Il Miur risponde agli statalisti: «scuole pubbliche sono anche le paritarie»

Non sappiamo cosa stesse facendo nel 2000 Antonio Padellaro, l’attuale direttore de Il Fatto Quotidiano, certamente non era distratto a smistare la pila di denunce per diffamazione come si è trovato a fare da quando è divenuto direttore di uno dei più violenti quotidiani italiani (per ultima quella arrivata dal settimanale Tempi). Tuttavia qualcuno dovrebbe aggiornarlo ricordandogli che la legge 62/2000 ha riconosciuto la parità a tutte le scuole private purché in linea con determinati requisiti fissati dalla legge stessa, rendendole parte della scuola pubblica. E’ ora che se ne prenda atto anche sul quotidiano statalista.

Da Il Fatto (seguito dal fazioso Il Giornale, che soffre in modo evidente di senso d’inferiorità) è nata infatti la polemica di questi giorni circa lo spot del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) sulla scuola pubblica, narrato dalla voce fuori campo di Roberto Vecchioni. Gli statalisti hanno gridato alla scandalo quando si è scoperto che il video è stato girato in una scuola privata, la Deutsche Schule Mailand di Milano, uno degli istituti più prestigiosi della città. Anche Il Corriere della Sera è caduto nella trappola dicendo: «La location dello spot è una scuola privata. Il che non è il massimo, se l’intento era pubblicizzare l’istruzione pubblica». Certamente la sterile polemica non è nata solo perché si tratta di una scuola tedesca (il che l’avrebbe anche giustificata, ma solo in parte perché nulla nel video porta ad identificare la location), ma perché tutti fanno finta di dimenticare che le scuole private fanno parte del sistema pubblico.

Non a caso il ministero ha risposto parlando di «polemiche prive di fondamento», spiegando che il video racconta la scuola italiana nel suo complesso. Scuola che, per legge, è composta da scuola pubblica e dalla privata parificata, tanto che è cambiato il nome stesso del ministero che non si chiama più “pubblica istruzione” ma “dell’istruzione”. Il video vuole promuovere la scuola pubblica, paritaria e statale, andando oltre le ideologie stataliste.

Al contrario del resto d’Europa, dove le private sono completamente (o quasi) finanziate dallo Stato, la legge 62/2000 ha anche assegnato alle scuole paritarie un contributo finanziario di circa 530 milioni di euro (in realtà molti di meno, nel 2012 per ora sono 233 milioni), mentre alla scuola statale le risorse destinate (nel 2009) ammontano (qui se il pdf non si apre) a più di 54 miliardi di euro. Come abbiamo già notato, se si desse alle scuole paritarie la cifra che a esse spetterebbe in base alla percentuale dei suoi iscritti (il 10% degli studenti italiani), il contributo dovrebbe ammontare a oltre 5,4 miliardi di euro, dieci volte in più di quanto viene riconosciuto attualmente. Sul bilancio totale dell’istruzione la scuola paritaria rappresenta, infatti, meno dell’1%, oltreutto servendo ben più alunni di quanto i contributi a essa concessi coprano.

Nel 2010 la rivista specializzata di settore Tuttoscuola ha calcolato che lo Stato risparmierebbe oltre 500 milioni di euro l’anno se aumentasse di 100 milioni i contributi alla scuola paritaria, consentendo a più famiglie di sceglierla (ogni euro investito nella paritaria renderebbe allo Stato 5 euro di risparmio). Come ha di recente spiegato Ugo Lessio, presidente regionale della Federazione italiana scuole materne (FISM), ad esempio, «il costo di un bambino nella scuola per l’infanzia paritaria è di 2.960 euro per dieci mesi. Il costo nella scuola statale è di circa 7.500 euro».

Oltretutto, come riporta su Ilsussidiario.net Tommaso Agasisti, ricercatore nel dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, basandosi sui dati rilevati dall’”Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione” (INVALSI), su incarico del ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, per ogni materia e per ogni area del Paese italiano, i punteggi medi delle scuole paritarie sono superiori a quelli delle scuole statali. Abbiamo già confutato la leggenda che nelle paritarie vi siano servizi più scadenti rispetto alle statali e sempre Ilsussidiario.net ha chiarito la situazione circa i presunti insegnanti pagati in nero.

Ma per gli ideologhi questi dati non serviranno a nulla, per loro lo schema vince sempre sulla realtà. Lo sa bene il laicista furioso Furio Colombo, pluristipendiato senatore del PD,  che è arrivato addirittura a sostenere che la scuola privata esisterebbe «per combattere la scuola pubblica»,  ed è «fondata sui valori del privato, tende a portare tutto dentro ambiti privati» e non solo «prepara un futuro tutto privato», ma anche «tanti piccoli Formigoni». I suoi modelli ideali – scrive ancora – sono «i candidati presidenziali Romney e Ryan, che vogliono moltiplicare le forniture per le spese militari e tagliare le cure mediche gratuite». Non ci stupiamo, siamo già informati sul fatto che nulla di serio può mai uscire dai ragionamenti del Furio nazionale.

Molto più interessante il commento di Elena Ugolini, attuale sottosegretario all’Istruzione (Il Fatto Quotidiano ha cercato più volte di screditare il suo pensiero ricordando che, ha sì un curriculum di tutto rispetto, ma è stata anche preside del liceo privato Malpighi di Rimini): «siamo consapevoli del valore pubblico che le paritarie svolgono all’interno del sistema, per il bene di tutta la collettività […], intendiamo dare certezza e stabilità a chi gestisce le scuole paritarie e soprattutto vorremmo aiutare le famiglie a poter esercitare il loro diritto di scelta in campo educativo». Fa anche cenno al voler «far maturare un concetto di pubblico nel campo scolastico, in linea con i Paesi più avanzati, superarando l’idea che pubblico equivalga a statale».

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19 commenti a Il Miur risponde agli statalisti: «scuole pubbliche sono anche le paritarie»

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  1. Andrea ha detto

    Statalista? Forse più stalinista, ormai il loro idolo è “Peppe” che ricorda in maniera inquietante Stalin…

    • Xlove ha detto in risposta a Andrea

      Beh lo stalinismo era fortemente statalista…poi questa gentaglia è riuscita a penetrare nelle redazioni (fantastico “L’Eskimo in redazione” di Brambilla: http://www.ares.mi.it/index.php?pagina=libro&id=487&q=L-Eskimo-in-redazione) e quindi abbiamo queste campagne mediatiche telecomandate.

      Aspettiamo altri 10 anni, prima o poi le redazioni si svuoteranno degli ex comunisti (sull’ex ho qualche dubbio..).

      • Fabio Moraldi ha detto in risposta a Xlove

        Effettivamente è un po’ di tempo che non leggo lo scatenato Salvo Itravaia di Repubblica e la denuncia di complotti inventati contro la scuola statale, forse seguendo il tuo ragionamento i suoi capelli sono diventati troppo bianchi?

      • edoardo ha detto in risposta a Xlove

        Vuoi dire aspettare 10 anni perchè vadano in pensione?
        Se è così, mi sembra una sconfitta, un “sorpasso in discesa”.
        Quella gente va combattuta aspramente, perchè nelle loro mani la società diventa un puttanaio.
        E non faccio distinzione tra post-comunisti che hanno indossato un’altra maschera e iper-liberisti filomassonici fautori del mercato senza regole.
        Quelli sotto sotto speravano che l’Italia andasse in bancarotta come la Grecia ed auspicavano un’uscita dalla eurozona ed un ritorno alla lira per avere un altro “giro di ruota”, perchè quello di prima è stato interrotto dal crollo sovietico che ha smezzato il PCI e cancellato i partitini affini DP e compagnia bella.
        Adesso sono agricoltore-bracciante, prima facevo il prof di chimica e prima ancora facevo il perito professionista chimico.
        Sono testimone di 10 anni di crollo dell’istruzione tecnica italiana, nonostante abbiamo una grande tradizione tecnica italiana con nomi insigni (es.: chi di voi ha mai sentito parlare dell’ing. Lorenzo Allievi, un grande della tecnica italiana? Nessuno credo. La sua scoperta geniale è basilare nelle condotte forzate idroelettriche), nonostante in questi anni di crisi un numero crescente di ragazzi si iscrivano agli istituti tecnici perchè vedono giustamente una possibilità in più per accedere ad uno straccio di lavoro, essendo l’operaio oggi un lavoratore qualificato e non più generico come quarant’anni fa.
        E’ meglio che chiudo e morta lì altrimenti viene fuori una filippica e poi attacco con le cannonate.
        Quando “lor signori” parlano di cultura, mi fanno ridere: la loro cultura è solo ciò che porta acqua alla loro ideologia e nient’altro e per quella son disposti a sacrificare tutto, anche ciò che funziona. Probabilmente proprio perchè funziona dunque è una testimonianza a loro sfavore.

  2. Vincenzo ha detto

    Occorre sfatare il mito che le scuole statali siano valide, mentre le scuole paritarie private siano dei “diplomifici”. Io ho quattro figli che hanno fatto le scuole elementari e medie presso istituti privati paritari cattolici. In media, ho potuto constatare che la loro preparazione era decisamente migliore dei loro amici che frequentavano scuole pubbliche, soprattutto perchè gli insegnanti erano più severi.Ulteriore aspetto a favore delle paritarie è la migliore qualità dei servizi generali quali pulizia delle aule e dei bagni etc. Na turalmente so bene che in realtà esistono i “diplomifici”, che però sono di proprietà di enti o società quasi sempre al di fuori del mondo cattolico.

    • edoardo ha detto in risposta a Vincenzo

      …e gli insegnanti delle scuole paritarie sono discriminati rispetto ai loro colleghi delle statali: infatti, nelle graduatorie ogni mese di insegnamento vale due punti per le statali fino ad un massimo di sei (dunque da gennaio a giugno vale come tutto l’anno scolastico), e un punto solo per le paritarie.
      Dunque un intero anno scolastico ti alza di 9 punti la tua posizione in graduatoria se vieni dalle paritarie, mentre nelle statali se prendi una supplenza dalla riapertura dopo le vacanze di Natale fino agli scrutini di giugno, ne prendi 12 e ti vale come un intero anno scolastico anche se non hai fatto il primo quadrimestre.

    • edoardo ha detto in risposta a Vincenzo

      mi dimenticavo….in quanto alla validità delle scuole statali (riferendomi alle superiori, tecniche o professionali), ci sono due tipi di scuole, quelle buone e i “refugia peccatorum”. Nelle prime si studia, c’è abbastanza ordine, si riesce a far lezione, ci sono i laboratori funzionanti e i diplomi hanno valore non solo formale (la realtà produttiva locale li considera validi ai fini di una eventuale assunzione), mentre i “refugia peccatorum” a volte danno l’impressione di essere un’anticamera di riformatorio, riesci a stento a fare metà programma perchè metà lezione stai sempre a strillare e più che il professore, ti tocca fare il guardiano, i laboratori li tengono chiusi per prudenza (ricordo che i reagenti di laboratorio chimico in mani sbagliate posso diventare come armi improprie), e diplomi a fine corso hanno nominalmente valore legale (nel senso che sopra c’è scritto Repubblica Italiana eccetera-eccetera), ma di fatto sono buonbi giusto ad incartarci le fette di salame, perchè le aziende locali i diplomi della scuola rinomata refugium peccatorum li sfuggono come la peste; diciamo che ai fini occupazionali, che è ciò che conta per i ragazzi e le loro famiglie, è poco più di carta straccia in area locale. Se il ragazzo va a cercare lavoro fuori dove la scuola non è conosciuta, è un altro discorso, allora il “pezzo di carta” diventa anonimo e quando ti mettono alla prova casca l’asino.

  3. Michele Silvi ha detto

    Bah, io non capisco come mai lo stato che, ricordiamo, mai come ora è considerato soprattutto da certe persone come “ladro”, “farabutto”, “corrotto”, eccetera eccetera, riesca a diventare l’unico autorizzato a gestire l’educazione e la cultura quando si parla di scuola. Tutto questo non ha assolutamente senso, e ricordo a questi geni che la scuola statale è il primo strumento dei totalitarismi, questa gente parla tanto di libertà, poi con qualche volo pindarico riesce pure ad essere statalista.

    • edoardo ha detto in risposta a Michele Silvi

      Questi geni, come li chiami te, non hanno una idea, non hanno una testa, sono solo cellule di una collettività, presi singolarmente non hanno valore, lo acquistano solo come “movimento”, branco.
      Un intellettuale che mi mette con loro può anche fare carriera a prescindere dalla sua capacità, chi sta fuori da loro non cava un ragno dal buco.
      Alla testa hanno delle vecchie volpi della politica italiana, gente indubbiamente abile, che sa cavalcare i tempi moderni.
      Del resto, non si dice che “la tigre, o la cavalchi, o ti sbrana”?
      Mussolini come è riuscito a ghermire il potere? Facendosi interprete delle rivendicazioni della gente nella crisi del primo dopoguerra.
      A me fa rabbia una cosa: quando c’era papa Woytila, i cattolici erano una folla sterminata (sterminata nel significato di numerosa, senza confine)- mi ricordo l’anno del Giubileo – , adesso ogni meeting – Londra, Madrid, Milano – attira una folla di due-due milioni e mezzo. A Rio il prossimo luglio non sarà meno, probabilmente molto di più (America Latina: una promessa, una speranza).
      Il movimento cattolico ha il suo popolo, l’associazionismo cattolico ha il suo popolo.
      Ma mediaticamente (nei media) e in politica non siamo un cavolo (perdonatemi la franchezza di linguaggio, sono contadino…burino ma sincero).
      I politici ci allisciano il pelo quando sono in cerca di voti, poi ci fanno contenti e coglionati (scusate nuovamente il burino che è in me) e loro si fanno gli affaracci loro nel senso più spregiudicato possibile (vedi la “moralità” della cosidetta II Repubblica).
      ………………..
      Loro, le cellule della collettività, hanno alla testa delle vecchie volpi della politica.
      Noi abbiamo vecchie volpi della politica meno “volpi della politica”…pensiamo a “Vatileaks”…temo che così non si vada da nessuna parte. E il popolo cattolico , MILIONI, è lì che guarda stupito, o almeno io lo sono.
      Che desolazione !! Ne discutevo un paio di settimane fa, una sera ad una riunione della Confraternita.
      Perdonatemi lo sfogo non proprio ottimista.

  4. Erpo ha detto

    Scusate, ma quello che ritenete uno dei migliori siti web italiani è il sussidiario. it, non net, come si evince dal vostro stesso link.
    Un sito serio scriverebbe adesso “grazie per la segnalazione” e riporterebbe l’errata corrige.
    Certo.

    • Redazione UCCR ha detto in risposta a Erpo

      Ha perfettamente ragione, una svista.

      Correggiamo l’articolo e le diciamo “grazie per la segnalazione”, ma da questo ovviamente non si evince che siamo un “sito serio”. 😉

      • Daphnos ha detto in risposta a Redazione UCCR

        Infatti credo che Erpo non cambierà la sua idea su questo sito 🙁 .

        • Paolo Viti ha detto in risposta a Daphnos

          Accidenti comunque che attenzione…è andato in ricerca di un minimo errore (.it al posto che .net) quando i quotidiani principali tirano fuori castronerie perfino nei titoloni. Ma come fa a cambiare idea uno così ideologizzato?

  5. Enzo Pennetta ha detto

    Da insegnate di scuola privata cattolica posso portare la mia testimonianza di una scuola dove si studia molto e al tempo stesso gli studenti vengono seguiti sotto il profilo umano.
    I “diplomifici” tra le scuole paritarie esistono, così come esistono pessime scuole statali, quindi non è un argomento che si possa accettare.

    Volendo essere un po’ maliziosi, il differente trattamento rispetto ad altri paesi europei tra scuole pubbliche a gestione privata e scuole statali, potrebbe essere cercato nel fatto che in Italia le private di buon livello si identificano in genere con quelle cattoliche, negli altri paesi no.

    Ma come dicevo è solo una malignità…

  6. G.T. ha detto

    Questi statalisti non capiscono una mazza di alcunché.
    Sono pseudo-professionisti creati ad hoc da gruppetti politici, loro fungono a malapena da cheerleader!
    Sono nullità assordanti che valgono quanto un soldo di cacio

  7. Eaglet ha detto

    Il problema principale delle scuole “paritarie” è che la retta costa troppo… chi ha più figli difficilmente può permettersi di mandarli tutti ad una privata.
    Allora ben venga se i finanziamenti venissero ripartiti tra pubblica e privata in base al numero di studenti.
    Anche perché in futuro non vorrei mandare mio figlio in una scuola dove gli insegnano che Garibaldi è un eroe e che la rivoluzione francese è stato il momento più alto della storia dell’umanità.

    • Michele Silvi ha detto in risposta a Eaglet

      Nella mia scuola elementare (pubblica) ci facevano cantare “La leggenda del Piave”, e ovviamente Garibaldi era un eroe, e ovviamente la riv. francese era sacrosanta.

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