L’astronomo Owen Gingerich parla di “scienza e fede” in una chiesa americana

Uno dei più importanti astronomi inglesi, Owen Gingerich, ha tenuto un discorso in una chiesa cristiana di Charlotte, nel Nord Carolina. Una lezione che probabilmente ha infastidito sia i fondamentalisti atei che quelli religiosi. Gingerich è docente di Astronomia e di Storia della Science ad Harvard e senior astronomer emeritus presso il Smithsonian Astrophysical Observatory. In passato ha ricoperto anche il ruolo di presidente dell’American Philosophical Society.

Innanzitutto -si legge su Charlotteobserver– ha spiegato che la Bibbia non è il posto dove andare a capire il funzionamento dell’universo e gli atei che insistono a sostenere di avere tutte le risposte si basano sulla fede come coloro verso cui rivolgono le loro critiche. Si è soffermato a lungo sul noto “caso Galileo“, per poi giungere a questo invito: «Non blocchiamoci su una lettura letterale della Bibbia, almeno quando si tratta di cose scientifiche. Come ha detto lo stesso Galileo -citato anche da Papa Giovanni Paolo- “la Bibbia insegna come andare in cielo, non come va il cielo”». In risposta alle domande del pubblico, lo scienziato ha criticato il mondo ateo, che insiste sul fatto che -per esempio- l’evoluzione sia una conferma della loro posizione. «Questa è una posizione di fede da parte loro», ha dichiarato, aggiungendo poi che il biologo inglese Richard Dawkins -il più famoso scientista ateo contemporaneo- e altri atei che hanno respinto la religione sono «atei evangelici».

Gingerich è poi passato al suo rapporto con Dio, ritenendo la sua fede religiosa e le sue opinioni scientifiche, (tra cui ovviamente l’evoluzione biologica) – pienamente «compatibili e complementari». Nonostante abbia più volte criticato il movimento dell’Intelligent Design, ritenendola una forma di creazionismo, Gingerich ha sostenuto di credere «nel disegno intelligente, con una minuscola “i” e una minuscola “d”. Perché credo in un Creatore intelligente». Lo scienziato ha comunque avuto modo di affrontare tutti questi argomenti nel suo prestigioso volume: “Cercando Dio nell’universo. Un grande astronomo tra scienza e fede” (Lindau 2007)

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17 commenti a L’astronomo Owen Gingerich parla di “scienza e fede” in una chiesa americana

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  1. Mandi ha detto

    Gli atei combattono un Dio che non esiste già in partenza. Non sanno nemmeno cosa dica il cattolicesimo

    • paolo ha detto in risposta a Mandi

      verissimo. lo dico per esperienza

    • Chissenefrega ha detto in risposta a Mandi

      Credo invece che molti atei sappiano bene cosa dice il cattolicesimo, per essere stati educati a tale religione da bambini(come il sottoscritto). Provi a chiedere ai suoi correligionari se sanno cosa significa la parola “transustanziazione” o che cosa significa esattamente “immacolata concezione”. Scommetto che i più le diranno che indica la verginità della madonna.

      • Zarathustra ha detto in risposta a Chissenefrega

        Aggiungo anche che parlando con un mio amico che si dice cattolico ho scoperto che crede che Gesù sia stato un uomo come tutti, mentre inveiva contro i musulmani che credono Maometto un dio (cosa non vera, ma è questo che ha detto) .

        • Mandi ha detto in risposta a Zarathustra

          Ma questo cosa c’entra? Il 30% degli atei canadesi crede nella reincarnazione. Vogliamo sapere quanti credono nella magia e nei tarocchi o nell’astrologia? I vostri unici argomenti sono l’esaltazione del darwinismo come se fosse qualcosa a cui noi cattolici non possiamo aderire. Questo dimostra che non avete minimamente idea di cosa noi pensiamo o di cosa dica la teologia cattolica.

          • Zarathustra ha detto in risposta a Mandi

            Se credono nella reincarnazione mi sembra difficile definirli atei, e se come sembra di capire dalle tue parole sono degli scientisti fondamentalisti, non mi sembra fattibile che credano nella magia, nei tarocchi e nell’astrologia, se lo fanno evidentementenon hanno mai preso sul serio il loro ateismo, come fanno d’altra parte la maggior parte dei cattolici di cui discutevamo prima, che IGNORA TOTALMENTE le più elementari nozioni della teologia cattolica e non ha minimamente idea di cosa dica il loro libro sacro a parte le poche parti che vengono lette alla messa. Credo invece di conoscere almeno in parte cosa pensiate, dato che per molto tempo sono stato dalla vostra parte (e l’ho abbandonata per le contraddizioni insanabili al suo interno)

  2. EnricoBai ha detto

    Interessante anche che anche i cristiani non cattolici si riferiscono comunque al cattolicesimo.

  3. Credo ha detto

    In quali casi la bibbia va letta in maniera letterale?

    • Roberto Arrati ha detto in risposta a Credo

      La Bibbia si divide in Antico e Nuovo Testamento. L’Antico offre quasi esclusivamente verità morali. E’ una sorta di parabola in cui attraverso una descrizione fiabesca si raccontano fatti avvenuti storicamente assieme a parti inventate, ma comunque l’obiettivo è preparare il popolo d’Israele alla venuta del Messia. Noi cristiani lo abbiamo riconosciuto in Gesù, gli ebrei lo aspettano ancora. L’attenzione quindi dell’A.T. non è rivolta alla storicità ma al contenuto. Nonostante questo il contesto storico, i dettagli e i particolari descritti hanno trovato sempre ampio riscontro nell’archeologia. Non ha comunque alcuna pretesa di storicità e quindi non è interpretabile letteralmente. Il Nuovo Testamento è invece la vita di questo Messia raccontata da testimoni diretti agli avvenimenti o poco distanti. Offre un quadro storico assolutamente attendibile e la scrittura scarna e assolutamente giornalistica determina l’intenzione di descrivere esclusivamente i fatti accaduti senza paricolari commenti teologici. Questo e moltissime altre osservazioni rendono attendile il Nuovo Testamento. Prenderlo alla lettera significa imparare a vivere come viveva Gesù, a fare nostri i suoi pensieri e fare nostre le sue azioni verso l’uomo.

      • Chissenefrega ha detto in risposta a Roberto Arrati

        prima questione:
        Adamo ed Eva sono realmente esistiti o devono essere considerati personaggi mitologici, simboleggianti l’umanità primigenia priva di peccato?

        seconda questione:
        il vangelo sarà certamente più verisimile storicamente, ma su alcuni episodi esistono dubbi più che fondati: ad es., la strage degli innocenti, episodio di una gravità tale che ben difficilmente sarebbe sfuggito a storici contemporanei o quasi, come Flavio Giuseppe.
        (anche il card. Martini ha seri dubbi su questo episodio evangelico. Capisco che a voi cattolici tradizionalisti sia poco simpatico ma è pur sempre una voce autorevole della chiesa e non mi risulta che sia stato condannato per eresia)

        • GattoPanceri ha detto in risposta a Chissenefrega

          La domanda è posta male. L’Antico Testamento non ha pretesa di storicità. Questo non signfica che ciò che vi sia scritto non sia vero, ma gli autori non avevano questo scopo. Il fatto che ci siano dubbi sul Vangelo o che gli autori non riferiscano le stesse cose è paradossalmente una prova della veridicità. Perché mai dei truffatori scelsero di scrivere fatti dubbi e in contrasto fra di loro? Non ti pare che sarebbe stato contro il loro obiettivo? Inoltre ricordo che i bambini prima di Cristo non avevano alcuna importanza. Oltre al bassissimo numero di bambini uccisi come è stato scritto, faceva molta più notizia la morte di un personaggio illustre che quella di 20 bambini. Qui c’è una riflessione approfondita sull’argomento: http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=82&id_n=2143

        • Contedduca ha detto in risposta a Chissenefrega

          “Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi”.

          Innanzi tutto, anche al giorno d’oggi che entità di vittime prende il nome di strage?

          Ma analizziamo il testo.

          Quanti abitanti potevano esserci in Betlemme in quel periodo?
          E quanti di questi potevano essere adulti sposati?
          Di conseguenza quanti bambini potevano nascere in due anni da queste coppie?
          Considerando anche che solo i maschi vennero uccisi, qualunque sia il loro numero, si riduce (statisticamente…) del 50%.

          Considerando la mortalità infantile (storicamente molto alta in quelle regioni e in quel periodo) si arriva ad un numero che è risibile per la mentalità di quel tempo, quindi potrebbe anche non essere degno di nota, ma diventa gravissimo per chi crede nel V comandamento.

          Da quì il termine strage, che non significa genocidio, annientamento, olocausto o catastrofe. Implica semplicemente che qualche bambino fu ucciso per volontà di sltri uomini. Fossero pure una ventina…

        • Roberto Arrati ha detto in risposta a Chissenefrega

          Mi sento chiamato a dare una risposta anch’io. Ovviamente si aggiunge a quanto detto da Conte e Gatto. E’ vero che Giuseppe Flavio sorvola su questo episodio, non lo fa per la decapitazione del Battista, l’uccisione di Giacomo, «fratello di Gesù chiamato il “Messia”» (fratello nel senso di “cugino”) e un altro passaggio del Testimonium flavianum su Gesù. Tornando alla strage, Flavio non menziona la strage dei bambini di Betlemme, come non ricorda molte altre crudeltà commesse da Erode. Erode fu capace di uccidere tre dei sui figli (due nell’anno di nascita di Gesù, 7 a.C.). Non ci sono dubbi che un simile uomo abbia potuto compiere quel che è raccontato da Luca. Una dozzina erano i bambini maschi sotto i due anni a quel tempo, forse meno. Ad Ascalona nello stesso periodo vennero uccisi 200 bambini sotto i due anni (e non 12), come scoperto dagli archeologi. Nemmeno questo è ricordato da Giuseppe Flavio e da nessuna altra fonte storica. Il silenzio degli storici quindi non dice nulla circa la storicità di un avvenimento. Altri episodi dubbi (Martini a parte)?

        • Matteo ha detto in risposta a Chissenefrega

          Per quanto riguarda la strage degli innocenti, seppur deprecabile, non colpì migliaia di bambini (dai 2 anni in giù) ma qualche decina soltanto. Betlemme ai tempi di Gesù contava sì e no 2000 abitanti, anche contando gli abitanti della campagna circostante.
          Tenendo conto del numero di nascite che si possono avere nel corso di 2 anni in una popolazione di 2000 abitanti, e che la metà all’incirca è di bambine (non uccise nella strage, poiché colpì «solo i maschi»), e che la mortalità infantile per malattie era ai tempi di Gesù più forte che ai nostri giorni, si potrebbe concludere che il numero dei bambini uccisi a Betlemme, dovette essere di una ventina e non più.

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