«Nessuno metterà a tacere la voce dei cristiani perseguitati»
- Ultimissime
- 15 Set 2025

Il forte monito di Leone XIV: nessuno dimentica i cristiani perseguitati e nessuno potrà spegnere la loro voce. La Commemorazione dei martiri della fede avvenuta ieri a Roma.
Papa Leone XIV alza la voce per chi non può più parlare.
Durante la Commemorazione dei martiri della fede del XXI secolo avvenuta ieri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Pontefice ha ricordato gli uomini e le donne che hanno pagato con la vita la fedeltà al Vangelo.
Leone XIV: “Non silenzieranno i cristiani perseguitati”
«Possono uccidere il corpo», ha affermato con decisione, «ma nessuno potrà spegnere la loro voce né cancellare l’amore che hanno testimoniato».
Parole davvero pertinenti, un appello a non restare indifferenti. «Non possiamo, non vogliamo dimenticare. Vogliamo ricordare».
Leone XIV ha evocato nomi e storie che dovrebbero inquietare le coscienze: suor Dorothy Stang, abbattuta in Brasile mentre difendeva i poveri con la Bibbia in mano; Padre Ragheed Ganni, sacerdote caldeo di Mosul, assassinato insieme ai suoi diaconi; Francis Tofi, pastore anglicano ucciso nelle Isole Salomone.
L’ecumenismo di sangue: un’unità dal martirio
Non semplici cronache di sangue, ma semi di speranza, segni di un’unità che nasce dal martirio e che il Papa ha chiamato “ecumenismo di sangue”.
Un’espressione resa celebre da san Giovanni Paolo II e poi ripresa spesso da Benedetto XVI e da Papa Francesco. Indica una paradossale e drammatica verità: i persecutori non si preoccupano delle divisioni confessionali, non chiedono se la vittima sia cattolica, ortodossa o protestante.
Ai loro occhi conta solo il fatto di essere cristiani, e per questo vengono colpiti senza distinzioni.
In questo senso, il sangue dei martiri diventa un terreno comune che precede ogni dialogo teologico. È una comunione che non nasce da trattative o dichiarazioni congiunte, ma dal sacrificio condiviso. Cristiani appartenenti a chiese diverse muoiono insieme, uniti dalla stessa fedeltà a Cristo.
La Nigeria e le persecuzioni fisiche e sociali
Intanto, mentre Roma ricordava i martiri, dalla Nigeria giungono notizie che rendono attuali quelle parole.
Ci riferiamo alla denuncia di mons. Habila Daboh, vescovo di Zaria (Nigeria) lanciata durante un evento di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”.
La Nigeria è infatti, al momento, il luogo al mondo in cui i cristiani stanno subendo un martirio quotidiano, ma il vescovo rivela che la persecuzione non si verifica solo con le armi.
E nonostante (o forse proprio in virtù) del fatto che «i cristiani stanno crescendo in modo astronomico», come disse qualche mese fa, si stanno verificando penalizzazioni nei loro confronti con strumenti più sottili e subdoli: discriminazioni negli studi, nell’accesso al lavoro, nel riconoscimento dei diritti, divieti di costruire chiese; matrimoni forzati e sequestri.
È una strategia che mira letteralmente a cancellare la presenza cristiana dal tessuto sociale, riducendola al silenzio.
Il monito di Leone XIV è chiaro: quel silenzio non ci sarà mai.

















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maurizio.dossi.ts@gmail.com