Il “grande disegno” di Hawking: quando il cosmologo perde il contatto con il mondo

Nel suo ultimo libro, “Il grande disegno” (Mondadori, pag.192, euro 20)scritto insieme a Leonard Mlodinowil prof. Stephen Hawking afferma che Dio non è necessario per creare l’Universo, perché “le leggi della fisica lo possono fare da sole”. E la filosofia, che nacque dalla curiosità di rispondere alle domande sull’origine del mondo e sul posto dell’uomo in questa terra, “è morta, perché non ha tenuto il passo delle scienze, in particolare della fisica”. Il laicismo militante di tutto il mondo applaude, nel silenzio assordante di quei professori di filosofia delle accademie (per l’accesso alle quali non c’è più l’obbligo platonico di conoscere la geometria), i quali dopo essersi trasformati in cantori dell’onnipotenza della tecnica, sono ora scaricati nel cestino della storia.

Hawking asserisce che “come recenti progressi della cosmologia dimostrano, le leggi della gravità e della meccanica quantistica ammettono la possibilità che molti universi appaiano spontaneamente dal nulla. L’auto-creazione spontanea è la ragione per cui c’è qualcosa piuttosto che niente, perché l’Universo esiste, perché noi esistiamo. Non è necessario scomodare Dio”. Vedremo più avanti in che cosa consistano questi “recenti progressi della cosmologia”. Osserviamo intanto che il “nulla” di Hawking, da cui sarebbe apparso spontaneamente l’Universo, non è il niente, ma una varietà di mondo platonico in cui da tutta l’eternità sono scolpite alcune equazioni matematiche: “le leggi della gravità e della meccanica quantistica”. Un mondo platonico che vive ab aeterno, perché per le leggi della relatività generale il tempo appartiene all’Universo e, come si sa, anche il tempo apparve insieme allo spazio, alla materia e all’energia, in coincidenza con la nascita spontanea di quello. In questa visione, però, il problema dell’origine è da Hawking solo spostato dalla macchina dell’Universo al suo progetto, e noi ci chiediamo: qual è l’origine delle “leggi della fisica che hanno fatto da sole” l’Universo? Ancora, ci chiediamo: può un’equazione matematica “fare da sola” qualcosa?

Nel Timeo, Platone racconta del demiurgo che, ispirandosi a leggi matematiche preesistenti, plasma la materia informe e forgia l’Universo ordinato (il cosmo). Ma questa teoria – in cui la matematica prescrive alla fisica come comportarsi – è una metafora poetica. La scienza moderna nacque quando Galileo, invertendo i ruoli tra matematica e fisica, mise come punto di partenza per l’indagine scientifica i fenomeni fisici osservati ed assegnò alla matematica il compito di descriverli, entro leggi e teorie che sarebbero state poi, di volta in volta, verificate o falsificate dalla sperimentazione delle loro predizioni. Nella visione scientifica moderna, nessuna equazione matematica può creare una sola particella! Avere il progetto, anche il più dettagliato, di un prodotto, non significa averne garantita la produzione, se mancano l’apparato costruttivo e le materie prime. Tale evidenza era stata ricordata alcuni anni fa proprio da Hawking (e senza per la verità che da allora sia intervenuto alcun “progresso” specifico della cosmologia) con la famosa frase che chiudeva un altro suo libro: “Che cosa ha spirato il fuoco nelle equazioni della fisica e ha dato loro un Universo da descrivere?”. Il cosmologo dei buchi neri dovrebbe rimeditare sul problema che egli stesso s’era posto: la differenza tra descrizioni matematiche e prescrizioni fattuali. Le prime ci dicono quali relazioni quantitative esistono tra fenomeni osservabili, le seconde perché sono stati effettivamente osservati i fenomeni descrivibili dalle prime. Così l’equazione di Pitagora a2 = b2 + c2 descrive la relazione intercorrente tra i tre lati di un triangolo rettangolo, ma non prescrive che oggi nel mio ufficio ci sia un tavolo a forma di triangolo rettangolo con i lati di 50, 120 e 130 cm. Se questo tavolo sia o meno fattualmente presente dipende da una prescrizione (una mia personale decisione) che non ha nulla di scientifico. Nel Timeo Platone era comunque cosciente dell’insufficienza della matematica, tanto da sentire il bisogno di prevedere per la creazione del cosmo anche la preesistenza di una materia informe e di un artigiano che la lavorasse. Hawking e Mlodinow, invece, sembrano trarre il loro discorrere da un’epoca pre-filosofica e pre-scientifica, quella delle magie in cui una formula pronunciata dallo stregone aveva la potenza di produrre un accadimento.

Parmenide, il “maestro venerando e terribile” della filosofia greca, ammoniva i pensatori a maneggiare con estrema delicatezza il termine “nulla”. I neo filosofi Hawking e Mlodinow, però, non ne seguono il consiglio, perché, in un’altra pagina del loro libro, tornano a giocare in maniera allegra con questo termine, stavolta confondendolo col vuoto fisico. Il “nulla è instabile” – scrivono – e può così oscillare tra il non essere e l’essere e produrre casualmente l’Universo. Ma il “nulla” è ni-ente, non essere: niente materia, niente antimateria, niente energia, assenza di struttura spazio-temporale; in quanto tale, non ha senso assegnare al nulla alcun attributo, in particolare l’instabilità fisica, che richiederebbe all’oggetto di avere relazioni quantistiche con se stesso. Il vuoto fisico, invece, ovvero quello stato fisico di campo quantistico, presente nello spazio-tempo, in cui l’assenza di particelle materiali si accompagna all’autovalore minimo dello spettro energetico, è fisicamente instabile, nel senso che può dare luogo (a prezzo della sua energia) alla creazione di nuove particelle e antiparticelle. Vuoto fisico e zero/nulla sono in fisica due concetti tanto diversi da richiedere l’uso di due simboli distinti per rappresentarne i vettori di stato. E le diverse proprietà matematiche dei due vettori rispecchiano la distinzione fisica dei due stati.

Veniamo ora alle ricerche cosmologiche più recenti. Secondo la teoria standard del Big Bang, l’Universo nacque 13.7 miliardi di anni fa da una singolarità. Certo, un evento di questo tipo – piuttosto che un universo che esiste da sempre – richiama la Genesi biblica e pone un serio problema agli scienziati antireligiosi. Un problema aggravato dall’osservazione dell’incredibile, a priori estremamente improbabile, sintonia di una ventina di costanti cosmologiche con le condizioni esattamente necessarie per l’emergenza della vita in almeno un pianeta: se anche uno solo di questi numeri – che essenzialmente stabiliscono i rapporti tra le diverse forze attrattive e repulsive che regolano il gioco della fisica, della chimica e della biologia – fosse minimamente diverso da quello che è, l’Universo sarebbe un singolo buco nero, oppure una collezione di buchi neri, o una polvere di particelle non interagenti, o sarebbe costituito di solo elio, o non si sarebbe sintetizzato il carbonio, e così via. In tutti i casi non ci sarebbero le condizioni per la nascita e la sopravvivenza della vita, né tanto meno dell’intelligenza umana.

“I recenti progressi della cosmologia” richiamati da Hawking, che hanno occupato la ricerca teorica degli ultimi quarant’anni, hanno scandito i tentativi di risolvere le questioni della singolarità del Big Bang e della sintonia antropica delle costanti lungo due filoni speculativi: la teoria degli infiniti universi (il multiverso) e la teoria delle stringhe. Vediamone i risultati. Per quanto riguarda il superamento dell’unicità del Big Bang, ogni teoria orientaleggiante di scenari pre-Big Bang, ovvero di infiniti eoni in cui ad ogni ciclo di espansione succede un ciclo di contrazione in un’eterna fisarmonica di universi che nascono e muoiono, si scontra finora con il teorema di Borde, Guth e Vilenkin (2003), il quale sancisce, sotto condizioni molto estese, che ogni successione di universi di questo tipo deve avere comunque un inizio e non può allungarsi indietro nel tempo all’infinito. Ascoltiamo Vilenkin: “Si dice che un’argomentazione basta a convincere un uomo ragionevole, mentre una prova serve a convincere anche un uomo irragionevole. Con questo teorema, i cosmologi non possono più nascondersi dietro la possibilità di un universo eterno nel passato. Non c’è via di scampo, essi devono guardare in faccia il problema di un inizio cosmico”. Ancor più fallimentare si presenta la situazione della teoria delle stringhe (e della sua estensione, la teoria M) volta a spiegare la sintonia antropica delle costanti cosmologiche: tutte le proposte finiscono col poggiarsi su ipotesi matematiche ad hoc che contengono più assunzioni – campi scalari, proprietà topologiche, parametri appositi, ecc. – di quante questioni intendano risolvere. Per giunta, l’evidenza sperimentale di queste teorie è del tutto assente. Nel marzo scorso, ad un congresso scientifico a New York, il prof. Brian Greene, fisico alla Columbia University e uno dei massimi esperti di queste teorie, iniziò il suo intervento dicendo: “Non chiedetemi se credo alla teoria delle stringhe. La mia risposta sarebbe quella di 10 anni fa: no. E questo perché io credo solo a teorie che possono fare predizioni controllabili”.  L’ultima invenzione della teoria delle stringhe sta nel congiungere questi sport matematici estremi per affermare che viviamo in un megaverso di (10 elevato a 500?!) universi-bolla disgiunti, ognuno con differenti leggi e costanti: nel megaverso il numero degli universi è predeterminato al fine di far crescere un po’ la probabilità della presenza di almeno una bolla antropica come il nostro Universo, ma ciò avviene al prezzo di abbandonare la prima legge della razionalità scientifica, la parsimonia del rasoio di Occam. Dall’evidenza fisica dell’inizio assoluto di ogni universo (o multiverso) consegue logicamente che il nostro Universo è contingente. Qui finisce la fisica e comincia, se si vuole continuare a pensare, la metafisica.

Ebbe a dire il premio Nobel per la Fisica Arno Penzias, scopritore della radiazione cosmica di fondo: “L’astronomia ci conduce ad un evento unico, un universo creato dal nulla e finemente progettato per fornire le esatte condizioni necessarie a supportare la vita. Si può dire che le osservazioni della scienza moderna appaiono suggerire l’esistenza di un sottostante piano soprannaturale”. È la logica, prof. Hawking! L’unica comprensione possibile di un Universo, che – secondo le attuali conoscenze dell’astronomia – ha l’evidenza fisica di avere avuto inizio col tempo e di essere antropico, è di far dipendere il mondo fisico dello spazio, del tempo, della materia e dell’energia da un’agenzia non fisica che trascende lo spazio, il tempo, la materia e l’energia. Questa agenzia trascendente non può essere una gazzetta platonica di leggi matematiche, perché ha esibito la capacità di agire sul mondo fisico creandolo, mentre le formule matematiche sono entità causalmente inerti che non lo toccano. Solo un’agenzia trascendente di questo tipo può “spirare il fuoco nelle equazioni della fisica e dare loro un universo da descrivere.”  Hawking parla di morte della filosofia, ma pensa piuttosto, con la teoria M, alla cosiddetta Teoria del Tutto che, presa alla lettera, coinciderebbe con la fine della fisica galileiana, sostituita da una metafisica matematizzata ed ipertrofica. È più probabile però che nuove e più accurate osservazioni sperimentali (come quelle in corso al Cern di Ginevra, che stanno già fornendo risultati del tutto inattesi) portino gli scienziati a sempre nuove teorie; e che queste, a loro volta, se non saranno esercizi matematici sterili ma capaci di predittività falsificabili, portino a nuove domande.

Giorgio Masiero

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74 commenti a Il “grande disegno” di Hawking: quando il cosmologo perde il contatto con il mondo

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  1. Carmine ha detto

    Beh, molto interessante. Si toccano argomenti che finora pochi hanno considerato nel criticare la posizione di Hawking. L’ho stampato, grazie.

    • Lucio ha detto in risposta a Carmine

      Le tesi di questo libro sciocco e pretenzioso, naturalmente, non potranno mai reggere di fronte ad una analisi attenta fatta da studiosi seri ed equilibrati. Ma saranno comunque capaci di creare un grave danno: contribuiranno ad alimentare, tra le persone ignoranti e prevenute nei confronti della filosofia e della religione, la pretesa di presunta onnipotenza interpretativa della scienza nei riguardi delle domande ultime sul senso della nostra vita e della creazione. E questa una una cosa molto triste!!

  2. Alcor vega ha detto

    Continuate così siamo i “loose cannons” (le mine vaganti) per atei e agnostici
    !!!!!!!!!!!

  3. Michele Forastiere ha detto

    Grazie, Giorgio! Ottimo articolo!

    • Verbacus ha detto in risposta a Michele Forastiere

      prof. Forastiere, mi scusi ma sono un umile operaio e non ho mai capito nulla di scienza o tecnologia, acnhe se sono molto curioso. ma avrei una domanda hawking per sostenere che l’universo c’è da sempre ha rifiutato il big bang?

  4. Leonardo Paolo Minniti ha detto

    Bravo Giorgio, veramente un gran bell’articolo. Hai documentato bene le tue posizioni…sei un fisico?

  5. a-ateo ha detto

    Ho l’impressione che Hawking scriva molto e legga poco…
    Altri, Paul Davies, ad esempio, già dal 1997 in “Quantum nonlocality and the question of the existence of God” si ponevano il problema che anche accettando per ipotesi assurda la creazione dal nulla resta sempre il problema di individuare Chi ha stabilito quel preciso “set of rules” al quale la materia obbedisce.
    E l’articolo puntualizza anche questo punto.
    Altro punto debole: Hawking stabilisce che la filosofia è morta perchè non riesce a correre dietro ai progressi della scienza.
    Pertanto è “costretto” a invaderne il campo.
    Io obbietterei che se la filosofia non da soluzione ai problemi, la scienza non è certo messa meglio della scienza…il 95% della materia non si sa dove accidenti sia, perchè si nasconde sotto forma di materia oscura ed energia oscura…
    Pertanto suggerirei a Hawking di fare il proprio lavoro scientifico con umiltà e impegno e di dibattere coni teologi sul terreno “terzo” della filosofia.
    In sintesi credo che Hawking ha dichiarato la morte della filosofia e ne abbia occupato abusivamente il territorio, ignorando Davies ed emettendo un frettoloso verdetto di non esistenza di Dio “inaudita altera parte”, cioè i teologi. Un piccolo pateracchio…

  6. ReCo ha detto

    hawking è ********, è il tipico ateo che smette di credere o non ha mai creduto per rabbia, il suo capro espiatorio è la religione

    a mio avviso di geniale non ha nulla poichè come tanti ha piegato le sue idee per farle quadrare con una visione materialista del mondo, mancando del tutto di oggettività

  7. ReCo ha detto

    handicappato è un termine medico e rispecchia la sua condizione, il mio non era un insulto =)

    • Gennaro ha detto in risposta a ReCo

      Beh però forse poteva sembrare tale…tra l’altro non c’entra assolutamente nulla sottolineare la sua disabilità fisica. Non è con questi argomenti che occorre rispondere.

  8. Pino ha detto

    ma in Inghilterra hanno anche loro la legge Basaglia sui manicomi? Evidentemente sì, altrimenti Hawking non sarebbe ancora in circolazione

  9. Bella recensione. In fondo all’articolo comunque io aggiungerei anche il link alla recensione-stroncatura pubblicata sull’organo ufficiale della Società Astronomica Italiana: http://www.disf.org/CosaDevoSapere/Hawking_Cappi.asp

    • Gabry ha detto in risposta a Francesco Santoni

      Ammazza…anche qui ci vanno giù belli pesanti è: “Il libro di Hawking e Mlodinow è senz’altro provocatorio, ma non all’altezza degli scopi ambiziosi, troppo ambiziosi, che si prefigge. È purtroppo un libro superficiale nella parte storica e filosofica, contenente diversi errori, anche grossolani, insieme a giudizi perentori e arroganti. Rimane interessante la parte centrale, dove gli autori descrivono ciò di cui hanno davvero competenza, ma che non è peraltro particolarmente originale per chi segue questi argomenti e ha letto i precedenti libri di Hawking”

    • Tano ha detto in risposta a Francesco Santoni

      Tommaso Maccacaro, Presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF), ha commentato così il libro: “nessuno di questi punti può servire come base per una discussione su Dio, perché le cose sono totalmente disgiunte. Mi sembrano affermazioni talmente irrazionali da fa sì che ogni teologo ne possa fare un solo boccone”

      http://www.tracce.it/detail.asp?c=1&p=1&id=17370

  10. Daphnos ha detto

    E’ sicuramente uno dei migliori commenti che abbia letto al riguardo.

    Ma in fondo, cosa ci possiamo fare? Perché affannarci a cercare alternative? Dio non esiste e la scienza “sconfiggerà” le religioni, così è stato sentenziato dall’alto. Non ci resta che piegarci (sperando in un angolatura lontana dai 90°) all’autorità del celebre cosmologo, come desiderano i nostri amici sugli ateobus…

    • Hugo ha detto in risposta a Daphnos

      Si, appunto. Tra l’altro scopro ora, dal link fornito da Francesco, che Hawking ha perfino negato il libero arbitrio…pensa te come sta concludendo la carriera, quasi peggio di Dawkins.

      • Daphnos ha detto in risposta a Hugo

        Hawking, in 20 anni, non è cambiato di una virgola: è sempre ateo (lo è sempre stato), e soprattutto sempre convinto che la teoria unificatrice porterà ad un’equazione deterministica dell’Universo (da qui, credo, venga la negazione del libero arbitrio).

        Determinismo o probabilismo? Cosa importa… l’importante è interpretare i dati in possesso in chiave anti-teista. Come i nostri conoscenti che affermavano, giorni fa: “questa scoperta (del neutrino superluminale), forse, ci dà persino una ragione in più per non credere”. Perbacco! E se quei dati fossero messi in discussione (come vorrebbe Odifreddi), cosa succederebbe a costoro, diventerebbero credenti?

        • Karma ha detto in risposta a Daphnos

          Che poi non sono così diversi da chi secoli fa diceva: “guarda un fulmine, Dio esiste”

        • Antonio72 ha detto in risposta a Daphnos

          @Daphnos
          Ti chiedo un favore. Mi saluti di là (leggi blog Odifreddi) la mia amica “b.dg”.
          Dille di convertirsi che è ancora in tempo!

          • Daphnos ha detto in risposta a Antonio72

            Lo farei volentieri, ma non frequento il blog di Odifreddi. Non lo frequento non tanto per i modesti contenuti dei suoi pezzi o per la banalità di numerosi commenti. Lo evito perché, se ho ben capito, il nostro personaggio è uno di quelli che vorrebbe spaccare il mondo a metà nel suo nome, tra chi lo ama e chi lo odia, proclamando una sorta di dottrina personale (la SUA divulgazione, molta forma e pochi contenuti) quasi messianica. Finché posso, cerco di non lasciarmi coinvolgere in questo triste disegno, e citare il professore il meno possibile (penso che potrebbe essere uno di quelli che misurano il nomero di volte al giorno in cui il proprio nome viene digitato su internet e se ne rallegrano). Solo che, quanno ce vo’, ce vo’.

            • Antonio72 ha detto in risposta a Daphnos

              @Daphnos
              Allora controlla.
              Pare che hai un alter ego da quelle parti.

              • Daphnos ha detto in risposta a Antonio72

                Che strano. Ho controllato i commenti al neutrino e non risulta esserci un “Daphnos”. Forse in qualche altro articolo…?

                • Antonio72 ha detto in risposta a Daphnos

                  Hai ragione, ho ricontrollato. Credo di aver fatto una sovrapposizione (mentale) delle pagine, scusa per l’abbaglio.

  11. roberto reggi ha detto

    Davvero bello l’articolo e la citazione di Penzias, non la conoscevo!
    Sarebbe bello metterla nelle citazioni randomizzate che compaiono in alto a dx nel sito… Ho trovato l’originale inglese con fonte:

    “Astronomy leads us to a unique event, a universe which was created out of nothing, one with the very delicate balance needed to provide exactly the conditions required to permit life, and one which has an underlying (one might say ‘supernatural’) plan.”

    – Arno Penzias (Nobel prize in physics) Margenau, H and R.A. Varghese, ed. 1992. Cosmos, Bios, and Theos. La Salle, IL, Open Court, p. 83

  12. Un interessante video, molto semplice, in cui smontando la teoria dell’evoluzione, si da’ pratica conferma dell’esistenza di un creatore.

    http://famigliacattolica.blogspot.com/2011/01/levoluzionismo.html

  13. Giorgio Masiero ha detto

    Per un errore di stampa è apparso che la teoria del Multiverso, per giustificare la sintonia antropica delle costanti cosmologiche, deve ricorrere ad “un Megaverso di 10500 universi-bolla distinti”. No, il numero ritenuto necessario è 10 elevato alla 500, cioè 1 seguito da 500 zeri, universi-bolla distinti! In dispregio al rasoio di Occam la nuova metafisica atea, per evitare un Ente inosservabile, s’inventa 10 alla 500 universi inosservabili.

  14. Max ha detto

    Teorema di Borde, Guth e Vilenkin (2003) “sotto condizioni molto estese, che ogni successione di universi di questo tipo deve avere comunque un inizio e non può allungarsi indietro nel tempo all’infinito”. Uhm, mi sa che vale la pena di cercare piu’ informazioni su questo teorema.

  15. Antonio72 ha detto

    In realtà la teoria del Big Bang, come quella la teoria delle Stringhe ed anche il Modello Standard, non sono tanto diversi dalle varie interpretazioni della misurazione quantistica, ovvero la teoria dei Multimondi di Everett, quella della decoerenza, quella di Bohm sul potenziale quantistico, la riduzione spontanea quantistica di Ghirardi-Rimini-Weber, quella olografica di Talbot, ed infine, ovviamente, l’interpretazione ufficiale di Copenaghen. E sono tutte di fatto speculazioni filosofiche, niente di più. Quello che è stato accertato in fisica sono esclusivamente solo delle quantità fisse e determinate, come le varie costanti universali, le masse di alcune particelle (non del neutrino) che costituiscono la materia e che sono state prodotte negli acceleratori. Ma il come ed il perchè una particella abbia una particolare massa piuttosto che un’altra, la scienza non ne ha la più pallida idea. Può solamente dedurre che se la massa di un elettrone o di un protone si discostasse anche di poco da quella misurata è probabile che l’Universo non sarebbe quello che conosciamo. Come non sa nemmeno perchè alcune particelle decadono in altre ed in altre ancora su più livelli fino a stabilizzarsi, mentre altre no. Quei livelli superiori potrebbero anche non esistere senza cambiare apparentemente un’acca. Anche il neutrino potrebbe non esistere, visto che si limita solo a vagabondare per l’Universo trapassando la materia come noi facciamo con l’aria. A che serve? Boh! Tra l’altro non ne è stata ancora determinata la massa, sempre che non sia proprio privo di massa come il fotone. E la famosa particella di Dio, ovvero il bosone di Higgs? Un’altra speculazione, niente di più, che in un certo senso servirebbe al Modello Standard per far quadrare i conti. Ma anche una stessa teoria (isolata) non può dire nulla della realtà osservata. Dalla teoria della relatività generale si possono ricavare diversi Universi, eppure ne osserviamo solo uno. Perchè questo e non un altro? Boh, è così e basta. Se poi parliamo della teoria della relatività ristretta, descrive un Universo immaginario privo di forza di gravità.
    Inoltre quando si parla di materia o energia oscura, ricadiamo ancora in una ipotesi inverificata che quindi non è scienza. Anche il buco nero non è propriamente scienza, ma solo una probabile descrizione della realtà osservata. Nessuno ha mai visto un buco nero, eppure si ipotizza che vi sia un grandioso buco nero al centro della nostra Galassia.
    In definitiva non ha senso per la scienza parlare di un fenomeno non osservato e non misurato. Addirittura secondo l’interpretazione di Bohr, prima della misurazione in laboratorio non esiste alcuna particella! E’ proprio questa visione della realtà che Einstein non accettò mai, e che fino alla fine cercò di confutare, fallendo. I bisticci tra le due più grandi personalità scientifiche della contemporaneità erano di fatto filosofici e non fisici!
    Lo stesso Hawking ha proposto un “principio di ignoranza” secondo cui la singolarità, essendo l’inconoscibile ultimo, è totalmente priva di informazione. Se ne deduce che la singolarità stessa non è scienza come non lo è la stessa teoria del Big Bang. L’ignoranza scientifica sulle origini dell’Universo non è tanto diversa di quella sulle origini della vita, altro che brodo primordiale! A tal proposito ci viene in aiuto il paradosso di Fermi, che posso sintetizzare così: qualora secondo la statistica matematica dovessero esistere nella nostra Galassia migliaia se non milioni di civiltà intelligenti, dove sono finiti tutti! Fermi infatti ipotizzava che una civiltà sarebbe stata in grado di trasmettere segnali radio, cosa che ovviamente il SETI, che rappresenta in un certo senso le orecchie dell’Umanità protese verso l’Universo, non ha riscontrato. Il Cosmo è silenziosissimo. Gli unici a fare tanto baccano siamo solo noi essere umani.

    • Norberto ha detto in risposta a Antonio72

      Come al solito molto interessante, grazie Antonio. Apprezzo molto quello che scrivi.

      • Antonio72 ha detto in risposta a Norberto

        Prego e grazie.
        Dall’altra parte ovviamente non la pensano come te 😉

        • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Antonio72

          Non sono d’accordo nel giudicare tutte le teorie della fisica moderna “speculazioni filosofiche”. Se definiamo scientifica una teoria capace di predizioni empiricamente falsificabili, allora la relatività ristretta, la relatività generale, la meccanica quantistica, il big bang ed il modello standard sono autentiche teorie scientifiche. Ognuna di esse accoppia ad un meraviglioso nucleo di equazioni matematiche una serie di predizioni che hanno avuto infiniti riscontri sperimentali, anche di precisione numerica impressionante: dalla precessione del perielio di Mercurio al momento magnetico anomalo dell’elettrone, dall’espansione dell’Universo alla radiazione di fondo alla nucleosintesi stellare, dai livelli energetici degli elettroni all’energia atomica. Certo, nessuna teoria scientifica per quanto comprovata dall’esperienza, si può mai considerare il definitivo raggiungimento della verità. Alla gravitazione di Newton è seguito il perfezionamento della relatività generale di Einstein, la quale, oltre che spiegare con maggiore precisione i fenomeni spiegati da Newton, ne ha predetti altri. Anche la teoria di Einstein andrà incontro, in futuro, ad una teoria migliore; ma, direbbe Tommaso d’Aquino: “Paulatim et quasi pedetentim in cognitionem veritatis”.
          E’ vero che ogni teoria scientifica può avere diverse interpretazioni filosofiche, che sono equivalenti dal punto di vista operativo. Ma, per esempio, considerare veridica la meccanica quantistica non significa sposare l’interpretazione di Copenaghen, o dover rinunciare al realismo, al principio di causalità, ecc. Occorre sempre, a mio parere, separare la parte scientifica di una teoria – che è costituita dall’insieme delle sue equazioni matematiche, dei suoi protocolli operativi e delle sue predizioni empiriche – dalle estrapolazioni interpretative, che non sono soggette a falsificazione e che manifestano soltanto la Weltanschauung personale dello scienziato.
          Sono d’accordo, invece, che non sono teorie scientifiche molte speculazioni della cosmologia moderna, come la teoria del multiverso o quella delle stringhe, e ciò prima di tutto per la loro innata incapacità di produrre predizioni falsificabili. Tuttavia, non degnerei queste speculazioni del nobile attributo di essere “filosofiche”, perché si tratta soltanto di cattiva metafisica, consistente nell’ingenuità di attribuire efficacia creatrice a sofisticati, necessariamente sterili, esercizi matematici.

          • Antonio72 ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            Ovviamente non ho detto tutte. Per quanto riguarda la meccanica quantistica mi riferivo alle varie interpretazioni che ho elencato, compresa quella di Copenaghen. Non metto in discussione quindi la meccanica quantistica come scienza, ma le interpretazioni teoriche successive.
            Dall’osservazione dell’espansione dell’Universo alla teoria del Big Bang il salto mi pare notevole. E poi la teoria del Big Bang ed anche il Modello Standard sono imcompleti a differenza della teoria della relatività e della meccanica quantistica, validate dall’esperienza innumerevoli volte.
            Prima della falsificazione, le teorie devono essere validate dall’esperienza e a quanto mi risulta le uniche teorie verificate sono quelle di Einstein e la meccanica quantistica. Il Big Bang ha poi il difetto di non spiegare proprio l’istante zero, ovvero la singolarità ed anche l’oscurità di una certa materia oscura. La singolarità da cui ha origine il Big Bang è quindi solo metafisica. Cattiva o buona, non lo so.

            • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Antonio72

              Sono felice che concordiamo che le due teorie della relatività e la meccanica quantistica sono autentiche teorie scientifiche. E che una teoria scientifica non va confusa con le sue interpretazioni filosofiche, le quali sono, queste sì per definizione, speculazioni filosofiche.
              Condividiamo anche, mi pare, l’opinione che tutti i modelli cosmogonici quanto-gravitazionali e la teoria delle stringhe non sono teorie scientifiche, ma esercizi matematici.
              Ciò che ci divide, mi pare, è rimasto il giudizio sul big bang e sul modello standard, che per me sono buone teorie scientifiche, mentre per te sarebbero, se ho ben compreso, speculazioni non sufficientemente fondate. Io non so che cosa tu intenda dicendo che il big bang ed il modello standard sono “incompleti a differenza della teoria della relatività e della meccanica quantistica”. In senso tecnico, non esiste nessuna teoria completa nemmeno in campo matematico, come dimostrano i due teoremi d’incompletezza di Gödel (1931) già per l’aritmetica. Quindi, nemmeno la relatività e la meccanica quantistica sono teorie complete in senso tecnico: ciò significa 1) che esistono al loro interno proposizioni vere che però non potremmo mai dedurre da esse e 2) che non sappiamo nemmeno se siano internamente coerenti.
              Se poi, con l’aggettivo “complete”, intendi dire che la meccanica quantistica e la relatività sono teorie definitivamente vere, a cagione delle “innumerevoli volte in cui sono state validate dall’esperienza”, anche questo non è vero. Anche senza citare il recente esperimento del Gran Sasso sui neutrini, che dovrà essere ripetuto e confermato, noi sappiamo già da molti decenni che la relatività non vale sotto il tempo e la lunghezza di Planck; così come sappiamo che la meccanica quantistica non vale nei limiti relativistici delle alte energie e velocità. La verità è che relatività e meccanica quantistica sono reciprocamente incompatibili, quindi non possono essere entrambe vere E NON ESISTE ANCORA UNA TEORIA FISICA CHE LE ABBIA UNIFICATE.
              Resta, come ultima possibilità interpretativa della tua critica, che il big bang ed il modello standard abbiano rispetto alla relatività e alla meccanica quantistica una minore mole di riscontro sperimentale. Ciò è evidente: relatività e meccanica quantistica sono teorie generali, che ambiscono a comprendere tutti i fenomeni fisici; mentre il big bang e il modello standard delle particelle sono sotto-teorie delle prime. L’espansione dell’Universo è stata prevista dalla relatività generale, attraverso la soluzione che il sacerdote belga Lemaitre diede nel 1927 alle equazioni di Einstein, e fu confermata sperimentalmente da Hubble nel 1929 con l’osservazione dello spostamento verso il rosso dello spettro delle galassie lontane. Se l’Universo si va espandendo da miliardi di anni ad una certa velocità, appare naturale dedurre che, risalendo all’indietro nel tempo con i calcoli, esso abbia cominciato la sua espansione da un punto. Poi tutta una serie di altre predizioni teoriche del big bang hanno avuto il conforto di conferme sperimentali (ne cito solo due: la nucleosintesi stellare di Feynman a partire dagli anni ’50 del secolo scorso e la radiazione di fondo di Penzias e Wilson negli anni ’60), così che si potrebbe dire che buona parte dei premi Nobel della Fisica sono stati assegnati ai fisici teorici e ai fisici sperimentali che, rispettivamente con le loro predizioni ed osservazioni, hanno trovato concordanza tra le prime, provenienti dalle equazioni matematiche del big bang, e le seconde, provenienti dalle misure astronomiche effettuate con i telescopi situati sulla Terra o nei satelliti artificiali.
              Lo stesso potrei dire, anzi con ancora maggiore evidenza sperimentale, del modello standard delle particelle. Naturalmente vale anche per il big bang e il modello standard delle particelle la prudenza che vale per ogni teoria scientifica mille volte provata e mai smentita: tutto ciò non dimostra che essi sia sicuramente veri, ma solo che sono la migliore spiegazione scientifica che abbiamo al momento sull’origine dell’Universo e la costituzione della materia-energia.

          • Sesbassar ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            “E’ vero che ogni teoria scientifica può avere diverse interpretazioni filosofiche, che sono equivalenti dal punto di vista operativo. Ma, per esempio, considerare veridica la meccanica quantistica non significa sposare l’interpretazione di Copenaghen, o dover rinunciare al realismo, al principio di causalità, ecc. Occorre sempre, a mio parere, separare la parte scientifica di una teoria – che è costituita dall’insieme delle sue equazioni matematiche, dei suoi protocolli operativi e delle sue predizioni empiriche – dalle estrapolazioni interpretative, che non sono soggette a falsificazione e che manifestano soltanto la Weltanschauung personale dello scienziato.

            Applausi per una buona mezz’ora 😉

            Un vero peccato che in molti non lo capiscano 🙂

        • Norberto ha detto in risposta a Antonio72

          @Antonio72: dall’altra parte in che senso? Intendi quelli “dell’altra sponda” o altro?? 🙂

  16. Io penso che se io esisto…allora esiste anche Dio. Come esistono persone piu’ forti, brave, intelligenti, sagge, migliori di me…allora esiste sicuramente un Dio creatore e se io , nel mio piccolo, con la mia limitata intelligenza, attuo delle opere, ed addirittura divento padre…..perche’ non devo accettare un Dio creatore che nella meraviglia del creato dimostra un sapere superiore?

    • Giulia ha detto in risposta a www.famigliacattolica.blogpost.com

      “Io penso che se io esisto…allora esiste anche Dio”. Questa è una limitatezza del pensiero umano, in quanto abbiamo la tendenza a pensare che dietro ogni cosa esista necessariamente una categoria più grande e più importante, in questo caso pure dotata di consapevolezza. Questa è ovviamente una maniera estremamente ridotta e parecchio superata per comprendere ciò che ci circonda, non è infatti un caso che il genere umano ha cominciato a parlare di divinità in una precisa epoca, ciò è successo quando il pensiero si è sviluppato secondo uno schema gerarchizzato, dove l’uomo doveva necessariamente trovarsi su uno scalino relativamente basso e quindi aveva bisogno di pensare ad un essere (o degli esseri) che fossero come lui ma su un livello parecchio più alto.

  17. Max ha detto

    Se non ci sono problemi con l’inglese, date un’occhiata al video di Father Robert Barron sul libro di Hawking:

    http://www.youtube.com/watch?v=S-yx5WN4efo

    Father Barron e’ un teologo brillante. Ci insegna che noi cattolici non dobbiamo aver paura della ricerca scientifica, dell’evoluzione da scimmie ad esseri umani o del Big Bang. Nulla di tutto questo mina l’esistenza di Dio.

    • Antonio72 ha detto in risposta a Max

      Max,
      anche se non posso scaricare video più lunghi di pochi secondi, grazie lo stesso.
      Tuttavia vorrei chiarire un fraintendimento sulla teoria evoluzionistica.
      L’uomo non discende affatto dalla scimmia, anche secondo Darwin!
      La teoria afferma solo che l’uomo e la scimmia hanno avuto un progenitore comune qualche milioncino di anni fa. Che poi assomigli di più alla scimmia piuttosto che all’uomo, è una delle tante speculazioni filosofiche di cui dicevo, come lo sono la teoria del Big Bang e quella delle Stringhe. Quest’ultima per “funzionare” necessita nientemeno che di dodici dimensioni. Ora, sappiamo che esistono quattro dimensioni, tre spaziali ed una temporale. Per la teoria delle stringhe ne servono quindi altre otto, altrimenti le stringhe sono un po’ troppo tese per suonare alcunchè.

      • Max ha detto in risposta a Antonio72

        Si’ Adriano, avrei dovuto scrivere con piu’ attenzione. In realtà per scimmia intendevo i primati che esistevano milioni di anni fa, non quelle attuali.

        Quando si ha un po’ di tempo consiglio veramente di guardare quel video. Ciao.

        • Michele Santambrogio ha detto in risposta a Max

          Adriano detto Antonio72 per gli amici, 😀

        • Antonio72 ha detto in risposta a Max

          Non volevo fare il maestrino, la mia è una vera e propria provocazione ai ultras-darwinisti. Perchè il progenitore dell’uomo dovrebbe assomigliare di più alla scimmia e non all’uomo stesso? Perchè l’uomo dovrebbe discendere da quei primati rinvenuti e non invece essere quei primati dei rami secchi della teoria evolutiva e quindi non i progenitori dell’uomo?
          D’altronde, se ci pensiamo, è stato proprio un colpo di fortuna eccezionale trovare proprio i resti di primati che, guarda caso, siano anche progenitori dell’uomo. Se facciamo il confronto con i resti di dinosauro rinvenuti, che ricordo hanno dominato per qualche centinaia di milioni di anni a differenza dell’uomo che non dominava alcunchè ed erano quattro gatti, non so se i bookmakers inglesi accerebbero la scommessa. Forse è più facile che vinca l’enalotto (pur non giocando mai).

  18. joseph ha detto

    a proposito di scimmie, se c’è un biologo all’ascolto, potrebbe spiegarmi come si potrebbe conciliare l’atrofizzazione dei nostri peli con la teoria della selezione naturale? Mi spiego: un individuo peloso, tipo scimmia, sarebbe comunque più adatto alla sopravvivenza, se non altro perchè risparmia il tempo che serve a trovare/confezionare i propri indumenti e lo può impiegare in attività più proficue, tipo caccia…
    ho inoltre l’impressione che l’abitudine di coprirsi sia, nella tempistica dell’evoluzione, molto recente, e ho il sospetto che sia una conseguenza, non una causa dell’atrofizzazione dei peli.
    però mi servirebbe il parere di un addetto ai lavori.

    • Antonio72 ha detto in risposta a joseph

      Perchè ha freddo!?!

    • Fernadinho ha detto in risposta a joseph

      Beh, come ha ricordato Antonio, l’uomo non è detto che discenda dalla scimmia, ma da un progenitore in comune. Comunque la mia opinione è che sicuramente può essere legato all’evoluzione culturale (non dimentichiamo che non c’è solo quella biologica). Inoltre è probabile che la peluria fosse causa di numerose malattie e la selezione ha agito verso i meno pelosi.

  19. Max ha detto

    Oops, chiedo scusa per lo scambio di nomi, non e’ stato intenzionale!

    Le domande interessanti che poni andrebbero fatte ad un paleontologo 🙂 quale non sono. Comunque sia per l’origine dell’Universo che dell’uomo, alla fine della fiera, il discorso e’ lo stesso: la Scienza ci spiega il “come” e ci informa sui fatti, (quelli scientifici, non quelli con valenza “spirituale”), ma il perché e’ discusso da filosofia e religione.

    Comunque prima non avevo intenzione di sembrare ironico. Avrei veramente dovuto essere piu’ preciso.

  20. Enzo Pennetta ha detto

    Provo a rispondere ai quesiti di Antonio 72 e Joseph sulla possibile somiglianza dei nostri progenitori all’uomo più che alla “scimmia”, su questo argomento mi viene in mente l’osservazione fatta da Giuseppe Sermonti (vedi Il Tao della biologia) sul fatto che alcuni indizi lascino pensare che l’uomo sia più antico degli altri primati attuali e che addirittura siano questi ultimi a “discendere” da un antenato simile ad Homo. Al riguardo Sermonti porta il fatto che i più antichi fossili di scimmie sono risalenti a circa 1 milione di anni fa mentre i più antichi di Homo risalirebbero a 4 milioni di anni fa. Inoltre Sermonti fa notare che la conformazione cranica dell’uomo è più vicina a quella infantile delle scimmie, il che, secondo il principio di Haeckel, per cui l’ontogenesi ripercorre la filogenesi, farebbe discendere la scimmia dall’uomo e non viceversa!
    Come vediamo la faccenda è tutta da approfondire.
    Riguardo invece l’assenza di una vera pelliccia, questo era uno degli argomenti portati da A.R. Wallace, il coautore della teoria insieme a Darwin, per dimostrare che non tutti i caratteri si possono spiegare in termini di selezione naturale, infatti nessun animale avrebbe un vantaggio nel perdere la protezione della pelliccia, e l’abitudine umana di vestirsi dimostrerebbe che la pelle glabra non è un vantaggio.
    Ma Wallace non arrivò ad ipotizzare che le scimmie abbiano una pelliccia perché comparse dopo l’uomo, così come appunto fa Sermonti.

    • Antonio72 ha detto in risposta a Enzo Pennetta

      Il Tao della biologica mi manca, ho quello sulla fisica di Capra.
      Quindi di questa teoria (o quello che è) non ne sapevo nulla. Ho tirato ad indovinare un po’ come fanno i bistrattati (da Odifreddi) filosofi.
      Per quanto riguarda la questione dei peli, propongo una teoria alternativa (o forse l’ho letta chissà dove): la caduta dei peli è dovuta indirettamente a ragioni di selezione naturale, intesa come maggiori possibilità di accoppiamento. In parole povere, la scelta del patner fatta su meri fattori estetici e qualitativi. Potrebbe essere andata così: alcune femmine per passare il tempo hanno cominciato a depilarsi il petto, le braccia o entrambi. I maschi di ritorno dalla caccia, che si sono accoppiati con loro hanno subito provato una maggiore piacevolezza nel contatto. Così la voce si è sparsa ed anche le altre femmine hanno cominciato a depilarsi. Per la teoria epigenetica, lo stress interiore, causato dalla tristezza di non essere considerate belle e desiderabili dal maschio, ha portato la progressiva perdita di peli nelle discendenti. La stessa cosa è successa per i maschi, forse prima o forse dopo le femmine. L’altra spiegazione è che al villaggio c’era troppo e di meglio da fare che perdere ore a spulciarsi a vicenda. Oppure ha ragione Sermonti, anche se qualcuno dovrebbe spiegarci una volta per tutte quale vantaggio evolutivo abbia portato la calvizie che perseguita certi uomini (non il sottoscritto, almeno per il momento).

  21. giovanni ha detto

    l’idea di Dio é l’idea piu umana che l’uomo puo avvere dell’universo perché é talmente immenso da essere impensabile… sapete che significa “impensabile”..? e non lo può ne la fisica né la chimica
    la scienza progredisce ma l’idea di Dio é immutabile da secoli ed é l’unca idea che sopravvive alla notte dei tempi ed al progresso che invece, e viceversa, é perfettamente mutabile..

    • giovanni ha detto in risposta a giovanni

      e p.s. solo un uomo intelligente si chiede perché deve nascere e sopratutto, e per poi morire, nessun fisico o chimico lo sa spiegare perché é un miracolo che sorge ogni giorno e non si risolve certamente nella storia dei due zigoti che devono incontrarsi e nella inesorabile decomposizione fisica e chimica di un corpo che poi va ad alimentare l’alberello ( e cosi poi la vita si rinnova ..dicono..) … a monte c’é molto di più ..perché l’uomo , e da qui al prossimo milione di anni, come del resto ha fatto nello scorso milione di anni , non si stancherà mai mai di chiedersi perché deve nascere e perché deve mnorire ..é quell’atavica sete di conoscenza che porta al sapere o solo ad immaginarlo … ma mi ripeto l’universo è immenso da essere impensabile

  22. vincenzo russo ha detto

    2 mail COMPLETA al CNR : come proposta di lavoro ai ricercatori.
    Teoria unificata ,sineterica e tachionica : “ Il tachione il dito di Dio “.
    Premesso che la mia teoria prevede che : non esiste un universo reale fuori dalla mente dell’osservatore, ma solo un Universo virtuale incluso in essa:

    In merito ai neutrini che viaggiano più veloci della luce.
    La mia teoria unificata dell’universo fisico e mentale: Il tachione il dito di Dio ,disponibile sulla pagina web http://www.webalice.it/iltachione , prevede quanto segue:
    La vera velocità della luce si potrebbe ”determinare” solo nel vuoto assoluto dove sarebbe addirittura infinita, così come fu per un istante nella fase inflazionaria del Big Bang .
    Quella raggiunta dai neutrini nell’esperimento del CERN è superiore solo a quella della luce attuale ,perché i neutrini interagiscono molto meno ,con l’energia diffusa nello spazio tempo luminale.
    In pratica i neutrini viaggiano come se fossero in un vuoto più rarefatto di quello intergalattico ,trovandosi in uno stato di temperatura inferiore ai tre gradi K della radiazione residuata dal Big Bang.
    Sono la cenere freddissima, delle reazioni nucleari stellari .Sono più entropici ed agiscono in modo antientropico. Ovvero perdono ulteriore massa ,(calore), per divenire tachinici.
    Sono neutri alla carica elettrica di calore ,residuata nello spazio tempo intergalattico e alla carica barionica degli elementi materiali e dell’atmosfera ,che è composta di alcuni di essi elementi.
    Viaggiano nell’energia oscura come materia oscura,(leggi energia fredda e materia fredda). Viaggiano cioè stando già fermi e presenti in ogni luogo dello spazio tempo. Ovvero sono quasi nello stato di quiete assoluta
    che precedette il Big Bang e quindi esistono maggiormente approssimati presso il centro dell’Universo .
    Ciò equivale a dire che senza muoversi sono quasi presso ogni ente particella elementare esistente ,così come se viaggiassero a velocità quasi tachionica,(istantanea).
    Essendo maggiormente prossimi a 0 gradi K sono quasi fuori dallo spazio tempo in una dimensione quasi di Planck ,ovvero maggiormente vicina ad essere a spaziale e a temporale .
    Il tempo misurato dal CERN è dunque quello necessario a rilevarli. Ovvero è il tempo che occorre alla mente per indicarli partiti dal Cern e giunti al gran Sasso. Sono tachini materiali ,letti dai tachioni mentali ,come loro casi particolari. Non sono quasi più un moto fisico ma sono quasi un moto mentale puro ed istantaneo ,anche nelle misure fisiche. Convergono alla conoscenza istantanea della mente come cosa già nota in memoria.
    La loro informazione giunge alla mente alcuni istanti prima dell’informazione luminosa e restano invisibili. La luce rimane però la velocità limite del visibile e non modifica la teoria della relatività.
    I neutrini sono invece la velocità maggiormente approssimata alla velocità mentale istantanea, convergendo nella memoria a riposo del software.
    I fotoni viaggiando invece nello spazio tempo visibile ,che è meno vicino a zero gradi K assoluti , interagiscono con la radiazione residua del Big Bang . Sono quindi un hardware visibile
    Pertanto i fotoni interagendo con l’energia di fondo ,anche negli spazi intergalattici rallentano rispetto ai neutrini, non potendo divenire superluminali in un Universo già illuminato da sé medesimi.
    Per motivi identici e contrari gli elementi non possono superare la velocità della luce ,poiché diverrebbero troppo caldi, ossia tenderebbero ad avere una massa infinita, ovvero nulla.
    L’infinito in atto ed il nulla in atto sono infatti solo approssimazioni della mente alle proprie ipotesi ipotetico deduttive. Vale a dire sistemi Coerenti ma FINTI ,costruiti con numeri immaginari.
    Con ciò ci si approssima all’Essere che li pensa in se medesimo e non al nulla e all’infinito veramente esistenti fuori dalla mente.
    I neutrini viaggiano infatti nelle condizioni di un super conduttore più freddo dell’energia di fondo .
    Infine tra il Cern ed il laboratorio del gran Sasso la luce interagisce anche con l’atmosfera ,ed è già noto che negli elementi chimici la luce rallenta.
    Ora necessita che ai fisici si affianchino i filosofi ,per dipanare le incongruenze semantiche tra la relatività di Einstein e la fisica quantistica.
    L’energia oscura e la materia oscura sono quindi tutta l’energia entropica di movimento già persa nello spazio tempo ,con tutta la velocità di fuga già spesa da ogni particella e fotone visibile.
    Sono l’attuale buio del cielo stellato notturno. Sono il freddo o cenere del moto già speso dal Big Bang ad oggi.
    Ovviamente sono ad un livello scalare inferiore ai tre gradi ancora posseduti dai fotoni visibili. Sono tachini fisici o cenere nucleare ,che convergono a tachioni mentali.
    L’esperimento del Cern dimostra dunque che la fisica del visibile costruita con numeri immaginari,(cardinali pitagorici) converge a numeri continui mentali,(ordinali parminedei).
    La Mente invisibile include dunque l’Universo visibile. Non c’è Universo fuori dalla mente dell’osservatore.
    Si l’esperimento del CERN veramente rivoluziona la conoscenza ontologica dell’esistente,essendo la dimostrazione della nuova semantica dell’Universo, ma non modifica la teoria della relatività.
    “Semplicemente” la include nella teoria unificata tachionica ,come un suo caso particolare.
    Buona lettura da Vincenzo Russo filosofo neo eleatico pitagorico

    Come appare dallo schema i neutrini compiono un tragitto più breve di spazio freddo e contratto, la luce deve seguire invece la curvatura terrestre alla temperatura dell’atmosfera .
    In pratica raffreddandosi i neutrini accelerano perdendo massa. Si può anche dire si fermano presso ogni luogo spaziale barionico e bosonico.

    In merito all’azione a distanza tra le particelle generate in coppia,la mia teoria prevede quanto segue:
    Nella mente dell’osservatore ogni coppia consiste di una sola realtà immaginaria di spazio e luoghi di velocità istantanea, determinati dall’onda di pressione istantanea,(già completa e reciproca tra le due particelle ad ogn’istante successivo alla creazione di coppia),che corre tra le due particelle in moto,come se l’onda fosse un corpo rigido. Ovvero la MENTE segue costantemente entrambe le posizioni e ne tiene conto istantaneamente senza dover percorrere lo spazio immaginario in un tempo immaginario per riconoscerle presenti alla propria coscienza. L’osservazione cerebrale è invece fatta con i sensi e con gli strumenti e deve tener conto dell’ipotesi di spazio, di moto, di tempo e di percorrenza dello spazio da parte dell’informazione alla velocità propria,che può al massimo essere quella della luce.
    La fisica quantistica ci porta dunque all’interpretazione istantanea mentale ,(l’invisibile memoria di software) e la fisica relativistica all’interpretazione sensoriale,(il visibilehardware).
    In pratica ogni coppia di fotoni determina 300000 Km al secondo di spazio tempo comune,così come se ciascun fotone si spostasse a soli 150000 Km al secondo. L’onda di pressione si apre invece a 300000 Km al secondo di velocità complessiva. Pertanto nella Mente l’onda di pressione è istantanea ,perché è come se viaggiasse a oltre 600000 Km al secondo. L’informazione mentale è dunque tachionica mentre quella cerebrale va al massimo dalla velocità luminale fotonica, decadendo verso lo 0 assoluto, nelle dinamiche della materia in fisica ,chimica e biologica.
    Ritardare le misurazioni per ingannare le particelle non influenza dunque la conoscenza completa dell’esperimento ,perché esso è già noto per intero allo sperimentatore, che lo conosce a velocità tachionica,fin dalla sua teorizzazione.

  23. giovanni ha detto

    non cerchiate di spiegare l’unverso con la fisica che é un prodottoumano e RELATIVO, l’unverso é talmente immenso da essere “IMPENSABILE”

  24. Max ha detto

    Caro Giorgio Masiero, e’ possibile contattarti via email? dove lavori esattamente? – Grazie

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