La bufala della “bomba demografica” smontata ancora una volta dai demografi

Sono passati solo pochi mesi dall’editoriale dell’eco-abortista Giovanni Sartori quando sosteneva: «Io dico che la crescita demografica va fermata ad ogni costo», attaccando la Chiesa per l’opposizione all’aborto. Già allora pubblicammo alcune delle numerose risposte di demografi professionisti, i quali smontavano la “bomba demografica” (cfr. Ultimissima 20/8/11).

Ma essendo anche un cavallo di battaglia del Partito Radicale e della cultura pro-death è bene occuparsene costantemente: un libro appena pubblicato, intitolato Cose da non credere. Il senso comune alla prova dei numeri” (Laterza 2011) e scritto dal demografo Gianpiero Dalla Zuanna, professore ordinario presso la facoltà di Scienze Statistiche dell’Università di Padova e dell’ economista Guglielmo Weber, del Dipartimento di Scienze Economiche della stessa università, attacca con un’analisi critica i punti fondamentali della “bomba demografica”. Lo presenta Gian Antonio Stella  su “Il  Corriere della Sera”, ricordando che questo concetto era già un incubo per Niccolò Machiavelli e ovviamente per Thomas Malthus. Ma i numeri smentiscono tutto questo:  «In Italia, i quintali di granoturco prodotti per ettaro passano da 9 nel 1861, a 12 nel 1911, a 25 nel 1961, addirittura a cento nel 2011, più che decuplicati nel secolo e mezzo di unità nazionale». Di più: «Secondo i dati della Fao e delle Nazioni Unite, nel cinquantennio 1961-2011 il cibo prodotto nel mondo è più che triplicato, mentre la popolazione è “solo raddoppiata”. Di conseguenza, ogni uomo di oggi ha a disposizione – in media – quasi il 50% in più di cibo rispetto a cinquant’ anni fa». L’ idea che la demografia dei paesi poveri sia destinata a sommergere il pianeta, si continua, va presa con le pinze. Ovviamente i flussi di popolazione vanno tenuti sotto attenzione, ma dai numeri «viene contraddetta un’ idea cardine del modello di Malthus, ossia che il miglioramento economico spinga le coppie ad avere più figli». Oggi la popolazione del pianeta sta mediamente meglio rispetto a trent’ anni fa.

Si pensi all’ India, che favorendo «la democrazia, l’ istruzione e l’ agricoltura, è passata da 390 milioni di abitanti nel 1947 al miliardo attuale» e dopo essere stata il paese delle carestie, «oggi esporta cereali in Medio Oriente e Africa» ed è destinata alla più impetuosa crescita economica dei prossimi decenni. O alla Cina, passata dalla fame alla Ferrari Testarossa. Eppure, «fra il 1980 e il 2010 il numero medio di figli per donna nei paesi in via di sviluppo è passato da 5,1 a 2,9. La rapidità e la forza di questo declino fa ancora più impressione se si considerano alcuni grandi Paesi islamici, che nell’ immaginario collettivo dell’ Occidente vengono visti come arretrati, sia dal punto di vista culturale che da quello economico e demografico. Nel giro di appena trent’ anni, seicento milioni di persone – gli abitanti dei cinque paesi appena citati, popolosi come l’ Europa senza la Russia – sono usciti dal mondo di Malthus, entrando a vele spiegate nella demografia contemporanea». Per gli stranieri che arrivano in Italia, come spiegano Dalla Zuanna e Weber, succede che siamo noi a cambiare loro e non tanto il contrario. A partire dal tasso di fertilità, che tra le donne immigrate precipita presto ai nostri livelli.

Un concetto simile è stato espresso anche dal demografo Gian Carlo Blangiardo, professore ordinario presso la facoltà di statistica dell’Università Bocconi di Milano, il quale il 17 ottobre durante un incontro presso l’Università Cattolica di Milano per la presentazione del Rapporto-proposta “Il cambiamento demografico” a cura del Comitato per il progetto culturale della Cei,  ha dichiarato: «In Italia c’è voglia di maternità e paternità, ma vi è l’incapacità di soddisfare questo desiderio. Nel nostro Paese il numero di figli per donna è di poco sotto l’1,5, questo significa che siamo al di sotto del ricambio generazionale. Se andiamo, però, a chiedere alle coppie quanti figli desiderano vediamo come questa cifra sia più alta, di gran lunga al di sopra dei due figli che segna la soglia necessaria al ricambio generazionale». Nell’analizzare i dati forniti dal Rapporto Cei, il demografo ha invitato a «evitare imbrogli e illusioni. Spesso si sente dire che gli immigrati rappresenteranno una soluzione al problema demografico. Questo, seppure l’immigrazione rappresenti un elemento importante per la crescita demografica del Paese, non è vero perché le famiglie immigrate tendono a prendere le abitudini delle famiglie italiane. La media di figli per donna immigrata è calata dai 2,5 nel 2007, ai 2,13 nel 2010».

All’incontro era presente anche il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, che ha annunciato la presentazione di una legge delega a favore della famiglia e della natalità. Segnaliamo, per chi vuole approfondire, il dossier: L’aborto e la menzogna della bomba demografica”.

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23 commenti a La bufala della “bomba demografica” smontata ancora una volta dai demografi

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  1. Panthom ha detto

    Ancora con questa storia…è incredibile quando ci si fissa su una cosa!

  2. Antony ha detto

    Pensate a quanto ci hanno preso in giro per anni gli abortisti e ancora oggi qualuno non prova vergogna a continuare

    • Humus ha detto in risposta a Antony

      E dall’altra parte gli anti-abortisti dicono che la “bomba demografica” non esiste. Chi ha ragione dunque?

      • GiuliaM ha detto in risposta a Humus

        Logicamente uno ci potrebbe anche arrivare da solo: se la gente fa sempre meno figli è logico che una volta morta la vecchia generazione ci saranno meno persone al mondo.
        Poi non dimentichiamo il caso cinese: lo squilibrio tra uomini e donne, frutto della politica del figlio unico, ha assunto dimensioni insostenibili; ci saranno sempre meno matrimoni e sempre meno nuovi esseri umani.
        http://www.medicinaepersona.org/resources/argomento/N118416dee102ddc97cc/N118416dee102ddc97cc/lo_squilibrio_tra_i_sessi_in_Cina.pdf

        • Pino ha detto in risposta a GiuliaM

          30 milioni di uomini in più rispetto alle donne, divertente. Anche le bellezze come Rosy Bindi troveranno sicuramente marito. Per i 30 milioni in eccesso avremo 30 milioni di finocchi? Un altro bel problema!!

          PS: avevo letto, non mi ricordo più dove, che questo squilibrio è molto più vasto, si parla di 100 milioni di uomini in eccesso sulle donne, ma non sono in grado di citare la fonte.

          • Piero ha detto in risposta a Pino

            Credo di averlo letto anche io questo, pero’ neanche io ricordo dove.
            C’era anche il fatto che accadeva sempre di piu’ che le donne venissero rapite e letteralmente “spolpate”?

          • Leptis Magna ha detto in risposta a Pino

            oh, che bello, quando i Pino Silvestre di turno fanno riemergere i malcelati e mai troppo sopiti rigurgiti catto-omofobi… grazie, Abete! 😀

            detto questo, oggi s’è festeggiata la nascita della persona 7 miliardi… la persona 6miliardi è stata festeggiata appena 12 anni fa, ergo significa che siamo aumentati di 1 miliardo in 12 anni, equivalenti a 83 milioni di persone in più ogni anno, equivalenti a 6 milioni 900mila persone in più al mese, equivalenti a 230mila nuove persone in più al giorno…

            alla faccia degli omosessuali che metterebbero in pericolo di estinzione il genere umano 😀 😀 😀

            • Boomers ha detto in risposta a Leptis Magna

              Quante faccine sorridenti…un po’ troppe forse…un po’ forzate, vero? Forse questa forzatura nasconde proprio l’opposto di quel che prova colei che ha scritto questo commento…, vero?

              L’ossessione per gli omosessuali salta fuori in ogni suo discorso…forse non le basta essere coordinatrice nazionale dell’ArciSuperMegaLesbiche? Detto questo non capisco con quale autorità tu possa opporti ai giudizi espressi in questo articolo da professionisti e docenti universitari.

        • Humus ha detto in risposta a GiuliaM

          Situazione cinese: l’esagerazione è certificata ma non significa che il metodo sia sbagliato. Se esagero con una medicina sto male, ma è falso dire che le medicine fanno male. In Cina c’è un evidente problema di numero di abitanti e l’aborto è uno dei sistemi usati per far vivere meglio tutti. Poi è vero che l’esagerazione c’è stata

          • Elena ha detto in risposta a Humus

            Caro Humus, la Cina come l’India sono spesso prese ad esempio per questa “bomba demofrafica”. Nell’articolo qui sopra si affronta la situazione dell’India e come vede è ben diversa da quella propagandata. Sulla Cina la invito a vedere questo dossier: http://www.uccronline.it/2010/08/08/laborto-e-la-menzogna-della-bomba-demografica/

            E leggerà che “la Cina ha più del doppio di persone per ogni ettaro coltivato rispetto a molti altri Paesi. Eppure, in Cina le persone non hanno “fame”. Al contrario, in America Centrale e nei Caraibi, dove sono denutriti fino al 70% dei bambini, almeno la metà dei terreni agricoli è usato per colture di esportazione e non per alimentare la popolazione locale”.

          • Pino ha detto in risposta a Humus

            un metodo perfetto, ha creato uno squilibrio demografico spaventoso che non sanno come affrontare. Magari i sapienti scienziati del partito comunista cinese che hanno pianificato la crescita demografica potranno reintrodurre la figura dell’eunuco.

  3. Laura ha detto

    …e la Chiesa aveva ragione ancora una volta…

  4. Michele ha detto

    Beh, però i problemi del sovraffollamento ci sono comunque, e li riscontriamo quotidianamente nello stress delle persone.
    Anche se, effettivamente, da questo punto di vista non importa che ci siano 6 o 20 miliardi di persone, almeno credo, però è indubbio che ognuno di noi soffra un po’ per la quantità enorme di persone che incontra ogni giorno, perché biologicamente non siamo pronti a sopportarle.
    Ma dubito che si possa rimediare a questo, più che altro bisognerebbe cercare di mettere mano alla gestione delle città, ma ci sono sempre “impegni più stringenti” e nessuno se ne curerà mai veramente.

    • Amez ha detto in risposta a Michele

      Michele, ma cosa stai dicendo? “è indubbio che ognuno di noi soffra un po’ per la quantità enorme di persone che incontra ogni giorno, perché biologicamente non siamo pronti a sopportarle”? Ma ti rendi conto di quello che dici? Se a te non piace vedere altra gente, pazienza, ma che lo stress derivi dal vedere tante persone ogni giorno, sinceramente, non l’avevo mai sentito. Forse capita a te, ma perché soffri di “demofobia” anche conosciuta come “agorafobia”. E non conosco nessuno che sia stressato perché vede troppa gente.

      • Luigi R. ha detto in risposta a Amez

        La critica di Amez è sensata….non c’è alcuna predisposizione biologica a stressarsi se si incontra poca o tanta gente…ho fatto anch’io fatica a capire Michele.

      • Michele ha detto in risposta a Amez

        Lo so, l’ho espresso in modo molto semplicistico (il problema è ben più profondo), ma prova a riflettere:
        Non ti crea disagio guidare nel traffico delle ore di punta?
        Non ti crea disagio stare in un ufficio postale affollato, magari con un caldo immane?
        Non staresti molto meglio (ovviamente se vivi in città, in Italia non siamo nemmeno ai livelli di altri luoghi) vivendo in un luogo in cui conosci davvero tutti coloro che ti stanno intorno, piuttosto che vedendo (ma non solo eh, anche entrandoci in relazione) centinaia e centinaia di persone al giorno che magari si intromettono pure nella tua vita, in qualche modo, e ti scombinano i piani?
        Ragazzi è un fatto che il contadino, o l’abitante di un paese riesca a vivere molto più tranquillamente del cittadino metropolitano, per quanto cerchiamo di evitare di riconoscerlo abbiamo dei limiti, e ne abbiamo anche nell’acquisizione di informazioni, nella gestione di impegni, nella gestione della vita quotidiana che diviene sempre più frenetica ed opprimente.
        E questo, chiunque sia un po’ informato sull’argomento lo sa bene, conduce alle famose nevrosi di massa, al disperato e spesso catastrofico tentativo di essere un “qualcuno”, di distinguersi, anche con gesti estremi, dall’enorme massa dei “nessuno”. Se tutti vivessimo in un paese, dove tutti conoscono tutti e dove c’è, anche inconsciamente, la consapevolezza di esistere anche per chi ci sta intorno, e non solo per il gruppetto chiuso delle conoscenze intime, staremmo tutti molto meglio.

        Questo, comunque, non è che entri molto in merito con l’argomento, purtroppo è un problema che si è presentato per la prima volta con la rivoluzione industriale, con le prime urbanizzazioni, ed allora di persone ce n’erano poche. Il problema era che la necessità le spingeva a vivere in quartieri sovraffollati (e con case tutte uguali), mentre le campagne si svuotavano, quindi il problema, vorrei sottolineare, in questo caso non è affatto quello del numero eccessivo di persone nel mondo, ma della pessima gestione degli apparati pubblici e sociali.
        Pessima, poi, non è nemmeno giusto, per ovviare a questi problemi bisognerebbe rivoluzionare la società in toto, e la vedo dura…

        • Piero ha detto in risposta a Michele

          Il tuo mi sembra il classico “Si stava meglio quando si stava peggio”, oppure l’ancora piu’ falso mito del “buon selvaggio“.
          Quindi tu vorresti andare lentamente, con calma, senza nevrosi, pero’ poi pretendi che i risultati della TAC ti arrivino il piu’ presto possibile, che quella strada dissestata venga aggiustata il piu’ presto possibile, che il bonifico che stai aspettando arrivi il prima possibile, che quel dannato documento che ti serve per finire il tuo lavoro arrivi sulla tua scrivania al piu’ presto…
          Tipico…

          • Michele ha detto in risposta a Piero

            Beh, la contraddizione della società odierna è evidente, la risposta è che a qualcosa dobbiamo rinunciare, e sinceramente io rinuncerei a tutte quelle cose, se fosse possibile.
            E non è un “si stava meglio quando si stava peggio”, è semplicemente un constatare che l’ambiente attuale NON è fisiologico per l’essere umano, poi però tocca constatare anche che non ci si può far nulla, perché il mondo è cambiato, e tornare indietro non si può. Sia chiaro, il discorso non l’ho tirato fuori per giustificare certe politiche demografiche (che giudico semplicemente aberranti), ma solo per sottolineare che, benché a livello “matematico” il problema non esista, a livello umano c’è eccome, e ne risentiamo tutti (o quasi).
            Non hanno forse un significato, dopotutto, le esperienze dei monasteri? Le esperienze degli eremiti? Certo, a volte sono estreme, ma esemplificano alla perfezione il disagio dell’uomo contemporaneo, sempre più oppresso da stimoli eccessivi, sempre più incapace di godere del silenzio, della tranquillità, anche dell’ozio (quello buono).

            Comunque ci tengo a sottolineare che non è che parlo senza cognizione di causa, ogni anno mi prendo il mio tempo per starmene lontano da tutto ciò che identifica le nostre città, anche per separarmi dalle comodità che, in ultima analisi, in realtà ci fanno più male che bene, perché spesso ne abusiamo. Quando si passa anche solo una settimana a dormire a terra, a lavorare per crearsi le comodità “necessarie”, ma sudate (che possono essere un tavolo, un forno, un lavabo), con poche persone veramente amiche, vivendo con ritmi serrati sì, ma serrati perché l’ambiente naturale (che, precisiamo, è sempre ostile per chi non sa dominarlo) lo impone, e che sono i ritmi grazie ai quali ci si guadagna da vivere con il proprio sudore, ci si accorge di quanto molte cose di cui godiamo quotidianamente non siano affatto necessarie, ci si accorge che facendone a meno vivremmo, anzi, molto più felici.
            Però abbiamo anche delle responsabilità, nessuno di noi ha davvero il diritto di fregarsene del mondo e ritirarsi in una cupola di vetro, per questo questi momenti sono semplicemente un modo di ricaricarsi, di liberarsi del peso di mesi di vita frenetica e di prendersi del tempo che sia davvero per noi stessi, che noi stessi scegliamo di sfruttare come vogliamo.
            Ma non pretendo che chi non abbia mai avuto esperienze del genere riesca a capirlo, aggiungo solo che chi se ne va a dormire dopo aver sudato tutto il giorno per vivere meglio, dorme molto più serenamente di chi si è riempito il cervello di stress per stare dietro a pratiche burocratiche, magari dopo averlo fatto solo per il guadagno, senza comprendere davvero il fine della sua fatica.

  5. Emanuele ha detto

    In paesi civili l’aboto non dovrebbe riguardare assolutamente il problema demografico: credete che in Europa la donno che abortiscono lo facciano per esigenze demografiche?
    Una cosa da specificare: chi é favore alla libertà di scelta tra abortire o non abortire, non vuol dire che é a favore della scelta dell’aborto.

    «In Italia, i quintali di granoturco prodotti per ettaro passano da 9 nel 1861, a 12 nel 1911, a 25 nel 1961, addirittura a cento nel 2011, più che decuplicati nel secolo e mezzo di unità nazionale»

    Questo vorebbe dimostrare che l’uomo con la sua tecnologia possa produrre granturco in modo esponenziale? Ossia non importa quanto cresciamo tanto riusciremo a produrre sempre molto di più di quello che ci serve? Non vorrei disiilludervi, ma l’uomo non é un mago: la curva di produzione non può che essere di tipo logaritmico con un asintoto.

    Quindi anche se adesso e nel prossimo futuro riusciremo a produrre quanto serve, prima o poi si arriverà al puto critico.

    Questa analisi vale a livello mondiale.

    Per quanto riguarda l’Europa, ed in particolare l’Italia, il problema é da vedere sotto un’altro punto di vista: il sostegno generazionale.
    Il fatto che il numero di figli per donna sia al di sotto (e di molto) di 2 crea uno squilibrio molto forte (dovuto in particolare alla differenza fra quanto avveniva nel periodo del baby boom). In particolare analizzando la pirmaide demografica si vede che attualmente a fronte di una base ristretta, si ha una fascia di persone nell’età lavorativa molto larga; questi lavoratori nel giro di poco tempo andranno in pensione: e avremo i contributi di pochi che dovranno sostenere una mole eccessiva di persone.

    Rispetto all’articolo mi trovo assolutamente daccordo che la politica italiana a sostegno della famiglia(di qualsiasi tipo) sia decisamente carente. A questo proposito ritengo che la Francia e in parte anche l’Austria siano un modello da seguire: sostegno concreto ai giovani che vogliono avere una famiglia. Sostegno dato si tramite gli assegni familiari, sia tramite servizi ed infrastrutture adeguate. Come esempio posso portare quanto accade in Austria, dove vivo: le mie colleghe Austriache che rimangono in cinta, dopo il parto smettono di lavorare: hanno diritto ad un contributo molto sostanzioso dello stato, che può quasi essere assimilato ad uno stipendio, che dura fino all’età di 3 anni del bambino.
    Tra l’altro questo tipo di politiche danno la possibilità concreta di poter scegliere di avere un figlio e di non ricorrere all’aborto.

    Infine ho una domanda per chi si professa cattolico: ma quale é il motivo per cui BISOGNA crescere come numero di popolazione mondiale? Non mi sembra che siamo pochi…direi che rimanere stabili sul numero non ci farebbe male. Quale sarebbe il fine di crescere all’infinito?

    Grazie

    Emanuele

    • Erick ha detto in risposta a Emanuele

      Grazie a te Emanuele per le tue domande e le risposte che dai all’articolo. Partendo dall’inizio….no, non credo affatto che le donne in Europa abortiscano per “esigenze demografiche”. Tantissimi studi in materia ci dicono che il 90% delle donne abortisce per motivi assolutamente risolvibili con una buona politica famigliare, con iniziative come quelle a cui hai accennato tu alla fine del commento.
      Rispetto alla libertà di scelta della donna è vero che chi la sostiene non è automaticamente a favore dell’aborto. Anche chi si oppone all’aborto sostiene il diritto della donna a scegliere (pensa che furono proprio i cristiani a dare voce e diritti alla donna e ancora oggi avviene in Africa). Tuttavia occorre sempre tenere in considerazione che la libertà della donna termina quando inizia la libertà di vivere dell’essere umano che è dentro di lei. Lo dice la stessa embriologia che si tratta di due persone distinte e uniche e l’aborto è una violazione della libertà di vita del secondo. Rispetto a questo ti consiglio la testimonianza di Gianna Jessen, sopravvissuta all’aborto: http://www.uccronline.it/2010/11/26/video-testimonianza-shock-%C2%ABsono-una-sopravvissuta-allaborto-soppressa-per-i-diritti-della-donna%C2%BB/

      Quando parli di punto critico a cui si arriverà devi tenere conto che oggi siamo in una fase di crisi demografica e sarà sempre peggio. Il punto critico sarà proprio l’opposto, infatti Canada e altri Stati hanno attivato politiche per sostenere la natalità, alla faccia della bomba demografica. Inoltre è l’uomo che inventa le risorse naturali attraverso la tecnologia, vedi il caso del silicio e del petrolio. Più uomini e più idee.

      Rispondendo alla domanda ai cattolici: non c’è nessun bisogno a crescere come numero all’infinito e nessuno lo sostiene. La cosa a cui siamo contrari, non in quanto cattolici ma in quanto persone umane, sono le politiche famigliari basate sull’aborto. E’ questo il problema.

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