Carlo Castagna e i carcerati di Padova: ecco cosa vuol dire essere cristiani

L’11 dicembre del 2006 Olindo Romano e Rosa Bazzi compirono la strage di Erba. Carlo Castagna perse la moglie Paola, la figlia Raffaella e suo nipote Youssef, oltre a Valeria Cherubini, sua vicina di casa. L’opinione pubblica si stupì quando Carlo dichiarò di perdonare gli assassini dei suoi cari. Sul perdono ha scritto anche un libro insieme a Lucia Bellaspiga (Il perdono di Erba, Ancora 2009), il cui ricavato andrà all’associazione di aiuto ai disabili per la quale lavorava Raffaella. Su Il Sussidiario Castagna racconta cosa significhi essere cristiani, cosa voglia dire tornare a sperare e sopratutto saper perdonare: «Cristo, con la sua morte in croce, è stato il primo a percorrere la strada del perdono. La Pasqua ci ricorda che anche l’uomo è chiamato a risorgere, già in questa vita, dalla sua meschinità, dal suo egoismo, dai suoi limiti».


Sempre su Il Sussidiario, è pubblicata oggi una lettera scritta da alcuni carcerati di Padova che, dopo l’incontro con i volontari della Cooperativa Sociale Giotto, hanno trovato la fede cristiana. Essi raccontano che forza possa dare la fede in un posto come la prigione: «Iniziamo a capire veramente chi eravamo e chi siamo oggi. Se guardiamo il passato, ci facciamo paura pensando a tutto il male che abbiamo commesso. Oggi è bello vivere nella luce, senza che nessuno pronunci il nostro nome solo per dire il nostro male, ma quanto bello è sentire quel bisbiglio del cambiamento fatto grazie al Signore attraverso degli amici veri. Non avremmo mai scommesso nulla su di noi, era impossibile che noi potessimo essere così oggi».

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