Il matematico parla agli studenti del “Dio che si è fatto uomo”

carlo ravagliaUn docente universitario di Bologna parla agli studenti della positività della vita, della grandezza dell’uomo e della sua visione cristiana. Il prof. Carlo Ravaglia invita a guardare oltre al nichilismo, un modello educativo che lascia il segno, gli studenti si alzano in piedi applaudendo.

 
 
 

Ultimo giorno di lezione all’Università di Bologna. Nel Dipartimento di Matematica, si festeggia il completamento del corso di Analisi 1 dopo un anno di funzioni, numeri reali, limiti, derivate ed integrali. Ma è anche tempo di saluti ed auguri natalizi.

Grazie ai numerosi video caricati su YouTube dagli studenti bolognesi, possiamo dare uno sguardo al saluto particolare che il professor Carlo Ravaglia, docente di Analisi Matematica, ha voluto rivolgere ai suoi allievi.

In questo gesto si scopre un uomo straordinario, un maestro nel vero senso della parola, il quale sente la responsabilità di condividere con i suoi studenti ciò che di buono e prezioso ha imparato nella vita. «Nella vita», dice, «bisogna prendere una posizione e nel mio insegnamento, ho un’idea chiara: non può restare solo una trasmissione di nozioni».

 

Il prof. Ravaglia cita Leopardi: “No al nichilismo”

Nel 2009, il professor Ravaglia scelse di leggere alcune parole di una poesia di Leopardi: “Natura umana, or come, se frale in tutto e vile, se polve ed ombra sei, tant’alto senti?”. E’ la descrizione della contraddizione dell’essere umano: nato dalla polvere ma capace di desiderare l’infinito.

«Questo significa che nei confronti dell’uomo sono possibili due posizioni», aggiunge il matematico. «La prima è dire che l’uomo è niente, la posizione di Leopardi, oppure l’uomo è qualcosa di grande. Il mio discorso non è neutrale, io non la penso come Leopardi. Io sono contro il nichilismo, sono per dire che la vita è un valore e vorrei aver comunicato anche nel modo di fare matematica questa posizione. Che è la posizione cristiana!».

 

Il matematico annuncia il “Mistero che si è fatto uomo”

Nel 2013 ha deciso di salutare i suoi studenti della laicissima Bologna con un altro discorso, ancora più appassionato, che vale la pena citare per intero. Il video dell’intervento del prof. Ravaglia è visionabile più sotto.

«Nell’uomo c’è qualcosa di grande che lo trascende, è la vita stessa che è grande, è positiva! Da dove mi viene questa idea di uomo? Nasce da una concezione che la persona non è un ammasso di atomi o di reazioni chimiche o un animale più evoluto, la persona è legata ad un mistero più grande da cui proviene. Vi dico queste cose perché credo sia la strada per capire la grandezza dell’uomo, strada che va percorsa però non in maniera sentimentale ma attraverso la ragione. Voglio farvi due auguri: il primo è che siate persone con una concezione grande di se stesse e verso la vita, non nichilista. Il secondo augurio è per chi è dentro la concezione cristiana della vita, quella che ho io, perché viviate l’esperienza del Natale, cioè che questo Mistero si è fatto uomo per esserci vicino, un Dio vicino, che è con noi e ci accompagna nelle fatiche della vita».

 

E’ un messaggio che ci ha colpito molto, non tanto come ennesimo testimone della convivenza tra fede e scienza, piuttosto perché testimonia la contagiosa passione del prof. Ravaglia verso la positività della vita, che si traduce automaticamente in un interesse verso l’altro, verso gli studenti con cui ha a che fare ogni giorno, anno dopo anno. E per il coraggio di annunciare il cristianesimo come proposta di un uso aperto della ragione verso l’esistenza.

Un esempio di educatore che andrebbe preso come modello, amato dai suoi studenti che, dopo gli auguri di riconoscere il Dio vicino che si è fatto uomo, applaudono alzandosi in piedi, istintivamente, come è avvenuto nel 2014.

Un “grande uomo”. Così ha titolato su Youtube lo studente universitario che per primo ha pubblicato il suo saluto natalizio del dicembre 2009.

 

Qui sotto uno dei saluti natalizi del prof. Ravaglia

 
 

La redazione

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54 commenti a Il matematico parla agli studenti del “Dio che si è fatto uomo”

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  1. Bravo, bella e preziosa testimonianza.

    E per quelli che ora pretenderanno “laicitè, laicitè”, fate pure, salutate chi volete dicendo loro che niente ha senso, evviva il niente (nichilismo).

    La laicità è permettere a tutti di esprimersi, non impedirlo.

    • Klaud. ha detto in risposta a Alèudin - preghierecorte

      Verissimo, infatti nessun laico indottrina i bambini fin dalla nascita.

      • Aleudin ha detto in risposta a Klaud.

        Come no, chiunque in dottrina i propri figli, in una maniera o l’altra. A volte il laico li in dottrina al laicismo, ad esempio.

      • Mari ha detto in risposta a Klaud.

        con laico intendi persona non credente o persona generica non appartenente al clero ecclesiastico? no perché sai la parola assume significati diversi a seconda di ciò in cui crede chi la usa

        • Klaud. ha detto in risposta a Mari

          Anche il genitore laico ma credente personalmente non dà ai figli un insegnamento ‘pesante’ come quello che può dare un prete.
          È ovvio che un genitore, qualsiasi convinzione abbia, un insegnamento lo deve dare. Certo è che un ateo non manda i figli a studiare dottrina ateistica.

          • Andrea VCR ha detto in risposta a Klaud.

            Ho conosciuto un’atea che mi ha raccontato come suo padre le ridesse in faccia ogni volta che da bambina parlava di Dio, Madonna o altri argomenti religiosi, ridicolizzandola. Dato che lei voleva bene a suo padre, posta in una situazione simile, non ha potuto fare altro che seguirne il credo. La cosa più triste è che a più di 40 anni di distanza non era ancora capace di comprendere quanta violenza avesse subito (e sia io che mia moglie non abbiamo toccato l’argomento, non era proprio il caso).
            Io non tratto i miei figli in modo così disumano.
            Viva Cristo Re

      • Max ha detto in risposta a Klaud.

        Dipende cosa si intende per “indottrinamento”, esattamente.

        Perche’ esistono casi, testimonianze discusse anche su questo sito, in cui i genitori insegnavano ai propri bambini a non credere in nessuna divinità.

        • Klaud. ha detto in risposta a Max

          Per indottrinamento intendo quello in cui, ricordo, passai anch’io: imparare risposte stabilite a domande incomprensibili per un bambino di otto o nove anni, come onniscienza… essere perfettissimo… uno e trino… ecc.
          Che genitori atei insegnino ai propri figli a non credere in alcuna divinità mi pare il requisito minimo per definirsi atei, no? Altrimenti è un’altra cosa.
          Non devi pensare che una educazione atea sia qualcosa di simile al condizionamento della propaganda stalinista: nei paesi totalitari la religione o la non-religione vengono usate strumentalmente. Negli stati liberi, di regola, nessuno insegna l’ateismo in maniera sistematica. È un insegnamento familiare, naturale, fondato sull’etica.

          • Aleudin ha detto in risposta a Klaud.

            Klaus

            E tu non devi pensare alle scuole coraniche.

            Io ad esempio non ho ricevuto un indottrinamento “pesante” e nemmeno i miei figli nonostante frequentino catechismo, oratorio e messa.

          • lorenzo ha detto in risposta a Klaud.

            Insegnare ai figli che il mondo e le leggi che lo regolano si sono fatti da soli è o non è un indottrinamento dogmatico?

          • Max ha detto in risposta a Klaud.

            Mi riferivo alla risposta che avevi dato sopra: dicevi “Certo è che un ateo non manda i figli a studiare dottrina ateistica.” Questo ancora no, anche se in UK c’e’ chi ha proposto public schools di questo tipo, mentre a Brussels c’e’ la “Université Libre de Bruxelles”, anche se e’ un caso un po’ diverso. Ma figli che ricevono insegnamento “ateistico” dai genitori ci sono.

            Sono d’accordo con l’idea che l’insegnamento ai bambini debba essere fatto in maniera semplice e comprensibile per loro.

  2. Max ha detto

    “La laicità è permettere a tutti di esprimersi, non impedirlo.”

    — Sante — parole.

  3. Nippur ha detto

    Mi sta benissimo, ma vorrei fosse lo stesso quando a farlo fosse un professore ateo.
    Reagireste allo stesso modo?

  4. Nippur ha detto

    Il professore approfitta di un posto pubblico per fare valere le proprie Credenze. Avrebbe potuto offrire un caffè e fare gli auguri lì, se ci teneva. E direi lo stesso se avesse fatto un predicozzo ateo, per intenderci.

    • Boomers ha detto in risposta a Nippur

      Il problema è che l’ateo non ha alcun bene da offrire all’uomo. Nessun valore, nessun messaggio di grandezza, nessuna “buona” strada da perseguire. Altrimenti dovrebbe giustificare l’esistenza di valori assoluti, “buoni” per tutti e quindi precedenti alla stessa ragione umana. L’unico valore dell’ateo è il relativismo sfrenato e onnipotente, il grande male delle società occidentali. L’unica predica atea può solo essere l’invito ad opporsi a chi crede, esattamente quello che hanno sempre fatto i preti sacerdoti del laicismo come Odifreddi: una posizione reazionaria ma l’unica coerente con la visione atea della vita.

      • andrea g ha detto in risposta a Boomers

        Esatto.
        Il pensiero ateista, invece di “riposarsi” sulla propria asserita
        certezza di scomparire nel nulla, non sopporta che si creda in
        DIO. C’è questo odio profondo.

        • mariasole ha detto in risposta a andrea g

          Perché, come afferma la Bibbia da sempre, L’ATEISMO NON ESISTE, ESISTE L’IDOLATRIA.. “chi non è con me è contro di me”, diceva Qualcuno..

      • Nippur ha detto in risposta a Boomers

        Tutti possono parlare, finché i parla come piace a te insomma. Ecco il vero laicismo…

        • lorenzo ha detto in risposta a Nippur

          Quindi il vero laicismo significa libertà di parola solo ed esclusivamente a chi professa il dogmatismo laico?

          • Nippur ha detto in risposta a lorenzo

            La verà laicità, lo ripeto, è parlare di religione etc nei posti e luoghi adatti.
            In ogni caso il professore non può imporre il proprio punto di vista, ma dovrebbe essere super partes, almeno nelle scuole.
            Poi se si mangia una pizza in un prato e lui parla a titolo personale, dismettendo i panni di professore, ok.
            Ma si tratta di altri luoghi, altri tempi.

    • Mari ha detto in risposta a Nippur

      Quello che dici parte da un presupposto sbagliato, la libertà di espressione fondamentale è poter affermare in pubblico ciò in cui si crede, e se questo non è possibile in ambiente universitario allora mi chiedo dove dovrebbe essere possibile

      • Nippur ha detto in risposta a Mari

        Ripeto se la scuola e laica le Credenze di qualsiasi tipo si lasciano fuori. Si può parlare al bar o nei giardino di queste cose. Se lo facesse un professore musulmano o testimone di Geova saresti così garantista? La media qui dice di no

        • Sophie ha detto in risposta a Nippur

          La scuola è laica, non atea. Se poi la vista di un crocifisso ti crea delle turbe psichiche o vai dallo psichiatra o dall’esorcista. Esitono sai delle turbe? In genere la prima è nota come cristianofobia.

          • Nippur ha detto in risposta a Sophie

            Non ti darà fastidio un’immagine di Thor allora, sto aderendo alla religione norrena.

            • Sophie ha detto in risposta a Nippur

              No al massimo mi vien da ridere perchè non esiste.

              • Nippur ha detto in risposta a Sophie

                Ne sono felice, come ne saranno felici tutti i credenti di altri culti che appenderanno il loro simbolo al muro: islamici, TDG, ebrei etc etc.

                • Sophie ha detto in risposta a Nippur

                  Massì pure credenti dell’unicorno, basta che si sminuisce Gesù Cristo. Eppure sei qua a fare lo spavaldo in un gruppo cristiano, perchè non vi fate mai i fregni con gli islamici? Paura?

                  • Nippur ha detto in risposta a Sophie

                    Pensi che questo sia l’unico gruppo che frequento?
                    Partecipo anche in Facebook a gruppo di fede islamica, che hanno un grosso difetto: appena gli fai notare che scrivono panzane ti bannano.
                    Fieramente contrario alla religione islamica e dovreste esserlo anche voi cristiani.
                    Mi fa piacere comunque il tuo atteggiamento: molto logico, molto aperto al dialogo.

            • Vincent Vega ha detto in risposta a Nippur

              Se vuoi aderire a un mito infantile partorito durante l’infanzia dell’umanità fai pure. Il nostro Dio non solo esiste, ma si è incarnato in Gesù Cristo, e le testimonianze della Sua Resurrezione non sono mai state smontate storicamente.

              Piaccia o no, credere nella Resurrezione di Cristo è un atto perfettamente razionale, perché discende da una testimonianza di persone (i Santi Apostoli) che hanno dimostrato la loro credibilità. http://carm.org/empty-tomb

              Questo artìcolo in particolare http://carm.org/the-resurrection-of-jesus-miracle dimostra che in qualunque modo la si veda ciò che è successo 2000 anni fa è un miracolo. Leggilo.

              • Nippur ha detto in risposta a Vincent Vega

                Ciao, premetto che apprezzo molto alcuni tuoi interventi.
                Ma il punto qui è un altro: non sto criticando la tua fede, dico solo che se non deve dare fastidio il crocifisso qualsiasi credente di altra religione dirà lo stesso.
                E chiaramente il culto di Odino è una battuta, anche se la cerimonia funebre sul drakkar incendiato ha il suo fascino 🙂
                Quindi rimaniamo sul punto della situazione: scuola laica significa che tutti possono dimostrare la loro religione? Ok, ammetterai il Corano al muro.
                Io personalmente preferisco tagliare il problema alla radice.
                Niente simboli, niente discussioni religiosi al di fuori dei contesti consentiti.

        • lorenzo ha detto in risposta a Nippur

          Se al “laico” è permesso professare pubblicamente le proprie credenze, perché la stessa cosa dovrebbe essere vietata ad un credente?

        • Aleudin ha detto in risposta a Nippur

          Nippur

          La verità è che quando parla un ateo, un musulmano, un buddista un gay o chi altro, tutti si sperticano a dire che bella la tolleranza e bla bla, poi parla un cattolico e no! Laicité laicité!

          • Nippur ha detto in risposta a Aleudin

            ed aggiungo che per la maggior parte degli interventi da parte di islamici altro che tolleranza!
            EPIC FACEPALM, altro che tolleranza!

        • Nippur ha detto in risposta a Nippur

          Sto par di sfere per tutti, parlate di credenze religiose DI QUALSIASI TIPO nei tempi e luoghi preposti.

  5. Niky ha detto

    Grazie per questa magnifica testimonianza!
    Buone vacanze a tutto lo staff e buon lavoro!! ^___^

  6. Luca ha detto

    Buone vacanze e grazie per il vostro prezioso lavoro.
    Luca

  7. Vincent Vega ha detto

    @ Riccardo scrive http://www.uccronline.it/2016/06/29/benedetto-xvi-a-francesco-santo-padre-nella-sua-bonta-mi-sento-protetto/#comment-181364

    “Nell’articolo da te linkato ( http://www.giornaledistoria.net/index.php?Recensioni=557D0301220200755772040A777327 ) l’autrice scrive che “Romeo dimostra come dopo il Concilio di Trento venne meno la tradizionale tolleranza e indifferenza che era stata fino ad allora rivolta, in linea di massima, a quanti convivevano o avevano rapporti sessuali senza essere sposati, in Italia come nel resto d’Europa”.

    “tolleranza e indifferenza” non sono sinonimo di liceità.”

    Nemmeno di illiceità se è per questo. Di fatto il Concilio di Trento rappresentò una rivoluzione per il popolo cristiano, che vide tutto d’un tratto criminalizzate sia dottrinalmente (“peccato mortale”) che fisicamente (“persecuzioni da parte dell’inquisizione”) dei comportamenti che prima di Trento erano ritenuti leciti da tutti, e considerati legittimi.
    Poco importa poi che qualche Vescovo li ritenesse peccatori, finché certe cose non diventano dottrina applicata il popolo non poteva saperlo nè avere la piena avvertenza (che è una delle condizioni INDISPENSABILI per l’imputabilità di un peccato, dove c’è ignoranza della norma non c’è peccato, ed è il caso della società pretridentina).

    Ad ogni modo il bilancio finale fu questo, cito dall’articolo

    Il bilancio finale non fu particolarmente positivo» rileva ancora lo studioso «poche regolarizzazioni, molte sofferenze, molte donne disonorate, molti bambini privati delle loro famiglie, ma anche molta indifferenza, diffusa ostilità verso l’intolleranza, indomabili resistenze». Certo è che vescovi e inquisitori si dedicarono al riordinamento della sessualità nell’ambito di una precisa strategia adottata dalla Chiesa della Controriforma. Tale strategia mirava a fare introiettare regole, mentalità e comportamenti approvati dalle gerarchie ecclesiastiche, che cercarono dunque di entrare con viva forza nella vita personale e quotidiana degli italiani per combattere ogni pratica contraria all’ortodossia, con un’ombra lunga che persiste ancora oggi.”

    Se per te quello è stato un “progresso”, con ” poche regolarizzazioni, molte sofferenze, molte donne disonorate, molti bambini privati delle loro famiglie” abbiamo due idee radicalmente diverse.

    Il succo del discorso comunque era che la Chiesa ora sta riscoprendo la tolleranza e la magninimità che c’era prima della radicalizzazione fondamentalista del Concilio di Trento. Tutto li. E Papa Francesco ne è un esempio.

  8. Vincent Vega ha detto

    Bellissimo articolo, per il quale voglio ringraziare la moderazione (alla quale auguro felici vacanze).

    Voglio citarne un parte significativa

    “Questo per me significa», ha continuato, «che nei confronti dell’uomo sono possibili due posizioni: la prima è dire che l’uomo è niente, la posizione di Leopardi, oppure l’uomo è qualcosa di grande. Il mio discorso non è neutrale, io non la penso come Leopardi. Io sono contro il nichilismo, sono per dire che la vita è un valore e vorrei aver comunicato anche nel modo di fare matematica questa posizione. Che è la posizione cristiana!”

    È proprio così! Che cos’è il cristianesimo, al netto di alcune derive antivitaliste del passato, se non amore per la vita?

    Pensiamoci un po’: Dio ci ha promesso un’eternità di gioia. Ma non un’eternità nella quale smarriremo il nostro “io” in un indefinito “uno creatore” nel quale scomparire e annichilire se stessi. Gesù ci ha promesso la vita eterna dello spirito e, alla fine dei tempi, la ricongiunzione dello spirito con il nostro corpo carnale, che sarà non un corpo corruttibile come quello che abbiamo qui sulla terra, ma un corpo glorioso. Come può una promessa simile non irradiare amore per la vita?

    Il Paradiso sarà massimo piacere sia dell’anima che del corpo, che parteciperanno entrambi alla vita divina (nel cristianesimo ortodosso questa viene chiamata “theosis”, ovvero divinizzazione).

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