Craig Venter e la vita artificiale: gli scienziati ridimensionano i fatti

Dopo l’annuncio in questi giorni della creazione di una cellula artificiale da parte del genetista Craig Venter, l’Economist inglese ha ideologicamente dichiarato: «Finora, creare vita è stata considerata prerogativa delle divinità ed è esistita la convinzione che la biologia non è una somma di atomi che si muovono e reagiscono tra loro ma è qualcosa di alimentato da un’essenza vitale. Per questo, può essere uno shock che ora comuni mortali hanno prodotto vita artificiale». I materialisti hanno abboccato e stanno diffondendo la notizia con grande entusiasmo.

Tuttavia, come facevamo notare in Ultimissima 24/5/10, sempre più scienziati hanno ridimensionato la scoperta, anzi, in molto non parlano nemmeno più di “scoperta”, come ad esempio David Baltimore, Nobel per la Medicina e luminare di genetica al Caltech della California.

Il noto biologo e genetista Giuseppe Sermonti, famoso a livello internazionale, già presidente della Associazione Genetica Italiana, primo scopritore della ricombinazione genetica in alcuni batteri produttori di sostanze antibiotiche e fondatore de “La rivista di biologia”, ha anch’egli preso posizione in merito alla presunta “vita artificiale”: «l’equazione tra cellula e Dna è completamente falsa. Venter è riuscito a riprodurre il materiale genetico di un batterio, ma non tutto quello che ci sta intorno, che poi è la parte più complessa e difficile da realizzare. Presentare un piccolo passo come una conquista di qualcosa che per noi rimane ancora molto lontano, è un falso e una millanteria”. Si ricollega quindi a quello già espresso da molti suoi colleghi, tra i quali Giorgio Dieci e Paolo Tortora. Continua il genetista: “quella realizzata non è una cellula del tutto artificiale, ma solo per quanto riguarda il materiale genetico. Il citoplasma, che è fondamentale in una cellula, è stato del tutto trascurato, in quanto ci si è limitati a utilizzarne uno preesistente. Venter è un esperto di grande valore, ma stranamente ha dichiarato che i suoi risultati sono interessanti solo dal punto di vista teorico, mentre non hanno valore sul piano pratico». L’importante scienziato ha concluso: «Il citoplasma è la parte più difficile da riprodurre perché farlo è una prerogativa del mistero. Noi scienziati non riusciamo a comprendere come certe cose siano state realizzate, quale sia l’origine della vita e della cellula. Rimane ancora un fondo di mistero, eterno, permanente. Qualcosa che si vorrebbe continuamente ignorare, perché l’uomo vuole sentirsi Dio al punto da originare la vita».

Anche Roberto Colombo, docente di neurobiologie e genetica all’Università Cattolica e membro del Comitato nazionale per la bioetica, ha preso posizione: «Siamo di fronte a un nuovo paradigma della biologia, che non si limita a conoscere o a sfruttare la natura, ma che passa alla logica della manipolazione totale per essere padrona di una vita costruita dall’uomo in modo artificiale». Apprezza il lavoro dell’equipe di Venter e parlando degli ipotetici scenari futuri afferma: «Ma è lontano il pensare di agire su una cellula eucariote (come quella dell’uomo, degli animali o dei vegetali), ben più complessa di quella di un batterio (cellula procariote)”. Conclude dicendo: “Il paradigma culturale si orienta verso una manipolazione totale, obiettivo della biologia sintetica. Si producono organismi viventi inediti, utilizzando patrimoni informazionali costruiti al computer, dando il via a forme di vita prima non esistenti. È un paradigma nuovo, un po’ inquietante. Quanto al significato che tutto questo ha per la comprensione del «fenomeno vita», è già noto da tempo che i processi biologici sono regolati dal Dna. Affermare invece che non esiste nulla oltre la chimica e la biologia, mi pare una affermazione presuntuosa e non scientifica».

Il Consiglio Nazionale per le Ricerche (Cnr) ha dichiarato, attraverso il biotecnologo Roberto Defez: «la vita artificiale non può esistere. Quella di Craig Venter è solo una grande dimostrazione scientifica che però non può avere nessun tipo di futuro nel mondo reale. Quell’organismo non può vivere se non in laboratorio. È soltanto un oggetto virtuale». Intervistato da Il Messaggero, Defez ha praticamente smontato la notizia: «non basta il dna da solo per determinare la vita in un organismo per quanto piccolo questo possa essere. Non sarebbe mai in grado di sopravvivere in un ambiente naturale e quindi è del tutto inutilizzabile. Mi pare che Venter susciti non solo in me, ma anche in tanti altri colleghi delle perplessità. Poi non riesco a vedere nessun tipo di applicazione reale da questo tipo di ricerche, non penso neanche che questa sia la strada più veloce per arrivare a realizzare dei batteri che possano essere utili per l’ambiente o per la ricerca in medicina».

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