Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz: «studiando filosofia sono divenuta credente»

Il premio Nobel per la chimica, Melvin Calvin, ebbe ad affermare: «Nel cercare di discernere le origini della convinzione sull’ordine dell’universo, mi pare di trovarle in un concetto fondamentale scoperto duemila o tremila anni fa, ed enunciato per la prima volta nel mondo occidentale dagli antichi ebrei: ossia che l’universo è governato da un unico Dio e non è il prodotto dei capricci di molti dèi, ciascuno intento a governare il proprio settore in base alle proprie leggi. Questa visione monoteistica sembra essere il fondamento storico della scienza moderna» (M. Calvin, “Chemical Evolution”, Oxford 1969, pag. 258).

La scienza nasce dall’alveo della religione cristiana, come abbiamo visto, ed è un dato di fatto anche per i nemici dei credenti come Peter Atkins, il quale ha a sua volta riconosciuto: ««la scienza, il sistema di credenze fondato saldamente su conoscenze riproducibili e pubblicamente condivise, è emersa dalla religione» (P. Atkins, “The limitless power of science”, Oxford University Press 1995, pag. 125).

Ma non soltanto l’indagine scientifica è debitrice della religiosità , ma anche quella filosofica. Lo ha spiegato molto bene Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, filosofa e presidente dell’Istituto europeo di filosofia e religione a Heiligenkreuz, in un’intervista per l’Osservatore Romano: «con Cusano mi fu chiaro che la grande filosofia si nutriva normalmente di un potenziale religioso. La stessa critica della religione di Nietzsche si lasciava leggere come “mistica negativa” (Henri de Lubac). Da un punto di vista fenomenologico Dio era da trovarsi indirettamente nel “mondo del fenomeno”; qui incontrai Romano Guardini ed Edith Stein. Entrambi furono miei maestri postumi. Il cuore del mio lavoro è il XIX e il XX secolo perché vi si concentra un grande lascito: la filosofia della religione».

La Gerl-Falkovitz, già docente presso le Università di Monaco di Baviera, Bayreuth, Tubinga e Eichstätt, dal 1993 al 2011 ha retto la cattedra di filosofia della religione e scienza religiosa comparata all’Università tecnica di Dresda, mentre dal 2011 -come già detto- presiede l’Istituto Europeo di filosofia e di religione presso l’Istituto Superiore filosofico-teologico Benedetto XVI, a Heiligenkreuz (Vienna). Durante l’intervista ha citato anche il celebre Edmund Husserl, spiegando che «quasi non parlò di Dio, ma molti dei suoi allievi si convertirono al cristianesimo», ha affrontato il pensiero di Ildegarda di Bingen che Papa Benedetto XVI dichiarerà Dottore della Chiesa e ha rivelato anche qualcosa di sé.

«Da adolescente ho fatto parte di un gruppo giovanile cristiano», ha raccontato la filosofa tedesca, « lì abbiamo potuto esprimere la nostra critica alla Chiesa, manifestare la nostra saccenteria ed essere guidati intelligentemente da una giovane teologa a una riflessione più profonda. Queste discussioni aperte, ma anche le sante messe, sono state importanti per il mio ancoraggio nella fede. La riflessione filosofica mi ha illuminata e ha rafforzato molte proposizioni della fede non chiare: sono diventata veramente credente studiando filosofia. Perciò oggi insegno anche fenomenologia, perché so che conduce a verità profonde con l’”apprendere a guardare”. Si deve cambiare solo lo sguardo, allora si vedono le Verità di Cristo. Già nella patristica è stato detto: “Tutte le luci della terra di Grecia brillano per il sole che si chiama Cristo”».

Nella sua riflessione ha trovato spazio anche una critica alla moderna “ideologia del gender”, una tesi pericolosa e profondamente contraria alla dignità e diversità della donna: «mi sono occupata obiettivamente di teologia femminista fin dagli anni Settanta, soprattutto di storia delle donne e dell’”immagine” maschile di Dio. Quando l’ideologia si indirizzò verso la “liturgia delle donne” e la costruzione arbitraria di un preteso “matriarcato”, divenni critica: una serie di ideali suonavano irreali e piuttosto zoppi. Considerai criticamente anche Simone de Beauvoir con la sua proposta di mascolinizzazione della donna e, soprattutto, l’ideologia del gender, che ha degradato il corpo alla corporeità neutrale. Ildegarda di Bingen già aveva considerato il corpo con molta serietà. Si può apprendere dalla storia delle donne cristiane molto di buono su questo argomento, ora dimenticato».

Infine una lode al Pontefice: «Con Joseph Ratzinger il Logos cristiano si desta a una vita inattesa. Questo “salva” non solo l’antica e primitiva Chiesa nel presente, ma la salva anche dallo scrollarsi dalle spalle la verità. Il Papa parla da una religiosità del pensiero: la conversione alla realtà».

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24 commenti a Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz: «studiando filosofia sono divenuta credente»

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  1. Andrea ha detto

    La parte sulle demenziali “gender-queer theories” è da incorniciare. Magari dovrà pagarla col linciaggio mediatico, ma intanto ha detto ciò che andava detto.

    • Leonardo83 ha detto in risposta a Andrea

      Noto che sempre più intellettuali stanno prendendo le distanze dalla teoria gender, mi auguro che serva ad aprire gli occhi a tante persone.

  2. Daphnos ha detto

    Ringrazio vivamente UCCR per questa testimonianza (sperando che il riferimento a Cusano, da parte della dottoressa Gerl-Falkovitz, non faccia storcere la bocca ai molti aristotelici che frequentano questo sito).

    Vorrei fare tuttavia un appunto alla redazione. Mi capita, spesso, di leggere vecchi commenti su queste pagine, e a volte noto che alcuni interventi da parte di utenti che mi limito a definire “controcorrente” compaiono parecchie ore dopo la loro pubblicazione.

    Sono forse tenuti in moderazione? Se sì, posso comprenderne il motivo, ma a questo punto mi sembra controproducente pubblicarli in ritardo. Faccio l’esempio del commento di ‘harryburns’ sull’articolo dei contraccettivi

    http://www.uccronline.it/2012/10/18/i-contraccettivi-gratuiti-non-prevengono-laborto-ecco-perche/#comments (purtroppo non so linkare il commento specifico)

    Pubblicare prontamente un commento di questo tipo, secondo me, può fare un gran bene alla causa del sito. Quelli di noi che rientrano a casa dopo una giornata faticosa, possono farsi una bella risata e rinfrancarsi lo spirito; quelli che vogliono divertirsi un po’, possono rispondergli… insomma, mi sembra un peccato che simili perle corrano il rischio di non essere lette. Non trovate?

    • Fabio Moraldi ha detto in risposta a Daphnos

      Ho sottoposto la stessa questione alla redazione qualche mese fa e mi hanno gentilmente spiegato che non essendoci un moderatore 24 ore su 24 i commenti in moderazione appaiono quando chi ha il compito di controllare il dibattito ha tempo di entrare nel sito e approvare o non approvare i commenti degli utenti sotto osservazione.

    • lux ha detto in risposta a Daphnos

      Ciao Daphnos, sto ancora aspettando i link dove si parloa del concorso per docenti di religione cattolica…fammi sapere

    • harryburns ha detto in risposta a Daphnos

      umh… vado off topic, ma visto che sono stato tirato in ballo, a questo punto è obbligatoria una delucidazione.
      probabilmente mi sono espresso male io e il senso del commento non s’è capito:
      nella prima parte dicevo con ironia (?) che la continenza è l’unico mezzo sicuro al 100% pe quanto riguarda gravidanze indesiderate e malattie varie. nella seconda invece me la prendevo con i “cristiani fai da te”… scrivendo “quando il vostro dio” non intendevo certo riferirmi ai frequentatori abituali di uccr (sito che seguo con grande interesse) ma al “dio ad personam” di molti, in quel caso “rappresentati” da Anna Chiara. Credevo che nonostante tutto il senso fosse chiaro, mea culpa.
      Immagino che sia stato questo travisamento a rendere ilio commento così esilarante… o no?

  3. Paolo ha detto

    “Tutte le luci della terra di Grecia brillano per il sole che si chiama Cristo”. Splendido!Aggiungerei un passaggio di Benedetto XVI, a proposito di san Tommaso:”
    La questione pressante (ai suoi tempi) era questa: il mondo della razionalità, la filosofia pensata senza Cristo, e il mondo della fede sono compatibili? Oppure si escludono? Non mancavano elementi che affermavano l’incompatibilità tra i due mondi, ma san Tommaso era fermamente convinto della loro compatibilità – anzi che la filosofia elaborata senza conoscenza di Cristo quasi aspettava la luce di Gesù per essere completa. Questa è stata la grande “sorpresa” di san Tommaso, che ha determinato il suo cammino di pensatore. Mostrare questa indipendenza di filosofia e teologia e, nello stesso tempo, la loro reciproca relazionalità è stata la missione storica del grande maestro”.

  4. luca ferrara ha detto

    Perfettamente d’accordo! nell’articolo traspera un’apertura molto importante verso le filosofie del ‘900 – Husserl- le quali rispetto alle filsofie ottocentesche mostrano una maggiore attenzione e rispetto verso la complessità del religioso…

  5. Luigi Pavone ha detto

    Che noia mortale questi filosofi continentali! Sempre a perseguire il solito obiettivo di risultare suggestivi e profondi 😀 Su alcune affermazioni contenute nel post, such as “La scienza nasce dall’alveo della religione cristiana”, “Ma non soltanto l’indagine scientifica è debitrice della religiosità , ma anche quella filosofica”, appartengono a quel genere di proposizioni che non sono né vere né false, poiché o non significano nulla, o il loro significato non è di natura teorica.

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Luigi, leggi i filosofi e impara.

      Ps
      La storia difficilmente “non è né vera né falsa”

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a Paolo Viti

        Ciao Paolo Viti. Non so, io penso che i filosofi vadano semplicemente criticati, cercando di sfuggire alla natura tentacolare dei loro scritti, cioè leggendoli il meno possibile. Quanto alla storia, essa non è né vera né falsa, ad essere vere o false sono le proposizioni intorno alla storia, la storia cioè intesa come storiografia. Le affermazioni che ho estrapolato dal post non esprimono proposizioni storiografiche, più di quanto non possano fare enunciati come “passami il sale!”. Quelle affermazioni sono in realtà azioni che perseguono certi fini, come tutte le azioni, come “passami il sale!”. Per fare degli esempi più pertinenti, quelle affermazioni sono paragonabili ai canti dei boy scout: non sono ancora azioni in senso proprio, ma accompagnano, rafforzano l’azione.

        • Falena-Verde ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Infatti il signor Viti più che alla storia, faceva riferimento alla proposizione: “La scienza nasce dall’alveo della religione cristiana”.

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a Falena-Verde

            ho capito, ma è proprio quella la proposizione che appare essere priva di verità, non perché sia falsa (sfido chiunque a dimostrarne la falsità, impossibile), ma perché non teorica, non storica. Il canto dei boy scout ha anche un testo. Nella propaganda laicista o cattolicista o altro, c’è chi scrive i testi. Il mogol dei laicisti è probabillmente Odifreddi, non lo so. Il mogol dei cattolicisti può essere Francesco Agnoli, non so. In ogni caso si assiste non già alla “contemplazione” della storia, ma ud un suo uso e consumo.

            • Falena-Verde ha detto in risposta a Luigi Pavone

              Non la seguo. Affermare che una data religione o corrente di pensiero abbia influito sulla nascita della scienza non mi sembra una frase non inseribile su una pubblicazione di storia.
              Inoltre, dubito che Peter Atkins, l’autore della frase incriminata, voglia “usare e consumare” la storia per darne un’interpretazione faziosa filo-cristiana (anzi, filo-religiosa, perché nel post non è scritto che la scienza è nata in seno alla religione cristiana, ma alla religione). Non dimentichiamo che Atkins è un noto non credente.

              • Antonio72 ha detto in risposta a Falena-Verde

                Secondo l’antropologo Frazer la scienza assomiglia più alla magia che alla religione a livello concettuale (magia, sorella bastarda della scienza). Il pensiero magico infatti non prevede l’esistenza di esseri soprannaturali, come per esempio la mitologia, ma di processi rigidi ed invariabili della natura che potevano essere sfruttati, o meglio deviati, a vantaggio dell’uomo, mediante opportuni riti magici. La concezione era la medesima della scienza, il metodo ed i risultati ovviamente diversissimi; la magia si basava evidentemente su regole false, a differenza della scienza. In particolare nella magia erano completamente errate le associazioni di idee per similarità e per contiguità, ma non i principi associativi in sè, indispensabili anche al metodo scientifico, e non solo. E’ dall’alchimia che prende vita la chimica e dall’astrologia l’astronomia. Lo stesso grande scienziato Newton era un alchimista. Frazer riduce la sostanziale differenza tra le due concezioni dell’universo (magiche e religiose) in una sola domanda: le forze che governano il mondo sono consapevoli e personali o inconsapevoli e impersonali? E non mi risulta che oggi la scienza sostenga la prima tesi o l’abbia mai sostenuta.

                • Falena-Verde ha detto in risposta a Antonio72

                  Ritengo che James Frazer, nel suo libro “Il ramo d’oro”, abbia preso molti granchi, a partire dalla sua sopravvalutazione degli archetipi umani che, secondo lui, hanno plasmato miti e religioni, compresa quella cristiana.
                  Sulla magia, non so fino a che punto la magia non prevede l’esistenza di esseri soprannaturali. Mi vengono in mente i riti magici attuati ancora adesso in Africa a per evocare gli spiriti della pioggia (vedi la ricetta degli Uomini Leopardo) o i riti degli Indiani d’America per scopi curativi.
                  Entità con poteri smisurati sono presenti anche nella storia della magia occidentale, dove magia e religione non vengono mischiate. La salamandra era un leggendario rettile capace di resistere al fuoco, per esempio. E si possono citare numerosi esempi riguardo l’evocazione di spiriti anche in tempi recenti, qui in Europa.
                  Si capisce, quindi, che scienza e magia in questo sono differenti, dato che la scienza non postula l’esistenza di fantasmi o spiriti (ma non ne nega nemmeno l’esistenza: non può). Al contrario, la magia la afferma.
                  Dici che la scienza più che derivare dalla religione, deriva dalla magia. I motivi sono sostanzialmente due:
                  1. La scienza non sostiene l’esistenza di entità soprannaturali, come la magia e non la religione. E questo si è visto che non è vero: la scienza non si occupa di tali entità, le quali non possono nemmeno entrare in una ontologia scientifica, vista la “vaghezza” della definizione e la scarsa voglia di tali entità a non entrare nei laboratori. Tuttavia, non credo che questa diversità da religione e magia escluda la derivazione della scienza da una delle due.
                  2. La scienza ha come fine la manipolazione ed il dominio della natura, con la conseguente sottomissione del tutto all’uomo. Ma qui dobbiamo stare attenti alle definizioni. La scienza (non gli scienziati) non ha uno scopo che sia diverso da quello di far crescere la conoscenza umana sui fenomeni naturali. Logicamente, la scienza è anche fatta da uomini, che possono spingere in certe direzioni anziché altre, o che possono compiere studi solo in funzione della tecnologia. Ma la scienza pura e cruda è un insieme di informazioni falsificabili (a differenza di quelle magiche). Non ha come scopo il benessere.
                  Dalla scienza pura e cruda possono derivare (derivare! Non fanno parte di essa) sia benessere, sia contemplazione, ossia delle “interpretazioni” dei puri dati. E non vedo nulla di così insensato se qualcuno mi dice che i primi scienziati “contemplavano” l’universo conosciuto proprio per avvicinarsi a Dio.
                  Poi, è logico: c’è anche chi considera la scienza come qualcosa di “magico” (da qui la speranza che essa risolva tutto e tutti i problemi), ma una simile visione della scienza è pagana, non cristiana. E non è detto che questa visione sia all’origine della scienza, visto che Galileo “contemplava” la scienza più che desiderare che essa risolvesse tutto.
                  Ovviamente, magia e scienza hanno in comune il tentativo di spiegare il mondo, però, ripeto, non so fino a che punto abbiano lo stesso fine.
                  Sempre sulle definizioni, starei attento a separare in modo così radicale religione e magia, come fa Frazer. Non dimentichiamo la religione pagana: anch’essa riteneva che la natura potesse essere piegata tramite sacrifici o preghiere.
                  Scrivi, infine, che la scienza non sostenga, come la magia, la presenza di forze consapevoli. Ma la magia crede fermamente nell’esistenza di entità consapevoli, come spiriti, fantasmi ed altro. Quindi, se permetti, rigetto la tua tesi, ovvero che la scienza derivi dalla magia.

                  P.S.
                  Su Newton: ai tempi l’alchimia era la miglior chimica disponibile e non mi stupisco se Newton la praticava. Inoltre, a volte, l’alchimia non era completamente “campata in aria”: si trattava solo di mescolare delle sostanze tra loro.

                  • Falena-Verde ha detto in risposta a Falena-Verde

                    “Dalla scienza pura e cruda possono derivare (derivare! Non fanno parte di essa) sia benessere, sia contemplazione, ossia delle “interpretazioni” dei puri dati.”

                    Al posto di “benessere” volevo scrivere “fiducia”. Il benessere ed il progresso tecnologico non sono una interpretazione, ma una applicazione (arbitraria, poiché sempre secondo i fini umani, i quali, tuttavia, non fanno parte delle proposizioni scientifiche).
                    Chiedo scusa se non sono stato chiaro ma ho scritto in fretat.

                  • Antonio72 ha detto in risposta a Falena-Verde

                    1. E’ normale la commistione tra magia e religione o mitologia, visto che non è mai esistita, credo, una sola tribù umana immune del tutto da credenze mitologiche o religiose. Il procedimento di voler derivare la scienza dalla religione è come tagliare a fette ciò che non può essere discriminato. Sarebbe come scarnificare il cristianesimo occidentale dalle evidenti influenze metafisiche e ontologiche della filosofia greca antica, in particolare l’aristotelismo e il platonismo. E’ dunque un’operazione impossibile. Se è criticabile la posizione di Frazer, a maggior ragione lo è la presunta derivazione della scienza dal cristianesimo o da qualsiasi altra religione.

                    2. Anche qui, come si fa a dire che la contemplazione pura galileiana non abbia risentito dell filosofia aristotelica piuttosto che della religione giudaica, dalla cui radice emerse il cristianesimo? Semplicemente non si può farlo, in quanto la sensibilità galileiana rappresentava il prodotto finito di tutte le molteplici componenti occidentali: tradizionali, filosofiche, religiose, anche pagane. L’affermazione che sia stato influenzato più da una che dall’altra risponde al legittimo libero arbitrio, niente di più.

    • Falena-Verde ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Scusami, ma tu credi di poter apprendere il pensiero filosofico di una docente universitaria leggendo qui un riassunto di una breve intervista rilasciata per l’Osservatore Romano (rivista aperta anche ad un pubblico che, sicuramente, non è composto da soli filosofi)?
      Mi pare chiaro che il pensiero di qualcuno non sia riducibile ad un’intervista rilasciata.

  6. Antonio72 ha detto

    Non si riesce a capire su quali criteri si possa definire il matriarcato un’ideologia arbitraria rispetto al patriarcato. Ma non è stato imposto arbitrariamente alle donne proprio il patriarcato e lo è tuttora in certe culture teocratiche?
    Se per “mascolinizzazione della donna” si intende la libertà della donna di appropriarsi del proprio corpo, come è sempre stato per l’uomo, allora sono per la mascolinizzazione della donna.

    • GiuliaM ha detto in risposta a Antonio72

      E il bambino che porta in grembo?

    • Antonio72 ha detto in risposta a Antonio72

      Perchè per essere una donna si deve portare sempre un bambino in grembo? Credo che se avessi vissuto sulla tua pelle le perversioni del patriarcato (quello per intenderci della legge d’onore) non replicheresti così, cara GiuliaM. D’altronde alcuni nefasti strascichi dell’ideologia del possesso del corpo femminile sono ancora influenti e spesso si concretizzano nella cronaca nera.

      • GiuliaM ha detto in risposta a Antonio72

        Ma il bambino (o bambina, se proprio vogliamo parlare di donne) non ha un corpo? Non fare il furbo, stavi proprio parlando di questa questione quando hai parlato di “appropriarsi del proprio corpo”.

        • Antonio72 ha detto in risposta a GiuliaM

          No, non stavo parlando di questa questione – in quanto in una società patriarcale il corpo della donna è sempre possesso dell’uomo – ma non voglio eluderla.
          Ritengo l’aborto una possibilità di scelta della donna, sbagliata.
          Ma ritengo altresì sbagliato negare questa possibilità alla donna.

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