Walter Tobagi, la fede cattolica di un coraggioso giornalista

30 anni fa veniva assasinato Walter Tobagi. I suoi assassini furono un gruppo di estrema sinista di cui fece parte Marco Barbone (ateo convertitosi al cattolicesimo solo negli anni ’90).

Tobagi fu cronista e storico (dell’Avvenire e del Corriere della Sera), presidente del sindacato lombardo dei giornalisti. Più si placano le polemiche sulle indagini che seguirono il suo delitto, più emerge cristallina la dimensione religiosa di Tobagi, che ne costituiva la reale essenza e il solido fondamento sul quale si sviluppò il suo impegno professionale.

Il suo collega al Corriere della Sera, Giuseppe Baiocchi, ricorda su Avvenire di oggi che da semplice fedele non mancava di partecipare alla vita della sua parrocchia e coltivava la conoscenza della Scrittura. Ed è a questa che fa riferimento quando si interroga con pochi colleghi (a quel tempo erano 7 i credenti «dichiarati» tra i 300 giornalisti del Corriere) sul significato profondo del ritrovarsi ad essere un «cristiano che fa il giornalista» in quella temperie storica. Quando già sapeva di essere nel mirino dei terroristi disse: «Non mi perdoneranno di aver rotto il conformismo e l’unanimismo. Sia nelle analisi sulla galassia terroristica e sia nel sindacato, che ha anche bisogno di rotture democratiche per crescere e per svolgere davvero il suo ruolo civile. E io ho il torto di aver sollevato un velo e di trovare il libero consenso di molti colleghi… Ma non mi sento solo: mi sento comunque nelle mani di Dio».

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