Il card. Zuppi guida i Vespri dei tradizionalisti: segno di unità

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Unità nella diversità. Il card. Zuppi si unisce al card. Burke nella processione tradizionalista e presiede i vespri, superando i litigi e le contrapposizioni dei social.


 

Un piccolo segno di unità.

Ieri sera nella basilica di San Lorenzo in Lucina a Roma, il card. Matteo Maria Zuppi ha presieduto i vespri inaugurali del pellegrinaggio internazionale «Peregrinatio ad Petri Sedem».

Un momento particolarmente significativo per i fedeli legati alla liturgia tradizionale.

 

I Vespri con i tradizionalisti

La scelta del presidente dei vescovi italiani di unirsi ai fedeli tradizionalisti, affiancando il card. Raymond Leo Burke nella processione verso la Basilica di San Pietro, assume un valore simbolico.

Un segnale di vicinanza della Chiesa alla parte più “sana” del tradizionalismo, non come enclave separata, ma come parte integrante e riconosciuta del corpo ecclesiale.

 

Il card. Zuppi e i tradizionalisti

Il card. Zuppi, particolarmente vicino a Papa Francesco, è sempre stato obbiettivo di rancore e denigrazione quotidiana da parte di alcuni gruppi critici verso il Concilio Vaticano II.

Eppure, proprio lui, ha stabilito che nella parrocchia di Santa Maria della Pietà di Bologna proseguisse senza problemi la celebrazione secondo la liturgia latina.

Questo perché il tanto criticato documento Traditionis Custodes, non ha vietato la Messa in latino ma si è affidato alla competenza dei vescovi per discernere e accogliere quei gruppi tradizionalisti che restano in piena comunione con la Santa Sede.

E’ dimostrato anche dal fatto che oggi, addirittura nella basilica di San Pietro, verrà celebrata una messa con il rito latino proprio dal card. Burke, a seguito di una processione che partirà dalla Basilica dei Santi Celso e Giuliano e dell’attraversamento della Porta Santa.

Le celebrazioni continueranno anche nella giornata di domani.

 

Chi si scandalizza per professione

Non tutti purtroppo hanno colto il valore di questo gesto e sono riusciti a scandalizzarsi per la presenza di un inginocchiatoio in mezzo al presbiterio. Sono scandalisti che lo fanno evidentemente come mestiere.

L’incapacità di andare oltre a pizzi, merletti, arredi sacri, turiboli e rituali è proprio il grande rischio di chi preferisce restare prigioniero della propria bolla piuttosto che aprire lo sguardo verso una Chiesa che si ritrova unita attorno a Pietro, pur nella diversità delle sue espressioni.

zuppi tradizionalisti

 

Unità nella diversità

La potente immagine della preghiera comune da parte di due cardinali ritenuti così agli antipodi -l’alfiere del progressismo e quello del tradizionalismo- supera le contrapposizioni che nascono e si scatenano sui social, restituendo il volto di una Chiesa capace di unità senza appiattire le differenze.

È su questa base che può esistere l’unità con chi è più legato alla liturgia antica, purché resti nella comunione ecclesiale e non si chiuda in posizioni scismatiche o semi-scismatiche. L’unico vero passo necessario è quello che conduce all’incontro, nella stessa fede e sotto lo stesso Pastore.

Autore

La Redazione

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