Dacia Maraini: «l’aborto è violenza al nascituro e alla donna, ma sono favorevole»

Dacia Maraini«L’aborto è una violenza verso il nascituro e verso il corpo della donna […]. Sono favorevole alla legalizzazione per togliere la pratica dalla clandestinità, ma contraria a farne una bandiera». Parola recente di Dacia Maraini, storica femminista italiana, scrittrice di successo e firma del Corriere della Sera.

Un’ammissione importante anche se inconcepibile: si legalizza la violenza sul nascituro e sul corpo della donna per togliere tale pratica dalla clandestinità? Ha senso questa affermazione? Ha senso legalizzare le rapine per togliere tale crimine dalla clandestinità, evitando così magari sparatorie e uccisioni dei commessi di banca o degli stessi malviventi? No. Non a caso Papa Francesco ha ricordato: «Voi pensate che oggi non si facciano i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, e ci sono delle leggi che li proteggono».

Ritorna così la contraddizione, spesso da noi denunciata, di coloro che si dichiarano contrari all’aborto -riconoscendo onestamente che si tratta di una violenza contro la donna e dell’omicidio del bambino non ancora nato-, ma che non riescono ad opporsi alla sua legalizzazione, temendo di sfidare i dogmi della società moderna. La Maraini, si sa, non ha questo coraggio: non a caso ha scritto queste parole in un articolo con il quale si è scusata per aver firmato il recente appello contro all’utero in affitto promosso dalle femministe di “Se non ora quando – Libere”. Una presa di posizione che ha spaccato sia il mondo femminista che quello omosessuale militante, la Maraini si è trovata al centro del ciclone e ha comodamente fatto marcia indietro. I liberi pensatori sono merce rara.

Se nel 1975 Pier Paolo Pasolini scriveva: «Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio», oggi pochi hanno la forza di arrivare fino in fondo alla realtà dei fatti. Si parla di “dramma” dell’aborto o di “scelta sofferente” delle donne: ma perché l’aborto dovrebbe essere un dramma se lo zigote è un grumo di cellule? Un dramma non è quando muore qualcosa ma qualcuno, e quando qualcuno viene ucciso si chiama omicidio. L’unica che ha cercato di evitare questa contraddizione è stata la furbissima filosofa Chiara Lalli, sostenendo che invece “abortire è bello”, non è un trauma e non esiste alcun problema etico. E’ l’unico modo effettivamente di salvarsi dall’ipocrisia e dalla incoerenza, entrando però immediatamente in collisione con l’evidenza medico-scientifica poiché, per gioire per l’aborto, bisogna necessariamente reprimere cinicamente le innumerevoli storie di sofferenza delle donne e considerare embrione e feto dei meri grumi di cellule da cui liberarsi al più presto. A meno che si gioisca per l’omicidio di un essere umano.

E che sia tale nessuno ha dubbi, nemmeno i medici abortisti. Alessandra Kustermann, storica ginecologa abortista e primario di ostetricia e ginecologia della Mangiagalli di Milano, ha dichiarato: «In quel momento so benissimo che sto sopprimendo una vita. E non un feto, bensì un futuro bambino. Ogni volta provo un rammarico e un disagio indicibili. Sento che avremmo tutti potuto fare di più. So che a me manca la fede per farlo, così quando sono lì penso che la vita della madre, che soffre davanti ai miei occhi, valga più di quella di suo figlio che non vedo ancora. Amo il mio lavoro, quando non è concentrato sugli aborti, ma so che quando andrò in pensione mi potrò permettere di pensare di nuovo a Dio. Quando finirò di lavorare, spero solo di trovare un confessore misericordioso». Papa Francesco nel 2014 ha risposto anche a lei: «non è un problema religioso o filosofico. E’ un problema scientifico, perché lì c’è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema».

La redazione

21 commenti a Dacia Maraini: «l’aborto è violenza al nascituro e alla donna, ma sono favorevole»

  • Dario* ha detto:

    Tecnicamente parlando, se si considera il nascituro soggetto che può essere oggetto di violenza, allora non si può più parlare di violenza nei suoi confronti, ma di uccisione (che ovviamente è molto peggio, anche se non è ancora il corretto “omicidio” per cui bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di considerarlo una persona). Dire che il nascituro subisce solo violenza sarebbe come dire che la mafia abbia solamente malmenato Falcone e Borsellino (il primo esempio che mi è saltato in mente). Purtroppo però aspettarsi un po’ di ragionevolezza e coerenza da certa gente è speranza vana…

  • Mattia ha detto:

    Io la penso così: se negli anni ’30 andava di moda l’eugenetica e la Chiesa che le si era opposta era stata giudicata retrograda e antiscientifica; oggi invece tutti la rigettano. Io penso che una cosa simile accadrà anche per l’aborto oggi molti lo difendono presentandolo come una conquista della donna, ma forse tra un secolo la gente proverà orrore per aver legalizzato questa pratica…

    • Non so mica se l’eugenetica oggi è debellata, semplicemente continua sotto traccia: bambini malati/down abortiti, altri scelgono il colore degli occhi, banche del seme, etc. etc.

      Speriamo sia come dici tu.

  • Dan ha detto:

    Ma perfavore,ma qualche volta rinnovare gli argomenti,almeno che comunque non puoi obbligare una donna per legge a non abortire e questo non vale per l’aborto, il fatto è che concretamente chi si autoprovoca del male da solo non puo essere controllato da una legge che è come dire non puoi imporre una leggi che controllano l’ autolesionismo perchè concretamente non puoi controllare chi si fa del male da solo,ma dire che che “combatti la criminalità oeganizzata” legalizzando attività della criminalità organizzata,per me e ridicolo ( e hanno pure la pretesa che siano persone totalmente ebeti, ad ascoltarli e loro sarebbero degli “intelletuali” per dire ste c…autocontradditorie,tipo chiedere il pizzo è un problema,risolviamo il problema,rendiamolo legale cosi chi lo paga esce dal problema.E sai per combattere Al Capone io legalizzo Al Capone,cosi si che finalmente ho risolto il problema,a cosi finalmente posso tassare pure al Capone.

    • Dario* ha detto:

      Stai forse dicendo che la legge non può obbligare a non commettere omicidi? La cosa ridicola è che oggigiorno si fanno a tempo di record leggi su leggi per tutelare i cani, le scimmie, i gatti, i polli, le barbabietole ma una legge per tutelare i bimbi sarebbe assurda ed illegittima? Che bel mondo in cui viviamo, non c’è che dire…

      • Dan ha detto:

        Sto dicendo che una donna che abortisce è prima autolesionista,ed è un paradosso la legge non risolve i problemi di educazione alla propria libertà,purtroppo nel concetto di libertà non puo controllarti,nel senso che per esempio sarebbe una assurdo anche una legge sul suicidio.Di fondo al di là del tanto osannato femminismo,tali donne soffrono in un maniera indecidibile (posto che alcune soffrono pure per aborti spontanei) quando scelgono di abortire illuse che questo li toglierà problemi o le rendere più felici o più libere,si fanno del male da sole,il problema sarebbe come fa una legge a controllare chi si vuole fare del male da solo?E questo è un punto la libertà portata all’estreme conseguenze e vissuta sfocia anche nell’autolesionismo.In realtà no nel senso,che anche se c’è una legge uno puo compiere omicidio,nè viene punto certo,ma la legge non è un surrogato della crescita personale psicologica e intima di una persona.Semmai dovrebbero avere la pretese non di abortire,ma la pretese di avere le dovute tutele economiche sociali, per non abortire.

        Il punto allora è che la legge è inutile sotto quel profilo utile per mantenere l’ordine sociale con la coercizione ma senza consapevolezza sociale e crescita etica è una legge vuota,qualunque legge è inutile senza una crescita interiore etica,perchè puo essere comunque violata.

        Si bhè quello è sempre stato un problema pure in una vecchia canzone di Gaber”:

        “compagno radicale tu occupati pure di diritti civili e di ideozia che fa democrazia,e preparaci un’altro referendum questa volta per sapere,doc’è che i cani devono pisciare”

        Quindi una legge per tutelare i bambini deve tutelare anche le donne,non basta insomma effettuare coercizioni sulla donna,bensi metterla nelle dovute condizioni economico sociali per mantenere dignitosamente il figlio.Ma si sà si fa più in fretta diri “abortisci e una libertà”,sempre meglio che fornirti,questi si dei diritti,diritti tuoi e del figlio per cui porti avanti la gravidanza.

        • Dan ha detto:

          Per te stessa e per tuo figlio vale battersi,non per te stessa contro tuo figlio.

        • Laura ha detto:

          Non riesco a capire la tua posizione Dan…le tue critiche sono verso Dacia Maraini o verso chi si oppone all’aborto?

          Commento solo la tua frase: “non puoi obbligare una donna per legge a non abortire”. Ti ricordo che tutte le leggi del mondo obbligano già la donna a non abortire oltre ad un certo periodo dalla gravidanza, proprio perché non si può più negare che ci sia dentro di loro un bambino. Quindi si, si può obbligare una donna per legge a non abortire, già lo si fa. Basterebbe anticipare tale divieto al momento del concepimento, quando inizia la vita dell’essere umano.

          • Dan ha detto:

            I divieti non servono se non vengono recepiti:perchè non ha senso abortire.Supponi una legge;abortirà lo stesso,una legge determina una pena coercitiva,anzi una qualunque legge amette una pena,ma non è il timore della pena che educa la propria libertà,semplicemente metteresti in carcere una donna che abortisce volontariamente?E anche se le obbligano,vanno in un altra nazione aggirano la legge e ritornano,il punto è capire a monte:le cause perchè viene effetuata quella scelta,prima ancora di andare verso giudizi di natura penale,o di leggi che si basano sulla coercizione.La coercizione di una qualunque legge vale meno di niente,non è la legge che giustifica se stessa,ne la paura delle pene che aiutano a crescere,ma la conoscenza di se stessi,capire che l’educazione non è altro fondalmentamente che autcontrollo sulla propria libertà:posso essere libero perfino appunto di usare droghe o di compiere omividio perchè “libero” è termine spurio da etica solo in senso di possibilità di scelta,anche se c’è una legge che lo vieta,semplicemente allora bisogna comprendere,ci sono libertà e false libertà,a prescindere dalla legge che lo vieta uno puo uccidere come non uccidere,ma non è la legge che predetermina la bonta di una legge ma la bontà il concetto etico che sfocia nella legge,le false libertà ti arreccano danni,sono false illusorie delle vere e proprie trappole,uno puo persuadersi che compiere un’azione x lo renda ancora più libero,effettua quindi liberamente quella scelta,la scelta che ha fatto pregiudicare la sua libertà.Non serve a nulla impedire l’aborto volontario con il carcere,perchè sostanzialmente abortiscono nei paesi con le stesse leggi,anzi l’aborto è sempre stata una pratica che c’è sempre stata storicamente,il punto non è quindi emanere leggi e punizioni,ma comprendere perchè non ha senso afatto un aborto,e il sesnso è quello che giustifica l’adesione anche a una legge.

            Quindi un sistema di divieti e ricompense risulta inutile se non si comprende perchè e come influisce sulla propria libertà un azione piuttosto che un altra.Il paradosso stà nel fatto che la libertà senza autocontrollo finisce per essere una schiavitù o per negare se stessa,non ti è sufficiente dire sono nato libero,se poi non sai effettuare quelle scelte che ti mantengono tale,a prescindere dalla legge e dal timore delle pene,si deve trovare il senso profondo delle proprie azioni,e questo vuol dire comprendere se stessi,se non c’è modo di amare se stessi non c’è modo nemmeno di amare qualcuno perfino il proprio figlio.

            E quindi è il presupposto della legge che condivido,anche se non ci fosse una legge specifica a dirmelo,non ucciderei ugualmente,ma non è la legge che “educa” la legge “educa” per coercizione e ha come deterrente la pena.Educarsi insomma non è solo una questione di divieti o meno,ma il senso del perchè mi pongo di divieti o meno,su determinate azioni piuttosto che altre,che solo dopo sfociano nei divieti.

            • Dan ha detto:

              Sono verso quella parte del femminismo inutile che declara le libertà illusorie.Certo in senso di scelta si puo come non si puo abortire,ma abortire genera sofferenza verso chi lo pratica,quindi perchè autoinfliggersi sofferenza abortando?Risposta:a bhè siamo liberi,”liberta di soffrire”.E quindi emano una legge che dica sei “libera di autoinfliggerti sofferenza”,si già,e che libertà è?Per me,una delle tante libertà senza senso,e se anche non c’era una legge dello stato a dirti che esiste “un diritto a provocarti sofferenza” il punto è perchè sceglie di soffrire?

            • Riccardo_CS ha detto:

              Dici bene quando affermi che non è la legge che predetermina la bontà di una legge, ma che sono la bontà e il concetto etico che devono sfociare nella legge (se ho capito bene).

              Il punto è proprio questo: esiste un concetto etico secondo il quale la vita dell’essere umano innocente non può mai essere soppressa e da questo principio etico deriva la legge che vieta di uccidere l’essere umano innocente (compreso ovviamente il nascituro) e dunque il divieto di abortire.

              La legge che legalizza l’aborto evidentemente non sfocia dal suddetto principio etico, ma vi si contrappone e dunque sfocia dal principio etico opposto e cioè che la vita dell’essere umano innocente può essere soppressa: è questo un principio etico che condividi?

            • Dario* ha detto:

              Volendo essere proprio fiscali, non è la madre abortente che commette omicidio, lei è il mandante. Comunque, per rispondere alla tua domanda: certo che metterei in carcere chi pratica aborti o aiuta a praticarli (leggasi medici, infermieri, gente di m**a come la Bonino e quant’altro), carcere duro e pena severa. Per le madri magari bisognerebbe vedere, di volta in volta, le eventuali attenuanti del caso ma di certo anche loro sono complici ed è complice anche chiunque (padre, madre, compagno, marito, fidanzato, suoceri, parenti vari, amici, consulenti, medici, ecc.) incentivi o peggio istighi al fatto. Tutti questi soggetti andrebbero perseguiti, ciascuno con un peso proporzionale alla propria responsabilità, sarà anche brutto se vuoi ma questo si chiama deterrente e, per chi non ci arriva col ragionamento e con la coscienza, non c’è altra via.
              Tu sembri focalizzarti solo sull’autolesionismo della donna, che è uno dei problemi beninteso, ma non è certo il dramma principale quando c’è in gioco la morte prematura e violenta di vite umane (innocenti)

              • Dan ha detto:

                Si,ma dall’altra condivido pure il principio che non serve a nulla “pena come rieducazione”,al più sono, ma non mi interessano a me le questioni politiche,una legge che vieti di effettuare aborti e il senso sarebbe al più “non ti aiuto a farti del male da sola”,ma non per le “lapidazioni per legge” e comunque i legalismo non sostituisce la crescita personale di un individuo è nettamente insufficente.E comunque non sono per la riduzione di tale problema sociale,a legge o non legge,legalizzazione o non legalizzazione,visto e appurato che non è scelgono l’aborto volontario perchè c’è o non c’è una legalizzazione in merito,sono altre le cause che portano una donna a scegliere di abortire,e vanno comprese per essere rimosse socialmente e concretamente,altrimenti diventa solo una condanna per via legge che si condivido,ma che non coglie nessuna causa del perchè del problema.Se per esempio, ma avrei voluto delle statistiche in merito, si domandasse:perchè scegli di abortire?Domanda che costringe necessariamente a rivolgersi a se stessi non alla giurisprudenza,si potrebbe capire magari forse,ma questo dovrebbero spiegarlo loro,magari troverebbero è la libertà o il principio di autodeterminazione della libertà che porta a tale atto,bensì quel fondo di paura emozione umana nell’avere un figlio e comunque le responsabilità che poi si ha nei suoi confronti,quindi o uno rimuove le proprie emozioni e le proprie paure delle proprie responsabilità o non lo fà,dall’altra più ampie tutele per le stesse in modo tale che una donna non abbia paura di avere figli,in questo senso la legge (i legislatori) e lo stato se ne fregano già abbastanza,insomma legge o non legge sull’aborto,la questione è che il legalismo non sostituisce la crescita umana.Quindi che non condivida quel principio è ovvio,come non condivido meri principi per condannarle in senso di “pena della legge”,che ci sia una legge che non ci sia una legge,una persona deve capire perchè è sbagliato abortire.Perchè di leggi sbagliate nella storia degli stati c’è ne sono state fin troppe,e ancora si sta la a declinarle come l’individuo che si adegua una “legge solo perchè c’è una legge.” o addiritura sul principio di libertà,quando mai una legge è un principio di autodeterminazione della libertà sono mai state conciliabili,anche solo formalmente,se la legge è un’autolimitazione delle libertà?Semplicemente penso che nessun sistema logico formale in seno al diritto possa spiegare l’idea di libertà propugnata solo sulla base del principio formale stesso,d’altra parte proprio formalmente nessun sistema auto giustifica se stesso,o si entra nella circolarità.

                E si in realtà è anche una legge “pro uomo” dal momento che l’uomo non si prende in tal caso le sue responsabilità in merito,non è che l’uomo spesso non tenti di persuaderle ad abortire (e anche su questo non ho dati ho solo il presupposto),o non scappi davanti alle responsabilità,ecco appunto una delle conseguenze di tale legge è la deresponsabilizzazione vigliacca davanti alla vita umana.D’altra parte alcune correnti filosofiche sono per “l’indeterminismo etico” proprio perchè “bene” “male”;”giusto” “ingiusto”;non sono rendibili nei sudetti sistemi logici,salvo poi puntualmente autocontraditirsi parlando puntualmente di “giusto” “ingiusto” limitatori non limitatori del principio di autodetrminazione della libertà,secondo vacuo razionalismo meccanicistico,che come diceva Pascal non sa nemmeno spiegare perchè è giusto amare se stessi,o come si fa proprio a avere una legge che ti deve pure spiegare di amare te stesso o come si ama se stessi,motivo per il quale la giurisprudenziolismo razionalista proprio sul fronte indispensabile alla crescita dell’individuo fallisce miseramente.

                Si ma appunto se il problema è salvare quel bambino,ma il punto possibilmente salvare quel bambino e impedirli l’autolesionismo,e possibilmente al padre di prendersi delle responsabilità:essenzialmente quello che sto dicendo,ma lo dicono pure i giudici è la pretesa assurda è emanare leggi su leggi su quello che è una questione di responsabilità di crescita umana.

                • Dan ha detto:

                  Sulla questione della “scientificità”,ovvviamente una scelta morale non è un atto scientifico,semplicemente di fondo chi sostiene quella tesi pensa la vita umana,come se fosse posta nel medesimo contesto temporale della logica o della matematica,peccato che tutti gli enti geometrici,e i principi geometrici e logici siano posti in un contesto temporale supposto “eterno”,poi però invece un essere umano si trova in un tempo finito e in divenire,dunque la tesi “questo non è “adesso” un essere umano” .Posto che è necessario per il porsi di un essere umano,non vedo perchè una condizione NECESSARIA per il porsi dell’essere umano venga cosi come dire tralasciata banalmente,si basano leggi sulla scienza?
                  La scienza non dice nulla sui comportamenti umani o sulle scelte dei comportamenti umani,la scienza ti dice l’atomo funziona non funziona cosi,ma non c’è assolutamente nulla di scientifico (scienza in senso dei meccanismi naturali) nell’intraprendere un’azione che sfoci nella bomba atomica piuttosto che per tecnologie utili alla non autodistruzione dell’essere umano,la scienza ti dice biologicamente anatomicamente fisiologicamente lun essere umano si sviluppa cosi,ma niente di scientifico basa la scelta.Al più in post dice bhè è NECESSARIA quella fase per il porsi di qualunque essere umano in funzione di un tempo,che non è quello degli enti matematici,che sono a priori supposti eterni e immutabili,come se un embrione fosse “razionalmente” immutabile,e non avesse nessuna collocazione temporale:come dire bhè sai neppure quando sarò vecchio dopotutto avrò le stesse capacità cognitive di quando nè avrò venti,speriamo che qualcuno mi dica che non sono più un essere umano,o che se ho l’alzaimer devo essere sopresso,in quanto non soddisfo il tuo “fermo immagine vacuo” atemporale eterno ideale, di essere umano.Vita non mi sembra che possa descriverla raccontandomi la sola fisiologia,per carità aspetto importante della conoscenza della natura,ma che dire molto ma molto insufficiente,se poi alla domanda bhè parlami un pò della tua vita?
                  Li rispondi con la descrizione fisologica del corpo,e bhè e tu si che hai afferrato la razionalità somma delle scelte umane:postive o negative che siano.

                • Dario* ha detto:

                  Scusami ma vedo che non ci capiamo: di fronte alla prospettiva di impedire un omicidio, chi se ne frega se il potenziale mandante/assassino non avrà una crescita intellettiva/spirituale, avrai comunque prevenuto un’efferatezza! Poi sono d’accordo con te sul fatto che sarebbe bene lavorare su entrambi i fronti, ma intanto cominciamo a debellare il male maggiore, senza per questo trascurare l’altro male.
                  Ovviamente bisogna legiferare anche a favore degli aiuti alla maternità ma questo non esclude il far tornare illegale questo tipo di omicidio.
                  Se guardi bene, c’è una legge che dichiara illegale uccidere, rubare, ecc. a prescindere dal fatto che i potenziali rei capiscano o meno i motivi che ne hanno giustificato l’istituzione. Immagina per un attimo un mondo in cui uccidere fosse legale in senso assoluto e chiediti se lo preferiresti a questo o non vivresti costantemente nella paura. L’atto illegittimo dev’essere condannato dalla legge, se poi si vuole anche insegnare alle persone dei sani principi tutto di guadagnato, ma la seconda cosa non potrà mai sostituire la prima perché il mondo non è perfetto e di uomini senza coscienza ce ne sono sempre stati e ce ne saranno sempre finché il mondo gira ed il compito dell’ordinamento sociale è quello di renderli il più inoffensivi possibile

                  • Dan ha detto:

                    Ma dal momento che io non “immagino” appunto dovrei immaginarmelo non c’è.E una pretesa appunto che reputo mostruosa:nessun principio e tante leggi sterili,inutile,sarà un modo per demandare alla legge anche qui le proprie responsabilità sociali,tutti sanno condannare certamente una donna che abortisce,ma condannare per condannare o salvare vita umane un pò come visioni romanzesche di eroi salvatori è inutile,ma proprio perchè il mondo non è perfetto,non ci sono certamente leggi perfette.Bhè supponendo pure che lo immaginassi,la domanda sarebbe e perchè devo immaginarmi quello che non c’è per giustificare quello che c’è.Ma evidentemente Dario partiamo da propsettive diverse:tu parti dalla propsettiva che migliorare il mondo bisogna legiferare sul mondo (se ho capito),io parto dalla prospettiva che si migliora qualcosa se si migliora nè prima nè dopo se stessi quindi legiferando su se stessi.Poi certamente,ci sono le leggi che non toglieranno certamente l’omicidio tamponano,ma non sostituiscono l’individuo.Ma capisco che il tuo intento è quello di salvare una vita.

                    Il compito dell’ordinamento sociale non è legiferare,se legifera appunto senza nessun principio,e già lo fa e dove credi che veda?Senza principio non c’è legge,perchè è il principio posto da cui deduci una legge,e non una legge da cui deduci un principio,proprio perchè sai che non tutte le leggi seguono anche dei buoni principi o meno.

  • Riccardo_CS ha detto:

    Non sono d’accordo sul fatto che sia solo (o essenzialmente) un problema scientifico e non anche (e soprattutto) filosofico.

    La scienza può dirci se quel “coso” è un mero grumo di cellule o un essere umano, ma una volta appurato che si tratta di un essere umano, la questione è tutt’altro che risolta, perchè si tratta di assegnare un valore alla vita di quell’essere umano e questo è un passo che la scienza non è in grado di fare.

    Io direi che il problema è allo stesso tempo di natura scientifica e filosofica.

  • Sebastiano ha detto:

    L’aborto è solo uno dei punti nel quale la contraddizione laicista e relativista raggiunge vette insuperabili, negando ciò che la loro stessa Dea Scienza mette davanti agli occhi.
    Ma pur di non rinunciare ai “diritti acquisiti” sono capaci di inventarsi qualunque cosa.
    La sua marcia indietro sull’utero in affitto è una gesto di banale e vergognosa vigliaccheria, tipica di chi teme di perdere le schiere (?) di affezionati lettori i quali vogliono solo essere tranquillizzati dall’ideologa di turno.
    Mi stupisco peraltro che la Maraini, secondo un costume attualmente molto in voga, non abbia iniziato il suo pistolotto con la premessa d’obbligo: “Io sono cattolica ma…”.
    Magari è ancora in tempo.

  • Fabrizia ha detto:

    Penso che l’aborto verrà abbandonato quando diventerà convincimento comune che si tratta di sopprimere una vita umana. Oggi c’è ancora chi sostiene si tratti solo di un grumo di cellule, anche se per la scienza è evidente che si tratta di una vita umana. Mi sembrerebbe giusto, comunque, ogni volta che si parla di aborto ricordare anche la responsabilità del padre del bambino. Le donne non vengono messe incinte dallo Spirito Santo.

    • Dario* ha detto:

      Ammesso che tale convincimento verrà mai riconosciuto, oggi la società va in senso opposto.
      Ovviamente, caso per caso, la responsabilità del padre può andare dall’essere il principale responsabile all’esserlo quanto lo è, per un pirata della strada, il concessionario che gli ha venduto l’auto. La responsabilità della madre invece è, nei paesi più civilizzati, quasi sempre determinante in quanto il più delle volte è lei a prendere la decisione finale

  • Attilio ha detto:

    Lex creat mores dicevano i romani. Avevano ragione.
    La depenalizzazione dell’aborto è una cosa, la legalizzazione dell’aborto è un’altra.
    Un conto è dire hai fatto una cosa tremenda ma rinuncio a punirti, non infierisco; un conto è dire puoi fare, hai diritto di fare quello che ti pare.
    La Maraini non contraddice, non ostacola l’autodeterminazione della donna anzi la rafforza. Per lei l’autodeterminazione non si discute, non si può discutere.
    La frase è un concentrato di tutta l’ipocrisia abortista: il nascituro (qualcosa che ora non c’è), la violenza e non la soppressione di una persona in embrione, la clandestinità a cui la donna sarebbe condannata, la sofferenza degli abortisti nei confronti del fenomeno (poverini, quanto soffrono!!)
    Clandestinità per forza? Ma io conosco persone che sono arrivate per caso in famiglia, non sono state soppresse anzi oggi sono gente che lavora ed hanno a sua volta formato delle famiglie.
    Autodeterminazione della donna? Ma come la madre può subire di tutto e poi quando è di fronte ad un nuovo essere innocente diventa di colpo razionale e volitiva? Mah.
    E le conseguenze sanitarie, economiche e sociali? Per gli abortisti non esistono!