Perché la Confessione dei peccati è riservata solo ai sacerdoti?

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Soltanto i sacerdoti possono operare la Confessione dei peccati. Ma perché? Gesù si rivolse a tutti i discepoli. Nuova puntata di Risposte cattoliche.


 

Se Gesù ha esplicitamente detto ai suoi discepoli “a chiunque perdonerete i peccati saranno perdonati”, perché il ministero della Confessione è riservato solo al sacerdote?

Essendosi rivolto a tutti i discepoli, perché solo i sacerdoti avrebbero oggi questa “esclusiva”?

E’ questa la domanda a cui rispondiamo nella rubrica domenica “Risposte cattoliche”, riprendendo l’intervento del domenicano padre Angelo Bellon.


 
di padre Angelo Bellon*
*teologo

da “Amici Domenicani”

 

Nei Vangeli la parola “discepoli” talvolta sta ad indicare tutta la gente che ascoltava Gesù e lo seguiva.

Talvolta indica il gruppo dei 72 che Gesù inviò a predicare a due a due, qualche altra volta per discepoli si intendono gli apostoli.

Il Vangelo di Giovanni quando parla dell’istituzione del sacramento della Riconciliazione o penitenza dice che la sera di Pasqua il Signore apparve ai suoi discepoli. Marco 16,14 precisa che si trattava degli Undici. Sono gli stessi con i quali Gesù consumò l’ultima cena e diede loro il potere divino di consacrare il suo corpo e il suo sangue.

Per abilitarli a celebrare validamente l’Eucaristia conferì loro questo potere divino.

Nessuno infatti può rendere realmente presente un evento passato. Solo Dio lo può fare perché è al di sopra dei limiti dello spazio e del tempo. Ugualmente, come riconoscevano gli ebrei, solo Dio può rimettere i peccati. Questo proprio perché i peccati sono un’offesa fatta a Dio.

 

Solo i sacerdoti possono confessare: fin dall’inizio

Nella Chiesa fin dall’inizio non c’è mai stato alcun dubbio che il compito di riconciliare con Dio e con la comunità cristiana appartenesse agli apostoli.

Nei primi tempi della Chiesa, sebbene il peccato venisse accusato segretamente al vescovo, tuttavia la penitenza veniva fatta pubblicamente. Solo al termine del compimento della penitenza si veniva riconciliati. A volte la penitenza durava anche degli anni.

Per questi peccati, proprio perché si trattava di una assoluzione solenne davanti alla comunità, il ministro della riconciliazione era il vescovo. Questo veniva fatto per i peccati più gravi (graviora crimina). Per gli altri peccati mortali più segreti veniva data la soluzione privatamente anche dai sacerdoti.

Tertulliano, passato all’eresia, contestava il potere di rimettere i peccati conferita ai sacerdoti. Ma con ciò stesso confermava la prassi e la dottrina cattolica1De pudicitia, I, 2, 21, 22. Cipriano e Origene, del III secolo, riconoscevano che anche i sacerdoti, accanto ai vescovi avevano questo potere.

Ugualmente, nel IV secolo, Sant’Ambrogio, Sant’Innocenzo I e San Leone Magno. In Oriente per i crimini più gravi era previsto che non solo il vescovo potesse riconciliare, ma anche il “sacerdote penitenziere”.

 

Cosa dice il Concilio di Trento

Il Concilio di Trento respinge l’interpretazione delle parole di Cristo riportate in Giovanni 20,23 e di Matteo 18,18 come indirizzate a tutti i cristiani. Dice infatti:

«Quanto al ministro di questo sacramento, il Santo Sinodo dichiara false e completamente estranee alla verità evangelica tutte quelle dottrine che con grave pericolo estendono il ministero delle chiavi a tutti gli uomini e non solo ai vescovi e ai sacerdoti» (DS 1684).

Il canone 10º sul sacramento della penitenza dice che è scomunicato chi dice che Cristo ha conferito a tutti il potere di rimettere i peccati (DS 1710).

 

Il potere di riconciliazione anche a diaconi e laici

Un certo potere di riconciliazione in antico era riconosciuto anche ai diaconi.

San Cipriano dice che «quando la malattia o il pericolo di morte minacciano, non si deve attendere l’arrivo del vescovo ma si può fare l’accusa dei peccati davanti al sacerdote presente; se non si trova un sacerdote e la fine è imminente, anche davanti a un diacono, affinché dopo aver ricevuto l’imposizione delle mani il penitente se ne vada in pace al Signore»2Epistola, 18,1.

Questa prassi veniva interpretata così: i diaconi riconciliavano con un atto pubblico con la Chiesa, senza dare la assoluzione, lasciando invece la remissione dei peccati alla misericordia di Dio invocata dal penitente.

È quello che la Chiesa anche oggi fa quando dice che la contrizione perfetta dei peccati, che include necessariamente il proposito della confessione appena se ne abbia la possibilità, comporta l’infusione della misericordia di Dio e dell’altra sua grazia.

In questo senso anche nel Medioevo se uno non poteva confessare i propri peccati al sacerdote, poteva confessarli ad un laico, invocando in tal modo la misericordia di Dio attraverso un atto di penitenza.

In ogni caso, tanto il laico quanto il diacono non davano la assoluzione dei peccati, ma attraverso l’accusa dei peccati stimolavano al pentimento e raccomandavano alla misericordia di Dio. Mentre il vescovo e il sacerdote, con l’autorità conferita loro da Cristo, rimettono i peccati e li rimettono è ex opere operato.

 


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Autore

padre Angelo Bellon

1 commenti a Perché la Confessione dei peccati è riservata solo ai sacerdoti?

  • flavio ha detto:

    aver chiarito in merito alla confessione con 4 righe, a mio avviso, è un po’ troppo poco. Se guardiamo la storia della chiesa si devono studiare un paio di capitoli. Comunque sia la Chiesa sì è data una regola! Non sono l’avvocato difensore di nessuno, tuttavia possiamo dare soltanto consigli a questa nostra amata Chiesa, la quale continua ad essere ferma in tanti temi, non solo sulla confessione. Tali temi non possono nemmeno essere risolti con solo delle opinione, ma cercando di valutare in profondità le varie questioni che, secondo, non sono sempre risorvibili facilmente. Shalom