La vicinanza di Aldo Moro a CL: spunta una lettera

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Dall’archivio della Camera spunta un invito ad Aldo Moro ad un incontro di CL. Emerge così un legame poco noto del grande statista italiano con il movimento ecclesiale fondato da don Giussani.


 

Nel novembre 1974 una lettera di don Tommaso Latronico venne inviata ad Aldo Moro, a breve nuovo presidente del Consiglio.

Una missiva emersa per caso, di recente, presso l’archivio della Camera.

Il sacerdote invitava Moro alla “Scuola di Comunità” organizzata da Comunione e Liberazione (CL) presso l’Auditorium dell’Agostinianum a Roma.

Ma cosa c’entrava Aldo Moro con il movimento fondato da don Giussani?

Proprio il 23 novembre 1974, tra l’altro, Moro tornava alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il suo quarto governo che rimase in carica fino al luglio 1976.

 

Il legame tra Aldo Moro e Comunione e Liberazione

L’invito di don Latronico, tra i primi studenti che si coinvolsero nella comunità universitaria ciellina di Roma, rivela un legame poco noto tra Aldo Moro e CL, in un’Italia ancora profondamente segnata dalle turbolenze del ’68.

Moro conobbe il movimento ecclesiale alla facoltà di Scienze politiche all’Università di Roma, dove insegnava.

La “Scuola di Comunità” rappresentava (e rappresenta ancora oggi) per Comunione e Liberazione un momento centrale di formazione continua, dove la fede si intreccia con la vita quotidiana e i membri si educano a vicenda a giudicare la realtà, la cultura, la politica e quanto li circonda attraverso uno sguardo cristiano.

Il fatto che Moro, impegnato nella formazione del suo quarto governo, ricevesse e considerasse seriamente l’invito a partecipare a un incontro di CL evidenzia la sua attenzione verso le nuove esperienze spirituali che cercavano di rispondere alle sfide del tempo.

Questo interesse di Aldo Moro per Comunione e Liberazione non fu un episodio isolato.

Negli anni successivi al ’68, il leader democristiano avvertì infatti la necessità di un rinnovamento nella politica italiana, che non potesse prescindere da una solida ispirazione cristiana.

Come spiega lo storico Agostino Giovagnoli, in un intervento al Consiglio nazionale della DC nel 1968 Aldo Moro parlò di “tempi nuovi” e di un “modo nuovo di essere nella condizione umana”, riconoscendo la crisi che attraversava la società e la politica.

Oggi sarebbe ritenuta scandalosa, ma questo spiega la sorprendente partecipazione di Aldo Moro agli incontri di CL, come il raduno nazionale al Palalido di Milano nel 1973, dove si presentò a sorpresa tra i giovani del movimento. Vedeva in loro un impegno concreto nel cercare interlocutori che potessero offrire una visione alternativa alla secolarizzazione crescente.

Lo stesso Moro presenziò in prima fila all’ordinazione sacerdotale di don Latronico nel 1973, presso la Chiesa dell’Antonianum, in via Merulana a Roma. Da quel giorno prese a frequentare, non di rado, la messa domenicale di CL. A volte accompagnato da Vittorio Bachelet, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura assassinato nel 1980 dalle Brigate Rosse.

 

Aldo Moro e la ricerca di nuovi fermenti spirituali

Della lettera ne ha parlato ieri su “Avvenire” Angelo Picariello, autore del recente “Liberiamo Moro dal caso Moro” (San Paolo 2025).

Nell’articolo vengono citate varie testimonianze dei giovani dell’epoca, tra cui Lucio Brunelli -futuro vaticanista e direttore di Tv2000-, che improvvisamente si trovarono, seduto tra loro, l’allora ministro degli Esteri.

Ma anche della premura di Aldo Moro verso CL, da presidente del Consiglio, quando il movimento ecclesiale fu aggredito in università a seguito di notizie false circa presunti finanziamenti della Cia. Nicodemo Oliverio, suo studente e futuro funzionario della Dc, ricorda ad esempio il contributo economico che il noto statista versava mensilmente alla comunità universitaria di Comunione e Liberazione.

Don Latronico scomparve nel 1993 a seguito di una malattia fulminante e nel dicembre 2024 si è aperto il processo di beatificazione.

Una semplice lettera ha così riaperto un ritratto poco noto di Aldo Moro, non solo politico acuto e mediatore tra le forze del Paese, ma anche capace dell’umiltà di coinvolgersi con quelli che ritenne essere i fermenti spirituali e culturali capaci di incidere sulla società.

Autore

La Redazione

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