Naturale NON è la divinità che il darwinismo, più o meno consciamente, sogna: osservazione, questa, che costituisce il succo della critica portata da Piattelli Palmarini e Fodor alla teoria evolutiva di Darwin. Critica che Dawkins ha digerito davvero malissimo!
        Un cordiale saluto a tutti!

        • Antonio72 ha detto in risposta a Michele Forastiere

          Caro Michele,

          ancora per poco. Stanno adottando la tecnica, per così dire, di dilatazione temporale relativistica. Sono in linea con i valori laico-liberali che propugnano, o meglio liberal-atei, nel senso che applicano una sorta di selezione innaturale su quegli altri. I soliti sepolcri imbiancati (Odifreddi deve essere ritornato dal Nepal). Cmq è difficile che mi arrabbi, non è nel mio carattere.

          Infatti il titolo del libro di Dawkins si chiama “L’orologiaio cieco”, perchè non avrebbe in vista alcuna finalità. Ma allora non si capisce perchè questo orologiaio debba per forza costruire un pendolo e non per es. un tostapane, o meglio un mucchio di ferraglia inutilizzabile, da esporre alla Biennale.
          Insomma….se è cieco.

          PS
          Anche se a dire il vero, ho visto un documentario in cui un ipovedente artista riusciva a creare dei modelli monumentali utilizzando solo degli stuzzicadenti. Sopperiva alla sua disabilità con il tatto e forse con altro ancora.

      • lorenzo ha detto in risposta a Antonio72

        La scimmia dattilografa di Dawkins sembra quasi una comica nella quale non si potrà mai sapere se ha azzeccato con ordine le 28 battute che compongono la frase di Shakespeare: il foglio che potrebbe provarlo è infatti introvabile in mezzo ad altre migliaia di fogli dattiloscritti da scartare.

    • Pino ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      Voltaire sosteneva che il caso non esiste, ma che è solo la mancata conoscenza di una causa

      • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Pino

        Voltaire non conosceva la struttura della materia, né la meccanica quantistica. Al livello macro, poi, non sapeva dell’esistenza di fenomeni deterministici e tuttavia teoricamente imprevedibili, perché troppo sensibili alle condizioni iniziali (caos). Oggi sappiamo che il caso gioca un suo ruolo in Natura, indipendentemente dalla nostra ignoranza di osservatori. Però possiamo talvolta, con il calcolo delle probabilità, sapere se è proprio in gioco il caso o invece una causa a noi ignota.

    • Giulia ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      L’esempio del Boeing che si riassembla a seguito di eventi casuali è ingannevole in quanto pretende da un semplice e poco prevedibile movimento meccanico (l’agitarsi del pallone aerostatico) un risultato preciso, cioè il montaggio del Boeing come se uscisse dagli stabilimenti di Seattle. Per tanta casualità che s’invochi sarà impossibile che i materiali si distribuiscano contrariamente al loro peso, che un cavo s’infili “casualmente” in una guaina lunga decine di metri o che l’estremità di questo si saldi al suo corrispondente contatto, per non parlare di quello che viene incollato, cucito, montato con atrezzi speciali, assemblato sottovuoto…

      Ho notato che spesso fa ricorso a questo ragionamento anche chi vuole dimostrare come le semplici possibiltà combinatorie della materia non possono essere le responsabili di qualcosa complesso e unico come il corpo umano. Proprio lì sta l’errore, e viene dal nostro voler continuare a ritenerci al centro di tutto: è il pretendere un determinato risultato dalle leggi naturali, le quali invece non seguono nessun copione predefinito e probabilmente si dimostreranno più semplici nel loro insieme di quanto riteniamo oggi.
      La casualità esiste, a tutti i livelli. Se arriva un’asteroide che distrugge il pianeta o se è più “gentile” e deposita nei nostri mari i mattoni della vita, che a loro volta si sono fabbricati negli spazi interstellari, poco importa… per la legge naturale non vi è differenza… Quello che succede qui, può succedere come non succedere altrove, e viceversa… Rimane chiaro che invece solo da un punto di vista strettamente personale si può immaginare che tutto ciò avvenga per volontà di qualcuno. Più assisto a questa ricerca incessante, sembrerebbe obbligatoria, di un possibile autore, più mi convinco che non esiste nessun libro dove si crede che la storia sia già stata scritta, per quanto una religione possa desiderare.

      • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Giulia

        Perché continua, Giulia, ad attribuirmi cose che non ho mai detto? Io credo al caso, in tutti i (micro-)fenomeni, più di quanto Lei non possa immaginare: ogni volta per esempio che mi avvalgo della meccanica quantistica.
        Però, nei (macro-)fenomeni, se devo fare una scelta oculata tra causa e caso, mi avvalgo del calcolo delle probabilità. Così, se giocando con degli amici a poker, uno di questi fa dieci scale reali di seguito, comincio a sospettare che sia un baro. Lei no?

      • Paolo Viti ha detto in risposta a Giulia

        L’esempio del Boeing è una metafora usata dai promotori della panspermia principalmente per spiegare come non sia possibile un’origine casuale della vita. Tra essi abbiamo il premio Nobel (ateo) Crick e Fred Hoyle….la vita deve per forza avere un’origine intelligente e, pur di non ipotizzare una semplice origine divina, chiamano in causa gli extraterrestri spostando il problema un po’ più in la. Ma il ragionamento iniziale è corretto….la vita deve avere un’origine non casuale. E dunque nella divulgazione si usano queste metafore.

        Più studiamo l’evoluzione e più si capisce che essa segue un copione, al contrario di quanto dici. Se ne parlava qui qualche tempo fa: https://www.uccronline.it/2011/10/09/e-se-levoluzione-fosse-prevedibile/ ; https://www.uccronline.it/2011/10/17/lo-psicolgo-matt-j-rossano-%C2%ABpiu-studiamo-levoluzione-e-meno-appare-casuale%C2%BB/ , ovviamente non è un copione completamente scritto ma i paletti ci sono, al contrario di quanto sostieni. La libertà non è presente solo nell’uomo ma anche in natura. La volontà di Dio emerge non tanto a causa di questi paletti, ma innanzitutto quando si riflette sul fatto che l’uomo è in grado di spiegare la realtà, ha un linguaggio dentro di sé che corrisponde a quello delle leggi naturali. Lo dice benissimo il filosofo qui nelle citazioni in alto: il fatto stesso dell’esistenza della scienza, della razionalità del cosmo, suggerisce che alla base vi sia non il caos ma l’ordine e l’ordine arriva soltanto da una forma di intelligenza. Quando poi si vuole riflettere sull’esistenza di Dio (e ogni tuo commento non è mai privo di qualche tentativo di proselitismo di ateismo, da brava e obbediente devota) bisogna arrivare sempre a Gesù, ovvero la rivelazione di questo Dio. E’ con Gesù che si capisce il mistero divino.

  4. Enzo Pennetta ha detto

    Caro Francesco,
    replico la risposta che ti ho scritto su CS.
    Ho letto con interesse il tuo intervento, e ti confermo che hai ragione quando dici che Venter il neodarwinismo non lo nomina affatto, ma che giustamente lo presuppone, ed è infatti nelle implicazioni delle sue affermazioni che si sviluppa il mio ragionamento.

    Ciò premesso, il nucleo di quello che intendo dire nell’articolo è riassunto nella frase finale:
    “È dunque un approccio non darwiniano quello che consente i risultati migliori.”

    Questa frase ha un senso particolare se collegata ad un’altra, quella della dichiarazione del Consiglio d’Europa dell’8 giugno 2007 che dichiarava invece pericoloso un approccio di questo genere:
    “Evolution is not simply a matter of the evolution of humans and of populations. Denying it could have serious consequences for the development of our societies. Advances in medical research with the aim of effectively combating infectious diseases such as AIDS are impossible if every principle of evolution is denied.”

    Ma, che egli ne sia consapevole o no, l’approccio di Venter è invece, di fatto creazionista.
    Egli infatti prima individua un fine, e poi progetta l’organismo: nessun caso e nessuna selezione, ma il finalismo è alla base del futuro organismo che produrrà.

    Non ripeterò mai abbastanza che qui non si vuole sostenere il creazionismo, quello che si può però dire è che non è vero che un approccio non evoluzionistico, come sostiene il Consiglio d’Europa, può avere ripercussioni negative sulla ricerca scientifica o addirittura “serie conseguenze per lo sviluppo della società”.

    In secondo luogo ho affermato che:
    “Con quest’ultima frase la ricerca di Venter diventa, che lui ne sia consapevole o no, forse il primo vero esperimento di verifica della teoria neodarwiniana: capire se “con l’ingegneria metabolica e le mutazioni genetiche” si possa davvero giungere ad una evoluzione delle alghe.”

    Con questo intendo dire che comunque dovrà essere verificato che (in un tempo più o meno lungo) con il procedimento per caso e selezione seguito dalla Exxon si possa giungere al tipo di fibra utile per i biocarburanti. Ed è irrilevante che il progresso, come osservi, sia utile per noi e non per l’alga: quello che conta e che avvenga la selezione.
    Ma converrai sul fatto che se non ci sarà verso di ottenere con tale meccanismo per “caso e necessità” la fibre richiesta, il meccanismo in questione avrà certamente mostrato un forte limite.

    @Alessandro Giuliani
    Grazie per il tuo lavoro, e… agli editori strampalati!

  5. webrevolution ha detto

    premetto che ho il massimo rispetto di chi commentando è entrato con competenza ed onestà negli aspetti tecnico scientifici e li leggo molto volentieri. Io non in competenza tecnica ma di certo ne posso valutare almeno l’onesta intellettuale e quindi la credibilità!
    ma scusa, se durante una conversazione uno ti ripetesse 5 volte una frase, senza nemmeno cambiarne i termini, a te non viene da rispondere “ma mi prendi per scemo?”.
    L’articolo ripete 5 volte 5 che ‘sta cellula dev’essere sintetica e progettata interamente.
    L’articolo ripete 5 volte 5 che ‘sta cellula dev’essere sintetica e progettata interamente.
    L’articolo ripete 5 volte 5 che ‘sta cellula dev’essere sintetica e progettata interamente.
    L’articolo ripete 5 volte 5 che ‘sta cellula dev’essere sintetica e progettata interamente.
    L’articolo ripete 5 volte 5 che ‘sta cellula dev’essere sintetica e progettata interamente.
    EBBASTAAAA!
    Che i massmedia sfruttino pesantemente questa tecnica di programmazione subliminale a favore del mercato e della politica spero sia chiaro a tutti, ma li di solito sono più raffinati.
    Andando oltre, visto lo scopo apparente dell’articolo, e cioè di attaccare l’evoluzionismo, il risultato finale, visto il palese fracassamento di coglioni, è esattamente l’opposto. quindi un voluto attacco alla chiesa invece che una difesa.
    e comunque nessuna onestà o rispetto per noi dall’autore “biologo fedele” enzo pennetta

    • lorenzo ha detto in risposta a webrevolution

      Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda i dito.
      Grazie webrevolution per avermene chiarito concretamente il concetto.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a webrevolution

      Non condivido la Sua vis polemica. Il concetto è ripetuto più volte nelle citazioni virgolettate proprio per dimostrare l’asserto. Ma se devo chiamare qualcuno a testimoniare una tesi, non mi attrezzerò col maggior numero di testimoni?

    • Rego ha detto in risposta a webrevolution

      Scusate ma qualcuno ha capito con chi ce l’ha il nostro amico webrivoluzionario?

      Interessante notare ancora una volta che il darwinismo venga usato come sinonimo dell’evoluzionismo…l’articolo intende soltanto mostrare che ancora una volta vengono posti direttamente o indirettamente dubbi su alcuni funzionamenti del darwinismo, attaccando così i fondamentalisti neodarwinsti che impediscono una discussione civile su queste tematiche. Sei fra questi tu?

      • Enzo Pennetta ha detto in risposta a Rego

        @webrevolution
        utilizzi la funzione di ricerca (tasto F3), e constaterà che l’unico punto in cui la frase da lei riportata è ripetuta 5 volte, e come lei erroneamente afferma “senza nemmeno cambiare i termini”, è solo nel suo intervento.
        Di cosa stiamo quindi parlando?

        Inoltre, come fatto notare da Giorgio Masiero e Lorenzo, in primo primo luogo è proprio Venter a insistere sul concetto, in secondo luogo, a parte il suo “fracassamento” (che data la brevità dell’articolo deve avere altre origini), devo constatare non fa nessuna obiezione specifica sul contenuto.

        La Chiesa, infine, che c’entra? Non è che è un suo pensiero fisso?

        • Paolo Cattani ha detto in risposta a Enzo Pennetta

          Mi scusi ma davvero non vale la pena replicare a chi cerca di valutare l’onestà intellettuale del prossimo in base al (presunto) numero di ripetizioni di un determinato concetto: sarebbe come giudicare l’onestà intellettuale dell’interlocutore sulla base della confusione tra evoluzionismo e darwinismo, sull’assunto implicito ed indimostrato di contrasti insanabili tra Chiesa e teorie evoluzioniste, sulla raffinatezza lessicale di espressioni quali “fracassamento di coglioni”, sull’invenzione della “programmazione subliminale” (presumibilmente messa in atto ad insaputa anche dell’autore, in quanto al di sotto della sua stessa soglia percettiva), sulle patenti di “fedeltà” (a che cosa? perché?) attribuite arbitrariamente ad un biologo, sugli errori di ortografia con trasformazione di avverbi in articoli(“li” in luogo di “lì”) sull’assoluta mancanza di consequenzialità logica nell’argomentare (per così dire). Personalmente non sosterrei, su queste basi, disonestà intellettuale alcuna; sarei invece portato ad ipotizzare altri problemi, primo fra tutti l’ignoranza crassa…

          • lorenzo ha detto in risposta a Paolo Cattani

            Credo sia invece molto utile replicare, nel modo migliore possibile, alle provocazioni di webrevolution & C.
            Noi cristiani siamo talvolta molto incompetenti nel rispondere, in modo appropriato, alle provocazioni ed alle offese che spesso ci vengono rivolte a motivo della nostra fede: questa potrebbe essere una buona palestra per affinare questa tecnica ed imparare ad usarla.

  6. Paolo Cattani ha detto

    Mi permetto di dissentire: le provocazioni distolgono l’attenzione dall’argomento, introducono elementi estranei quando non dubbi o peggio, sono suscettibili di condurre dove il provocatore desidera; di conseguenza perdono mordente ed interesse tanto gli articoli quanto i commenti, ed in effetti mi rendo conto che, senza averlo pensato, proprio qui sto cadendo e proprio qui entrambi siamo caduti. Non mi resta che un fraterno ed assolutamente rispettoso saluto in Xto e con Maria
    Paolo

    • lorenzo ha detto in risposta a Paolo Cattani

      Pienamente d’accordo.
      Ritengo tuttavia molte repliche, da parte di esperti che in questo sito non mancano, molto utili per aiutare la maggioranza di noi cristiani a dare risposte ad affermazioni ed accuse che ci sentiamo rivolgere ogni giorno.
      Inoltre, leggendo e ponderando i vari interventi, si può valutare come alcune polemiche siano utili, altre inutili, altre addirittura dannose e trarne gli opportuni insegnamenti.

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